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Gerusalemme: rottura Usa-Ue, 2 morti in bombardamenti contro Hamas

Mondo

Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Svezia firmano risoluzione congiunta contro gli Stati Uniti. Abu Mazen non riceverà il vice Trump. Palestinesi in rivolta: altre 2 vittime e oltre 700 feriti

Il presidente americano Donald Trump ha lanciato un appello alla calma e alla moderazione dopo la giornata di violenze in Medio Oriente, in seguito alla sua decisione di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele. La tensione intanto non si placa e l'ultimo aggiornamento parla di due membri di Hamas uccisi in raid israeliani.

Quattro morti tra i palestinesi

Secondo quanto riferiscono fonti palestinesi, sale a 4 il bilancio delle vittime. Due persone sono morte ieri, 8 dicembre, nei violenti scontri con l'esercito israeliano nei pressi della barriera difensiva tra Israele e Gaza, altre due invece sono state uccise nel raid dell'aviazione dello stato ebraico dopo i missili lanciati dall'enclave palestinese nel sud di Israele. 

L'appello di Trump

"Il presidente - ha detto una portavoce della Casa Bianca - spera che le voci della speranza prevalgano su coloro che diffondono l'odio".  Parole che arrivano dopo che in Europa, l’Italia con Francia, Germania, Gran Bretagna e Svezia, hanno firmato una dichiarazione congiunta contro Trump. "Siamo in disaccordo" con una scelta che "non è in linea con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e non è di aiuto alla prospettiva per la pace nella regione". "Lo status di Gerusalemme deve essere determinato attraverso negoziati tra israeliani e palestinesi", hanno aggiunto i cinque Paesi.

Abu Mazen non riceverà il vice Trump

Reazioni alla decisione di Trump arrivano anche dalle istituzioni palestinesi. Il presidente, Abu Mazen, infatti, non riceverà il vicepresidente americano, Mike Pence. "Non ci sarà alcun incontro con Pence, gli Stati Uniti hanno passato una linea rossa che non avrebbe dovuto attraversare", ha detto il consigliere diplomatico presidenziale Majdi Al Khalidi alla radio palestinese.

Gli scontri del Venerdì della collera

Una giornata quella di ieri che è stata definita il Venerdì della collera contro la decisione Usa. Un susseguirsi di scontri con un bilancio che al momento ha fatto registrare due morti e 780 feriti, di cui 61 per colpi di arma da fuoco e 10 nei bombardamenti israeliani su Gaza per rappresaglia ai missili lanciati da Hamas. I Territori palestinesi, da Betlemme a Gaza, e la stessa Gerusalemme sono stati teatro di scontri cruenti.

Lancio di pietre e bombardamenti

I palestinesi sono scesi in piazza a Betlemme, Hebron, Qalqilya, Ramallah, Nablus e a Beit Khanun e hanno lanciato pietre contro i soldati israeliani, che hanno risposto con lanci di lacrimogeni, proiettili di gomma, e in alcune circostanze fuoco vivo. Nella serata di venerdì 8 dicembre, c'è stato un lancio di missili da Gaza verso il sud di Israele, uno dei quali ha colpito un'auto parcheggiata a Sderot mentre un altro è stato intercettato dallo scudo difensivo Iron Dome. I jet israeliani hanno risposto bombardando postazioni del braccio armato di Hamas nel nord della Striscia: nell'attacco ci sono stati una decina di feriti, uno dei quali è poi deceduto. L'altro morto si era registrato poche ore prima a Khan Younis, sempre nella Striscia di Gaza.

La reazione dei Paesi Arabi

Intanto montano le proteste in diversi Paesi arabi contro la decisione degli Usa: manifestanti in piazza dall'Egitto alla Giordania, dall'Iraq alla Turchia, dal Bahrein al Sudan, in Indonesia, Afghanistan, Pakistan, Malaysia e anche a Tunisi.

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