Sanremo 2025, le pagelle della finale del Festival

Cyrano all'inizio Cyrano alla fine. Oppure, se vogliamo andare più vicino ai gangli romani del potere, un Pasquino moderno. Guglielmo critica col ritmo, una funky revolution che parte da radici sabaude e arriva diritta al cuore. (IL TESTO)

Il diamante sbriluccica mentre la pelle si squama e qui, sera dopo sera, non si è trovato un rimedio: statica lei e sonorità un po' demodé... che peccato, le aspetttaive erano interessanti ma tali sono rimaste. (IL TESTO)

La tana, le chele, il carapace... per divincolarsi da una crisi interiore che attanaglia. Il testo è emozionante ma quello che fa la differenza è la fusione del mondo cantautorale col quale il cantautore genovese è cresciuto e le sonorità avanguardistiche che fanno da cornice. (IL TESTO)

Non riesco ad entrare, ed è il quarto ascolto, nella filosofia di questo brano e di come viene portato sul palco dell'Ariston. Carlo Conti ha sempre detto che manca la quota rock e loro che del rock hanno l'anima hanno scelto un Pop spinto. Mi dispiace perché sono tra i pochissimi che suonano davvero. (IL TESTO)

Amore al primo ascolto. Ammetto che il mondo sonoro di Rosa non è quello che frequento abitualmente ma è altrettanto vero che i suoi fuorilegge sono tanti, adorabili Billy The Kid. Lei sa come far cavalcare la musica e i banditi e dunque non c'è sceriffo che possa resisterle (IL TESTO)

Remo controcorrente anche in questa serata finale. Adoro la metamorfosi "effiana", il gusto trasteverino, Roma che non fa la stupida stasera. Al Festival, dove si cerca la sicurezza, Tony spariglia e si fa stornellatore. Eretico. (IL TESTO)

Una bella canzone d'amore regolamentata da un termometro la cui linea di mercurio regolamenta i temi di vulnerabilità e di dolore emotivo legati a una relazione instabile e alla difficoltà di comunicazione tra i partner. Per circondare la questione si affida a una sola, esplicativa parola in inglese, glitch ovvero anomalia. Conviverci o curarla? (IL TESTO)

Tanti col freno a mano, Serena non solo accelera ma vola, vola, e ci accompagna in un mondo dove i sentimenti si vivono senza restrizioni e ballando. Figlia della sua terra, la Puglia, porta all'Ariston la terra scura e il sole, la magia e la malìa (IL TESTO)

Un assaggio dell'album che verrà, un viaggio nel tempo dove il passato e il futuro si fondono così come l'amore per le radici. L'artista calabrese resta fedele alla sua attitudine, ha attraversato questa settimana con leggerezza e con ironia, consapevole che può essere fraintesa ma anche se fosse non stoppa il desiderio di andare avanti. (IL TESTO)

Anche se il brano sfocia in un facile "viva la vita così come è... viva la vita finché ce n'è" in realtà è un approdo sicuro conseguente a un percorso di analisi introspettiva: è soprattutto l'accettazione serena del fatto che noi esseri umani siamo tutti impauriti dal non avere risposta alla domanda su quale sia il senso della nostra esistenza. (IL TESTO)

Una canzone che è cresciuta ascolto dopo ascolto, un testo che esplora la paura di abbandonarsi completamente all’amore, quella sensazione travolgente che fa temere di perdersi in sentimenti incerti. Ma non è un brano di resa perché sottolinea l’importanza di superare questi timori per vivere l’amore nella sua pienezza. (IL TESTO)

Ci porteremo dietro a lungo la strada di quartiere che è l'incipit del brano. Una storia di rivalsa che Rocchino sa poetizzare: coraggioso a presentarsi all'Ariston con un testo di rivalsa, perché è un tema abusato negli ultimi anni. (IL TESTO)

Oggi, in sala stampa, hanno appreso di essere la quota divertimento di questo Festival. È vero ma la mia preoccupazione è che da troppo tempo sono quota divertimento e quota tormentone. Poteva essere la giusta occasione per uscire da quel loro mondo rassicurante anche perché sono ottimi musicisti. (IL TESTO)

Che dire... la prima sera ha cantato di pancia, la seconda è entrata in campo la tecnica e per la finale ha trovato la giusta alchimia. Una canzone di solitudine, abbandono e tristezza praticamente... perfetta. Poeta. (IL TESTO)

Tra cento vite o giù di lì forse non arriverà una telefonata da un autogrill ma di certo ascolteremo ancora questa canzone. È il pezzo iconico di questo Festival. Null'altro da aggiungere. (IL TESTO)

Una favola moderna, un amore al tempo dei social, che resta subito in testa e che invita a una riflessione su come i messaggi d'amore abbiano un nuovo linguaggio: da Cupido ai lucchetti di Ponte Milvio, dai nomi sulla corteccia degli alberi alle lettere profumate fino ai cuoricini "persino sotto la notizia". (IL TESTO)

Le parole devi sentirle bene in bocca, rappresentarle con la pancia e con i segni che hai in faccia. La cura è qualcosa che calmi il dolore ma va cercata dentro di sé se no non amerai e cercherai amore solo per colmare un vuoto. (IL TESTO)

Questa è più di una bella canzone, è vita vera, può aiutare a sensibilizzare su un tema universale anche se poco trattato. Simone ha già conquistato una vittoria spirituale e ha saputo gestire una situazione sdrucciolevole perché quando si toccano certi temi è un attimo cadere nel patetico. (IL TESTO)

Elo sentiva il bisogno di cantare una canzone più sanremese, aveva bisogno di godere delle melodie e anche se sembra più semplice è tecnicamente più faticoso ma è il dazio da pagare per fare pace con la musica leggera (IL TESTO)

Dopo una settimana e dopo il duetto con Topo Gigio definirlo un "chi è?" è improprio. È un artista che non solo ci ha insegnato che vivere la vita è un gioco da ragazzi ma anche che non servono mirabilie per arrivare al cuore della gente. (IL TESTO)

Un po' asburgico, un po' circense, un po' ussaro insomma un po' tutto. All'Ariston racconta cose intime perché alla musica non sfuggi, è una psicologa. Psicologa è anche la storica piuma che non indossa più ma porta sempre con sé. (IL TESTO)

Il brano trasmette la sensazione di un mondo che si oscura senza però oscurare la speranza di un futuro accogliente. Chissà se la "guerra dei mondi" dentro i suoi occhi è un riferimento al romanzo di H.G. Well. (IL TESTO)

Una città grigia e inquinata, dove si vive e si muore "senza soldi né scelte", una sorta di Gotham City crocevia di stili musicali. Parole potenti e sonorità urbane per delineare un racconto crudo e realistico della vita di strada. (IL TESTO)

Una dedica a se stessa e al fratello, un augurio a entrambi di quanto sia importante affrontare la paura e dare luce a questo aspetto, difendere l'identità e le idee nel rispetto degli altri. Un testo idealista al di là delle parentele. (IL TESTO)

Di bianco candore vestito, Massimo racconta la fragilità di un uomo ferito che però si aggrappa alle onde della vita. C'è un senso di protezione nel testo: "lo ti proteggerò da quel che è stato e troverai la pace dopo quello che hai passato". (IL TESTO)

Come fosse un film, tutto troppo perfetto. La musica è anche improvvisazione, già viviamo in una società codificata che se anche la musica è una geometria perdiamo una finestra di libertà. E comunque, alla fine del Festival ancora non ho capito chi deve chiamare... io o tu, tu o io? (IL TESTO)

Sembra un agente segreto nella Berlino della guerra fredda col suo sguardo perforante ma un po' algido; però quando alla fine si toglie la giacca l'anima femminile della sala stampa ha un palpito. Il testo è insinuante col suo andamento poco lento. (IL TESTO)

Leggiadra. Scende le scale con gli occhiali da Barbie e lo sguardo fisso davanti come se fosse la cosa più semplice del mondo. La canzone l'ho già commentata e stracommentata... è nata una stella! (IL TESTO)