
Sale a 9 il bilancio delle vittime di una grande operazione israeliana nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania. Operazione (denominata "Muro di ferro") che per Netanyahu mira a "sradicare il terrorismo" nel campo, un bastione di gruppi militanti locali. Ci sono ancora sette donne nella lista dei 33 ostaggi che Hamas rilascerà nella prima fase dell'accordo raggiunto con Israele. Quattro di queste verranno liberate domenica
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L'esercito israeliano lancia l'operazione 'Muro di ferro' in Cisgiordania. Il bilancio delle vittime nel raid israeliano su Jenin è salito a nove, secondo quanto ha reso noto il ministero della Salute palestinese aggiungendo che allo stesso tempo almeno altre 40 sono rimaste ferite. Lo riferisce Al Jazeera online, sottolineando che tra i feriti ci sono anche diversi dottori e infermieri, secondo quanto ha detto il direttore dell'ospedale governativo di Jenin.
"Siamo ancora in guerra, ma c'è un'opportunità per il cambiamento. Il cessate il fuoco è iniziato domenica ed è stato un momento molto significativo, una grande benedizione, perché stiamo lavorando per riportare a casa gli ostaggi”, ha detto il presidente israeliano Isaac Herzog intervenendo al World Economic Forum a Davos. Tuttavia, ha sottolineato Herzog, la situazione rimane critica perché l'Iran continua a sponsorizzare il terrorismo utilizzando le formazioni terroristiche nella regione, dagli Houthi ad Hamas.
Ci sono ancora sette donne nella lista dei 33 ostaggi che Hamas rilascerà nella prima fase dell'accordo raggiunto con Israele. Quattro di queste verranno liberate domenica, come ha anticipato il funzionario di Hamas Taher al-Nunu. Gioia per le tre donne israeliane prese in ostaggio il 7 ottobre e per le centinaia di detenuti palestinesi liberati.
Il capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi ha annunciato con una lettera al ministro della Difesa che lascerà il comando dell'Idf il 6 marzo prossimo. Lascerà il suo incarico anche il capo del comando sud dell'Idf Yaron Finkelman.
Quattro feriti: questo il bilancio di un accoltellamento avvenuto in due diverse strade di Tel Aviv questa sera. La polizia ha riferito che si è trattato di un attacco terroristico. Il terrorista, ucciso a colpi di arma da fuoco sul posto, sarebbe arrivato sul posto in motocicletta accompagnato da un'altra persona che è fuggita.
Approfondimenti:
- Accordo Israele-Hamas, in migliaia festeggiano la tregua per le strade di Gaza
- Tregua a Gaza, accordo tra Israele e Hamas. Le reazioni internazionali, da Trump a Biden
- Tregua a Gaza, migliaia di sfollati verso casa. Entrano gli aiuti. LE FOTO
- Tregua Gaza, chi sono le prime 3 ragazze israeliane liberate da Hamas
- Dalla difesa alle infrastrutture, Russia e Iran sempre più vicini
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Hezbollah, cosa sapere sul gruppo antisionista libanese
Tra i protagonisti dell'escalation di tensione in Medio Oriente c’è anche l’organizzazione militare e politica libanese. Sostenuta ideologicamente e finanziariamente dall’Iran, controlla una larga parte del Paese, quasi “uno Stato nello Stato”, e partecipa attivamente alla vita politica. Il suo leader è stato a lungo - dal 1992 - Hassan Nasrallah, che ha guidato il gruppo fino al 28 settembre 2024, quando è stato ucciso da un attacco israeliano su Beirut. L'ANALISI
Bashar al-Assad, il ritratto dell'ex presidente della Siria cacciato dai ribelli jihadisti
Dopo l'ingresso dei miliziani insorti a Damasco, il presidente è scappato dal Paese: è a Mosca, dove gli è stato concesso asilo. Al potere dal 2000, è laureato in Medicina e ha studiato oftalmologia a Londra. Ha iniziato la carriera politica dopo la morte del fratello Basil, primogenito del padre Hafez, rimasto al potere per anni. Negli ultimi giorni il suo regime è stato rovesciato dall'invasione di vari gruppi ribelli, tra cui forze jihadiste filo-turche. È accusato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. IL PROFILO
Tregua a Gaza, accordo tra Israele e Hamas. Le reazioni internazionali, da Trump a Biden
Mentre continuano a emergere i dettagli sull’intesa raggiunta tra le parti, non si sono fatte attendere le reazioni dei leader internazionali sul cessate il fuoco nella Striscia. LEGGI L'ARTICOLO
Accordo Israele-Hamas, in migliaia festeggiano la tregua per le strade di Gaza. FOTO
I palestinesi hanno esultato e applaudito, mentre altri suonavano il clacson delle auto nella città meridionale di Khan Younis, quando è giunta la notizia di un accordo per il cessate il fuoco dopo 15 mesi di guerra. LE IMMAGINI
La questione israelo palestinese, cos'è e come è nata
L'attacco del 7 ottobre 2023 lanciato da Hamas contro Israele e la conseguente offensiva a Gaza hanno riacceso i riflettori su una contrapposizione che va avanti da decenni e su cui non si riesce a trovare una soluzione. Anche se, negli anni, qualche tentativo è stato fatto. LE COSE DA SAPERE
Cecilia Sala: "In Iran interrogatori incappucciata con faccia al muro"
La giornalista racconta i suoi 21 giorni di prigionia nel carcere di Evin a "Che tempo che fa": dalla cella sentiva "rumori strazianti, erano tentativi di farsi del male di detenute in isolamento". Sul giorno dell'arresto: "Mi hanno portata via dall'albergo e mi hanno bendata". E spiega di non voler più tornare in Iran, almeno finché sarà una Repubblica Islamica. LEGGI QUI
Israele, Ben Gvir e altri due ministri lasciano governo Netanyahu
Come annunciato da giorni, il ministro della Sicurezza nazionale - con altri due ministri del suo partito nazionalista-religioso - ha detto addio all'esecutivo di Netanyahu, in segno di protesta per l'accordo di cessate il fuoco a Gaza. LEGGI L'ARTICOLO
Onu: entrati oggi a Gaza 897 camion di aiuti umanitari
L'Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha) afferma che 897 camion di aiuti sono entrati nella Striscia di Gaza oggi, terzo giorno di cessate il fuoco tra Israele e Hamas. L'Ocha cita informazioni ricevute dalle autorità israeliane e dai garanti dell'accordo di cessate il fuoco - Stati Uniti, Egitto e Qatar. I termini dell'accordo prevedono che almeno 600 camion di aiuti entrino a Gaza ogni giorno.
Tregua Israele-Hamas, la lista dei 33 ostaggi che saranno liberati nella prima fase
Sono 33 gli ostaggi che saranno rilasciati durante la prima delle tre fasi dell'accordo di tregua per un cessate il fuoco sulla Striscia di Gaza tra Israele e Hamas scattato alle 10.15 del 19 gennaio. Le prime tre persone, tutte donne, sono state prese in consegna a Gaza City dalla Croce Rossa. Si tratta di Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher. Dalle donne portate via dai kibbutz israeliani ai partecipanti rapiti durante il festival di Nova: ecco chi sono le persone che dovrebbero essere liberato man mano durante questa fase di tregua. LEGGI QUI
Media: “Terrorista di Tel Aviv un marocchino con green card Usa”
L'aggressore che ha compiuto l'attacco con accoltellamento a Tel Aviv questa sera sarebbe apparentemente un cittadino marocchino titolare di green card statunitense, secondo un documento d'identità trovato sul suo corpo. Lo riferisce Times of Israel identificando l'attentatore come Abdelaziz Kaddi, 29 anni. Secondo il portale, è entrato in Israele il 18 gennaio con un visto turistico. I funzionari della sicurezza stanno ancora lavorando per verificare la sua identità. L'aggressore ha accoltellato e ferito quattro persone, prima di essere ucciso a colpi di arma da fuoco.
Tregua a Gaza, migliaia di sfollati verso casa. Entrano gli aiuti. FOTO
Molti abitanti della Striscia si stanno spostando a piedi oppure su camion e carretti trainati da asini per tornare nelle loro abitazioni. Intanto, camion con aiuti umanitari e ambulanze sono entrati a Gaza attraverso il valico di Rafah. GUARDA LA GALLERY
Ucciso terrorista dell'attacco a Tel Aviv, quattro feriti
Il servizio ambulanze Magen David Adom ha riferito che il terrorista che ha lanciato un attacco in due diverse strade di Tel Aviv questa sera è stato ucciso a colpi di arma da fuoco sul posto. La polizia ha confermato che l'accoltellamento è stato un attacco terroristico. I feriti sono quattro. Il terrorista, secondo la polizia, sarebbe arrivato sul posto in motocicletta accompagnato da un'altra persona che è fuggita.
Attentato a Tel Aviv, polizia: “2 feriti”
La polizia ha riferito che un uomo di 24 anni e un di 50 anni sono rimasti feriti nelle strade Nachalat Binyamin e Kalisher a Tel Aviv. La polizia ha informato che l'attacco non è ancora finito. Sembra che l'aggressore sia stato colpito.
Tregua Gaza, chi sono le prime 3 ragazze israeliane liberate da Hamas
Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher erano state rapite durante gli attacchi del 7 ottobre 2023. Gonen era stata catturata al festival Supernova, mentre Damari e Steinbrecher erano state prelevate dal kibbutz di Kfar Aza. Il pomeriggio del 19 gennaio, nel quadro dell'accordo sul cessate il fuoco, sono state liberate. CHI SONO
"Attentato a Tel Aviv, accoltellate due persone, una grave"
Due persone sono state accoltellate poco fa nel centro di Tel Aviv, in via Nachalat Binyamin, uno dei feriti sarebbe grave. La via è solitamente frequentata da numerosi gruppi di giovani. Un uomo è stato visto correre via con un coltello in mano.
Gaza, la tregua è iniziata. Cosa succede adesso: le tappe
Le forze israeliane hanno iniziato a ritirarsi dalle aree intorno alla città meridionale di Rafah verso il corridoio Philadelphia, lungo il confine tra Egitto e Gaza. L'accordo di tregua con Hamas prevede tre fasi e stabilisce la negoziazione della fase due e tre durante la fase uno. Sempre nella fase iniziale Israele dovrebbe concedere una aumento delle consegne di aiuti umanitari, fino a 600 camion al giorno. Ecco una cronologia di quello che dovrebbe accadere nei prossimi due mesi. COSA SAPPIAMO
Crosetto: “Pace prima possibile, soluzione 2 popoli e 2 Stati”
"Io mi auguro la pace prima possibile in Medio Oriente, che anche attaccata inizialmente con lo scotch prosegua e che si arrivi a una soluzione definitiva che è una sola: quella di due popoli e due Stati". Così il ministro della Difesa Guido Crosetto interpellato sul Medio Oriente mentre lasciava il Senato dopo la sua informativa sull'Ucraina.
Telefonata tra Putin e al-Sisi, discusse Gaza e Siria
Circa Gaza, Al-Sisi ha sottolineato gli sforzi dell'Egitto, compiuti "in collaborazione con il Qatar e gli Stati Uniti dal mese di ottobre 2023", per raggiungere l'accordo e garantire "l'arrivo degli aiuti umanitari in quantità sufficienti e senza ostacoli", riferisce fra l'altro un comunicato della presidenza egiziana. Sisi ha inoltre ribadito "l'importanza di unire gli sforzi internazionali per garantire l'attuazione dell'accordo", aprendo la strada a un processo politico basato sulla "soluzione dei due Stati", considerata "l'unica via per garantire sicurezza e stabilità durature nella regione". I due leader hanno affrontato anche la situazione in "Libano, Sudan e Libia", sottolineando gli sforzi per riportare la stabilità in questi Paesi. Inoltre, è stata menzionata la "guerra in Ucraina", esaminando i più recenti sviluppi del conflitto. Putin ha espresso il suo sostegno allo sviluppo delle relazioni economiche con il Cairo, apprezzando gli "sforzi costanti dell'Egitto volti a preservare la stabilità e la sicurezza della regione".
Tregua Israele-Hamas, consegnati i primi ostaggi israeliani. VIDEO
I primi ostaggi israeliani liberati da Hamas sono tre donne: Emily Damari, Romi Gonen e Doron Steinbrecher. Tutte e tre in buona salute, sono state consegnate alla Croce Rossa nella piazza centrale di Gaza circondata dai miliziani. GUARDA IL VIDEO
Tajani in Israele e Palestina: "L'Italia fornirà uomini per un'eventuale missione di pace"
Il titolare della Farnesina incontra il suo omologo Gideon Sa'ar, il presidente israeliano Isaac Herzog e il premier e ministro degli Esteri palestinese Mohammed Mustafa, per "incoraggiarli e sostenerli, perché oggi la tregua è ancora fragile". Sul futuro "credo sarebbe una buona idea avere una missione di interposizione promossa da un ente internazionale come l'Onu. Purché sia a guida araba". LEGGI QUI
Sale bilancio vittime a Jenin, almeno 9 morti
Il bilancio delle vittime nel raid israeliano su Jenin è salito a nove, secondo quanto ha reso noto il ministero della Salute palestinese aggiungendo che allo stesso tempo almeno altre 40 sono rimaste ferite. Lo riferisce Al Jazeera online, sottolineando che tra i feriti ci sono anche diversi dottori e infermieri, secondo quanto ha detto il direttore dell'ospedale governativo di Jenin.
Guterres chiede a Israele massima moderazione a Jenin
Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha invitato le forze di sicurezza israeliane a esercitare "la massima moderazione" nella Cisgiordania occupata, dove hanno avviato una grande operazione militare a Jenin. Lo ha detto il vice portavoce del Palazzo di Vetro, Farhan Haq. Guterres, ha aggiunto, è "molto preoccupato" per la violenza, e invita l'Idf a usare la forza letale solo quando "è assolutamente necessario", ribadendo che bisogna proteggere le vite umane.
Rubio: “Promuovere pace è la nostra missione, è nostro interesse”
"Siamo il volto dell'America. La nostra politica estera deve riflettere i nostri interessi nazionali. Promuovere la pace è la nostra missione nel mondo, è nel nostro interesse nazionale". Lo ha detto il segretario di stato Marco Rubio rivolgendosi per la prima volta ai funzionari del Dipartimento di stato. "Ci saranno cambiamenti, non saranno punitivi", ha assicurato Rubio spiegando che le modifiche che saranno decise "puntano a trasformaci in un'agenzia del 21mo secolo. Pensate quanto è cambiato il mondo negli ultimi cinque anni, e quanto cambierà nei prossimi 25 anni", ha affermato Rubio. "Siamo pronti a lavorare", ha aggiunto fra gli applausi.
Idf: “A Gaza abbiamo ucciso 20.000 miliziani di Hamas”
Il capo di stato maggiore israeliano dimissionario, il generale Herzi Halevi, ha affermato che le forze israeliane hanno ucciso 20.000 miliziani di Hamas durante 15 mesi di guerra a Gaza. "L'ala militare di Hamas è stata gravemente colpita", ha affermato Halevi durante un discorso televisivo poche ore dopo aver annunciato le sue dimissioni, affermando che Israele aveva ucciso i massimi dirigenti del gruppo e "quasi 20.000 operativi di Hamas".
Hamas: “Corpi sotto le macerie, il bilancio sale a 47.107”
Il ministero della Salute nella Striscia di Gaza gestita da Hamas ha dichiarato oggi che sono 47.107 le persone uccise nella guerra tra Israele e Hamas, con il bilancio che continua a salire nonostante un cessate il fuoco, con nuovi ritrovamenti di corpi sotto le macerie. Il cessate il fuoco entrato in vigore domenica, ponendo fine a oltre 15 mesi di combattimenti nel territorio palestinese, ha permesso alle persone di setacciare le rovine, trovando così altri morti. Altre persone sono inoltre morte per le ferite ricevute prima della fine dei combattimenti, mentre il sistema sanitario del territorio è devastato dalla guerra. Secondo il ministero della Sanità il numero di feriti ha raggiunto quota 111.147 dall'inizio della guerra, il 7 ottobre 2023. I corpi di 72 persone "sono arrivati ;;negli ospedali... nelle ultime 24 ore", ha affermato il ministero della Salute in una dichiarazione. "Alcune vittime sono ancora sotto le macerie e sulle strade, e le ambulanze e le squadre della protezione civile non sono in grado di raggiungerle", ha aggiunto. Il ministero ha frattanto invitato le famiglie delle persone uccise o disperse in guerra a registrarsi online per aiutare nell'identificazione dei corpi e per compilare un bilancio delle vittime più accurato.
Herzog: “Siamo ancora in guerra ma c'è opportunità cambiamento”
"Siamo ancora in guerra, ma c'è un'opportunità per il cambiamento. Il cessate il fuoco è iniziato domenica ed è stato un momento molto significativo, una grande benedizione, perché stiamo lavorando per riportare a casa gli ostaggi". E' quanto ha detto il presidente israeliano Isaac Herzog intervenendo al World Economic Forum a Davos. Tuttavia, ha sottolineato Herzog, la situazione rimane critica perché l'Iran continua a sponsorizzare il terrorismo utilizzando le formazioni terroristiche nella regione, dagli Houthi ad Hamas. "I proxy sono tutti sostenuti dall'Iran, comandati, controllati e addestrati da Teheran. L'impero del male continua a spendere milioni e lavora ancora oggi per seminare terrore, correndo verso la bomba nucleare". "Non dobbiamo cadere in un falso ottimismo - ha aggiunto - ma restare lucidi. Esiste una reale opportunità per cambiare il corso del Medio Oriente in meglio, ma i rischi restano enormi finché questo regime in Iran continuerà i suoi sforzi, e l'Iran in nessun caso deve arrivare ad avere l'atomica". In ogni caso, la chiave per aprire la porta del cambiamento è la liberazione degli ostaggi. "Ne abbiamo ancora molti prigionieri di Hezbollah che sono sottoposti a torture barbariche", ha concluso Herzog.
Halevi: "Missione Idf è proteggere Israele ma abbiamo fallito"
"Stiamo per realizzare uno degli obiettivi più importanti della guerra, il ritorno dei rapiti. Siamo molto determinati e sappiamo per cosa stiamo combattendo: lo smantellamento di Hamas, il rilascio degli ostaggi e il ritorno dei cittadini ai confini con Gaza. La missione principale dell'Idf è proteggere il Paese. Abbiamo fallito in questo. Lo porto e lo porterò con me per il resto della mia vita". Lo ha ribadito in una dichiarazione video sul canale dell'esercito il capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi che oggi ha annunciato con una lettera al ministro della Difesa che lascerà il comando dell'Idf il 6 marzo prossimo.
Spagna, arrestati presunto jihadista e un combattente in Siria
Un presunto jihadista che si era radicalizzato con contenuti diffusi in Internet dallo Stato Islamico e un combattente ritornato dalla Siria, che aveva tentato di entrare clandestinamente in Spagna, sono stati arrestati rispettivamente nella provincia di Valencia, nel sudest della penisola iberica, e a Ceuta, l'enclave spagnola in Marocco, nell'ambito di operazioni messe a segno dalla guardia civile da inizio anno. Entrambe sono state coordinate dalla sezione istruttoria n.1 dell'Audiencia Nacional, il tribunale nazionale competente per i reati di terrorismo, segnalano fonti della guardia civile riprese dall'agenzia Efe. Secondo gli investigatori, l'arrestato nella provincia di Valencia da anni aveva intrapreso un percorso di radicalizzazione attraverso la propaganda dell'Isis su piattaforme internet, eliminate di recente nel corso di un'operazione internazionale antiterrorista cui hanno preso parte agenti della guardia civile. Per l'arrestato, comparso davanti al giudice per la convalida del fermo, il tribunale ha disposto la detenzione preventiva. L'uomo arrestato a Ceuta è di origini tunisine ed aveva tentato di entrare illegalmente nel territorio spagnolo. Dalle indagini è emerso che si era trasferito in Siria nel 2016 per unirsi a gruppi terroristi. Dopo il fermo, il tribunale ha disposto nei suoi confronti l'espulsione immediata nel Paese d'origine, a Tunisi, eseguita dagli agenti della benemerita in coordinamento con il Gruppo centrale di espulsioni della polizia spagnola.
Siria, scontri e vittime tra forze di sicurezza e uomini armati
Violenti scontri sono scoppiati oggi tra forze di sicurezza e uomini armati nella provincia di Homs, nella Siria centrale, che hanno causato la morte di sei persone, ha riferito l'Osservatorio siriano per i diritti umani. Le forze di sicurezza hanno lanciato una "vasta operazione di rastrellamento nel villaggio di Ghor al-Gharbiya, nella parte occidentale di Homs, contro le ultime milizie che sostengono" il presidente deposto Bashar al-Assad, ha affermato l'agenzia di stampa ufficiale Sana. L'operazione ha come obiettivo "trafficanti di droga, contrabbandieri e ciò che resta delle milizie di Assad che si sono rifiutate di deporre le armi", ha aggiunto Sana, citando una fonte della sicurezza. "Lì è stato trovato un deposito di armi e munizioni appartenenti al regime defunto", ha continuato, segnalando violenti scontri. Secondo l'Osservatorio, gli scontri hanno causato sei morti nel villaggio, popolato principalmente da sciiti e situato vicino al confine libanese. Il direttore della Ong, Rami Abdel Rahmane, ha dichiarato all'Afp che il villaggio "ospitava gruppi locali vicini agli Hezbollah libanesi, che hanno abbandonato la regione dopo la caduta del regime di Assad", l'8 dicembre.
Telefonata tra Putin e al-Sisi, discusse Gaza e Siria
Il conflitto israelo-palestinese, alla luce dell'intesa per il cessate il fuoco tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, è stato tra gli argomenti di una conversazione telefonica avvenuta oggi tra i presidenti russo, Vladimir Putin, ed egiziano, Abdelfattah al-Sisi. "A questo proposito - sottolinea il Cremlino sul suo canale Telegram - Putin ha molto apprezzato gli sforzi di mediazione dell'Egitto e di numerosi altri Paesi per facilitare il raggiungimento dell'accordo". "I due leader - sottolinea ancora il Cremlino - hanno scambiato opinioni sulla situazione in Siria, sottolineando la necessità del rispetto incondizionato della sovranità e dell'integrità territoriale di questo Paese, garantendo i diritti legali di tutti i suoi cittadini, indipendentemente dalle loro convinzioni politiche e affiliazione etno-confessionale". Sono state infine affrontate le questioni della cooperazione bilaterale e l'attuazione di importanti progetti congiunti, tra cui la costruzione della prima centrale nucleare di El-Dabaa in Egitto e la creazione di una centrale nucleare russa nella zona industriale del Canale di Suez.
Smotrich: "Nuovo capo Idf sia pronto a continuare la guerra"
Il ministro delle Finanze israeliano di estrema destra, Bezalel Smotrich, ha accolto con favore l'annuncio delle dimissioni del capo di stato maggiore, Herzi Halevi, che lui stesso aveva invocato più volte, pur elogiandone i "grandi successi militari su tutti i fronti" durante l'attuale guerra. "Il prossimo periodo sarà segnato dalla sostituzione del comando militare senior come parte dei preparativi per la ripresa della guerra, questa volta in nome del non porre fine alla guerra fino alla vittoria totale - ha quindi sottolineato il leader di Sionismo religioso, citato da Times of Israel -. Sono fiducioso che il ministro della Difesa riuscirà nel compito con responsabilità, professionalità e determinazione, e lo assisterò in questo se necessario". Nei giorni scorsi Smotrich, contrario all'accordo per la tregua e il rilascio degli ostaggi, ha minacciato di "rovesciare" il governo di Benyamin Netanyahu se l'Idf non occuperà Gaza.
Francia, nuovo mandato d'arresto contro Assad
Due magistrati francesi hanno spiccato un nuovo mandato d'arresto internazionale per "complicità in crimini di guerra" contro l'ex presidente siriano, Bashar al-Assad, considerato responsabile nelle sue vesti di ''comandante in capo delle forze armate'' di un raid che uccise un civile a Daraa, nel 2017: è quanto riferiscono fonti vicine al dossier giudiziario citate dall'agenzia Frace Presse. Si tratta del secondo mandato d'arresto spiccato da giudici francesi contro l'ex dittatore siriano, rovesciato a inizio dicembre 2024 dalla coalizione ribelle dominata dal gruppo islamico radicale Hayat Tahrir al-Sham (Hts)
I cristiani di Gaza scrivono al Papa: "Grazie per l'aiuto"
"Siamo tanto felici nel ringraziare papa Francesco per il suo continuo aiuto e gli sforzi profusi a nostro favore. Dal profondo del nostro cuore, lo ringraziamo e chiediamo al Signore di benedire lui e il suo lavoro spirituale e umanitario a Gaza e in tutto il mondo": è il testo del breve messaggio che la parrocchia latina della Sacra Famiglia, l'unica cattolica di Gaza, ha inviato al Pontefice. A renderlo noto - riferisce il Sir - è il Patriarcato latino di Gerusalemme, che oggi ha diffuso un'intervista al parroco, padre Gabriel Romanelli, in seguito all'annuncio del cessate il fuoco a Gaza. "Il rumore delle esplosioni e dei droni è finalmente cessato, offrendo sollievo a molti. Diversi fedeli - spiega il parroco di origini argentine - hanno lasciato la parrocchia per controllare le loro case o ciò che ne rimaneva. Alcuni hanno scoperto che sono state completamente distrutte, mentre altri non riescono a più localizzarle e persino a riconoscere i quartieri in cui un tempo vivevano". "Il cessate il fuoco - racconta il religioso - ha destato emozioni di gioia e speranza. È un passo avanti significativo, che offre speranza, ma non segna la fine del conflitto. Preghiamo affinché questo sia l'inizio di una pace duratura. Facciamo affidamento sugli sforzi internazionali per porre fine alla guerra e concentrarci sul futuro del Medio Oriente e della Terra Santa". Davanti adesso c'è l'enorme opera di ricostruzione, materiale e morale della Striscia e dei suoi abitanti: "La prima fase della ricostruzione, che dovrebbe durare 42 giorni, è piena di sfide - rimarca il parroco -. Le persone cercano disperatamente aiuti per far fronte a gravi carenze di beni essenziali come acqua, carburante e cibo. Le difficoltà sono palpabili, ma lo sono anche la speranza e la resistenza, mentre la comunità si aggrappa alla possibilità di tornare a una sorta di normalità". La parrocchia, sin dall'inizio della guerra, è sempre stata impegnata a dare aiuto a chi era più nel bisogno, non solo cristiani, ma anche famiglie musulmane delle zone vicine alla chiesa. "Grazie agli sforzi del Patriarcato latino e del Malteser International - dichiara padre Romanelli - gli aiuti alimentari continuano a raggiungere migliaia di famiglie, soprattutto con il recente arrivo di nuove spedizioni. Siamo anche concentrati sull'organizzazione della vita pastorale della parrocchia. Ciò include garantire la sicurezza di tutti, continuare a pregare e mantenere le attività quotidiane, nonostante le circostanze difficili. In mezzo ai tumulti - aggiunge - ci impegniamo a garantire che l'istruzione dei bambini continui, anche se solo parzialmente, per coloro che si rifugiano nella parrocchia. Pertanto, è stato riservato del tempo specifico per le attività educative, con l'obiettivo di mantenere gli studenti sulla buona strada per l'anno scolastico, con particolare attenzione alla preparazione del Tawjihi, l'esame finale delle scuole secondarie. Ciò fornisce un senso di speranza tanto necessario adesso". Ma l'opera della parrocchia non si ferma all'aiuto materiale e scolastico: "Insieme a Caritas Jerusalem e alle Suore di Madre Teresa, stiamo fornendo assistenza medica ai malati e ai bisognosi nei limiti delle nostre capacità. Inoltre, abbiamo formato confraternite maschili e femminili per promuovere un ambiente spiritualmente arricchente, tra cui un'attenzione allo sviluppo del coro e incoraggiando un'esplorazione più profonda della fede". "Siamo pieni di speranza e stiamo lavorando per ricostruire il nostro futuro", ribadisce padre Youssef Assad, vicario parrocchiale.
Starmer a Netanyahu: “Bene cessate il fuoco, ora stabilizzarlo”
Sostegno a un cessate il fuoco "a lungo atteso" e auspicio che sia adesso "attuato in pieno, incluso nelle tappe previste per "la liberazione di tutti gli ostaggi" rimasti nelle mani di Hamas. Così il primo ministro britannico Keir Starmer in una conversazione telefonica con l'omologo israeliano Benyamin Netanyahu di cui dà conto oggi Downing Street. Nella telefonata i due leader hanno convenuto sulla prospettiva di "una soluzione pacifica e permanente" nella Striscia di Gaza che "garantisca la sicurezza d'Israele", si legge nella nota. Mentre Starmer ha ricordato come Londra resti ferma nel sostegno a "un processo politico" di pace complessivo che "deve condurre anche a uno Stato palestinese sostenibile e sovrano". Ribadita poi la partnership fra il Regno Unito e lo Stato ebraico in materia di "difesa e sicurezza" per garantire "la stabilità regionale" del Medio Oriente, in particolare di fronte alle "minacce" attribuite all'Iran, il premier laburista ha infine rivolto "un ringraziamento personale al lavoro svolto dal governo israeliano per assicurare il rilascio degli ostaggi": "in particolare", fra i primi, "di Emily Damari", cittadina britannica oltre che israeliana. "Vedere le immagini di Emily tornata finalmente fra le braccia della sua famiglia - ha concluso Starmer - è stato meraviglioso, ma è pure un memento dei costi umani del conflitto".
Anp: “Nell'assalto dell'Idf a Jenin 8 morti e 35 feriti”
Il governo palestinese ha condannato le misure aggressive israeliane contro il popolo palestinese, l'ultima delle quali è stato l'assalto alla città di Jenin e al suo campo, che ha provocato l'uccisione di otto palestinesi e il ferimento di altri 35. Lo riferisce l'agenzia di stampa dell'Anp Wafa.
Capo del Comando sud dell'Idf lascia l'esercito israeliano
Il capo del comando sud dell'Idf Yaron Finkelman ha scritto al capo di stato maggiore Herzi Halevi Halevi per annunciare che lascia il suo ruolo. Lo rende noto l'ufficio stampa dell'Idf. "Guidato dalla mia bussola morale e dai valori che mi guidano, ho deciso di lasciare il mio ruolo di ufficiale comandante del comando sud e di terminare il mio servizio nell'Idf. Il 7 ottobre ho fallito nel difendere il Negev occidentale e i suoi amati ed eroici residenti. Questo fallimento rimarrà impresso in me per il resto della mia vita. Per responsabilità nei confronti dello Stato di Israele, degli amati e cari residenti del confine con Gaza, dell'Idf e dei miei soldati, da allora ho lavorato per guidare la guerra contro Hamas e le organizzazioni terroristiche di Gaza. Con profondo dolore, porterò per sempre nel mio cuore il ricordo dei caduti. I migliori dei nostri figli e delle nostre figlie, coraggiosi nello spirito, nel cuore e nelle azioni", ha scritto Finkelman.
Lapid: “Ora si dimetta Netanyahu e il suo governo catastrofico”
Il leader dell'opposizione israeliana Yair Lapid è tornato a chiedere le dimissioni del premier Benyamin Netanyahu, dopo che il capo di stato maggiore Herzi Halevi ha annunciato le sue dimissioni per il fallimento del 7 ottobre. "Rendo omaggio al capo di stato maggiore, il generale Halevi. Ora lasciamo che il primo ministro e tutto il suo catastrofico governo si assumano le loro responsabilità e si dimettano", ha scritto Lapid su X.
Dalla difesa alle infrastrutture, Russia e Iran sempre più vicini
Mosca e Teheran sono sempre più vicini. I presidenti Putin e Pezeshkian hanno firmato un "trattato di partenariato strategico globale" con cui è stata potenziata la cooperazione militare e d'intelligence. Un accordo definito "una vera svolta" che amplierà la proiezione russa nel settore dell'energia nucleare iraniana (LEGGI L’ARTICOLO)
Si dimette altro comandante esercito Israele
Insieme al capo di Stato maggiore dell'esercito israeliano, Herzi Halevi, per le responsabilità avute nel fallito contrasto all'attacco di Hams del 7 ottobre 2023 si è dimesso anche il generale Yaron Finkelman, capo del comando militare Sud di Israele, responsabile di Gaza. Le dimissioni di entrambi i generali giungono a pochi giorni dal cessate il fuoco con Hamas, che ha posto fine a 15 mesi di guerra innescati dall'attacco piu' mortale nella storia di Israele.
Netanyahu ringrazia Halevi dopo annuncio dimissioni
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha parlato con il generale Herzi Halevi dopo che l'Idf ha annunciato le sue dimissioni da capo dell'esercito e lo ha ringraziato per il lungo servizio reso al Paese. Netanyahu "ha ringraziato il capo di stato maggiore dell'Idf per i suoi molti anni di servizio e il suo comando dell'Idf" durante gli ultimi 15 mesi di guerra "che hanno portato a grandi risultati per lo Stato di Israele", afferma l'ufficio del primo ministro. I due dovrebbero incontrarsi nei prossimi giorni. Halevi ha detto oggi che intende dimettersi dal suo incarico a partire dal 6 marzo, citando il suo "fallimento" nell'impedire l'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.
Houthi, "limiteremo gli attacchi alle navi durante la tregua"
Gli Houthi dello Yemen hanno affermato oggi che limiteranno i loro attacchi nel Mar Rosso alle imbarcazioni collegate a Israele durante il cessate il fuoco nella guerra di Gaza. "Abbiamo informato le compagnie di navigazione internazionali che le nostre operazioni militari si concentreranno esclusivamente sulle imbarcazioni collegate" a Israele durante la tregua, ha detto un funzionario Houthi all'Afp in condizione di anonimato. Tra le imbarcazioni prese di mira nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden in solidarietà con i palestinesi da novembre 2023 c'erano quelle che i ribelli ritenevano fossero collegate a Israele, Stati Uniti e Regno Unito. Il funzionario Houthi ha anche affermato che il suo movimento interromperà i suoi attacchi contro le navi collegate a Israele una volta che ogni fase dell'accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas sarà stata implementata.
Sette morti e 35 feriti in attacco israeliano a Jenin
E' salito a sette morti e 35 feriti il bilancio delle vittime dell'operazione militare lanciata dalle forze israeliane nel campo profughi di Jenin, nel nord della Cisgiordania. Lo ha riferito il ministero della Salute dell'Autorità nazionale palestinese.
Air France riprende voli da e per Israele dal 25 gennaio
Air France ha annunciato che riprenderà ad operare voli da e per Tel Aviv a partire dal 25 gennaio dopo che è entrata in vigore la tregua tra Israele e Hamas.
Appello di Hamas alla Cisgiordania: "Escalation contro Israele"
In risposta all'operazione militare israeliana a Jenin, Hamas ha esortato i palestinesi della Cisgiordania a intensificare la resistenza contro le forze israeliane, secondo una dichiarazione del gruppo palestinese. Lo riporta il Guardian.
Unicef: "Bene il rilascio dei primi 9 bambini palestinesi"
"L'Unicef accoglie con favore il rilascio di 9 bambini palestinesi che sono stati riuniti nella notte (del 19/1) con le loro famiglie in Cisgiordania e Gerusalemme Est, dopo essere stati detenuti per oltre un anno". Lo scrive la direttrice generale dell'Unicef Catherine Russell su X.

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Lascia il capo di stato maggiore di Israele, Herzi Halevi
Il capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi ha informato il ministro della Difesa Israel Katz che andrà in pensione il 6 marzo 2025 "in virtù del riconoscimento della mia responsabilità per il fallimento dell'Idf il 7 ottobre e nel momento in cui l'esercito ha registrato risultati significativi ed eccezionali durante l'attuazione dell'accordo per il rilascio dei rapiti". "La mattina del 7 ottobre, l'Idf sotto il mio comando ha fallito nella sua missione di proteggere i cittadini di Israele. La mia responsabilità per il terribile fallimento mi accompagnerà per il resto della mia vita", ha scritto Halevi nella lettera al ministro della Difesa.
Hamas esorta la Cisgiordania a combattere contro l'Idf
Hamas esorta i palestinesi in Cisgiordania a intensificare i combattimenti contro Israele in risposta all'offensiva militare dell'Idf nella città di Jenin. Lo riferisce Hamas in una nota. Anche ieri sera l'organizzazione fondamentalista ha lanciato un appello "all'escalation in Cisgiordania in tutte le sue forme per far fronte al terrorismo dei coloni e di Israele".
Hamas: "Aumentare scontri con Idf in risposta a operazione Jenin"
Hamas ha lanciato un appello per una mobilitazione generale in Cisgiordania dopo l'operazione militare congiunta 'Muro di Ferro' lanciata oggi dalle Idf e dal Mossad nel campo profughi di Jenin. "Invitiamo le masse del nostro popolo in Cisgiordania e la sua gioventù rivoluzionaria a mobilitarsi e a intensificare lo scontro con l'esercito di occupazione'', si legge in una di Hamas. L'obiettivo, si legge, deve essere quello di ''sventare la vasta aggressione sionista contro la città di Jenin e il suo accampamento".
Netanyahu: a Jenin operazione per "sradicare terrorismo"
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che l'esercito ha lanciato una grande operazione a Jenin, in Cisgiordania, con l'obiettivo di "sradicare il terrorismo" nell'area. Le forze di sicurezza israeliane "hanno lanciato oggi una grande e significativa operazione militare per sradicare il terrorismo a Jenin, 'Muro di ferro'", ha affermato il premier in una dichiarazione.
Famiglia soldato rapito ringrazia Netanyahu, "finalmente sepolto"
Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha parlato oggi con Aviram e Ofek Shaul, i fratelli del soldato rapito a Gaza dieci anni fa Oron, i cui resti sono stati recuperati domenica nella Striscia dall'Idf e che è stato sepolto ieri. Lo riferisce l'ufficio del premier. I fratelli Shaul hanno chiesto di parlare con Netanyahu e durante la cconversazione lo hanno ringraziato per aver mantenuto la promessa fatta alla madre, Zehava, permettendo alla famiglia di chiudere il cerchio e seppellire in Israele Oron come attendevano da tanti anni.
Anp, 6 morti e 35 feriti nell'operazione dell'Idf a Jenin
Il ministero della Salute dell'Autorità nazionale palestinese aggiorna il bilancio delle vittime a Jenin, in Cisgiordania, facendo sapere che finora nell'operazione dell'Esercito israeliano (Idf) ci sono sei morti e 35 feriti.
Tregua Gaza, chi sono le prime 3 ragazze israeliane liberate da Hamas
Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher erano state rapite durante gli attacchi del 7 ottobre 2023. Gonen era stata catturata al festival Supernova, mentre Damari e Steinbrecher erano state prelevate dal kibbutz di Kfar Aza. Il pomeriggio del 19 gennaio, nel quadro dell'accordo sul cessate il fuoco, sono state liberate. I DETTAGLI
Tajani in Israele e Palestina: "L'Italia fornirà uomini per un'eventuale missione di pace"
Il titolare della Farnesina ha incontrato il suo omologo Gideon Sa'ar, il presidente israeliano Isaac Herzog e il premier e ministro degli Esteri palestinese Mohammed Mustafa, per "incoraggiarli e sostenerli, perché oggi la tregua è ancora fragile". Sul futuro "credo sarebbe una buona idea avere una missione di interposizione promossa da un ente internazionale come l'Onu. Purché sia a guida araba". LEGGI QUI
I capi di Mossad e Shin Bet vedono il capo dell'intelligence dell'Egitto al Cairo
Il capo del Mossad David Barnea e quello dello Shin Bet Ronen Bar si sono recati al Cairo per colloqui con il capo dell'intelligence egiziana, il generale Hassan Mahmoud Rashad. Lo scrive il Jerusalem Post. L'Egitto è stato uno dei mediatore chiave per arrivare all'accordo di cessate il fuoco. Al centro dei colloqui l'ulteriore applicazione dell'accordo sugli ostaggi.
Operazione dell'Idf a Jenin: "Due palestinesi uccisi"
L'esercito israeliano ha annunciato l'avvio di un'operazione "antiterrorismo" nella citta' di Jenin, in Cisgiordania, nell'ambito della quale - secondo il ministero della Sanita' palestinese - sono rimasti uccise due persone. In una dichiarazione congiunta, l'esercito e l'Agenzia per la sicurezza israeliana hanno affermato che, insieme alla polizia di frontiera israeliana, hanno avviato un'operazione nella città, una roccaforte di gruppi militanti palestinesi.
Netanyahu: "Operazione militare Muro di ferro in Cisgiordania"
"Su indicazione del gabinetto politico-sicurezza, l'Idf, lo Shin Bet e la Polizia di Israele hanno avviato oggi un'operazione militare - denominata Muro di ferro - vasta e significativa per combattere il terrorismo a Jenin. Questo è un ulteriore passo verso il raggiungimento dell'obiettivo che ci siamo prefissati: rafforzare la sicurezza in Giudea e Samaria (Cisgiordania). Agiamo in modo sistematico e deciso contro l'asse iraniano ovunque esso estenda le sue mani: a Gaza, in Libano, in Siria, in Yemen, in Giudea e Samaria. E non finisce qui". Lo ha dichiarato il premier Benyamin Netanyahu.

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Il Qatar fiducioso sull'attuazione degli accordi su Gaza
Il Qatar, nel suo ruolo di mediatore tra Israele e Hamas, ha fatto sapere di essere "fiducioso" nell'accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, nel terzo giorno di tregua nei territori palestinesi, precisando però che ogni "minima violazione" potrebbe rimettere tutto in discussione. L'entrata in vigore della tregua di sei settimane, domenica, ha segnato l'inizio di un processo ancora incerto, destinato a porre fine a 15 mesi di guerra tra Israele e il movimento islamista palestinese. "Siamo fiduciosi nell'accordo per quanto riguarda il suo contenuto e nel fatto che abbiamo risolto tutte le questioni importanti sul tavolo", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari. "La minima violazione da parte di una delle parti o una decisione politica potrebbe ovviamente portare al suo crollo", ha aggiunto durante una conferenza stampa a Doha.
Hamas consolida il controllo a Gaza: "Agenti dispiegati in strada"
Gli agenti di polizia di Hamas sono apparsi a Gaza, per la prima volta dopo 15 mesi di guerra, in uniforme, armati, e non in abiti civili, con il volto coperto da mascherine, segnando il loro controllo sulla Striscia. "Ci siamo dispiegati nelle strade e negli incroci di Gaza", ha dichiarato un portavoce di Hamas. Foto pubblicate sui social da Gaza mostrano gli agenti per strada.
Katz condanna l'attacco dei coloni a palestinesi in Cisgiordania
Commentando l'attacco dei coloni di ieri sera contro due villaggi palestinesi della Cisgiordania, al-Funduq e Jinsafut, il ministro della Difesa Israel Katz ha dichiarato alla commissione Affari Esteri e Difesa della Knesset di "condannare fermamente qualsiasi attacco e violenza contro i palestinesi" e di rammaricarsi per l'uccisione di due uomini israeliani da parte di un agente di polizia durante l'attacco. "Le autorità di polizia devono far rispettare la legge e arrestare e perseguire chiunque violi la legge. Dovrebbe esserci una procedura penale e non ordini amministrativi, e i coloni dovrebbero essere trattati allo stesso modo di persone coinvolte in qualsiasi altro incidente in qualsiasi parte dello Stato di Israele", ha affermato. Katz ha invitato i leader dei coloni a "condannare qualsiasi violenza di questo tipo". Ma allo stesso tempo ha sottolineato la crescente minaccia per gli insediamenti: "I nostri nemici riconoscono ora che questa è l'unica arena aperta oggi".
Negoziati al Cairo: "Sul tavolo l'esilio dei terroristi da rilasciare"
I direttori del Mossa e dello Shin Bet, David Barnea e Ronen Bar, sono stati ieri al Cairo dove hanno incontrato il capo dell'intelligence egiziana, che sta mediando i negoziati tra Israele e Hamas. Lo riferiscono i media israeliani. I tre hanno discusso del processo di esilio dei detenuti palestinesi considerati altamente pericolosi in un Paese terzo come parte dell'accordo di cessate il fuoco, nonché delle disposizioni di sicurezza lungo il corridoio Filadelfia tra Gaza e l'Egitto.
Operazione Idf-Shin Bet a Jenin, ucciso un palestinese
Nel terzo giorno di cessate il fuoco a Gaza, l'esercito israeliano e lo Shin Bet hanno annunciato di aver lanciato un'operazione antiterrorismo a Jenin, in Cisgiordania. Un drone ha attaccato la città. I residenti palestinesi hanno riferito di allarmi in seguito all'arrivo di una forza speciale israeliana e di veicoli dell'Idf entrati dal checkpoint di Dotan. Il ministero della Sanità palestinese ha riferito che una persona è stata uccisa in un attacco. L'operazione - informa l'esercito israeliano - dovrebbe continuare nei prossimi giorni e vi parteciperanno molte forze dell'Idf, tra cui membri di unità speciali, lo Shin Bet e le Forze speciali. Lo scopo dell'operazione è di distruggere e neutralizzare le infrastrutture terroristiche e le "bombe ad orologeria". Nelle scorse settimane numerose operazioni antiterrorismo sono state condotte a Jenin anche dalle forze dell'Autorità palestinese provocando violente proteste dei residenti.
Israele, le donne ancora ostaggio di Hamas da rilasciare nella prima fase del cessate il fuoco
Nelle mani di Hamas rimangono sette donne dall'elenco originale di 33 nomi di ostaggi da rilasciare nella prima fase dell'accordo di cessate il fuoco: Arbel Yehud, 29 anni; Shiri Silberman Bibas, 33 anni (madre dei bambini dai capelli rossi che sono diventatio uno dei simboli del dramma); Liri Albag, 19 anni; Karina Ariev, 20 anni; Agam Berger, 21 anni; Danielle Gilboa, 20 anni e Naama Levy, 20 anni.
Il Medio Oriente secondo Donald Trump
Nel dicembre 2017 il tycoon riconobbe ufficialmente Gerusalemme come capitale dello Stato di Israele. Oggi il suo secondo mandato si apre con la complicata tregua, appena avviata, tra Netanyahu e Hamas. Cosa cambierà con l’insediamento alla Casa Bianca del nuovo Presidente. LEGGI SU SKY TG24 INSIDER

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Idf: "Decine di coloni hanno attaccato villaggi in Cisgiordania"
Un'indagine iniziale dell'Idf sull'attacco cominciato ieri sera tardi da parte di coloni in due villaggi palestinesi della Cisgiordania riferisce che erano coinvolte decine di aggressori e che anche le truppe sono state attaccate. "Decine di civili israeliani, alcuni dei quali mascherati, sono arrivati ;;di notte nella zona di al-Funduq, hanno incendiato proprietà e causato danni". L'Idf afferma che, dopo aver ricevuto la segnalazione, soldati e agenti di polizia sono stati inviati sulla sul posto. Gli aggressori coinvolti nell'attacco ad al-Funduq e al villaggio adiacente di Jinsafut "hanno lanciato pietre e attaccato le forze di sicurezza", afferma l'esercito. Le immagini trasmesse dall'emittente pubblica Kan mostrano i coloni mascherati mentre danno fuoco alle auto. Il filmato li mostra anche mentre cercano di entrare nelle case e lanciano pietre.
Idf: "La prossima settimana gli abitanti di Gaza possono tornare al nord"
L''esercito israeliano ha comunicato ai palestinesi sfollati che dalla prossima settimana potranno fare ritorno nel nord di Gaza dal sud della Striscia, se Hamas rispetterà l'accordo di cessate il fuoco. "Se Hamas rispetta tutti i dettagli dell'accordo, a partire dalla prossima settimana, i residenti della Striscia potranno tornare nella zona settentrionale di Gaza e saranno date istruzioni a riguardo", ha scritto su X il portavoce in lingua araba dell'Idf. In base all'accordo, il settimo giorno del cessate il fuoco, ai cittadini di Gaza disarmati sarà consentito di tornare a piedi a nord di Gaza senza alcuna ispezione, tramite la strada costiera. I veicoli che tornano a nord di Gaza dovranno sottoporsi a un'ispezione da parte di una società privata che sarà determinata dai mediatori e da Israele. Il 22/o giorno, ai palestinesi sfollati e disarmati sarà consentito tornare a piedi nel nord di Gaza attraverso la strada Salah a-Din, anche in questo caso senza ispezioni. In base al piano, questo significa che l'Idf si ritirerà gradualmente dal corridoio di Netzarim. L'Idf ha messo in guardia gli abitanti di Gaza dall'avvicinarsi alle zone in cui sono ancora schierate le truppe, tra cui la zona cuscinetto lungo l'intero confine, il corridoio di Netzarim al centro della Striscia, il corridoio Filadelfia al confine tra Egitto e Gaza e il mare.
Anvcg: "Tregua a Gaza segnale che abbraccia l'umanità a 10 giorni dalla Giornata nazionale"
A poco più di dieci giorni dalla Giornata Nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo, che si celebrerà con un evento il 31 gennaio alle 10.30 a Palazzo Vecchio (Salone dei Cinquecento) e con l’illuminazione, nella serata del 1° febbraio, di palazzi e monumenti da parte di centinaia di Comuni, Regioni e delle istituzioni centrali in tutta Italia, l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra accoglie con entusiasmo e profonda speranza la notizia dell’avvio della tregua a Gaza.
Michele Vigne, Presidente Nazionale dell’Associazione, dichiara in una nota: "La tregua è il primo segnale di speranza che abbraccia l’umanità da diversi anni a questa parte, un segnale che dice che gli sforzi diplomatici per la pacificazione sono sempre preziosi. Vedere in questi giorni alcuni ostaggi israeliani tornare finalmente alle proprie famiglie e sapere che gli aiuti umanitari iniziano ad arrivare alla popolazione civile di Gaza, stremata da oltre un anno di guerra, è davvero incoraggiante. Commovente per coloro che hanno conosciuto le deprivazioni della guerra in passato e ne col-gono pienamente il valore umano. Il cessate il fuoco, - continua Vigne - per noi vittime civili di guerra italiane, assume un significato speciale essendo prossima la data del 1° febbraio, la Giornata Nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo, che celebreremo con ancor più convincimento e tenacia auspicando che la pace in Medi Oriente sia duratura e che ciò ispiri anche soluzioni analoghe per altri conflitti”.
"L‘Anvcg - si legge nella nota - si augura che l’Italia già in prima linea con l’operazione 'Food for Gaza' attivata dal ministero degli Esteri nell’ambito della cooperazione internazionale possa incidere ancora di più, già dai primi momenti di tregua, potendo contare su maggiori varchi e corridoi umanitari. L’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra ribadisce il suo instancabile impegno nel sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni su questi temi, perché la pace non sia solo una pausa temporanea ma una condizione stabile nella quale tutti gli strumenti del diritto internazionale possano essere utilizzati nel prevenire e proteggere le popolazioni civili in contesto di guerra".
Dalle soldatesse a mamma Bibas, le donne che Hamas può liberare
Ci sono ancora sette donne nella lista dei 33 ostaggi che Hamas rilascerà nella prima fase dell'accordo raggiunto con Israele. Quattro di queste verranno liberate domenica, come ha anticipato il funzionario di Hamas Taher al-Nunu.
Dopo il rilascio domenica di Emily Damari, Romi Gonen e Doron Steinbrecher, nella lista dei primi ostaggi che saranno liberati figura Shiri Silberman Bibas, 33 anni, rapita insieme al marito Yarden e ai figli Ariel, che ha compiuto 5 anni a Gaza, e il più piccolo ostaggio Kfir, di soli 2. Hamas aveva fatto sapere che la famiglia Bibas era stata uccisa in un raid aereo israeliano, ma non aveva mai fornito prove. C'è attesa anche per la tedesco-israeliana Arbel Yehud, 29 anni, che inizialmente doveva essere rilasciata domenica, ma che è stata sostituita da Hamas all'ultimo minuto. Al suo posto è stata rilasciata Emily Damari. Arbel Yehud era stata rapita il 7 ottobre del 2023 con il fidanzato Ariel Cunio dalla sua abitazione nel kibbutz Nir Oz.
Anp: "Trump incita i coloni israeliani alla violenza"
L'Autorità nazionale palestinese (Anp) accusa Trump di incitare "i coloni estremisti" israeliani alla violenza contro i palestinesi revocando le sanzioni contro i coloni israeliani nella Cisgiordania occupata. "La revoca delle sanzioni contro i coloni estremisti li incoraggia a commettere più crimini contro il nostro popolo", ha affermato il ministero degli Esteri palestinese in una nota, ricordando i recenti attacchi dei coloni israeliani in tutta la Cisgiordania, in cui sono rimaste ferite 21 persone.
Hamas: "Quattro donne israeliane saranno liberate sabato"
Quattro donne israeliane saranno liberate sabato nell'ambito dello scambio di prigionieri con Israele: lo ha fatto sapere Hamas.
Iran: "Il cessate il fuoco a Gaza sia permanente"
L'ambasciatore iraniano all'Onu, Saeed Iravani, ha chiesto di trasformare il cessate il fuoco a Gaza tra Israele e Hamas, entrato in vigore domenica, in una soluzione permanente e sostenibile, sottolineando la necessità del completo ritiro delle forze israeliane dall'enclave palestinese. Lo riporta l'Irna. Intervenendo ieri a una riunione del Consiglio di sicurezza sul Medio Oriente, Iravani ha affermato inoltre che "il regime israeliano deve anche onorare il suo impegno per il cessate il fuoco con il Libano e ritirare le sue forze dal Libano meridionale dopo 60 giorni dall'accordo di cessate il fuoco". L'ambasciatore ha chiesto poi una "responsabilità senza compromessi" da parte di Israele e ha riaffermato il sostegno dell'Iran al diritto dei palestinesi alla resistenza ai sensi del diritto internazionale.
Hamas pronto a dialogo con Usa, 'merito Trump se guerra è finita'
La leadership politica di Hamas è pronta al dialogo con gli Stati Uniti e riconosce al nuovo presidente americano Donald Trump il merito di aver ''messo fine'' alla guerra nella Striscia di Gaza. Lo ha dichiarato l'alto funzionario di Hamas Mousa Abu Marzouk nel corso di una intervista al New York Times. Trump è un ''presidente serio'', ha aggiunto.
"Se non fosse stato per il presidente Trump, per la sua insistenza nel porre fine alla guerra e per l'invio di un rappresentante decisivo, l'accordo non si sarebbe mai concretizzato", ha affermato Abu Marzouk riferendosi al nuovo inviato americano in Medioriente, Steve Witkoff. ''Il merito di aver posto fine alla guerra spetta a Trump", ha aggiunto.
Abu Marzouk sottolinea quindi che Witkoff è il benvenuto a Gaza. "Può venire a vedere la gente e cercare di capire i loro sentimenti e desideri in modo che la posizione americana possa basarsi sugli interessi di tutte le parti, e non solo di una parte", ha aggiunto.
Mo, Trump: 'non ho fiducia su tenuta accordo su Gaza'
Il presidente americano Donald Trump ''non ha fiducia'' sulla tenuta dell'accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza raggiunto tra Israele e Hamas. ''Non è la nostra guerra, è la loro guerra. Ma io non ho fiducia'' nell'accordo, ha detto Trump. Hamas, ha aggiunto, è stato ''indebolito'' dalla guerra. ''Ho visto una foto di Gaza. Gaza è come un enorme sito di demolizione'', ha affermato.
Il tycoon ha poi detto che potrebbe esserci un ''piano fantastico'' per la ricostruzione di Gaza. ''E' in una posizione fenomenale sul mare, il clima è fantastico. Sapete, tutto è perfetto. Si potranno fare delle cose meravigliose in questo posto", ha detto.
Gaza ridotta a un cumulo di macerie. Hamas: 'Risorgerà'
"Per la prima volta non abbiamo avuto paura, non ci chiedevamo quando ci sarebbe stato il prossimo raid". Quasi incredulo, Ammar Barbakh, trentacinquenne residente di Khan Yunis, descrive con poche parole il sollievo dei gazawi al risveglio dopo la prima notte senza bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, che in 15 mesi di guerra hanno raso al suolo la maggior parte degli edifici e delle infrastrutture nell'enclave. Una devastazione tale da rendere il cessate il fuoco un momento dolceamaro per milioni di palestinesi, partiti in un lungo controesodo per tornare alle proprie case, consapevoli che ad attenderli ci sarà solo un cumulo di macerie. Ma Hamas promette: la Striscia e il suo popolo "risorgeranno di nuovo per ricostruire ciò che l'occupazione ha distrutto". Secondo il ministero della Sanità di Hamas, 47.035 persone sono state uccise e oltre 111mila ferite negli attacchi israeliani sull'enclave dal 7 ottobre 2023, 122 dei quali morti nelle 24 ore prima che entrasse in vigore la tregua. L'agenzia di protezione civile a Gaza stima che più di 10.000 cadaveri siano ancora sotto le macerie degli edifici distrutti. Da domenica, nell'enclave continuano a entrare centinaia di camion di aiuti e di carburante necessari a dare sollievo alla popolazione sull'orlo della carestia. Ma intanto, resta la devastazione immortalata dalle immagini aeree rilanciate dai media, in mezzo alla quale colonne di palestinesi si sono incamminate sin dalle prime ore di cessate il fuoco per tornare alle proprie abitazioni, che probabilmente non ci sono più. Secondo l'Onu, bisognerà attendere almeno il 2040 per vedere Gaza ricostruita.
Gaza, recuperati a Rafah 137 corpi da inizio cessate il fuoco
La Difesa civile palestinese ha affermato che dall'inizio del cessate il fuoco solo a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, sono stati ritrovati tra le macerie 137 corpi. Lo riferisce Al Jazeera online, secondo cui l'organizzazione di soccorso di Gaza ha garantito che le sue squadre continuano a scavare tra le macerie degli edifici distrutti dalla guerra di 15 mesi di Israele, alla ricerca dei corpi delle persone uccise. Si stima, aggiunge l'emittente tv qatariota, che attualmente siano almeno 10.000 i corpi non ancora recuperati da sotto le macerie nella Striscia di Gaza.
Trump revoca le sanzioni ai coloni in Cisgiordania
Donald Trump ha firmato, nello Studio Ovale, l'ordine esecutivo per revocare le sanzioni sui coloni israeliani in Cisgiordania.