Tregua Israele-Hamas, la lista dei 33 ostaggi che saranno liberati nella prima fase

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Introduzione

Sono 33 gli ostaggi che saranno rilasciati durante la prima delle tre fasi dell'accordo di tregua per un cessate il fuoco sulla Striscia di Gaza tra Israele e Hamas scattato alle 10.15 del 19 gennaio. Le prime tre persone, tutte donne, sono state prese in consegna a Gaza City dalla Croce Rossa. Si tratta di Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher

Dalle donne portate via dai kibbutz israeliani ai partecipanti rapiti durante il festival di Nova: ecco chi sono le persone che dovrebbero essere liberato man mano durante questa fase di tregua

Quello che devi sapere

L'elenco degli ostaggi

  • Come detto, Hamas ha rilasciato oggi le prime tre rapite, cioè Romi Gonen, Emily Damari e Doron Steinbrecher, che sono subito state portate in ospedale per accertamenti sanitari. La Croce Rossa ha informato l'Idf che tutte e tre sono "in buone condizioni". Secondo il programma del cessate il fuoco, entrato in vigore la mattina del 19 gennaio, il settimo giorno verranno resi noti i nomi di altri quattro rapiti. Ogni settimana, i nomi di altri tre.

Per approfondire:

Tregua a Gaza, accordo tra Israele e Hamas. Che cosa prevede e cosa succede adesso

Romi, Emily e Doron

  • Romi Gonen, 23 anni, è stata sentita l'ultima volta alle 10,58 del 7 ottobre, mentre lei e le sue amiche cercavano di sfuggire all'assalto di Hamas al festival Supernova. Gonen era stata al telefono con sua madre, Meirav Gonen, per tutta la mattina, da quando i terroristi avevano iniziato l'attacco alle 6,30. Era in macchina con le amiche quando, alle 10.15, ha detto a sua madre che erano state colpite e che stavano sanguinando. Quando l'auto è stata poi ritrovata, era vuota. Il telefono di Romi è stato successivamente localizzato a Gaza.
  • Emily Damari, 27 anni, è stata presa in ostaggio durante l'assalto al kibbutz di Kfar Aza. Damari ha doppia cittadinanza britannico-israeliana. Il suo ultimo messaggio risale alle 10 del mattino quando scrisse che i terroristi erano nel suo isolato e sparavano intorno al suo appartamento. Bar Kislev, un amico sopravvissuto alla strage, ha poi raccontato di aver visto l'auto di Damari guidata da un terrorista fermarsi davanti a casa sua e poi dirigersi rapidamente verso Gaza. Su 37 residenti del quartiere "giovani generazioni" del Kibbutz Kfar Aza, 11 sono stati assassinati e sette sono stati rapiti e portati nella Striscia. 
  • Doron Steinbrecher, 31 anni, era nel suo appartamento dello stesso Kibbutz. Infermiera veterinaria, era in contatto con la sorella sposata, Yamit Ashkenazi e i loro genitori, che vivono tutti nel kibbutz. Alle 6:30 del mattino Ashkenazi era con la sua famiglia, compresi i suoi figli di 3 e 6 anni, nella safe room in cui sono rimasti per 21 ore, senza cibo né acqua. I suoi genitori erano nella loro casa di Kfar Aza, e il loro giardino è stato usato dai terroristi come una specie di quartier generale senza che nessuno abbia mai tentato di entrare in casa. Alle 10:30, Doron ha detto ai suoi genitori che era spaventata e che i terroristi erano arrivati nel suo edificio. Poi ha inviato un messaggio vocale ai suoi amici in cui diceva: "Sono arrivati, mi hanno presa".

La famiglia Bibas

  • Tra i nomi che erano circolati nei giorni scorsi c'erano anche quelli di Arbel Yehud e Shiri Bibas, con i suoi figli Ariel e Kfir. Per quanto riguarda la famiglia Bibas, non è chiaro se siano ancora in vita o, come dichiarato da Hamas, morti da più di un anno. Il 15 gennaio i loro parenti, ore prima dell’ufficialità dell’accordo, avevano diffuso una dichiarazione attraverso il Forum delle famiglie degli ostaggi: "Siamo a conoscenza di notizie che affermano che la nostra famiglia è inclusa nella prima fase dell'accordo e che Shiri e i bambini Kfir e Ariel dovrebbero essere tra i primi a essere rilasciati. Data la nostra esperienza di delusioni, non consideriamo nulla di definitivo finché i nostri cari non attraversano il confine". La famiglia aveva aggiunto che “siamo in attesa di certezze sul loro rilascio e sulle loro condizioni e chiediamo di non essere contattati in questo momento delicato. Chiediamo di astenersi dal diffondere voci. Continuiamo a fare appello al primo ministro e a chiedere il ritorno di tutti, fino a quando l'ultimo ostaggio non sarà tornato a casa"

Le 5 soldatesse

  • Secondo il piano saranno poi liberate cinque soldatesse: Liri Elbag, Karina Ariev, Agam Berger, Daniela Galbo e Naama Levi

I 10 uomini tra i 50 e gli 85 anni

  • La lista include anche 10 uomini di età compresa tra i 50 e gli 85 anni: Ohad Ben Ami, Gidi Moses, Keith Sigal, Ofer Calderon, Eliyahu Sharabi, Itzik Elgart, Shlomo Mancer, Ohad Yahalomi, Oded Lipschitz e Tzachi Idan

Gli israeliani feriti o malati

  • Sempre nella prima fase dell'accordo dovrebbero essere liberati altri nove ostaggi, tra cui feriti e malati: Yarden Bibas (il padre dei due bambini che sarebbero rilasciati subito), Shagai Dekel Chen, Yair Horn, Omer Venkert, Aleksandr Tropnov, Eliya Cohen, Or Levy, Tal Shoham e Omer Shem Tov. La stessa sorte attenderebbe Avra Mengistu e Hisham Shaaban al-Said, che sono prigionieri a Gaza già da dieci anni

La sorte degli ostaggi di Hamas

  • In totale il 7 ottobre 2023 - secondo quanto ricostruito da CNN - sono state 251 le persone rapite da Hamas in Israele. In base a quanto riferito dal governo di Tel Aviv, 94 si troverebbero ancora a Gaza. Di questi ostaggi, 60 sarebbero ancora in vita mentre 34 si presume che siano morti. Tuttavia si teme che il numero reale delle persone decedute possa essere più alto.
  • I restanti 157 sono invece stati recuperati: 109 sono stati rilasciati, mentre 8 sono stati salvati dall’esercito israeliano. Altri 37 sono stati recuperati morti, mentre gli ultimi 3 erano scappati ma sarebbero stati uccisi per errore dall’Idf.
  • Come detto, nelle mani Hamas ci sarebbero anche altri ostaggi (forse quattro) catturati dal 2014, almeno due dei quali sono morti.

Le fasi del rilascio

  • Il rilascio dei primi 33 ostaggi dovrebbe avvenire secondo un preciso calendario: dopo i primi tre nel primo giorno della tregua, altri quattro dovrebbero poter tornare a casa una settimana dopo, altri tre in quella successiva e altrettanti al ventunesimo giorno. Nell'ultima settimana della prima fase è prevista poi la liberazione di 14 rapiti. Nella seconda fase dell’accordo, sempre della durata 42 giorni, dovrebbero poi essere rilasciati tutti i rimanenti ostaggi maschi. L'Idf ha voluto dare un nome simbolico all'organizzazione militare per riportare indietro gli ostaggi: “Wings of freedom”, ali della libertà.

Il protocollo di accoglienza degli ostaggi

  • Intanto in vista del rilascio degli ostaggi, il ministero della Salute israeliano ha pubblicato un protocollo dettagliato per l'accoglienza che comprende controlli medici e test - compresi test di gravidanza e per individuare malattie sessualmente trasmissibili - trattamenti psicologici e documentazione delle atrocità subite. Nel protocollo distribuito agli amministratori degli ospedali si stabilisce anche che "il trattamento dei rimpatriati sarà amministrato in un complesso separato dal resto dei pazienti in ospedale". È stato poi spiegato che è possibile che alcuni dei rapiti abbiano bisogno di ricovero psichiatrico.

Cosa darà in cambio Israele

  • L’accordo con Hamas prevede che Israele rilasci circa 1700 prigionieri palestinesi durante la prima fase. Dall'elenco diffuso dal ministero della Giustizia emerge che 95 persone usciranno dalle carceri israeliane il primo giorno, la maggior parte donne. E solo un ragazzo, con meno di 18 anni, condannato per omicidio. L'altro dato che emerge è che dei 1.687 detenuti da rilasciare durante la prima fase delle tregua un migliaio di loro saranno persone che erano state arrestate l'8 ottobre ma che non avevano partecipato al massacro. Gli ergastolani invece sarebbero circa 290, ma quelli detenuti in Cisgiordania e a Gerusalemme est saranno trasferiti in altri Paesi (si parla tra l'altro di Qatar e Turchia). In ogni caso, comunque, il numero esatto dei palestinesi dipenderà da quanti dei 33 ostaggi israeliani torneranno vivi.
  •  Non sarà liberato Marwan Barghouti, il leader della prima Intifada condannato a vita. Il governo Netanyahu avrebbe anche respinto la richiesta di Hamas di riavere il corpo di Yahya Sinwar, il leader di Hamas ucciso ad ottobre scorso, mentre avrebbe accettato di rilasciare un numero maggiore di prigionieri palestinesi per gli ostaggi vivi rispetto ai corpi.

Vietate scene di giubilo

  • Stavolta lo scambio avverrà all'insegna del basso profilo, per ridurre al minimo le tensioni. È questa la regola ferrea che ha imposto Israele nell'accordo siglato con Hamas, adottando una stretta rispetto alla prima tregua alla fine del 2023: questa volta, cioè, i prigionieri palestinesi verrano portati fuori dal Paese dal servizio carcerario e non dalla Croce Rossa, e soprattutto avranno il divieto di fare segni di festa per loro rilascio. "Non permetteremo che un'immagine di vittoria per i terroristi vaghi per il Paese finché non raggiungono la loro destinazione. Ecco perché saremo noi a scacciarli con i nostri strumenti", ha spiegato un alto ufficiale.

Per approfondire: La questione israelo palestinese, cos'è e come è nata