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Costa Concordia, 13 gennaio 2012: cronaca di una notte interminabile. VIDEO

Cronaca

Chiara Puglisi

©Getty

Erano le 21.45 quando la nave da crociera ha urtato gli scogli delle Scole davanti all'isola del Giglio, provocando uno squarcio allo scafo di circa 70 metri. Tutta colpa di una manovra azzardata del capitano Schettino

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È stata una notte interminabile quella che ricordiamo a distanza di dieci anni come l'incidente in mare più grave nella storia della navigazione italiana (LO SPECIALE - IL RACCONTO IN 25 FOTO). Una sera di cene, musica e intrattenimento, come si addice a una crociera in cui tutto il personale si è impegnato nel regalare agli ospiti una vacanza indimenticabile.

L'impatto con gli scogli e il panico dei passeggeri

Un'esperienza che ancora oggi si fa fatica a cancellare dalla memoria. Nel racconto dei superstiti, che abbiamo raccolto nel nostro speciale "La notte del Giglio", traspare tutta la paura di quella notte e la consapevolezza che si è vissuta una situazione di pericolo estremo. Molti hanno raccontato di come il capitano Schettino e tutto lo staff di bordo, subito dopo la collisione con gli scogli, abbiano parlato soltanto di un blackout passeggero. Si capirà solo più tardi la vera entità del danno, e solo più tardi si avrà la consapevolezza di quello che di lì a poco sarebbe accaduto: la Costa Concordia scivolava sempre di più dentro le acque gelide del mar Tirreno, capovolgendo in un attimo il mondo delle vacanze invernali. La spensieratezza diventa terrore accompagnato dal rumore incredibile di stoviglie in frantumi: piatti, bicchieri, posate, tutto cade, tutto si infrange, tutto colpisce. Il buio arriva intermittente e l'ansia di ritrovarsi bloccati dentro quel gigante accasciato non abbandona nessuno dei 4.229 passeggeri a bordo.

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Il racconto di Gregorio de Falco

Uno dei protagonisti di quella notte è Gregorio de Falco, ex capo della sezione operativa della Capitaneria di porto di Livorno, che ai nostri microfoni ha dichiarato: "Se ci fosse stata la collaborazione del comando di bordo e la necessaria integrazione dei soccorsi da terra, da mare, avremmo salvato tutti sicuramente"I soccorritori di terra hanno confermato che dal comando di bordo quella sera arrivavano, in un primo momento, solo segnalazioni di un blackout del sistema elettrico. E molti testimoni hanno riferito che dagli altoparlanti giungevano informazioni su un problema elettrico a bordo. Sono i testimoni che raccontano attraverso i ricordi e le sensazioni provate quella notte cosa è realmente accaduto.

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L'abbandono di Schettino

Antonella Bologna, che era sulla Concordia insieme al marito e ai due figli piccoli, ricorda come solo dopo un'ora e un quarto i passeggeri siano stati fatti andare sul ponte 4, quello da cui si poteva salire sulle lance di salvataggio. Quello, nei suoi ricordi, è stato il momento in cui ognuno ha pensato alla propria sopravvivenza. La maggior parte dell'equipaggio, comandante e ufficiali di bordo, era infatti già scesa dalla nave lasciando i passeggeri in balìa della buona volontà di molti, ma senza un vero e proprio coordinamento. È famosa la telefonata tra de Falco e Schettino di quella notte, dove il primo intima al secondo di risalire sulla nave. La mancanza di un coordinamento a bordo ha prodotto confusione, panico, terrore e la morte delle 32 persone che sono rimaste bloccate dentro quel mostro che si inabissava. L'accusa infamante per il comandante Schettino è proprio quella di aver abbandonato la nave per primo.

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I soccorsi

Con le nostre telecamere ci siamo avvicinati alla Costa Concordia, testimoniando lo squarcio di 70 metri causato dall'impatto con gli scogli delle Scole. Quelle immagini rappresentano la gravità della situazione che si era venuta creare, tanto da far dire ai soccorritori prima, e alle carte giudiziarie poi, di come tutto il comando della Costa non fosse presente a bordo, lasciando gli stessi soccorritori senza un'idea precisa di come operare su un terreno impervio come può essere una nave capovolta. Particolarmente toccante è il racconto del salvataggio della coppia coreana in viaggio di nozze. Marito e moglie erano rimasti bloccati nel corridoio davanti alla propria cabina e si sono salvati solo grazie alla testardaggine dei vigili del fuoco che sono saliti sulla nave, l'hanno ispezionata e sono rimasti a bordo fino a quando l'ultimo dei passeggeri non è stato trovato. Maurizio Falciani, capo reparto dei vigili del fuoco di Firenze, ricorda come nell'ispezionare la nave cercassero possibili superstiti. Per lunghissimo tempo nel silenzio degli abissi, calati con le corde, hanno cercato di captare anche un minimo segno di vita. Proprio grazie a questi interventi sono riusciti a identificare la coppia di sposi coreani e a portarli in salvo. Non tutte le operazioni di quella notte hanno prodotto gli esiti sperati: il bilancio complessivo conterà alla fine 32 vittime. Sommozzatori con l'attrezzatura da alpini che si fanno strada nel ventre di un gigante di 300 metri adagiato su un fianco.

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L'accoglienza dell'isola

All'alba del 14 gennaio, migliaia di persone sono state soccorse e fatte alloggiare presso la chiesa dell'isola e nelle abitazioni private. I gigliesi hanno aperto le porte delle loro case, hanno offerto viveri e bevande calde, si sono procurati coperte, giacconi, sciarpe per riscaldare le persone che sbarcavano sull'isola, salvi ma attoniti, dopo aver vissuto un'esperienza che ha segnato per sempre le vite di tutti. Ogni abitante del Giglio quella notte ha contribuito a soccorrere le 4.229 persone presenti a bordo.

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Il processo a Schettino

Da subito l'Italia e il mondo intero hanno puntato il dito contro Schettino. Lui e il suo equipaggio hanno abbandonato la nave prima dei passeggeri. Il comandante non si è fatto carico di coordinare le operazioni di salvataggio, ha temporeggiato nel dare l'allarme e il comando di abbandono nave e, quindi, ha rallentato le operazioni di sbarco. Come ricorda l'ex procuratore capo di Grosseto Francesco Verusio, tutti questi motivi, oltre che per la manovra azzardata che ha causato l'incidente, hanno portato alla condanna di Schettino a 16 anni e un mese di reclusione per omicidio colposo plurimo, a fronte di una richiesta della procura di 27 anni. Condanna che il comandante sta scontando nel carcere romano di Rebibbia.

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La rimozione della Concordia 

È vero, l'incidente della Costa Concordia sarà ricordato come il peggiore mai accaduto nella storia della navigazione italiana, ma allo stesso modo la rimozione della nave davanti all'isola del Giglio e la sua navigazione verso il porto di Genova per lo smaltimento è stata un'operazione maestosa guidata da Nick Sloane, il comandante del rescue team per il raddrizzamento del relitto.

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La timeline delle operazioni

Il 16 settembre 2013, alle ore 9:06 è iniziata la prima fase del recupero del relitto con la sua rotazione, ossia il parbuckling per disincagliarlo dal fondale roccioso e raddrizzarlo in posizione di galleggiamento. L'operazione, per la quale inizialmente erano state previste circa 12 ore di tempo, si è conclusa dopo 19 ore, alle 4:00 circa del 17 settembre. In quel momento la Costa Concordia è stata riportata nuovamente in asse, pronta per il suo ultimo viaggio verso Genova. Per tutto il tempo gli uomini che hanno lavorato per rimettere in asse il relitto hanno continuato a parlare con la nave, a incitarla, pregarla di seguirli come si fa con un essere vivente, perché secondo Sloane "una nave può essere riabilitata". Le procedure per il rigalleggiamento del relitto sono iniziate il 14 luglio 2014, la rimozione dall'isola del Giglio è avvenuta il 23 luglio 2014 e il trasferimento a Genova nell'area portuale di Pra'-Voltri è stato completato il 27 luglio 2014. La nave è stata demolita in un anno circa. Il corpo di Russel Rebello, l'ultima vittima dell'incidente del Giglio, è stato rinvenuto proprio durante le operazioni di demolizione.

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