Costa Concordia, il ricordo dei gigliesi 10 anni dopo il naufragio. VIDEO

Cronaca
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Quando la nave naufragò al largo del Giglio, nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012, i cittadini dell'isola furono i primi a prestare soccorso ai passeggeri. Grazie al passaparola si riunirono al molo e aprirono case, scuole, chiese e organizzarono scialuppe per portare in salvo le persone bloccate sulla nave. Il sindaco Sergio Ortelli, il vicesindaco Mario Pellegrini e l'assessore alla Portualità Giovanni Rossi raccontano a Sky TG24 quelle ore drammatiche

La notte del 13 gennaio 2012, quando la Costa Concordia naufragò al largo dell'Isola del Giglio, furono proprio i cittadini gigliesi a prestare i primi soccorsi e ad accogliere i naufraghi (LO SPECIALE - IL NAUFRAGIO IN 25 FOTO - CHI ERANO LE VITTIME). A dieci anni di distanza, il sindaco Sergio Ortelli, il vicesindaco Mario Pellegrini e l'assessore alla Portualità Giovanni Rossi ripercorrono con Sky TG24 quelle ore concitate. Grazie a un rapido passaparola, i cittadini corsero al molo per rendersi conto del dramma che stava accadendo davanti ai loro occhi. "Una volta che è stato capito che si stava consumando una tragedia, che la nave stava evacuando più di 4mila persone, lì è scattata la solidarietà di tutti", racconta Ortelli. "Abbiamo aperto le case prima di tutto. Gli ordini che davo erano recepiti immediatamente: aprire i negozi, aprire le scuole, perché erano riscaldate, aprire gli asili, aprire le chiese. Quindi aprire i luoghi che potevano contenere tante persone, perché tante persone stavano arrivando dalla nave" (L'EX COMANDANTE SCHETTINO - LA NAVE PRIMA E DOPO IL DISASTRO).

Il sindaco: "Arrivavano dalle 800 alle mille persone a ogni sbarco"

"Il primo livello di intervento della Protezione Civile è quello costituito dalla popolazione", spiega il sindaco dell'isola. "La popolazione ha assunto un ruolo importantissimo. Famiglie intere hanno ospitato altre famiglie e poi magari sono tornate al porto a dare una mano a chi ne aveva bisogno". Il ricordo più vivido è "la grande quantità delle persone che sbarcavano sul molo alle mie spalle. È un budello di territorio, non poteva contenere tanta gente". Ma sul molo "sbarcavano dalle 800 alle mille persone ogni volta che arrivavano le scialuppe. Per cui, una delle prime cose che facevo era spostarle verso il centro della piazza, in modo tale che dessero spazio a quelli che arrivavano dopo".

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Mario Pellegrini: "Sono salito sulla nave per portare aiuto"

È poi l'ex vicesindaco dei gigliesi, Mario Pellegrini, a ripercorrere le ore concitate di quella notte. Pellegrini salì a bordo della Costa Concordia per cercare di coordinare da lì i soccorsi, rischiando la sua stessa vita. "C'era confusione. Tutti parlavano con tutti. Chi cercava i rimorchiatori, chi cercava di far salire il comandante a bordo. Ma nessuno parlava con noi amministratori che dovevamo poi aiutare tutte queste persone che stavano sbarcando". Da qui la decisione di salire sulla nave.

 

"C'erano persone impaurite. Ho visto che sul lato destro del Ponte 3 c'erano un sacco di persone che avevano bisogno di essere caricate sulle scialuppe che facevano avanti e indietro la spola con l'isola, quindi mi sono messo ad aiutare, ho fatto quello che potevo fare", racconta Pellegrini, che poi si sofferma sulle difficoltà incontrate nel prestare soccorso ai naufraghi. "Bisogna capire che molti erano anziani, c'erano poi tante famiglie con i bambini piccoli. E quando la nave è inclinata in quel verso, c'erano le ringhiere di traverso e quindi farli spostare sulla ringhiera non era una cosa semplice. Rischiavano di cadere sempre in mare".

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L’assessore: "Abbiamo salvato 200 persone con le scialuppe"

Quella tragica notte Giovanni Rossi, assessore alla Portualità dell'isola, fu tra i primi a prestare soccorso ai naufraghi. "C'è stato un allarme generale. Chiaramente non è che c'è stato un filo diretto con chi era sulla nave o con chi era deputato a dare l'allarme. È stato un passaparola fra persone di una piccola comunità", spiega a Sky TG24. "Ovviamente il primo istinto, mio e di altri ragazzi come me, è stato di prendere una scialuppa. Così abbiamo iniziato a fare la spola tra la nave - che era ancora in posizione quasi verticale - e il porto, per cercare di portare a terra più gente possibile". Rossi fece cinque viaggi con la scialuppa: "Con l'ultimo viaggio abbiamo portato a terra più di 160 persone. Quindi in tutto credo che almeno 200 persone siano state salvate".

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"L'inchino di Schettino? Come parcheggiare a 120 km/h"

Poi, a un certo punto, la situazione - già tragica - si è complicata ancora di più: la nave continuava a scivolare sul fianco e ad affondare. "Non eravamo in condizioni facili. La barca sulla quale caricavamo le persone era in posizione normale, ma la Concordia era ruotata di 90 gradi", ricorda Rossi. "In quel momento la nave era completamente al buio perché i generatori, con l'affondamento, erano andati in blocco, quindi non c'era più nessuna luce, se non quella dei primi elicotteri che iniziavano ad arrivare e per fortuna la luna, che ci ha aiutato". L'assessore conclude ripensando all'inchino, la pratica dell'avvicinamento della nave alla costa, l'origine della tragedia. "L'inchino è stato, semplicemente e purtroppo, una bravata. È stato fatto un accosto vicino a un'isola, sbagliando rotta e tutto quello che si vuole, però a 16 nodi. A 16 nodi si fa lo sci nautico. Per fare un paragone automobilistico, è come se si facesse un parcheggio a 120 all'ora. È normale che si va a sbattere, no?".

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