Gaza, Joaquin Phoenix e Nicola Coughlan nell'appello a non collaborare con cinema Israele
Cinema
Il 10 settembre la lettera firmata da centinaia di personalità del mondo del cinema e della televisione e pubblicata dall’organizzazione Film Workers for Palestine lo scorso lunedì per contrastare le istituzioni di Israele "coinvolte nel genocidio e nell’apartheid contro il popolo palestinese” ha superato i 3.900 firmatari. Tra le celebri aggiunte, anche Rooney Mara, Emma D'Arcy e Andrew Garfield
Mercoledì 10 settembre, la lettera firmata da centinaia di personalità del mondo del cinema e della televisione e pubblicata lo scorso lunedì dall’organizzazione Film Workers for Palestine, che contiene l’impegno a non collaborare con istituzioni e aziende israeliane “coinvolte nel genocidio e nell’apartheid contro il popolo palestinese”, ha superato i 3.900 firmatari con celebri aggiunte come Joaquin Phoenix, Nicola Coughlan, Andrew Garfield, Harris Dickinson, Bowen Yang, Rooney Mara, Guy Pearce, Jonathan Glazer, Elliot Page ed Emma D’Arcy. In particolare, Phoenix e Mara hanno recentemente firmato in qualità di produttori esecutivi il film The Voice of Hind Rajab della regista tunisina Kaouther Ben Hania, che racconta la storia di una bambina di cinque anni uccisa dalle forze israeliane a Gaza, ha ricevuto una standing ovation di 24 minuti e ha vinto il Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria. Entrambi gli attori hanno anche sfilato sul red carpet della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, dove hanno peraltro indossato spille a sostegno della Palestina.
"AFFRONTARE LA COMPLICITÀ IN QUESTO ORRORE INCESSANTE"
L’elenco originale di oltre 1300 firmatari includeva registi come Yorgos Lanthimos, Ava DuVernay e Ken Loach e attori come Olivia Colman, Mark Ruffalo, Tilda Swinton, Javier Bardem, Ayo Edebiri, Riz Ahmed, Josh O’Connor, Cynthia Nixon, Susan Sarandon, Emma Stone, Lily Gladstone, Paapa Essiedu, Gael García Bernal e Joe Alwyn. “Come registi, attori, operatori dell'industria cinematografica e istituzioni, riconosciamo il potere del cinema di plasmare le percezioni. In questo urgente momento di crisi, in cui molti dei nostri governi stanno rendendo possibile la carneficina a Gaza, dobbiamo fare tutto il possibile per affrontare la complicità in questo orrore incessante”, si legge nel documento, che trova ispirazione nell’iniziativa di boicottaggio culturale Filmmakers United Against Apartheid, fondata nel 1987 da Martin Scorsese e da altri 100 importanti registi per chiedere all’industria cinematografica statunitense di rifiutarsi di distribuire film nel Sudafrica dell’apartheid. L'attuale dichiarazione di impegno per Gaza specifica che esempi di complicità includono “l'insabbiamento o la giustificazione del genocidio e dell'apartheid, e/o la collaborazione con il governo che li commette”. Inoltre, afferma Film Workers for Palestine, “la stragrande maggioranza delle società di produzione e distribuzione cinematografica israeliane, degli agenti di vendita, dei cinema e di altre istituzioni cinematografiche non ha mai sostenuto i diritti pieni e riconosciuti a livello internazionale del popolo palestinese". Una dei firmatari, l’attrice Hannah Einbinder, ha dichiarato che “ciò a cui abbiamo assistito a Gaza negli ultimi due anni sconvolge le coscienze. Come cittadina ebrea americana, i cui soldi delle tasse finanziano direttamente l’attacco israeliano a Gaza, ritengo che dobbiamo fare tutto il possibile per porre fine al genocidio. In questo momento cruciale, di fronte al fallimento dei nostri leader, gli artisti devono farsi avanti e rifiutare la complicità”.
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LA REPLICA DELLA ISRAELI PRODUCERS ASSOCIATION
“I firmatari di questa petizione stanno prendendo di mira le persone sbagliate”, aveva replicato lo scorso lunedì la Israeli Producers Association. “Per decenni, noi artisti, narratori e creatori israeliani siamo stati le principali voci che hanno permesso al pubblico di ascoltare e di testimoniare la complessità del conflitto, comprese le narrazioni palestinesi e le critiche alle politiche dello Stato israeliano. Collaboriamo con i creatori palestinesi, raccontando le nostre storie comuni e promuovendo la pace e la fine della violenza attraverso migliaia di film, di serie tv e di documentari”. Pertanto, “questo appello al boicottaggio è profondamente fuorviante. Prendendo di mira noi, i creatori che danno voce a narrazioni diverse e promuovono il dialogo, questi firmatari stanno minando la loro stessa causa e tentando di metterci a tacere. Questo atto miope mira proprio a eliminare gli sforzi collaborativi che lavorano per porre fine alla violenza e raggiungere la pace. Non lo permetteremo e ci sforzeremo di porre fine alla violenza e portare una pace giusta nella nostra regione a beneficio di tutti”.