Dopo 60 di carriera, il regista, sceneggiatore e attivista britannico ha annunciato che andrà in pensione. Loach ha affrontato moltissimi temi ma, parlando con Variety, confessa che c'è un argomento a cui tiene molto ma che non è riuscito ad affrontare: la Palestina. E dichiara di avere "grande rispetto" per Jonathan Glazer, il quale ha sollevato il tema di Gaza nel suo discorso di accettazione degli Oscar per "La zona d'interesse", affermando che il regista è stato "molto coraggioso" a dire ciò che ha detto
Ken Loach attaccherà la cinepresa al chiodo: dopo sessant'anni di onorata carriera nel cinema, il regista, sceneggiatore e attivista britannico ha annunciato che andrà in pensione.
Loach ha affrontato moltissimi temi ma, parlando nei giorni scorsi con Variety, confessa che c'è un argomento a cui tiene molto ma che non è riuscito ad affrontare: la Palestina.
E dichiara di avere "grande rispetto" per Jonathan Glazer, il quale ha sollevato il tema di Gaza nel suo discorso di accettazione degli Oscar per La zona d'interesse, affermando che il regista è stato "molto coraggioso" a dire ciò che ha detto.
"E sono sicuro che abbia capito le possibili conseguenze, il che lo rende ancora più coraggioso, quindi ho grande rispetto per lui e per il suo lavoro", ha dichiarato Loach ai microfoni del magazine statunitense Variety.
Proprio parlando con il celebre sito web a stelle e strisce in occasione dell’uscita negli Stati Uniti di The Old Oak, il cineasta e attivista inglese ha confessato che quel lungometraggio sarà il suo ultimo film.
Ricordiamo che Ken Loach è stato due volte vincitore della Palma d'Oro e ha firmato alcune delle pellicole più indimenticabili della storia del cinema, tra cui ricordiamo Des del 1969 (il suo secondo film, dopo l'esordio alla regia datato 1967 e intitolato Poor Cow), Fatherland (1986), Riff-Raff - Meglio perderli che trovarli (Riff-Raff) (1991), Terra e libertà (Land and Freedom) (1995), My Name Is Joe (1998), Bread and Roses (2000), Sweet Sixteen (2002), Il vento che accarezza l'erba (The Wind That Shakes The Barley) (2006), La parte degli angeli (The Angels' Share) (2012) e Io, Daniel Blake (I, Daniel Blake) (2016), giusto per citarne alcuni…
Questa non è la prima volta in cui Loach annuncia il suo ritiro
Loach ha annunciato il suo ritiro anche in precedenza, e più di una volta, come fa notare Alex Ritman nell’articolo pubblicato nelle scorse ore su Variety.
“Quindi, quando ha affermato che The Old Oak sarebbe stato il suo ultimo film in occasione del Festival di Cannes del 2023 - dove ha debuttato in concorso (il suo 15° film a farlo, stabilendo un record) - molti hanno preso con cautela la dichiarazione”, spiega Ritman su Variety, aggiungendo che molte persone erano convinte che “il principale autore di realismo politicamente impegnato del cinema britannico sarebbe tornato a focalizzare la sua attenzione su un'altra ingiustizia sociale”.
Dieci mesi dopo, però, “nemmeno lo stato attuale del mondo è sufficiente a trascinare Loach, ora 87enne, di nuovo dietro la macchina da presa”.
Il regista ha detto durante l’intervista rilasciata a Variety: "Penso che, per quanto riguarda la salute, l'idea di fare un altro film sia probabilmente un passo troppo lungo. Si smette solo quando è assolutamente necessario, e io ho raggiunto la fine della mia carriera”.
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L’importanza della “connessione umana” per Loach
Per Loach i momenti salienti dei suoi sei decenni nel cinema sono "gli straordinari rapporti e le amicizie" che il cineasta inglese ha stretto lungo il suo cammino.
È ancora in contatto, per esempio, con David Bradley, l'attore che scelse come giovane protagonista nel suo film del 1969 Kes, quando Bradley aveva solo 14 anni.
"Ora si avvicina ai 70 anni, ed è ancora lo stesso ragazzo", ha detto Ken Loach a Variety. "Ci incontriamo di tanto in tanto e scambiamo gli auguri di Natale. Ma è lo stesso per la maggior parte dei miei film. Quella connessione umana è una delle cose che si apprezzano”.
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Il rammarico di non essere riuscito a trattare di un argomento: la Palestina
Loach ammette che c'è un argomento a cui tiene particolarmente ma che non è mai riuscito ad affrontare: la Palestina.
Il regista britannico ha affrontato moltissimi temi, tra cui i senzatetto, la povertà, la salute mentale, i diritti del lavoro, lo stato sociale e la gig economy. Ha raccontato periodi storici come l'indipendenza irlandese e la guerra civile spagnola.
Quello che lui dice essere il suo ultimo film, The Old Oak, affronta questioni sia nazionali che internazionali, con una storia incentrata su una famiglia di rifugiati siriani inviati dalle autorità britanniche a vivere in una ex città mineraria nel nord dell'Inghilterra che si ritrova in tempi difficili “e dove i nuovi arrivati diventano facili capri espiatori”, scrive Ritman su Variety.
Tuttavia, benché Loach abbia cercato di affrontare i più svariati temi che gli erano e sono a cuore, “ammette che c'è un argomento a cui tiene particolarmente che non è mai riuscito ad affrontare cinematograficamente: la Palestina”, si legge su Variety.
"Quello era un argomento su cui avrei voluto lavorare, ma non sapevo esattamente come affrontarlo," ha detto Loach. "Sarebbe dovuto essere un documentario, ma era un grande progetto e certamente al di là delle mie capacità nell'ultimo decennio”.
Riguardo il tema della Palestina, Loach e il team con cui ha collaborato per The Old Oak sono stati assolutamente espliciti durante la cerimonia di consegna dei BAFTA, dimostrando il proprio sostegno al cessate il fuoco a Gaza. Hanno tutti quanti parlato dell'argomento sul red carpet, inoltre hanno posato per le foto mostrano un cartello che diceva "Gaza: Fermare il massacro".
Due settimane dopo, Glazer ha fatto il suo discorso agli Oscar.
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Il discorso di Glazer agli Oscar
Circa 14 giorni dopo i BAFTA, Jonathan Glazer, nel momento in cui il 10 marzo ha accettato l'Oscar per il miglior film internazionale per il suo dramma sull'Olocausto La zona d’interesse, ha parlato della violenza in Medio Oriente.
Glazer ha detto che il suo film ambientato ad Auschwitz "mostra dove porta la disumanizzazione nel suo peggio. Ha plasmato il nostro passato e il nostro presente. In questo momento, ci troviamo qui come uomini che rifiutano la loro ebraicità e l'Olocausto che viene sequestrato da un'occupazione che ha portato a conflitti per così tante persone innocenti. Che siano vittime del 7 ottobre in Israele o dell'attacco in corso a Gaza, tutte le vittime di questa disumanizzazione - come possiamo resistere?”.
Quel discorso è stato accolto da un lato con condanne e dall'altro con elogi. Nel frattempo, una lettera aperta firmata da più di 1.000 creativi e dirigenti ebrei del settore dell’intrattenimento ha condannato il discorso poiché a loro avviso alimenterebbe "l'odio antisemita crescente in tutto il mondo".
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Le parole di stima che Loach rivolge a Glazer
Ken Loach, parlando con Variety, ammette che Glazer è stato "attaccato" per il suo discorso, però ha voluto aggiungere che ha anche ricevuto "molto sostegno da molte persone ebree che hanno detto che rompe lo stereotipo che tutti gli ebrei sostengono ciò che fa Israele, perché chiaramente non è così”.
E prosegue sul discorso di Jonathan Glazer alla cerimonia degli Oscar: “È stato enormemente prezioso perché mostra quella diversità. Quindi ho grande rispetto per ciò che ha fatto”.