Dpcm, Speranza: "Filo comune dei provvedimenti è la tutela della salute"

Salute e Benessere

Lo ha confermato il ministro della Salute, nel corso di un'informativa alla Camera. "Andando oltre inutili polemiche tutti dobbiamo trarre una lezione tanto evidente quanto amara: senza consistenti limitazioni dei movimenti e rispetto delle regole la convivenza con il virus fino al vaccino è destinata ad un clamoroso fallimento", ha aggiunto

Il nuovo Dpcm proposto dal Governo e dalle autorità sanitarie per arginare la diffusione del coronavirus in Italia è entrato ufficialmente in vigore da oggi, 6 novembre. Ad analizzare le scelte prese, è intervenuto il ministro della Salute, Roberto Speranza, nel corso di un’informativa alla Camera, secondo cui nel decreto il "filo comune dei provvedimenti è stata la tutela della salute". Per il ministro, “si possono avere opinioni differenti sulle scelte che abbiamo compiuto ma per favore non capovolgiamo la realtà. Andando oltre inutili polemiche tutti dobbiamo trarre una lezione tanto evidente quanto amara: senza consistenti limitazioni dei movimenti e rispetto delle regole la convivenza con il virus fino al vaccino è destinata ad un clamoroso fallimento", ha detto Speranza, in riferimento alle polemiche alimentate dai governatori di alcune Regioni, inserite nelle cosiddette “zone rosse” del nuovo Dpcm.

La via della precauzione

"Non c'è un'altra strada, la via della precauzione è una via obbligata per arginare la pandemia. I numeri continuano ogni giorno drammaticamente a crescere e sono oltre 1 milione di morti nel mondo, sono cifre che parlano da sole e danno il senso della gravità della situazione”, ha sottolineato Speranza. “Questo Dpcm è in piena continuità con le misure che il governo ha tenuto finora, c'è stato sempre un filo comune che unisce tutti i provvedimenti ed è il primato della tutela delle persone, un principio di precauzione evitando che il Ssn venga travolto", ha poi ribadito.

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Il coinvolgimento delle Regioni

"In tutte le fasi del nostro lavoro c'è stato il pieno coinvolgimento delle istituzioni scientifiche cosi come delle Regioni. I critreri di monitoraggio su 21 parametri sono stati condivisi con le Regioni in due incontri, e da 24 settimane i parametri di riferimento vengono utilizzati senza che mai le Regioni abbiano portato obiezioni", ha spiegato Speranza, dopo le lamentele dei governatori di Piemonte, Lombardia e Calabria, tutte regioni inserite nelle cosiddette "zone rosse". "Il documento da cui derivano le scelte di fondo poste alla base del Dpcm è stato redatto da un gruppo di lavoro con Iss e la stessa Conferenza delle Regioni. I dati posti alla base delle rilevazioni vengono caricati e la fonte dei dati sono le Regioni", ha aggiunto ancora il ministro.

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Virus: no allo scontro politico

"Non può essere questo il terreno dello scontro politico", ha poi incalzato Speranza, nel corso dell'informativa alla Camera. "ll virus non ci da' tempo, se non lo contrastiamo adeguatamente dilaga. In sole tre settimane ad ottobre siamo passati a 20mila contagiati, non possiamo avere incertezze ma muoverci con determinazione. Nessuno avendo responsabilità di governo può sottarsi a questa necessità. Il governo si è assunto fino in fondo la sua responsabilità. Per me non è un merito ma un atto dovuto", ha spiegato. 

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Un lavoro "complesso"

Nel definire i risvolti che hanno portato al nuovo Dpcm, Speranza ha spiegato che si è tratto di "un lavoro complesso". "Ciascuna Regione viene classificata sulla base dell'incrocio di due parametri: indice di rischio prodotto dai 21 indicatori e i 4 scenari definiti attraverso gli Rt . Con lo scenario 4 e Rt sopra 1,50 indice di rischio alto, la regione viene collocata in zona rossa. Dopo 14 giorni con scenario e indice piu basso avviene una nuova classificazione della cabina di regia", ha spiegato il ministro. "Si tratta di un lavoro di una raccolta dati imponente, per questo le valutazioni hanno bisogno di almeno una settimana per essere attendibili, perche i dati possano stabilizzarsi". Nessuna rivalsa nei confronti delle Regioni, ha detto poi Speranza. "Lo spirito con cui ci muoviamo è l'esatto opposto rispetto ad uno spirito punitivo verso le Regioni. Sappiamo che le misure comportano sacrifici ma non abbiamo alternative se vogliamo superare questa fase. E' vero che sono tanti i casi asintomatici ma questa volta sono colpite tutte le Regioni".

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L'onda d'urto del virus sugli ospedali

"Se non pieghiamo la curva il personale sanitario non reggerà l'onda d'urto. Il personale è la questione più importante. Non dobbiamo perdere tempo in polemiche ma dobbiamo lavorare insieme", ha sottolineato Speranza. "Ci aspettano mesi non facili ma abbiamo la forza per piegare nuovamente la curva", ha poi aggiunto ancora. "Il virus circola in tutto il paese ed essere in zona gialla non significa essere in un porto sicuro. Se continua ad alzarsi il numero di contagiati, inevitabilmente aumenteranno le terapie intensive e i decessi", ha specificato il ministro. "Nel mondo siamo arrivati ad un contagiato ogni 164 persone, sono 47.596.852 i casi confermati da inizio pandemia e 1.216.357 i decessi. Sono cifre che parlano da sole", ha poi aggiunto.

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In Europa un contagiato ogni 37 persone

Il ministro ha poi spiegato che in Europa “sono 294.622 le persone che non sono riuscite a sconfiggere il virus, i casi confermati sono 11.863.793 e c’è un contagiato ogni 37 persone, un dato impressionante. Il Governo ha sempre considerato i rischi di una seconda ondata: quando siamo venuti qui in Aula a luglio a chiedere la proroga dello stato di emergenza abbiamo segnalato quanto fosse sbagliato lisciare il pelo a posizioni negazioniste sull’uso della mascherina, quanto fosse sbagliato rilanciare polemiche infondate su un presunto indebolimento del virus o ancora difendere comportamenti irresponsabili durante l’estate o richiedere protocolli di sicurezza meno stringenti”. “Ho sempre pensato - ha poi affermato Speranza - che la salute viene prima di tutto e che non ci potrà essere una reale ripartenza senza sconfiggere definitivamente questo maledetto virus, dalla tutela alla salute dipende anche la stessa ripresa economica. Ecco perché occorre compiere scelte tempestive orientate alla massima precauzione”.

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“L’indice Rt è più rilevante del numero dei casi giornaliero”

Nel corso dell’informativa alla Camera, Speranza si è anche soffermato sul ruolo dell’indice Rt. “Rappresenta il numero medio delle infezioni prodotte da ciascun individuo infetto ed è un indice più rilevante del numero di nuovi casi che quotidianamente rileviamo: i casi che ogni sera registriamo rappresentano una fotografia del momento figlia dei contagi precedenti. Con l'Rt invece abbiamo indicazioni sul livello di contagiosità di un territorio e quindi in qualche modo di una prospettiva di una diffusione del contagio in quel territorio". È questa, ha rilevato, "una differenza molto importante che va considerata nelle decisioni assunte. Se un territorio ad esempio ha un numero di nuovi casi relativamente basso ma un Rt alto, siamo dinanzi comunque ad un alert serio e ciò ci indica che in una situazione di pochi contagiati se non interveniamo rapidamente ci sarà una forte espansione del contagio". Il coefficiente di rischio costruito sui 21 parametri è invece "un algoritmo funzionale al grado di resilienza dei servizi sanitari regionali e posti ospedalieri occupati". Speranza ha concluso sottolineando che “si tratta di un procedimento complesso, rispetto al quale il ministro della Salute prende atto del lavoro svolto dalla cabina di regia e firma un’ordinanza che recepisce i dati trasmessi ai sensi dell’ultimo Dpcm. È preminente il ruolo delle valutazioni di ordine scientifico”.

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