Dazi, gli Usa: "Siamo in guerra commerciale". Trump firma i decreti

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Prende così il via la politica protezionista dell’amministrazione americana. Tajani: "Mi auguro non sia un'escalation". Gentiloni: "La qualità non ha frontiere"

"Siamo in guerra". Una guerra commerciale senza esclusione di colpi che l'America dichiara non solo all'Europa, minacciando “superdazi”, ma a tutti gli altri principali partner: dalla Cina al Giappone, dal Messico alla Corea del Sud. Le parole del ministro del Commercio Wilbur Ross sono dure, e anticipano di poche ore l'offensiva senza precedenti lanciata da Donald Trump, con la firma di due decreti esecutivi che intendono porre fine a quelli che il presidente americano definisce "abusi" perpetrati nei confronti degli Usa.
I due decreti daranno il via ad una revisione di tutte le pratiche commerciali che gli Usa giudicano scorrette per adottare, eventualmente, una serie di ritorsioni protezionistiche.  

Obiettivo: rivitalizzare industria Usa - Questi decreti "inviano un messaggio forte e chiaro e pongono le basi per rivitalizzare l'industria manifatturiera Usa" ha dichiarato il presidente subito dopo aver firmato i provvedimenti. 

I decreti - Il primo ordine esecutivo prevede che il dipartimento del Commercio Usa prepari un rapporto dettagliato sui deficit commerciali con tutti i principali partner entro 90 giorni. Il secondo decreto punta a rafforzare l'autorità della agenzie americane per contrastare il dumping praticato da società o Stati stranieri. 

Tajani: “No a una guerra commerciale” - Una guerra commerciale è proprio ciò che non vorrebbe il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani che, sull'ipotesi che l'Europa possa rispondere con altri dazi, ha dichiarato: "Mi auguro che non ci sia un'escalation e che si possa arrivare ad un accordo. Mi auguro che gli Usa si rendano conto che chiudere le porte significa creare un danno per tutti. Chiudersi dentro le proprie frontiere secondo me è un errore”. E sul contenzioso dal quale tutto deriva, delle restrizioni sull’importazione in Europa di carne di manzo americana trattata con ormoni, ha aggiunto: “La questione si è aperta nel 1992 e comunque, qualunque sia il presidente, gli Stati Uniti rimangono un nostro interlocutore principale. Non è interesse di nessuno avere una guerra commerciale soprattutto con gli Usa”. 

La reazione di Gentiloni - "La qualità non ha frontiere: dazi, protezionismi, chiusure non possono essere barriere che mettono un freno, un muro alla qualità", ha commentato il premier Paolo Gentiloni. Levata di scudi anche da Facebook, che definisce il protezionismo "un mezzo disastro". 

I prodotti nel mirino - Ad essere minacciati sono anche i costruttori di moto svedesi ed austriaci, i produttori di formaggio francesi, quelli di acqua minerale come la Perrier (che appartiene al gruppo Nestlé, che produce anche la San Pellegrino). E poi ancora quelli di cioccolata, mostarda, paprika, tosatrici. 

Lo stop all’importazione della carne di manzo - Alla base di tutto c'è un contenzioso che da anni crea tensioni in seno al Wto: quello che riguarda lo stop della Ue all'importazione di carni di manzo Usa prodotte con bovini trattati con gli ormoni. Un blocco da sempre mal digerito da Washington, che in base alle proprie leggi non considera illegali le sostanze utilizzate dagli allevatori per aumentare la produzione. Almeno finche' non è dimostrato che facciano male. Un principio contrario a quello adottato in Europa, dove prima della commercializzazione ci si accerta che un prodotto non sia dannoso per la salute.

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