Dopo aver vinto le elezioni Usa l’8 novembre 2016, il tycoon il 20 gennaio 2017 è diventato il 45esimo capo della White House. Tra promesse mantenute e mancate, tensioni con alcuni Paesi stranieri, grane interne, inchieste e proteste: ecco cos’è successo in questi mesi
di Valeria Valeriano
8 novembre 2016
Gli Stati Uniti d’America sono chiamati alle elezioni presidenziali. Vince il candidato repubblicano Donald Trump, 70 anni. Batte Hillary Clinton (più votata a livello popolare) promettendo una nuova era in nome del principio “America first”. Nel suo primo breve discorso, accanto alla moglie Melania e ai figli, il magnate dichiara di voler essere il presidente di “tutti gli americani”: “Nessuno resterà indietro, nessuno verrà dimenticato”. Proteste contro i risultati, anche nei giorni successivi, in diverse città Usa.
10 novembre
Primo faccia a faccia e prima stretta di mano tra il presidente eletto Donald Trump e quello uscente Barack Obama. Obama descrive l’incontro alla Casa Bianca come “un'eccellente conversazione”. Inizia, così, il periodo di transizione tra le due amministrazioni. Trump riceve anche la telefonata di congratulazioni del premier italiano Matteo Renzi.
19 dicembre
Il Collegio elettorale, formato dai grandi elettori, conferma i risultati ed elegge formalmente Trump. L’elezione sarà proclamata ufficialmente il 6 gennaio dal Congresso.
20 gennaio 2017
È il giorno dell’insediamento di Trump, che con il giuramento al Campidoglio diventa il 45esimo presidente degli Stati Uniti. Nel suo primo discorso, circa 16 minuti, ripropone temi e promesse della campagna elettorale e ribadisce: “America first” (prima l’America) e, alla fine, lo slogan “Make America great again” (rendiamo l’America di nuovo grande). Il primo atto nello Studio Ovale è la firma di un decreto contro l'Obamacare, con il quale chiede alle agenzie governative di limitarne i costi di attuazione in attesa della sua abolizione. Oltre ai tradizionali balli con la first lady, non mancano le proteste e gli arresti.
21 gennaio
Nella sua prima uscita ufficiale dopo l’insediamento, Trump va nel quartier generale della Cia. “Con voi al mille per cento. Dobbiamo eliminare l’Isis”, dice. Nel primo briefing alla Casa Bianca, durato 5 minuti, il portavoce Sean Spicer accusa la stampa di aver diffuso numeri sbagliati sul pubblico che ha assistito al giuramento e non accetta domande. Immediate le polemiche. Negli Usa e nel mondo, intanto, le donne scendono in piazza contro Trump.
22 gennaio
Jared Kushner, marito di Ivanka Trump (figlia del presidente), giura e diventa il consigliere di Donald Trump. L'ufficializzazione del suo incarico arriva nel giorno del primo colloquio telefonico “molto buono” fra il presidente americano e il premier di Israele, Benyamin Netanyahu. Trump ha definito Kushner “l'unico in grado di portare la pace in Medio Oriente”.
23 gennaio
Trump incontra dodici Ceo delle maggiori compagnie Usa. Poi firma tre nuovi ordini esecutivi: il Paese esce dalla Trans-Pacific Partnership, l'accordo di libero commercio tra Usa e 11 Stati del Pacifico; viene ristabilito il bando sull’erogazione di fondi federali alle Ong internazionali che praticano aborti o forniscono informazioni a riguardo; congelate le assunzioni governative, fatta eccezione per le forze armate, per ridurre spese e burocrazia. Il tycoon si dimette dalle sue società e aggiunge un tocco personale allo Studio Ovale: via le tende rosso scuro di Obama, arrivano drappi color oro.
24 gennaio
Trump incontra alla Casa Bianca i big dell'industria automobilistica Usa, tra cui il numero uno di Fiat Chrysler Sergio Marchionne. “Siamo di fronte a un ambientalismo fuori controllo. Renderemo più facile fare business”, dice. E assicura un taglio delle tasse e della regolamentazione. Poi firma un decreto che prevede la ripresa della realizzazione dei due oleodotti della discordia: il Keystone XL e il Dakota Access, bloccati dall'amministrazione Obama. Protestano i nativi americani Sioux della riserva di Standing Rock.
25 gennaio
Trump firma il decreto per alzare la barriera al confine con il Messico: un muro lungo 3.200 chilometri e dal costo di 8 miliardi di dollari. “Pagherà il Messico”, dice. Ma il presidente messicano Pena Nieto ribadisce: non pagheremo, ci rispetti. Nei giorni successivi tra i due Paesi ci sono battibecchi e tensioni su chi e come finanzierà il muro. L’amministrazione Trump ipotizza anche una tassa del 20% sulle importazioni dal Messico.
27 gennaio
Primo incontro ufficiale di Trump con un leader internazionale: a Washington c’è la premier britannica Theresa May. Nello stesso giorno, arriva il cosiddetto “Muslim ban”: con un ordine esecutivo il presidente congela per 3 mesi gli arrivi da 7 Paesi a maggioranza islamica e per 4 mesi il programma dei rifugiati. L'ingresso di cittadini siriani “è dannoso per gli interessi del nostro Paese”, dice. Polemiche, caos negli aeroporti, proteste (che arrivano anche alla Casa Bianca e alla notte degli Oscar). Nelle ore successive partono i ricorsi legali. Un giudice federale di New York emette un'ordinanza di emergenza che blocca i rimpatri forzati. Sedici procuratori generali, in una dichiarazione congiunta, definiscono il bando incostituzionale. Intervengono politici, vip, imprenditori, varie personalità.
28 gennaio
Prima conversazione telefonica tra Trump e Vladimir Putin. I temi: lotta comune all’Isis; crisi ucraina; ripresa delle relazioni, anche economiche, “da pari a pari”. A proposito di Isis, il presidente Usa ordina la preparazione di una bozza di piano militare per sconfiggerlo. Emana anche un divieto di 5 anni a lavorare come lobbista per gli impiegati al servizio della presidenza e, auspicando una semplificazione senza precedenti, dispone l'obbligo per le agenzie federali di abrogare almeno due norme per ogni nuovo regolamento emanato.
29 gennaio
Primo raid americano condotto sotto la presidenza Trump: nella provincia di Bayda, nello Yemen centrale, muoiono almeno 14 sospetti membri di Al Qaeda e 16 civili, tra cui alcuni bimbi. Perde la vita anche un soldato Usa. Il raid è la prima operazione anti terrorismo approvata dal nuovo presidente, che la definisce un “successo”.
31 gennaio
Trump licenzia Sally Yates, ministra della Giustizia reggente e ultima superstite della vecchia amministrazione: aveva ordinato al Dipartimento di non difendere in tribunale il decreto del presidente sull'immigrazione. Trump, poi, conferma l'ordine esecutivo firmato da Obama sulla protezione dei diritti dei gay (lgbtq) sul posto di lavoro.
1 febbraio
Trump nomina il nuovo giudice della Corte suprema: è il 49enne conservatore Neil Gorsuch. La minoranza Dem esprime subito “seri dubbi”: “È contro le donne e i lavoratori”. Dopo un lungo braccio di ferro, un ostruzionismo dei democratici quasi senza precedenti e un cambio di regole dei repubblicani, la nomina verrà confermata dal Senato il 7 aprile: sarà la prima vittoria politica di Trump al Congresso.
2 febbraio
Trump promette di “distruggere completamente” lo storico Johnson amendment, che impone alle chiese di non fare attività politica per non perdere le esenzioni fiscali. “Consentirò ai nostri rappresentanti religiosi di parlare liberamente e senza timori di punizioni”, dice al National Prayer Breakfast. Il 4 maggio il presidente firmerà un ordine esecutivo per indebolire l’emendamento e sta continuando a insistere col Congresso perché venga abolito completamente.
3 febbraio
Il Dipartimento al tesoro Usa annuncia nuove sanzioni contro l'Iran dopo il test missilistico di Teheran. Trump, poi, firma due decreti che rivedono la riforma di Wall Street: paletti meno rigidi, cambia la legge Dodd-Frank voluta da Obama dopo crack Lehman. Il presidente, dice il portavoce Sean Spicer, sta rivedendo anche le politiche americane su Cuba. Arriva il primo comunicato ufficiale di Al Qaeda sulla nuova amministrazione Usa: Trump, si legge, è un “incosciente” e ha accesso la “fiamma della jihad” con il raid in Yemen.
4 febbraio
Nel giorno in cui Trump e il premier italiano Paolo Gentiloni si sentono al telefono per la prima volta, un giudice federale di Seattle blocca temporaneamente su base nazionale le restrizioni sugli ingressi negli Usa. Il Dipartimento di Giustizia fa ricorso d'urgenza, la Corte d'Appello lo respinge.
10 febbraio
Anche la Corte d'Appello federale di San Francisco respinge il ricorso dell’amministrazione Usa e nega all'unanimità il ripristino del bando. Trump twitta: “Ci vediamo alla corte (Suprema, ndr), è in gioco la sicurezza della nazione”. Poi cambia idea: invece di un nuovo ricorso pensa a un nuovo bando. Primo colloquio telefonico, intanto, tra Trump e il presidente cinese Xi Jinping. Il tycoon, che in passato aveva “flirtato” con la ribelle Taiwan sostenendo di non sentirsi vincolato alla politica di “una sola Cina”, fa retromarcia.
12 febbraio
La Corea del Nord porta a termine un test missilistico, lanciando un razzo che cade nel mar del Giappone. È il primo da quando Trump è alla Casa Bianca e arriva nel giorno in cui il presidente Usa è a cena in Florida con il premier nipponico Shinzo Abe. Tra Stati Uniti e Corea del Nord inizia un braccio di ferro che, tra tensioni, nuovi test, prove di forza, dichiarazioni pericolose e venti di guerra, dura ancora oggi.
14 febbraio
Il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, il generale in pensione Michael Flynn, si dimette (verrà sostituito dal generale H.R. McMaster). Flynn è travolto dalle critiche dopo indiscrezioni su una conversazione con l'ambasciatore russo negli Usa, tenuta prima dell'insediamento dell'amministrazione Trump, in cui aveva parlato delle sanzioni a Mosca approvate da Obama. Sulla questione, si scoprirà in seguito, Flynn ha mentito anche al vicepresidente Mike Pence e all’Fbi. Flynn è la prima vittima politica del Russiagate, l’inchiesta dell’Fbi sulle presunte interferenze di Mosca nella campagna elettorale Usa e sui rapporti tra lo staff di Trump e i funzionari del Cremlino.
19 febbraio
Trump, durante un comizio in Florida, parla di un attacco terroristico in Svezia. “Guardate cosa è successo l’altra notte”, dice. L’attentato, però, non esiste. Stoccolma chiede spiegazioni, mentre sui social si scatenano sfottò e fotomontaggi. Il presidente, più tardi, dirà che si riferiva all'aumento dei casi di violenza.
21 febbraio
Stretta sull'immigrazione illegale. Trump inasprisce le regole sulle espulsioni, imponendo l’allontanamento anche degli immigrati clandestini che si macchiano di reati meno gravi. Il giorno dopo un enorme striscione con su scritto “I profughi sono benvenuti” viene srotolato ai piedi della Statua della Libertà.
23 febbraio
L’amministrazione Trump cancella le linee guida antidiscriminazione varate da Obama per proteggere gli studenti transgender. Grazie a quelle misure, nelle scuole pubbliche era permesso usare bagni e spogliatori in base alla propria identità di genere e non al sesso di nascita. È la prima importante decisione in tema di diritti civili. Trump, per la prima volta da quando si è insediato alla Casa Bianca, rilancia anche la necessità di una nuova corsa agli armamenti: ampliando l'arsenale nucleare degli Stati Uniti e indicando la strada di un'accelerazione del sistema missilistico a difesa di Giappone e Corea del Sud. “Gli Stati Uniti non vogliono cedere a nessuno la loro supremazia sul nucleare”, dice un portavoce.
24 febbraio
Sale la tensione con i principali media americani: alcuni giornalisti vengono esclusi senza motivi ufficiali da un briefing ristretto del portavoce del presidente. Nei giorni successivi Trump annuncia che non andrà, per la prima volta nella storia della Casa Bianca, alla cena dei corrispondenti del 29 aprile. È l’ennesima sfida tra il neopresidente e la stampa, che nei mesi successivi accuserà diverse volte i media di diffondere “fake news”.
27 febbraio
La Casa Bianca annuncia che punta ad aumentare le spese militari per la difesa di 54 miliardi di dollari attraverso un taglio alle spese di altre agenzie e dipartimenti (come ambiente o aiuti all’estero). È questo il cuore della legge di bilancio per il 2018, che sarà presentata più avanti. Sarà una legge di bilancio “per la difesa e la sicurezza”, spiega Trump. Che dice anche di avere una soluzione “molto buona” per sostituire l'Obamacare. Il Pentagono consegna il piano anti-Isis.
28 febbraio
Primo discorso di Trump al Congresso americano. I temi: un “enorme” taglio delle tasse per la classe media, alzare i salari con la stretta sugli immigrati, dare all'esercito i mezzi per “prevenire le guerre”, lavorare a una nuova riforma sanitaria per “salvare gli americani dal disastroso Obamacare”, al via a breve la costruzione del muro col Messico come “arma contro droga e crimine”. Annuncia anche il bando-bis e lancia un appello all'unità, anche per fare una riforma dell'immigrazione condivisa.
2 marzo
Nuovi guai per l'amministrazione Trump. Il Washington post rivela che anche il ministro della Giustizia Jeff Sessions avrebbe parlato con l'ambasciatore russo e durante la sua audizione al Senato non lo ha rivelato. I democratici chiedono le sue dimissioni. Trump parla di “caccia alle streghe” e difende il ministro. Ma lo scandalo sui rapporti tra lo staff del presidente e Mosca si allarga. Altri tre consiglieri di Trump, tra cui il genero Jared Kushner, videro l'ambasciatore russo Kisliak. La Casa Bianca conferma, ma specifica che fu a elezioni avvenute. Come Hillary Clinton, poi, viene fuori che anche il vicepresidente Pence usò un account mail privato e fu hackerato quando era governatore.
3 marzo
Primo impegno ufficiale per Melania Trump. La First Lady visita un ospedale pediatrico a Manhattan e si intrattiene con alcuni piccoli pazienti, ai quali legge delle favole.
4 marzo
Denuncia di Trump su Twitter: accusa Obama di aver fatto intercettare i suoi telefoni e parla di “Watergate”. Il presidente chiede al Congresso di indagare sul suo predecessore per possibili abusi di potere. Giorni dopo, la consigliera di Trump Kellyanne Conway ammetterà di non avere alcuna prova delle accuse. Il 17 marzo la commissione intelligence del Senato Usa escluderà che la Trump Tower sia stata oggetto di sorveglianza da parte del governo americano tramite intercettazioni, sia prima che dopo l'Election Day del 2016.
6 marzo
Trump firma il bando-bis, in vigore dal 16, che sospende per 90 giorni l'arrivo di viaggiatori provenienti da 6 Paesi musulmani che non hanno ancora ottenuto il visto e per 120 giorni i rifugiati. Nella lista non c’è l’Iraq.
15 marzo
Nella notte italiana la rete televisiva Msnbc twitta: “Abbiamo le dichiarazioni dei redditi di Trump”. La Casa Bianca brucia sul tempo la trasmissione tv: il presidente, fa sapere, ha pagato 38 milioni di dollari di tasse su un reddito di 150 milioni di dollari nel 2005, a un'aliquota del 25%. E attacca i “media disonesti”: “Illegale rubare e pubblicare le dichiarazioni delle tasse”.
16 marzo
Un giudice federale delle Hawaii blocca temporaneamente, su base nazionale, anche il secondo bando sull'immigrazione a poche ore dalla sua prevista entrata in vigore. Il testo è giudicato discriminatorio sulla base della nazionalità: impedirebbe ai cittadini delle Hawaii di ricevere i parenti, recherebbe danno al settore turistico e limiterebbe la possibilità di accogliere studenti e lavoratori stranieri. Immediata la reazione di Trump, che definisce la decisione un “abuso senza precedenti”.
17 marzo
Faccia a faccia tra Trump e Angela Merkel nello studio Ovale, in un clima cordiale ma apparentemente freddo. Mancata stretta di mano davanti ai fotografi. I due leader sono divisi su quasi tutto, in particolare sui migranti: per il presidente Usa l’immigrazione è un privilegio e non un diritto, mentre la cancelliera chiede di guardare ai rifugiati.
24 marzo
Lo speaker della Camera Paul Ryan annuncia: “Non ci sono i voti per abrogare l'Obamacare”. Ira del presidente Trump. A far mancare il consenso per la nuova riforma della sanità, che doveva essere votata in serata ma viene ritirata, sono i deputati repubblicani.”Quando l'Obamacare esploderà – dice il presidente – allora forse i democratici apriranno su un accordo”.
28 marzo
Trump prova a “rottamare” le politiche messe in campo da Obama per combattere i cambiamenti climatici. Con un decreto il tycoon ordina di rivedere le norme per la riduzione delle emissioni inquinanti delle industrie americane e rilancia la produzione nelle miniere di carbone per il funzionamento delle centrali elettriche e degli impianti di estrazione di gas e petrolio. “Con me si mette fine alla guerra al carbone”, dice.
31 marzo
Trump firma due ordini esecutivi sul commercio. Il primo avvia un'ampia revisione del deficit commerciale Usa nei confronti dei partner, il secondo ha lo scopo di rafforzare le regole antidumping “per impedire che le aziende straniere facciano concorrenza sleale a quelle americane”.
3 aprile
Incontro alla Casa Bianca tra il presidente egiziano Al Sisi e Trump. Tra i temi, lotta all'Isis e Medio Oriente. Dopo che si erano incrinati i rapporti sotto Obama, che aveva congelato gli aiuti militari per il giro di vite di Al Sisi sui diritti umani e contro i suoi oppositori, il tycoon intende riaprire il dialogo. Critiche da Human rights watch (Hrw): “Decine migliaia egiziani marciscono in carcere, c’è la tortura”. Ad agosto gli Usa revocheranno uno stanziamento di 96 milioni di dollari in aiuti umanitari all'Egitto: una scelta, dicono i media, dovuta alle ottime relazioni tra il Cairo e Pyongyang e alla carenza di progressi nei diritti umani.
5 aprile
Steve Bannon rimosso dal Consiglio nazionale per la sicurezza. La decisione dopo le critiche sul ruolo assegnato al controverso stratega del presidente americano. Le modifiche all'organizzazione del Consiglio per la sicurezza, secondo gli osservatori, rendono più bilanciato l'approccio dell'amministrazione alla politica estera e segnano una vittoria per la corrente moderata di Ivanka Trump, entrata a far parte ufficialmente dello staff.
7 aprile
Dopo una strage chimica, Trump sferra un attacco militare ad Assad: navi Usa nel Mediterraneo lanciano 59 missili verso la base aerea in Siria da cui sarebbe partito il raid chimico. Il presidente americano commenta: nessun bimbo deve soffrire in quel modo, i Paesi civilizzati mettano fine al massacro. La tv di Stato siriana parla di “aggressione” Usa e di “perdite”. Il Pentagono di “risposta proporzionata”. La Russia sarebbe stata informata prima dell'operazione, ma dice che è stata "violata la legge internazionale" e chiede una riunione urgente del Consiglio di sicurezza Onu. Nei giorni successivi, scintille tra Trump e Putin sulla Siria. Trump durissimo su Assad (“Un animale”, “Un macellaio”) e con Putin (sostiene “una persona diabolica”). La replica di Putin: “Rapporti peggiorati dall'elezione di Trump”.
9 aprile
Sale la tensione anche con la Corea del Nord, con Trump che invia navi da guerra americane, guidate dalla portaerei Carl Vinson, verso la penisola coreana.
13 aprile
Gli Usa sganciano la bomba Moab (la “madre di tutte le bombe”) sull'Afghanistan orientale per colpire l'Isis. È la prima volta che la superbomba è usata in combattimento. Trump: “Un altro grande successo, sono orgoglioso dei nostri militari”. L'obiettivo, dice la Casa Bianca, sono “tunnel e grotte usate dai miliziani dell'Isis”.
20 aprile
Trump riceve Gentiloni alla Casa Bianca. “L’Italia è un partner chiave per gli Stati Uniti, nel commercio come nella lotta al terrore”, dice ribadendo la “profonda amicizia tra Italia e Usa”.
25 aprile
Resta alta la tensione tra Usa e Corea del Nord, con una nuova dimostrazione di forza dell'amministrazione Trump: invia in zona il sommergibile nucleare Uss Michigan.
26 aprile
Un giudice federale di San Francisco blocca, giudicandolo incostituzionale, anche il decreto presidenziale che taglia i fondi alle cosiddette “città santuario”, quelle che danno ospitalità ai migranti (anche illegali). Secondo il dipartimento di Giustizia Usa, che annuncia ricorso in appello, lo stop non ha effetto sulla legge voluta da Trump. Nello stesso giorno, il segretario al Tesoro annuncia da parte dell’amministrazione Trump “il più grande taglio delle tasse e la più ampia riforma fiscale della storia degli Usa”. La legge di spesa, però, non contiene i fondi per il muro col Messico. Intanto gli Usa installano a sorpresa, fra proteste degli abitanti e ira cinese, un sistema di difesa antimissile in Sud Corea.
29 aprile
Trump celebra i suoi 100 giorni da presidente a Filadelfia e annuncia che presto prenderà “una grande decisione” sull'accordo sul clima firmato da Obama. Durante il comizio torna ad attaccare i media, definiti “fabbrica di fake news”, e assicura che il muro con il Messico si farà. “Terremo i terroristi islamici fuori dall'America”, aggiunge. E ancora: “Penso di aver fatto molto bene in questi mesi”. In un’intervista, inoltre, definisce possibile che si arrivi a un conflitto “grande, grande” con la Corea del Nord.
2 maggio
Segnali di schiarita tra Trump e Putin, che parlano al telefono per la prima volta dopo il raid Usa contro Assad. Siria e Corea del Nord i temi principali.
4 maggio
Prima vittoria di Trump al Congresso. Alla Camera passa la legge che abolisce gran parte dell'Obamacare. Il testo passa al Senato.
10 maggio
Trump licenzia a sorpresa il direttore dell'Fbi. James Comey sarebbe stato cacciato per l'inadeguata gestione delle indagini sull'emailgate di Hillary, ma i democratici accusano: si vuole interferire su quelle sul Russiagate. “Non stava facendo un buon lavoro”, dice Trump. Ad agosto il nuovo direttore: Christopher A. Wray.
11 maggio
La commissione intelligence del Senato americano che indaga sul Russiagate spicca un mandato di comparizione per l'ex consigliere alla sicurezza Nazionale di Trump, Flynn. Il New York Times rivela che Trump avrebbe chiesto a Comey, direttore dell’Fbi licenziato, di chiudere le indagini su Flynn. La Casa Bianca smentisce, ma i democratici parlano di “grave abuso” e qualcuno ipotizza l’impeachment.
16 maggio
Secondo il Washington Post, Trump avrebbe rivelato un'informazione top secret ai diplomatici russi. In particolare, avrebbe condiviso con Lavrov informazioni segrete sulla Siria. Trump ammette e spiega: “Volevo condividere con la Russia, cosa che ho il diritto assoluto di fare, fatti relativi al terrorismo”.
18 maggio
Il Dipartimento di Giustizia Usa nomina un procuratore speciale con l'incarico di sovrintendere le indagini federali sul Russiagate. L'incarico è affidato all'ex direttore dell'Fbi Robert Mueller. Trump nega di aver chiesto a Comey di fare un passo indietro nelle indagini su Flynn e attacca: “È la più grande caccia alle streghe di un politico nella storia americana”.
19 maggio
Un alto funzionario della Casa Bianca molto vicino al presidente Trump sarebbe coinvolto nelle indagini in corso sul Russiagate. Lo rivela il Washington Post. Presto si fa il nome di Jared Kushner, genero del presidente. Comey, intanto, accetta di essere ascoltato in Senato.
20 maggio
Il presidente Usa arriva a Riad, in Arabia Saudita, per la prima tappa del suo primo viaggio all'estero da quando è stato eletto. In un atteso discorso al mondo musulmano, dice: “Questa non è una lotta tra le diverse fedi, sette o civiltà. Questa è una lotta tra criminali barbari che cercano di annullare la vita umana e le persone di tutte le religioni che cercano di proteggerla. Questa è una lotta tra il bene e il male”. Trump e il re dell'Arabia Saudita firmano un accordo in base al quale Riad comprerà armi e sistemi di difesa dagli Usa per 110 miliardi.
22 maggio
Trump atterra a Tel Aviv: “Amiamo e rispettiamo Israele, siamo con voi”. Nella sua visita in Israele e in Cisgiordania, oltre a Netanyahu, incontra Abu Mazen. Visita storica al Muro del Pianto, al Santo Sepolcro e al Mausoleo della Memoria a Gerusalemme. Nuovo attacco all'Iran: “Non gli sarà mai concesso di avere un'arma nucleare”.
23 maggio
L’amministrazione Trump invia al Congresso la sua proposta di bilancio da 4.100 miliardi di dollari per il 2018. Il documento propone tagli drastici ai programmi per i più poveri. Meno fondi a sanità, welfare e lotta alla povertà, ma anche a organizzazioni internazionali come l’Onu. Previsto un aumento delle spese militari del 10% e oltre 2,6 miliardi per la sicurezza dei confine, inclusi i fondi per iniziare il muro col Messico.
24 maggio
È la giornata romana di Trump: incontra il Papa in Vaticano, Mattarella al Quirinale e Gentiloni a Villa Taverna. “Non dimenticherò mai le sue parole”, dice il tycoon dopo il faccia a faccia con Bergoglio.
25 maggio
Trump è a Bruxelles per il suo primo vertice Nato (incontra anche le massime istituzioni dell’Ue). Nel suo discorso dice: “Tutti i membri Nato devono contribuire nel modo giusto con la quota giusta rispettando gli obblighi finanziari”. Poi definisce 23 alleati su 28 “sleali” verso i contribuenti americani perché non hanno speso il 2% del loro Pil per la difesa.
26 maggio
A Taormina c’è il G7. I leader sono tutti d’accordo sulla lotta al terrorismo e firmano una dichiarazione comune. Si arriva a un compromesso sui migranti (diritti umani e controllo dei confini per la sicurezza) e sul commercio. Ma il clima divide gli Usa dagli altri Paesi. Canada, Italia, Francia, Germania, Gb , Giappone riaffermano, nel comunicato finale, “il forte impegno per una rapida applicazione dell'accordo di Parigi”. Gli Usa prendono tempo e spigano di non essere “nelle condizioni di unirsi agli altri 6 partner”. Trump e Merkel cancellano la conferenza stampa finale. Per Trump nuova “grana” in patria per il Russiagate: il genero Kushner è oggetto di interesse dell'Fbi nell'ambito dell'inchiesta. Il giorno dopo il Washington Post: Kushner parlò con l'ambasciatore russo negli Stati Uniti, Sergei Kislyak, della possibilità di instaurare un canale di comunicazione segreto e sicuro fra il transition team di Trump e il Cremlino. I democratici attaccano: Trump “non ha altra scelta” che licenziare Kushner. Ma nei giorni successivi il presidente lo difenderà: “Fa un ottimo lavoro per il Paese ed è una brava persona. Ha la mia totale fiducia”.
30 maggio
Mentre ci si interroga su un tweet di Trump che contiene una parola inesistente (“Despite the constant negative press covfefe”), nuovo scossone alla Casa Bianca: lascia il direttore della comunicazioni, Mike Dubke. “Ragioni personali”, spiega. Ma il vero motivo sarebbe che non è riuscito a imporre alcuna disciplina a un presidente indisciplinato, che ama parlare senza filtri attraverso Twitter.
1 giugno
Trump ritira gli Usa dall’accordo sul clima di Parigi. “L'accordo negoziato da Obama impone target non realistici per gli Stati Uniti nella riduzione delle emissioni, lasciando a Paesi quali la Cina un lasciapassare per anni”, spiega la Casa Bianca. Il presidente, sottolineando che gli Usa sono pronti a negoziare una nuova intesa, aggiunge: “L'America è tornata e non accetterà più accordi che vanno contro i suoi interessi”. Il Dipartimento di Giustizia, intanto, fa sapere di aver chiesto alla Corte Suprema di reintrodurre il bando sugli ingressi nel Paese.
3 giugno
Mentre continuano le proteste per la decisione di Trump sul clima (e scendono in strada anche i suoi sostenitori), il procuratore speciale Mueller (che ha in mano il dossier Russiagate) estende la sua competenza anche su indagini che riguardano l'ex manager della campagna di Trump, Paul Manafort.
8 giugno
Audizione in Senato di Comey, l’ex capo dell’Fbi licenziato da Trump. Il presidente “mi ha chiesto di lasciare andare le indagini su Flynn. È un bravo ragazzo, mi ha detto”, racconta Comey. E ancora: “Mi ha detto: ho bisogno di lealtà, mi aspetto lealtà”. L'amministrazione Trump, ribadisce Comey, ha scelto di “diffamare me e l'Fbi, e ha mentito su di me e sull'Fbi”. Per lui “non c'è alcun dubbio che la Russia abbia interferito nelle elezioni americane”. Di fronte al presunto tentato insabbiamento, per Trump riemerge lo spettro dell'impeachment. L’avvocato del tycoon: “Il presidente si sente completamente e totalmente scagionato” e ha voglia di “guardare avanti”. La Casa Bianca: “Il presidente non è un bugiardo. Da parte sua, nulla di inappropriato”. Nelle ore successive, Trump su Twitter smentisce Comey e lo definisce una “gola profonda”. La Camera, intanto, abolisce la stretta di Obama su Wall Street.
12 giugno
La first lady Melania trasloca alla Casa Bianca col figlio Barron, mentre il presidente a sorpresa “si invita” a un matrimonio in un suo golf club e festeggia con gli sposi. Il G7 ambiente, intanto, adotta all'unanimità la dichiarazione finale, ma con una postilla in cui gli Usa non aderiscono sul clima.
15 giugno
Scoop del Washington Post: Trump sarebbe indagato nell’ambito del Russiagate per una possibile ostruzione alla giustizia. L'avvocato del presidente Usa si scaglia contro la fuga di notizie dell'Fbi, definendola “scandalosa e illegale”. Il reato ipotizzato sarebbe lo stesso per il quale Richard Nixon si dimise nel 1974 evitando un sicuro impeachment per lo scandalo Watergate. Per Trump si tratta della “caccia alle streghe più grande della storia politica americana, condotta da persone malvagie”. Con una serie di tweet, poi, sembra confermare: “Sono indagato per aver licenziato il direttore dell'Fbi dall'uomo che mi ha detto di licenziare il direttore dell'Fbi”. Nei giorni successivi un suo legale spiegherà che il presidente non è indagato. Il procuratore speciale Mueller, intanto, indaga anche sulle operazioni finanziarie di Kushner, Flynn, Manafort e Carter Page (anche lui ex responsabile della campagna del tycoon). A Miami, poi, Trump annuncia la cancellazione dell'accordo siglato da Obama con Cuba e definisce il regime dell'Avana “brutale”.
24 giugno
Il New York Times titola: “The liar in chief”, un bugiardo al comando. E pubblica un elenco dettagliato di tutte le “palesi bugie” che Trump avrebbe detto dal giorno del suo insediamento alla Casa Bianca: una al giorno, si sottolinea, nei primi 40 giorni. “Nessun altro presidente ha cercato di creare un'atmosfera nella quale la verità diventa irrilevante”, si legge.
26 giugno
I giudici della Corte Suprema stabiliscono che per ora il bando dell'amministrazione Trump sugli ingressi da alcuni Paesi a maggioranza musulmana si può applicare solo a chi non ha legami con una persona o con una entità negli Usa. Il bando, quindi, tornerà parzialmente in vigore. Esulta il presidente: “Chiara vittoria per la nostra sicurezza”. Nel giorni successivi, la Casa Bianca fisserà nuovi criteri per la concessione dei visti ai cittadini dei 6 Paesi (Siria, Sudan, Somalia, Libia, Iran, Yemen), richiedendo stretti legami di famiglia o di affari per l'esenzione dall'applicazione del bando. Esenti giornalisti, studenti o professori, mentre le nuove norme varranno anche per gli aspiranti rifugiati.
2 luglio
Nuovo attacco di Trump ai media: “I fake media hanno tentato di fermarmi dall'andare alla Casa Bianca, ma io sono presidente e loro no”. Il tycoon rincara la dose twittando un video in cui lo si vede mettere Ko un uomo il cui volto viene coperto dal logo della Cnn. Scoppia la polemica. Per la tv, è un giorno triste quello in cui il presidente degli Stati Uniti incoraggia la violenza contro i reporter. Un corteo di protesta percorre il centro di Los Angeles chiedendo al Congresso di avviare il processo per l'impeachment.
4 luglio
Trump celebra il 4 luglio affermando, a un evento con militari e le loro famiglie, che “il Paese va benissimo” e “l'economia fa fuoco e fiamme”. La Corea del Nord, intanto, lancia un nuovo missile. Il presidente commenta su Twitter, augurandosi che la Cina, tra i principali alleati di Pyongyang, “prema con decisione sulla Corea del Nord e faccia finire questo nonsenso una volta per tutte”. Dalle basi militari Usa in Corea del Sud, poi, vengono lanciati missili di precisione in acque territoriali sudcoreane. Riunione di emergenza all'Onu.
6 luglio
Trump, da Varsavia, dice che gli Stati Uniti stanno valutando “cose piuttosto severe” in risposta al lancio del missile balistico intercontinentale da parte della Corea del Nord. Poi attacca la Russia: “La Polonia non deve mai più essere ostaggio di Mosca come unico fornitore di energia. Stiamo elaborando il modo di reagire ai comportamenti aggressivi e destabilizzanti della Russia”. E ancora: “Mosca la smetta di destabilizzare l'Ucraina e tolga sostegno ai regimi criminali”. Poi Trump incontra Merkel. All'Onu, intanto, durissimo braccio di ferro tra Usa, Russia e Cina sulle sanzioni a Pyongyang. Mosca e Pechino frenano, mentre Washington attacca: “Se la Russia non vuole sostenere misure più severe deve mettere il veto. Ma in questo caso, gli Stati Uniti andranno per la loro strada”.
7 luglio
Ad Amburgo c’è il G20. Per la prima volta s’incontrano Trump e Putin. “È un onore”, dice il presidente americano alla stretta di mano davanti ai cronisti. “Sono felice di conoscerla, le telefonate non sono mai sufficienti: se vogliamo risolvere i problemi servono incontri personali”, risponde il numero uno russo. Il faccia a faccia dura oltre due ore. Alla fine c’è l'annuncio di un'intesa per una tregua nel Sud-Ovest della Siria, che scatterà il 9 luglio, sperando di estenderla a tutto il Paese. È il primo accordo tra Stati Uniti e Russia. Trump giudica l'incontro con Putin “straordinario” e, riguardo al G20, loda Merkel per la sua “incredibile leadership”. Durante il summit i leader trovano un compromesso sul libero commercio e contro il protezionismo, ma viene riconosciuto anche il ruolo legittimo di strumenti di difesa. Gli Stati Uniti, però, sono ancora distanti dagli altri Paesi sul clima. Nel documento finale tutti ribadiscono che l’accordo di Parigi è “irreversibile”, mentre gli Usa “si impegneranno a lavorare a stretto contatto con altri Paesi per aiutarli ad accedere e utilizzare i combustibili fossili in modo più pulito ed efficiente".
9 luglio
Il Russiagate coinvolge la famiglia del presidente. Il Nyt svela un incontro sospetto tra Donald Trump jr, figlio maggiore del tycoon, e una avvocata russa, Natalia Veselnitskaya, legata al Cremlino: sarebbe avvenuto alla Trump Tower di New York il 9 giugno dello scorso anno. Prima di quell'incontro a Donald Jr sarebbe stato promesso del materiale compromettente su Hillary Clinton, rivale democratica nella corsa alla presidenza. Donald Trump jr, all'epoca consigliere e rappresentante del padre in campagna elettorale, si difende dicendo di aver incontrato il legale su richiesta di un conoscente, ma che “non aveva alcuna informazione significativa”. Poi pubblica su Twitter lo scambio di mail con l’avvocata, in cui lei gli proponeva il materiale, e assicura che il padre non ne sapeva nulla. Il tycoon ne loda la “trasparenza”: “È una grande persona che ama il suo Paese”.
11 luglio
Trump nomina Lewis M. Eisenberg prossimo ambasciatore degli Stati Uniti in Italia.
13 luglio
Trump è in Francia, invitato dal capo dell'Eliseo Emmanuel Macron ad assistere alla sfilata del 14 luglio. Intanto, in patria, il Senato Usa convoca Donald Jr, “con un mandato se necessario”: vuole sentire il figlio del presidente sull'incontro con l'avvocata russa.
18 luglio
Nuovo schiaffo a Trump sull'Obamacare, con una sequenza di colpi di scena che segnano il definitivo affossamento del tentativo di ribaltare la riforma sanitaria voluta da Obama. Dopo l'annuncio che altri due “dissidenti” si opponevano al testo, la leadership repubblicana al Senato riconosce di non avere i voti per spingere oltre la sua proposta di revocare e sostituire la precedente riforma con un nuovo testo. Approvata solo la revoca di Obamacare. “Adesso lasciamo che l'Obamacare fallisca. E poi ricominciamo”, commenta il presidente. Poi Trump minaccia “massicce e rapide azioni economiche” contro i piani politici del leader venezuelano Maduro.
21 luglio
Sotto assedio per il Russiagate, Trump cambia tutto nei rapporti con i media: nomina il finanziere Anthony Scaramucci direttore della comunicazione e scarica il portavoce Sean Spicer, che è costretto a dimettersi. Al suo posto Sarah Huckabee Sanders. Cade, intanto, il divieto sul trasporto di laptop e tablet in cabina sui voli provenienti da alcuni Paesi mediorientali. Lo comunica il Dipartimento americano per la sicurezza interna (Dhs). Il bando elettronico era stato adottato a marzo per motivi di sicurezza. Riguardava 10 aeroporti e 9 compagnie aeree.
23 luglio
Trump cambia idea anche sulle sanzioni e appoggia gli sforzi bipartisan al Congresso per imporne di nuove alla Russia: una “punizione” per le presunte interferenze nelle elezioni Usa 2016 e per gli interventi aggressivi in Ucraina e Siria. Qualche giorno dopo, sia la Camera sia il Senato approveranno a larghissima maggioranza il via libera a nuove sanzioni verso Russia, Iran e Corea del Nord. Il pacchetto dovrà essere firmato dal presidente.
24 luglio
Kushner si difende in commissione al Senato e alla Camera sul caso Russiagate: nessun contatto “inappropriato”, assicura il genero di Trump. Il giorno dopo, al Senato, tocca a Donald Trump jr.
26 luglio
Trump va un'altra volta in direzione opposta rispetto al suo predecessore e decide che i transgender non potranno servire nelle forze armate americane. “Dopo consultazioni con i miei generali e esperti militari, informo che il governo degli Stati Uniti non accetterà o consentirà ad individui transgender di servire, in qualsivoglia ruolo, nelle forze armate. I nostri militari devono concentrarsi su decisive e schiaccianti vittorie e non possono essere oberati dai tremendi costi medici e disagi che comporta avere trans gender nelle forze armate”, scrive su Twitter. Nuove polemiche e proteste.
27 luglio
Il Senato boccia con 45 voti favorevoli e 55 contrari il testo presentato dai repubblicani per la revoca della maggior parte dell’Obamacare senza prevederne una sostituzione. Tre i voti repubblicani contrari, determinante anche il No del senatore repubblicano dell'Arizona John McCain. “Tre repubblicani e 48 democratici hanno deluso il popolo americano. Si lasci che l'Obamacare imploda”, reagisce il tycoon.
31 luglio
Nuova marcia indietro di Trump: rimuove Anthny Scaramucci, dopo 10 giorni della nomina, dal ruolo di direttore della comunicazione. Secondo i media, lo avrebbe chiesto il nuovo chief of staff John Kelly, che si è insediato oggi nella West Wing al posto di Reince Priebus. Al posto di Scaramucci, ad agosto, arriverà Hope Hicks.
2 agosto
Trump firma il pacchetto di sanzioni alla Russia che comprende misure anche verso Iran e Corea del Nord. Scintille con Mosca, che annuncia l’espulsione di 755 diplomatici americani dal Paese. Il premier Medvedev: la firma rappresenta “la fine della speranza di migliorare i rapporti” tra Usa e Russia e indica che a Mosca “è stata dichiarata una guerra commerciale a pieno titolo”. Il presidente Usa contro il Congresso: “Il nostro rapporto con la Russia è ai minimi di sempre e in maniera pericolosa. Potete ringraziare il Congresso, gli stessi che non possono nemmeno darci la Sanità!”.
9 agosto
A poche ore dalla notizia secondo cui la Corea del Nord starebbe “considerando” un piano per colpire il territorio statunitense di Guam, Trump su Twitter: “Il mio primo ordine da presidente è stato rafforzare e ammodernare il nostro arsenale nucleare. È ora più forte e più potente che mai”. Sale la tensione. L'Fbi, intanto, perquisisce la casa di Paul Manafort, ex presidente della campagna di Trump, per la raccolta di documenti e altri materiali nell'ambito delle indagini sul Russiagate.
12 agosto
Nuova polemica su Trump: il presidente è accusato di aver condannato in ritardo e in modo debole i fatti di Charlottesville e di non aver fatto riferimento ai suprematisti bianchi e all'estrema destra. Nella cittadina della Virginia ci sono 3 morti e oltre 35 feriti: un'auto piomba sul corteo antirazzista, organizzato per manifestare contro la protesta dei suprematisti bianchi, e uccide una donna di 32 anni; un elicottero della polizia, con due agenti a bordo che stavano presidiando la zona, si schianta al suolo. Nelle ore successive Trump spiegherà di non aver subito condannato i gruppi razzisti solo perché non conosceva ancora tutti i fatti. Ma poi aggiungerà: anche la sinistra estremista condivide la responsabilità per le violenze, ma “nessuno vuole dirlo”. E le polemiche ricominceranno. In diverse città ci saranno cortei e verranno rimosse o danneggiate le statue di alcuni dei personaggi della guerra civile americana. “Assurdo”, dirà Trump su Twitter. Qualche settimana dopo condannerà ufficialmente i suprematisti bianchi, firmando una risoluzione votata all'unanimità dal Congresso (contro “i nazionalisti bianchi, il Ku Klux Klan, i neonazisti e gli altri gruppi che promuovono l'odio”). Tornando a menzionare i fatti di Charlottesville, però, ripeterà di ritenere che vi fossero “tipi poco raccomandabili” anche tra i contromanifestanti. Il 18 agosto, dopo le polemiche per i suoi legami con l’estrema destra, rimuoverà Steve Bannon dal suo posto alla Casa Bianca come consigliere personale.
22 agosto
Trump illustra in diretta tv la sua nuova strategia per l'Afghanistan, senza fornire numeri sull'aumento delle truppe “per non favorire il nemico”. I nuovi pilastri sono: carta bianca ai comandanti sul terreno senza fissare termini temporali, più sanzioni contro i network terroristici, monito al Pakistan perché cessi di proteggere gli estremisti e al governo di Kabul per fare le riforme perché “il nostro sostegno non è un assegno in bianco”. Gli Stati Uniti, intanto, si fermano per l'attesa eclissi di sole, la prima coast to coast da 99 anni e la più osservata di sempre. Trump sbircia per qualche secondo senza occhiali protettivi, che indossa solo dopo il richiamo del suo staff.
25 agosto
L’uragano Harvey è il primo test dell’amministrazione Trump con l’emergenza disastri ambientali. Si schianta sul Texas, dove il presidente e la first lady si recheranno il 29 agosto. Anche questa volta non mancheranno le critiche: Trump verrà accusato di aver fatto un discorso troppo concentrato su se stesso e sulla risposta della sua amministrazione, senza nominare le vittime e lanciare appelli agli americani per aiuti e donazioni. Più tardi il tycoon farà sapere che intende donare personalmente un milione di dollari in aiuti legati all'uragano. Nelle settimane successive il Paese (e il presidente) dovrà fare i conti con altri uragani devastanti.
1 settembre
Settembre si apre con nuove tensioni con la Russia. Trump, in risposta alla decisione russa di ridurre il numero degli impiegati nelle sedi diplomatiche Usa, costringe Mosca a chiudere il consolato di San Francisco e impone un ridimensionamento delle strutture diplomatiche russe a Washington e New York. “Reagiremo”, replica Lavrov.
4 settembre
L'amministrazione Trump vuole mettere fine al piano di Obama a favore dei “Dreamers”, i giovani arrivati negli Usa da bambini con genitori illegali. Si parla di circa 800mila persone, che un provvedimento del 2012 proteggeva dalle espulsioni. Il ministro della Giustizia Sessions prima annuncia l'abrogazione del programma di amnistia definendolo “incostituzionale”. Poi la Casa Bianca passa al Congresso la responsabilità sul tema e lascia 6 mesi per agire. “Se no, rivedrò questo problema”, scrive Trump su Twitter. Proteste in varie città Usa e primi ricorsi legali.
8 settembre
Trump si appresta a cancellare l'ennesimo pezzo dell'eredità di Obama: le severe norme anti-stupro messe in campo per combattere il fenomeno delle molestie e degli abusi sessuali nei campus dei college americani. Ad annunciare una revisione delle linee guida è il segretario all'Istruzione Betsy DeVos, che ha motivato la decisione con le preoccupazioni legate a chi è accusato di violenza: “Con le attuali policy non è garantito il dovuto processo”.
11 settembre
Per Trump è il primo 11 settembre da presidente. Il tycoon e la first lady partecipano alle commemorazioni per il 16esimo anniversario degli attacchi. In una cerimonia al Pentagono, Trump ricorda le vittime, il coraggio degli “eroici” soccorritori e la “determinazione” degli Usa a combattere uniti il terrorismo “senza farsi intimidire”.
14 settembre
In partenza per la Florida, colpita dall’uragano Irma, Trump assicura: “Siamo abbastanza vicini a trovare un accordo sui Dreamer”. E sul Messico aggiunge: “Stiamo lavorando a un piano che prevede controlli massicci alla frontiera. Il muro verrà, ma più tardi”.
16 settembre
Un giudice federale di Chicago decide che il dipartimento di Giustizia non può imporre i requisiti per la concessione dei fondi nazionali alle “città santuario”, ossia quelle che offrono protezione agli irregolari. Il ministro della Giustizia Jeff Sessions aveva deciso di sospendere i fondi alle città che non collaborano con l'anti-immigrazione segnalando gli irregolari. Con un atto che ha tutto il sapore della sfida al presidente Trump, inoltre, il Parlamento della California approva una legge per diventare uno “Stato santuario” per gli immigrati.
19 settembre
Primo discorso di Trump all’Onu. “È un periodo di grandi promesse ma anche di grandi pericoli: i terrorismi e gli estremismi si sono rafforzati, sono diffusi in ogni angolo del pianeta e sono sostenuti da diversi regimi”, dice. Poi lancia un monito diretto a Pyongyang (annunciando nuove sanzioni): “Se ci attaccano non c’è altra scelta che distruggere la Corea del Nord. Rocket man è in missione suicida per se stesso e il suo Paese”. Assicura che “sconfiggeremo il terrorismo radicale islamico” e ribadisce che “metterò sempre l'America al primo posto e ne difenderò gli interessi”. Aggiunge che “l'accordo con l'Iran è un imbarazzo per gli Stati Uniti” e che Washington è “pronta ad agire” nei confronti del Venezuela, dove è al potere “una dittatura socialista”. L’Iran risponde con un nuovo missile balistico “testato con successo”, la Corea del Nord con nuove minacce (le parole di Trump hanno reso il lancio di un missile sul territorio americano “ancora più inevitabile”).
24 settembre
Nuova “grana” interna per Trump. Il presidente critica i giocatori che non cantano l’inno o mettono in scena contestazioni durante la sua esecuzione. La risposta delle star dello sport (e non solo) non si fa attendere: in tanti (dal football alla Nba al baseball) si inginocchiano durante l’inno in segno di protesta o prendono posizione contro il tycoon. L'amministrazione Trump, intanto, annuncia una nuova stretta sugli ingressi negli Stati Uniti. Le nuove misure, con quelle vecchie in scadenza, riguardano 8 Paesi: Iran, Somalia, Libia, Yemen, Siria, Ciad, Corea del Nord e Venezuela. Scompare dalla lista il Sudan. Le restrizioni non riguardano chi già possiede un visto Usa.
25 settembre
Jared Kushner come Hillary Clinton: il genero di Trump, uno dei più stretti consiglieri del presidente Usa, avrebbe usato un account email privato per comunicare con altri alti responsabili dell'amministrazione contravvenendo all'obbligo di ricorrere solo alla email governativa ufficiale. Sotto accusa per lo stesso motivo anche altri consiglieri della Casa Bianca.
26 settembre
Nuova pesante sconfitta interna per Trump: il progetto di legge per abolire l'Obamacare non ha i voti in Senato e affonda l'ennesimo tentativo della destra di smantellare una delle eredità di Obama. I repubblicani perdono di fatto l'autorità di approvare la riforma con una maggioranza semplice, opzione che scade il 30 settembre. Fuori dal Congresso la protesta di centinaia di attivisti. Trump, intanto, presenta la riforma fiscale messa a punto dalla sua amministrazione, annunciando un taglio “enorme” delle tasse per la classe media e un sistema “più semplice e giusto”. Il presidente parla di “cambio rivoluzionario”.
29 settembre
“Non sono contento”, dice Trump del fidato ministro della Sanità Tom Price, protagonista dello scandalo dei voli privati (26 per circa 400mila dollari pagati dai contribuenti, più quelli militari per un altro mezzo milione di soldi pubblici). Poco dopo la Casa Bianca annuncia le dimissioni di Price.
30 settembre
Gli Stati Uniti interrompono il rilascio di visti a Cuba e fermano i viaggi di delegazioni ufficiali dopo i misteriosi “attacchi acustici” al personale americano. Richiamato gran parte dello staff d'ambasciata. Trump definisce gli episodi “cose molto brutte”. Cuba nega di essere dietro agli attacchi, definisce la decisione americana di ridurre il personale diplomatico “affrettata” e si dice pronta a una “cooperazione attiva” per chiarire il caso.
4 ottobre
Trump è a Las Vegas per incontrare alcuni dei 500 feriti della strage del concerto. Nel Paese è braccio di ferro tra democratici e repubblicani sull'opportunità di un giro di vite contro le armi facili. “Parleremo di legge sulle armi più avanti”, dice il presidente. Che liquida l'assalitore come una persona “molto malata, un demente”.
9 ottobre
L'amministrazione Trump invia al Congresso una serie di punti che costituiscono le richieste per stilare la riforma sull'immigrazione e aprire un dialogo sui Dreamers. Le richieste includono, tra l'altro, cambiamenti per il sistema di rilascio della “carta verde”, l'assunzione di altre 10mila guardie di frontiera e la costruzione del muro al confine con il Messico. Il capo dell'agenzia federale dell’Ambiente Scott Pruitt, intanto, annuncia che tutto è pronto per revocare il “Clean Power Plan”, il programma che taglia le emissioni degli impianti a carbone.
12 ottobre
“L'accordo sul nucleare con l'Iran è frutto di un’incompetenza mai vista, è l'accordo peggiore mai visto”, dice Trump in un’intervista. “Gli abbiamo dato 150 miliardi di dollari e noi non abbiamo ottenuto niente”, aggiunge, mentre “loro hanno avuto la strada spianata per costruire armi nucleari molto velocemente”. Trump, poi, cambia strategia nella sua battaglia contro l'Obamacare: vista l'impossibilità di varare al Congresso una riforma sanitaria che lo sostituisca, ricorre ai suoi poteri esecutivi per indebolirlo e firma un decreto che cambia alcuni regolamenti. Gli Stati Uniti, inoltre, lasciano l'Unesco dopo l'ingresso della Palestina e le risoluzioni che hanno condannato Israele e gli insediamenti. La decisione entrerà in vigore il 31 dicembre 2018.
14 ottobre
Polemiche internazionali per la decisione di Trump di respingere l'accordo sul nucleare iraniano. “A Teheran c'è un regime fanatico. Non possiamo certificare l'accordo sul nucleare”, dice. E annuncia che gli Usa puntano a “nuove sanzioni”. L'Europa e la Russia difendono l'intesa e l'asse con Rohani.
16 ottobre
Una ex concorrente di “Apprentice”, che nel 2016 accusò Donald Trump di molestie sessuali, cita in giudizio l'attuale presidente degli Stati Uniti, chiedendo di ottenere tutta la documentazione relativa al suo caso e a quello di tutte le donne, una decina, che hanno denunciato molestie da parte del tycoon. La richiesta sarebbe stata presentata nel marzo 2017, ma sarebbe giunta all'attenzione della corte solo lo scorso mese. La vicenda riemerge con l'America e il mondo intero scossi per lo scandalo Weinstein.
17 ottobre
Gli Usa conducono il primo attacco aereo contro l'Isis in Yemen, distruggendo due campi di addestramento e uccidendo “decine” di miliziani. Lo annuncia il Pentagono.
21 ottobre
Trump annuncia: “Consentirò, come presidente, la divulgazione dei documenti su Jfk a lungo bloccati e classificati”. Poi, dopo le pressioni della Cia, accetta di divulgare solo una parte dei documenti sulla morte di John Fitzgerald Kennedy e di mantenere segreti oltre 300 file per questioni di “sicurezza nazionale”.
25 ottobre
Trump vara il decreto con cui riammette l'ingresso dei rifugiati negli Usa, introducendo però criteri più stringenti e controlli duri per i cittadini di 11 Paesi.
30 ottobre
Primi arresti per il Russiagate. Paul Manafort, l'ex capo della campagna elettorale di Trump, e il suo ex socio Rick Gates si consegnano all'Fbi. Dodici i capi di accusa contro di loro. Tra questi la cospirazione contro gli Usa, il non essersi registrati come agenti di uno Stato straniero, aver fatto dichiarazioni false e fuorvianti, riciclaggio e omessa denuncia di conti su banche straniere. Trump su Twitter sottolinea come le accuse a Manafort siano precedenti alla sua campagna. Ma una nuova “grana” l’attende: George Papadopolous, altro ex collaboratore, ammette di aver reso false dichiarazioni all'Fbi nell'ambito delle indagini sul Russiagate. I giudici, intanto, bloccano il bando dei trans nelle Forze armate.
31 ottobre
Trump, dopo l’attacco a New York in cui Sayfullo Saipov si è scagliato con un furgoncino su una pista ciclabile, annuncia: “Ho ordinato al Dipartimento per la Sicurezza Nazionale un rafforzamento dei controlli su chi entra nel Paese”. Poi rivela: “Il terrorista è arrivato nel nostro Paese grazie alla cosiddetta “lotteria per la diversità dei visti', una bellezza di Chuck Schumer. Li voglio in base al merito”. Poi chiede al Congresso di mettere fine alla “lotteria” dei visti ed evoca per Saipov Guantanamo e la pena di morte.
2 novembre
Trump nomina Jerome Powell prossimo presidente della Fed e assicura: “Sarà indipendente”.
4 novembre
Prima visita solenne di Trump a Pearl Harbor e al memoriale della USS Arizona, la nave da battaglia della Marina statunitense colpita da una bomba durante l'attacco giapponese del 7 dicembre 1941. Poi il presidente si imbarca per il suo primo viaggio ufficiale in Asia: un tour di una decina di giorni in cui visita, tra gli altri Paesi, Giappone (senza inchino all'imperatore), Cina, Corea del Sud, Vietnam (per il vertice Apec, l'incontro con Putin e l'intesa sulla Siria). Durante il volo Trump torna a punzecchiare il suo ministro della Giustizia, Jeff Sessions, affermando ancora di non essere contento di lui e non escludendo di poterlo licenziare. In Asia, invece, uno dei temi principali è la Corea del Nord e le continue tensioni e provocazioni.
7 novembre
Nuova offensiva di Trump contro l'immigrazione: stop al programma di protezione per circa 2.500 immigrati dal Nicaragua, che ora avranno 14 mesi di tempo per lasciare gli Usa. Per 57mila immigrati dall'Honduras con lo status di residenza provvisoria, invece, il governo si è dato altri 9 mesi di tempo. Restano in attesa di conoscere il loro destino 200mila immigrati dal Salvador e 50mila da Haiti.
8 novembre
Un anno dall’elezione di Trump. Il consenso negli Usa è ai minimi storici per un leader eletto da 12 mesi. Indicative sono anche le vittorie elettorali di diversi sindaci e governatori democratici. Come quella del democratico Bill de Blasio, rieletto sindaco di New York per il secondo mandato. Un trionfo annunciato, ma che assume particolare rilevanza sul piano nazionale: sia per il fronte dem, sia per un’eventuale sfida a Trump nel 2020. Il presidente, intanto, si trova in Asia. Da Seul, prima di partire per Pechino, lancia l’ennesimo avvertimento alla Corea del Nord: “Non ci sottovalutate e non ci mettete alla prova”. Qualche giorno dopo, il giornale di regime nordcoreano risponde: "Trump meriterebbe pena di morte". Il 20 novembre Trump inserisce il Paese tra gli Stati sponsor del terrorismo.
12 novembre
Polemica con la Cia sul Russiagate. Nell'incontro in Asia, Putin dice di non essersi intromesso nelle elezioni Usa. La Cia non cambia posizione e in un comunicato ribadisce che il presidente russo ha influenzato il voto. Trump dichiara di credere a Putin e definisce gli ex responsabili dell’intelligence "manipolatori politici". "Il fatto che il presidente creda più alle parole di Putin che a quelle della comunità dell'intelligence è immorale", risponde l'ex numero uno degli 007 Usa James Clapper. "Il presidente dovrebbe vergognarsi", rincara l'ex capo della Cia John Brennan.
22 novembre
Il presidente, nel giorno del Ringraziamento, partecipa per la prima volta al rito inaugurato nel 1989 da George Bush senior: grazia due tacchini alla Casa Bianca ed evita così ai due volatili di finire su una tavola in occasione del Thanksgiving.
29 novembre
Una nuova polemica coinvolge Trump. Il presidente rilancia su Twitter tre video anti-islam di militanti Gb, realizzati dal gruppo di estrema destra Britain First e diffusi dalla vice leader Jayda Fransen. La risposta dei media: istiga alla violenza. Downing Street: “Ha sbagliato”. La replice della Casa Bianca: “Voleva sottolineare la necessità di confini forti”.
1 dicembre
Trump trema a causa del Russiagate. L'ex consigliere della Casa Bianca per la sicurezza nazionale, Flynn, ammette di aver reso falsa testimonianza all'Fbi sui colloqui privati con l'ambasciatore russo. Tira in ballo anche il genero del presidente, Kushner. E, soprattutto, si è impegnato a collaborare con il procuratore speciale Robert Mueller e si sarebbe detto pronto a testimoniare contro il tycoon. Il giorno dopo Trump, davanti ai giornalisti, ribadisce di non essere preoccupato. Poi finisce nella bufera per alcuni tweet che, secondo i democratici, dimostrerebbero che il tycoon sapeva delle false dichiarazioni di Flynn e lascerebbero intravedere il reato di ostacolo alla giustizia e, di conseguenza, un possibile impeachment.
2 dicembre
Il Senato Usa approva la riforma fiscale voluta da Trump. Previsto un taglio delle tasse di circa 1.400 miliardi di dollari, il più drastico in 30 anni, e un aumento del deficit di bilancio. Per le aziende aliquota delle imposte giù dal 35 al 20%. Ma per i democratici la riforma è un aiuto ai più ricchi. Il 20 dicembre la Camera dà l'ultimo ok e il testo viene approvato definitivamente. Il 22 arriva la firma di Trump: il tycoon esulta per una vittoria che rappresenta una sua promessa elettorale mantenuta.
3 dicembre
Nuovo strappo di Trump. Gli Stati Uniti si sfilano dall'accordo delle Nazioni Unite per una migrazione sicura, il Global Compact on migration, firmato nel settembre 2016. Lo annuncia l'ambasciatrice americana all'Onu, Nikki Haley, spiegando che la dichiarazione "non è in linea con le politiche per l'immigrazione e i rifugiati americani e con i principi dell'amministrazione Trump". "Le nostre decisioni sull'immigrazione devono essere sempre prese dagli americani e solo dagli americani" mette in evidenza Haley.
4 dicembre
La Corte Suprema approva lo stop agli ingressi negli Usa per i cittadini di 6 Paesi musulmani. Sette giudici su nove dicono sì al Muslim Ban che impone limiti all'accesso negli Stati Uniti ai cittadini di Iran, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen. Un successo per Trump.
5 dicembre
La decisione dell'amministrazione Trump di spostare l'ambasciata Usa a Gerusalemme, e quindi riconoscere la città come capitale d'Israele, provoca proteste, scontri e reazioni internazionali. Il giorno dopo la decisione viene ufficializzata. Hamas promette: "Sarà l'inferno". Esplode la rabbia dei palestinesi e ci sono vittime e feriti. Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Svezia firmano risoluzione congiunta contro gli Stati Uniti.
9 dicembre
Juliet Huddy, ex presentatrice Fox, dichiara: "Trump tentò di baciarmi". L’episodio risalirebbe al 2005, lo stesso anno in cui il presidente degli Stati Uniti ha sposato Melania. "Non mi sono sentita offesa ma oggi avrei detto 'No!', all’epoca mi sono scusata", dice la donna.
11 dicembre
"I terroristi meritano pene più severe, inclusa quella di morte", dice Trump riferendosi al 27enne incriminato per terrorismo dopo l'attacco a Manhattan che ha provocato 4 feriti.
14 dicembre
Democrazia digitale addio negli Usa. Firmato Donald Trump. La Commissione federale per le Comunicazioni (Fcc) degli Stati Uniti cancella la “neutralità della Rete”. La net neutrality, voluta da Barack Obama nel 2015, è il principio in base al quale ogni sito internet ha pari dignità e nessun provider può decidere se rendere più lento o più rapido l'accesso a una determinata pagina, né creare "corsie preferenziali" sulle autostrade della Rete, ovvero proporre pacchetti con connessioni più veloci a pagamento. Le regole, quindi, garantivano un internet aperto e uguale per tutti.
16 dicembre
Trump cancella parole come "transessuale" e "feto" dai documenti della sanità. Il presidente, come riporta il Washington Post , starebbe vietando l'uso di sette specifici termini nei documenti per il bilancio del prossimo anno del Center for Disease Control and Prevention (Cdc). Fra questi anche: diversità, diritto e vulnerabile.
18 dicembre
Gli Stati Uniti bloccano con il veto una bozza del Consiglio di Sicurezza Onu che condanna e respinge la decisione americana sulla capitale di Israele. il 21 dicembre, poi, l'Assemblea generale approva la risoluzione che condanna la decisione dell’amministrazione Usa. Anche l'Italia contro Trump. Gli Stati Uniti: "Ricorderemo questo voto". Israele: "Finirà nella spazzatura".
22 dicembre
Andrew McCabe, vice capo dell'Fbi, parlando a porte chiuse al Congresso del Russiagate dice: "Trump chiese lealtà a Comey". Conferma, così, la versione dell'ex capo del bureau federale licenziato dal presidente.
28 dicembre
Trump attacca la Cina: “Dà petrolio alla Corea del Nord”. L’affondo del presidente americano contro Pechino arriva direttamente dal suo account Twitter: “Sono molto deluso. Non ci sarà mai una soluzione amichevole se questo continuerà ad accadere”.
30 dicembre
Il 2017 si chiude con un'ultima polemica. Sul sito ufficiale del presidente Usa e su quello del partito repubblicano viene pubblicato un sondaggio sul primo anno di Trump. Non sono ammesse, però, risposte negative. Il questionario fornisce solo le opzioni "ottimo", "buono", "sufficiente" e "altro". In una domanda analoga sul mandato di Obama, invece, è possibile barrare anche "insufficiente".
3 gennaio 2018
Il 2018 si apre con le solite tensioni Usa-Corea del Nord. Trump risponde con un tweet a Kim Jong-un, che l’1 gennaio aveva di nuovo minacciato, in caso di aggressione al suo Paese, un attacco nucleare. “Ho un pulsante nucleare più grande e potente”, scrive il tycoon. Che sui social attacca anche la Palestina: “Non vuole pace con Israele, taglio i fondi”. Lo stesso giorno iniziano le polemiche per il libro "Fire and fury: the Trump White House". Dopo le anticipazioni pubblicate dal Guardian, in cui Bannon attacca Trump e definisce "sovversivo" l'incontro tra il suo primogenito e un gruppo di russi alla Trump Tower, il presidente dice del suo ex stratega: "E' impazzito". Qualche giorno dopo gli avvocati del tycoon chiedono lo stop alla pubblicazione del libro e ipotizzano il reato di diffamazione. Il 5 gennaio il volume arriva nelle librerie e va a ruba. Trump dice: "Pieno di bugie". L'autore Michael Wolff replica: “Tutto il suo entourage dubita delle sue capacità. Tutti l'hanno descritto allo stesso modo, dicono che è come un bambino. Quest'uomo non legge. Non ascolta. È come un flipper”. Il presidente definisce Wolff un "imbroglione" e sul libro ribatte: "Un'opera di fiction, mai incontrato autore". Poi di se stesso dice: "Non sono intelligente, sono un genio!". Qualche giorno dopo, su Twitter, Trump parla di "fake news e fake book" e insinua l’esistenza di una campagna diffamatoria simile a quella che colpì, durante il suo secondo mandato, Reagan.
4 gennaio
L’amministrazione Trump contro la legalizzazione della marijuana. Il presidente Usa va ancora in direzione opposta rispetto al suo predecessore: attraverso il ministro della Giustizia, annuncia la fine della politica Obama di scoraggiare i procuratori federali dal perseguire i reati legati alla cannabis negli Stati che l'hanno legalizzata.
7 gennaio
Altro capitolo sul Russiagate: nel mirino di Mueller finisce anche Ivanka Trump. La squadra del procuratore speciale, infatti, starebbe analizzando per la prima volta anche il ruolo della figlia del presidente nella vicenda.
10 gennaio
Un nuovo schiaffo al presidente americano arriva dalla giustizia Usa. Un giudice distrettuale accoglie la richiesta di fermare temporaneamente l’ordine di Trump che mette fine al programma "Dreamers", che tutela le persone arrivate nel Paese da bambini con genitori illegali. Stop almeno fino a quando le varie cause non saranno risolte. Qualche giorno dopo Trump fa marcia indietro e ristabilisce il programma per i "Dreamers": il governo statunitense tornerà ad accogliere le richieste di naturalizzazione per i figli di immigrati irregolari. Il ripristino del Daca è valido "fino a ulteriori comunicazioni".
12 gennaio
Nuova bufera su Trump. Il presidente avrebbe detto: no a migranti da Haiti, El Salvador e Africa, sono Paesi-cesso. La frase choc durante un incontro nello Studio Ovale. Lui si difende: "Non ho usato quel linguaggio". E qualche giorno dopo ribadisce: "Non sono razzista". Le associazioni per i diritti civili insorgono: “Razzismo ignorante”. Onu: dichiarazioni "vergognose". Sempre il 12, il presidente annulla la visita in Gb e rinuncia a delle sanzioni contro l'Iran spiegando che, senza modifiche all'accordo sul nucleare, sarà l'ultima volta. Teheran ribatte: nessuna modifica, accordo “non è negoziabile”. Nello stesso giorno il Wall Street Journal rivela: "Trump pagò 130mila dollari il silenzio di una pornostar". L'attrice hard Stephanie Clifford avrebbe incassato la somma un mese prima delle presidenziali per tacere su un rapporto avuto con il presidente nel 2006, quando era già sposato con Melania. La Casa Bianca: "Storia vecchia e già smentita". Ma il 14 gennaio arriva un'altra accusa. Secondo il Daily Beast, “Trump pagò 10mila dollari per incontro con una pornostar”. Il tycoon, dice il giornale, avrebbe offerto il denaro a Jessica Drake per un appuntamento dopo averla baciata contro la sua volontà. La donna avrebbe firmato un accordo che le vieterebbe di raccontare l’episodio.
16 gennaio
Il medico della Casa Bianca assicura: Trump sta benissimo e non ha problemi cognitivi. Il dottore riferisce sulle condizioni di salute del tycoon sulla base del primo check-up presidenziale effettuato il 12 gennaio: "Salute cardiaca eccellente, ottime possibilità di concludere il mandato senza difficoltà". Ma peso e colesterolo sono al limite.
18 gennaio
La lotta del presidente Trump contro i media statunitensi continua. Tanto che il tycoon assegna il “premio per le fake news" ad alcune fra le più importanti testate degli Usa, tra cui New York Times, Washington Post, Newsweek, Time, Abc e Cnn. Nelle stesse ore, Trump ritorna sul muro al confine col Messico: infuriato, twitta che la sua idea di muro “non è mai cambiata o evoluta” e smentisce il capo del suo staff, John Kelly, che aveva sostenuto che alcune delle promesse elettorali del tycoon sull'immigrazione erano “non informate” adeguatamente. Trump, poi, conferma che a pagarlo, “direttamente o indirettamente", sarà il Messico. “I 20 miliardi di dollari per il muro sono 'noccioline' rispetto a quanto guadagna il Messico dagli Usa. Il Nafta è un brutto scherzo!", insiste il presidente, che continua a minacciare di cancellare l'accordo commerciale nordamericano.
19 gennaio
Nel suo primo anno alla Casa Bianca l'indice di approvazione di Donald Trump è diminuito, ma gli americani gli danno credito per i miglioramenti su economia e mercato azionario. Lo rivela un sondaggio di Wall Street Journal e Nbc News. Il 39% degli intervistati approva il lavoro del presidente, mentre il 57% lo disapprova (di questi il 51% lo disapprova "fortemente"). Alla domanda su cosa ha fatto di positivo, un quinto ha risposto "l'economia forte", mentre il 13% "mette l'America al primo posto", il 10% la riforma fiscale e il 10% il successo contro l'Isis. Nel secondo dopoguerra sono stati tre, oltre a Trump, i presidenti con un gradimento inferiore al 50%: Ronald Reagan (48%), Gerald Ford (45%) e Harry Truman (45%). Il tycoon, intanto, fanno sapere fonti della Casa Bianca, non si recherà in Florida fino a quando non verrà approvata la legge di bilancio per evitare lo shutdown, ovvero la chiusura delle attività amministrative. Era previsto che Trump trascorresse il weekend a Mar a Lago per festeggiare un anno di presidenza.
Russiagate, nel mirino di Mueller anche Ivanka Trump
Si stringe il cerchio intorno alla famiglia del presidente Usa. La squadra del procuratore speciale starebbe analizzando per la prima volta anche il ruolo della figlia nella vicenda
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