Il 13 gennaio 2012, la nave da crociera fece un cambio di rotta per eseguire un "inchino", passando però troppo vicino all'isola del Giglio e urtando un gruppo di scogli. Il conseguente naufragio causò 32 morti e 157 feriti
Le operazioni di salvataggio dei passeggeri della Costa Concordia iniziarono in ritardo perché per un'ora dalla plancia di comando, incalzati dagli uomini della Capitaneria di porto, il comandante Schettino e i suoi ufficiali negarono la gravità dell'incidente, non lanciarono la richiesta di soccorso e minimizzarono parlando di un semplice guasto tecnico, un blackout elettrico. Ma la Concordia era già inclinata su un fianco, con uno squarcio di 70 metri alla carena. Oggi Francesco Schettino, condannato a 16 anni e un mese di reclusione, pena che sta scontando nel carcere romano di Rebibbia, giura di non aver dimenticato le 32 vittime del naufragio.
Le indagini
Il comandante Francesco Schettino venne arrestato subito e poi scarcerato. L'inchiesta della procura di Grosseto puntò ad accertare fatti, responsabilità, negligenze e omissioni. La versione fornita non convinse i magistrati e venne smentita dalla scatola nera e dalle registrazioni delle conversazioni in plancia di comando. Anche i testimoni raccontarono un'altra versione. Per Schettino l'accusa più infamante fu quella di aver abbandonato la nave, quella fuga sullo scoglio per mettersi in salvo con a bordo ancora tante, troppe vite da salvare.
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Il processo
In pochi mesi si chiusero le indagini e si arrivò al processo, con Schettino unico imputato. Quattro ufficiali della Concordia e un dirigente della compagnia Costa Crociere patteggiarono e uscirono dal procedimento con pene confermate in Cassazione (da 1 anno e 11 mesi di reclusione a 2 anni e 6 mesi). Gli occhi delle televisioni di tutto il mondo restarono puntati sulla figura di Schettino. Al teatro Moderno di Grosseto sfilarono testimoni, protagonisti, sopravvissuti: 71 udienze con 180 testi e 18 periti.
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La condanna
L'11 febbraio 2015 arrivò la sentenza: Schettino venne condannato a 16 anni e un mese di reclusione, la procura ne aveva chiesti 26. Condanna confermata dalla Corte d'Appello di Firenze. Nel maggio del 2017 arrivò la sentenza definitiva: la Corte di Cassazione confermò la condanna a 16 anni e un mese di reclusione per omicidio colposo plurimo, naufragio colposo e abbandono della nave. Oggi l'ex comandante Schettino sta scontando la sua pena nel carcere romano di Rebibbia, dove si è costituito subito dopo la sentenza della Suprema Corte. Sia Schettino, sia Costa Crociere sono stati condannati in solido al pagamento di risarcimenti ai parenti delle vittime, ai feriti e ai naufraghi, oltre che alle istituzioni, dopo che la Costa Crociere aveva già risarcito 2.623 passeggeri e 906 membri dell'equipaggio con 85 milioni di euro in totale.
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La detenzione
L'ex comandante Schettino cerca di pensare al dopo, a quando potrà uscire dal carcere di Rebibbia. Durante il periodo di detenzione studia, segue corsi universitari in Legge e Giornalismo. A maggio 2022 potrà chiedere di essere ammesso a misure alternative alla prigione dopo aver scontato un terzo della pena. I suoi legali, nel frattempo, sono in attesa della decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo sulla revisione del processo, richiesta nel 2018.