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I 25 migliori film usciti in Italia nel 2025

Cinema fotogallery
31 dic 2025 - 08:00 25 foto

Non una graduatoria ma una mappa emotiva: venti film che nel 2025 in Italia hanno lasciato un segno, tra visioni radicali, corpi politici, fantasmi intimi e cinema che non consola. Una classifica personale pubblicata in ordine alfabetico, per sottrarre il giudizio alla competizione e restituirlo allo sguardo.

(selezione dei film a cura di Paolo NIzza)

1/25 ©Webphoto

A Complete Unknown 

Abbandonarsi a A Complete Unknown è come degustare un bicchiere di Heaven’s Door: il whiskey di Dylan apre un mondo lontano e misterioso. James Mangold evita il biopic didascalico e cattura una sineddoche luminosa: pochi anni, dal 1961 al 1965, per raccontare la nascita di un mito. Chalamet è un Dylan ruvido e magnetico, uno, nessuno e centomila, artista stanco di essere proiezione del desiderio altrui. Non una verità, ma un’attitudine: quella di chi sceglie di cambiare pelle e suonare elettrico anche a costo di essere chiamato Giuda

A complete Unknown, la recensione del film su Bob Dylan con Timothée Chalamet
2/25

A House of Dynamite 

Kathryn Bigelow torna al cinema con un thriller politico che trasforma la paura nucleare in materia incandescente. A House of Dynamite non è un disaster movie ma un conto alla rovescia morale: un missile senza firma, tre prospettive, nessuna certezza. Idris Elba interpreta un presidente fragile, isolato, costretto a scegliere tra resa e annientamento. La tensione nasce da schermi, silenzi, conversazioni tra potenti. Nessuna esplosione, nessun eroe. Solo l’ambiguità di un mondo che chiama difesa ciò che potrebbe cancellarlo.

A House of Dynamite, Bigelow e la paura di una guerra nucleare. La recensione del film
3/25

Alpha

  Dopo Raw e Titane, Julia Ducournau torna con il suo film più intimo e vulnerabile. Alpha segue una tredicenne inquieta e sua madre, medico, mentre un tatuaggio fatto in casa diventa la scintilla di una paura collettiva: il contagio, lo stigma, l’esclusione. Ambientato in un tempo sospeso, il film trasforma il body horror in ferita emotiva, raccontando la mutazione come passaggio inevitabile dell’esistere. Un cinema duro e fragile insieme, che parla di corpi, maternità e traumi trasmessi come eredità invisibili 

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4/25

Bugonia

    Un cocktail velenoso firmato Yorgos Lanthimos: paranoia fredda, miele acido, fake news scrollate sul telefono. Bugonia rilegge Save the Green Planet! come un’apocalisse da camera, claustrofobica e ferocemente contemporanea. Emma Stone è una CEO rapita perché creduta aliena; Jesse Plemons un complottista dolente, clown tragico della fine del mondo. Tra mito antico e presente digitale, la bugonia non genera api ma macerie: una parabola crudele su potere, delirio e verità ridotta a bianco o nero.

Bugonia di Lanthimos, Emma Stone e Jesse Plemons tra alieni e complotti. La recensione
5/25

Die My Love

Con Die My Love Lynne Ramsay firma un’esperienza sensoriale febbrile e radicale, un viaggio nella mente più che nella trama. Tratto dal romanzo di Ariana Harwicz, il film mette al centro Jennifer Lawrence, straordinaria nel ruolo di una madre attraversata da desiderio, depressione post partum e smarrimento emotivo. Tra luce che graffia, suono che pulsa e immagini che bruciano, Ramsay costruisce un cinema dell’instabilità e dell’eccesso, dove la maternità diventa territorio di conflitto e vertigine. Un’opera che non spiega e non consola, ma incanta

Die My Love, la recensione del film con Jennifer Lawrence tra maternità, desiderio e paura
6/25

Emilia Pérez

Un film che cambia pelle come il suo protagonista. Emilia Pérez è la sfida più audace di Jacques Audiard: un musical  che fonde gangster movie, melodramma e tragedia politica. Tra narcos, canzoni e redenzione, il Messico diventa uno stato d’animo, una Babele in cui mascolinità tossica, desiderio di rinascita e violenza convivono. Karla Sofía Gascón è magnetica nel racconto di una trasformazione radicale, sostenuta da un cast  straordinario. Cinema popolare nel senso più alto: barocco, eccessivo, libero. Un inno al diritto di diventare ciò che si è.

Emilia Pérez, un film tra narcos e transgender . La recensione
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7/25

Frankenstein

Guillermo del Toro firma con Frankenstein il suo film più intimo e radicale: non un horror, ma una liturgia gotica sull’imperfezione e sull’amore negato. Il mito di Mary Shelley diventa poesia della carne, melodramma rock in cui il mostro è specchio dell’umano. Oscar Isaac è uno scienziato fragile e tirannico, Jacob Elordi una Creatura innocente e ferita, Mia Goth una luce impossibile. Un manifesto politico e sentimentale che rivendica il diritto all’imperfezione e trasforma il gotico in atto di resistenza.

Frankenstein, recensione del film di Guillermo del Toro: il gotico diventa poesia
8/25

Fuori 

Ispirato ai romanzi di Goliarda Sapienza, Fuori di Mario Martone è un film che abita la ferita e la parola. Presentato in concorso a Cannes 2025, racconta il carcere come luogo di dolore ma anche di rinascita, dove nascono legami inattesi e una sorellanza radicale. Valeria Golino incarna una Sapienza intensa e indomabile, affiancata da Matilda De Angelis ed Elodie, luminose e vere. Un’opera politica e umanissima sulla libertà, sull’identità femminile e sul diritto di restare fedeli a sé stessi.

Fuori di Mario Martone, Goliarda Sapienza tra memoria, carcere e libertà. La recensione
9/25

I Peccatori

Ambientato nel Delta del Mississippi degli anni Trenta, I Peccatori di Ryan Coogler è una ballata fiammeggiante tra horror, blues e memoria nera. Michael B. Jordan si sdoppia in due gemelli reduci di guerra che aprono un juke joint dove musica, alcol e desiderio diventano atto di resistenza. Tra vampiri, Ku Klux Klan e chitarre maledette, il film parla di libertà, segregazione e identità senza retorica. Un cinema sensuale e politico che danza con il diavolo pur di restare vivo.

I Peccatori, Michael B. Jordan danza con il diavolo a ritmo di Blues. La recensione
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10/25

Il seme del fico sacro

Girato clandestinamente e sfidando apertamente il regime iraniano, Il seme del fico sacro di Mohammad Rasoulof è un thriller domestico che diventa atto politico. La storia di un giudice promosso mentre il Paese esplode nelle proteste si trasforma in un incubo dentro le mura di casa, dove potere, paura e controllo corrodono ogni legame. Realizzato senza permessi, candidato all’Oscar 2025 e presentato a Cannes, il film è cinema come resistenza: girato mentre il regista rischiava il carcere, e salvato due ore prima della condanna definitiva

11/25

Io sono ancora qui 

Il film più personale di Walter Salles nasce da una ferita reale: la scomparsa di Rubens Paiva durante la dittatura militare brasiliana. Io sono ancora qui, tratto dal libro del figlio Marcelo, racconta la resistenza silenziosa di Eunice, interpretata da una straordinaria Fernanda Torres. Un’opera sulla memoria, sul lutto e sulla dignità che attraversa decenni senza mai alzare la voce. Vincitore dell’Oscar come Miglior film internazionale, è cinema civile e intimo insieme: la storia di una donna che resta, anche quando tutto scompare.

12/25

La città proibita

Con La città proibita Gabriele Mainetti porta il kung fu nel cuore di Roma e lo fonde con il melodramma, l’amore e il lutto. Un film che mescola arti marziali orientali e sentimento all’italiana, tra Kill Bill e Vacanze Romane. La capitale diventa corpo vivo, multietnico, teatro di scontri e desideri. Yaxi Liu è una rivelazione fisica e emotiva, al centro di una storia semplice ma mai banale. Cinema popolare e internazionale che prende a calci il razzismo e celebra il diritto di amare e combattere.

La città proibita, vivere e morire a Roma tra amore e Kung Fu. La recensione del film
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13/25

La voce di Hind Rajab

Leone d'argento a Venezia, The Voice of Hind Rajab di Kaouther Ben Hania è un atto civile prima ancora che un film. Ricostruisce le ultime ore della bambina intrappolata a Gaza, la chiamata al telefono, l’attesa infinita di un’ambulanza che non arriverà mai. Nessuna spettacolarizzazione del dolore: solo mappe, numeri, silenzi e una voce che resta impressa. Cinema come testimonianza e memoria collettiva, capace di trasformare la cronaca in esperienza condivisa. Un’opera necessaria, destinata a lasciare una ferita aperta nello spettatore.

The Voice of Hind Rajab, il grido di Gaza alla Mostra del cinema di Venezia. La recensione
14/25

Le città di pianura

Diretto da Francesco Sossai, Le città di pianura è un road movie notturno che attraversa il Veneto come una terra di passaggio, sospesa tra campagna e città, memoria e disincanto. Due cinquantenni alla deriva e un giovane studente di architettura condividono una notte fatta di bar, incontri casuali, parole e silenzi. Girato in 16mm, il film osserva una generazione crepuscolare e un paesaggio umano in trasformazione, restituendo al cinema italiano una commedia errante, poetica e profondamente contemporanea.

15/25

Orfeo 

Ispirato a Poema a fumetti di Dino Buzzati, Orfeo di Virgilio Villoresi è un viaggio onirico tra amore e morte, memoria e desiderio. Girato in 16mm e realizzato con stop-motion artigianale, scenografie costruite a mano e illusioni ottiche in macchina, il film rilegge il mito di Orfeo ed Euridice come attraversamento poetico dell’aldilà. Un cinema fatto di corpi, musica e visioni, dove l’artificio diventa emozione pura. Presentato a Venezia, è un rito fragile e luminoso che incanta senza mai consolare.

Orfeo arriva in sala, un film che trasforma Buzzati in un sogno da vedere al cinema
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16/25

Presence

  Con Presence Steven Soderbergh firma un horror soprannaturale radicale, interamente girato in soggettiva, che trasforma lo sguardo in trappola morale. La macchina da presa diventa spettro, lo spettatore un testimone impotente costretto a condividere colpa, silenzio e memoria. Tra ghost story e thriller metafisico, il film riflette sul desiderio di essere visti, sulla paura di sparire e sull’orrore del non detto. Un’esperienza ipnotica e perturbante, dove il vero fantasma siamo noi.

Presence, la recensione: l’horror soprannaturale di Soderbergh che ti guarda negli occhi
17/25

Primavera 

  Nel debutto cinematografico di Damiano Michieletto, la Venezia del primo Settecento diventa un teatro di controllo e resistenza. Scritto da Ludovica Rampoldi, Ispirato a Stabat Mater di Tiziano Scarpa, il film racconta le orfane musiciste dell’Ospedale della Pietà e l’incontro con Antonio Vivaldi, trasformando la musica da ornamento a gesto politico. Tecla Insolia è una giovane violinista che scopre nel suono una forma di disobbedienza, mentre Michele Riondino tratteggia un Prete Rosso mai celebrativo. Un’opera rigorosa e vibrante

Primavera, recensione: Vivaldi, le orfane della Pietà e la musica come disobbedienza
18/25

Queer

Con Queer Luca Guadagnino firma una trasposizione febbrile e visionaria del romanzo di William Burroughs. Tra alcol, eroina e ayahuasca, il film diventa un viaggio allucinato nel desiderio e nella dipendenza, ambientato nel Messico degli anni Cinquanta. Daniel Craig, lontanissimo da Bond, è un uomo spezzato che cerca nell’amore e nella droga un varco verso altri mondi, trovando invece se stesso riflesso nello specchio. Un cinema sensuale e doloroso, che attraversa il corpo per parlare di solitudine, linguaggio e ossessione.

Queer, Daniel Craig tra sesso e droga. La recensione del film diLuca Guadagnino
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19/25

Sotto le foglie

  Nel nuovo film di François Ozon, un’estate in Borgogna diventa un thriller intimo e morale. Tra silenzi, funghi velenosi e legami familiari ambigui, Hélène Vincent e Josiane Balasko incarnano due donne sospese tra affetto, colpa e desideri inconfessabili. Un racconto sull’autunno della vita, dove nulla è mai del tutto innocente e la verità resta nascosta, come sempre, sotto le foglie.

20/25

The Brutalist 

Monumentale e radicale, The Brutalist di Brady Corbet trasforma l’architettura in una ferita aperta della Storia. Attraverso la vicenda dell’architetto ebreo László Tóth, sopravvissuto alla guerra e travolto dall’America del dopoguerra, il film racconta genio, esilio e compromesso. Adrien Brody, Oscar 2025 come miglior attore, incarna un artista diviso tra visione e autodistruzione. Girato in 70mm, con la fotografia di Lol Crawley e la colonna sonora di Daniel Blumberg, entrambi premiati,  è un’opera epica che riflette su potere, arte e memoria.

The Brutalist, tra amore, guerra e architettura. La recensione del film con Adrien Brody
21/25

The Ugly Stepsisters

  Emilie Blichfeldt reinventa la fiaba di Cenerentola come un body horror crudele e visionario, spostando lo sguardo sulla sorellastra Elvira, vittima e carnefice della tirannia estetica. Tra balli di sangue, abiti che feriscono e metamorfosi corporali, il film fonde i fratelli Grimm, Cronenberg e un immaginario barocco gotico per raccontare l’ossessione della bellezza come forma di violenza. Un’opera disturbante e provocatoria, dove la fiaba si trasforma in una danza macabra di desiderio, carne e colpa

The Ugly Stepsister, una fiaba nera tra Cenerentola e l’orrore. La recensione
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22/25

Un film fatto per Bene

Ultima presenza italiana in concorso a Venezia 2025, Un film fatto per Bene di Franco Maresco è un metacinema anarchico e sulfureo, dedicato a Goffredo Fofi e attraversato dallo spettro di Carmelo Bene. Tra set interrotti, ciak falliti, apparizioni surreali e invettive feroci, il film implode su sé stesso fino a diventare un atto di eresia cinematografica. Un Helzapoppin tragico che mescola ironia, disperazione e memoria di Cinico Tv, riflettendo sull’impossibilità dell’arte e sulla necessità della sofferenza come gesto creativo. 

Un film fatto per Bene, recensione di un metacinema anarchico dedicato a Goffredo Fofi
23/25

Un semplice incidente –

  Con Un semplice incidente, Jafar Panahi torna a sfidare il potere e le sue ipocrisie con un cinema libero, vitale e radicale. Girato clandestinamente senza il permesso delle autorità iraniane, il film muove da un evento minimo – un incidente apparentemente banale – per innescare una spirale di conseguenze morali e politiche. Tra dramma e grottesco, Panahi usa un’ironia dissacrante per smascherare l’assurdità dei meccanismi di controllo e la fragilità dei giudizi. Palma d’Oro a Cannes 2025, 

24/25

Una battaglia dopo l’altra

Paul Thomas Anderson firma il suo primo, travolgente action-thriller con Una battaglia dopo l’altra, kolossal viscerale che intreccia politica, famiglia e paranoia americana. Leonardo DiCaprio è straordinario nei panni di un ex rivoluzionario spezzato che torna a combattere per salvare la figlia, mentre Sean Penn incarna un antagonista oscuro e inquietante. Tra satira feroce, tensione continua e una memorabile sequenza finale al cardiopalma, il film si impone come una delle opere più potenti e discusse dell’anno

Una battaglia dopo l'altra: l’action-thriller con un Leo DiCaprio da Oscar. La recensione
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25/25

Weapons

Con Weapons, Zach Cregger firma un horror corale e disturbante che trasforma una sparizione collettiva in un rito di colpa. Diciassette bambini svaniscono nella notte e una comunità cerca un capro espiatorio, puntando il dito contro una maestra interpretata da una magnetica Julia Garner. Tra fiaba nera, paranoia americana e sacrificio del corpo femminile, il film costruisce un incubo stratificato che dialoga con Stephen King, Lynch e Friedkin, imponendosi come uno degli horror più radicali e inquietanti del nostro tempo.

Weapons di Zach Cregger, un horror scioccante tra colpa e sparizioni. La recensione

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