Introduzione
Dopo lunghe trattative, è stata siglata l’intesa per un cessate il fuoco a Gaza. L’accordo, in base a quanto comunicato dal primo ministro del Qatar Mohammed Al Thani, prevede che la tregua inizi domenica 19 gennaio. Secondo quanto emerso finora, in una prima fase lunga 42 giorni saranno liberati 33 ostaggi israeliani e circa mille detenuti palestinesi. Ecco quali sono i principali punti previsti e che cosa succederà adesso nella Striscia. (LO SPECIALE)
Quello che devi sapere
L’annuncio di Donald Trump
- La prima conferma alle indiscrezioni circolate in giornata sull’intesa è arrivata alle ore 18 italiane, quando il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato: "C'è l'accordo". Il futuro inquilino della Casa Bianca ha detto sul social Truth che "questo epico accordo di cessate il fuoco avrebbe potuto realizzarsi solo in seguito alla nostra storica vittoria di novembre, poiché ha segnalato al mondo intero che la mia amministrazione avrebbe cercato la pace e negoziato accordi per garantire la sicurezza di tutti gli americani e dei nostri alleati". L’annuncio di Trump ha dissipato i timori che nelle trattative potesse ripetersi il fallimento già avvenuto nei giorni scorsi.
Per approfondire: Tregua a Gaza, accordo tra Israele e Hamas. Le reazioni internazionali, da Trump a Biden
L’intervento di Joe Biden
- Dopo le parole del suo successore Donald Trump, è intervenuto anche Joe Biden: il presidente uscente, che per mesi ha cercato una soluzione attraverso i suoi inviati a cominciare dal segretario di Stato Antony Blinken, ha confermato che “dopo molti mesi di intensa diplomazia da parte degli Stati Uniti, insieme a Egitto e Qatar, Israele e Hamas hanno raggiunto un cessate il fuoco e un accordo sugli ostaggi. Questo accordo fermerà i combattimenti a Gaza, aumenterà l'assistenza umanitaria tanto necessaria ai civili palestinesi e riunirà gli ostaggi alle loro famiglie dopo oltre 15 mesi di prigionia".
Netanyahu a Trump e Biden: “Grazie per aiuto”
- Nella serata italiana di ieri poi Benjamin Netanyahu ha parlato con Donald Trump e lo ha ringraziato per l'aiuto nel promuovere il rilascio degli ostaggi e aver sostenuto Israele a porre fine alla sofferenza degli ostaggi e delle loro famiglie. Lo ha riferito l'ufficio del premier israeliano. Netanyahu ha chiarito "di essere impegnato a riportare a casa tutti gli ostaggi con ogni mezzo possibile" e ha elogiato Trump per le sue parole secondo cui gli Usa lavoreranno per garantire che Gaza non diventi mai più un rifugio per il terrorismo. Successivamente, il premier ha parlato con Joe Biden, ringraziando anche lui per l'aiuto nel promuovere l'accordo.
Cosa prevede l’accordo
- In base a quanto emerso finora, l’accordo di cessate il fuoco è articolato in diverse fasi. La prima dovrebbe durare 42 giorni e durante questa fase saranno liberati ostaggi e detenuti palestinesi. Da Doha il primo ministro del Qatar Mohammed Al Thani ha annunciato che la tregua inizierà domenica. Anche i rapiti dovrebbero cominciare ad essere rilasciati nello stesso giorno. L'Idf - l’esercito israeliano - ha voluto dare un nome simbolico all'organizzazione militare per riportarli indietro. “Wings of freedom”, ali della libertà. Sui primi 33 rapiti che saranno rilasciati nella prima fase dell'accordo, Israele ha imposto che siano tutti vivi, nessuna salma.
Il destino degli ostaggi
- Nel dettaglio, sempre stando alle bozze circolate finora, Hamas dovrebbe rilasciare i primi tre rapiti "entro domenica prossima": nella prima fase dell'intesa sono 33 gli ostaggi tra bambini, donne, anziani e malati che dovrebbero essere liberati gradualmente. Dopo i primi tre nel primo giorno della tregua, altri quattro dovrebbero poter tornare a casa una settimana dopo, altri tre in quella successiva e altrettanti al ventunesimo giorno. Nell'ultima settimana della prima fase è infine prevista la liberazione di ulteriori 14 rapiti. Tra i 33 ostaggi dovrebbero esserci anche 5 soldatesse israeliane. Hamas e i suoi alleati detengono ancora 94 persone portate via da Israele durante l’attacco del 7 ottobre: secondo il governo israeliano almeno 34 di loro sono morte, anche se si teme che il numero reale sia più alto.
Il rilascio dei prigionieri palestinesi
- Israele da parte sua avrebbe accettato di rilasciare almeno mille prigionieri palestinesi - il totale potrebbe arrivare fino a 1.650 secondo alcune fonti, e dipenderà dagli ostaggi liberati - durante la prima fase, tra cui circa 190 che hanno scontato condanne di 15 anni e un centinaio quelli all'ergastolo. Chi è accusato di aver ucciso israeliani non sarà rilasciato in Cisgiordania ma nella Striscia di Gaza o all'estero, in base ad accordi con i Paesi stranieri. Non sarà invece liberato Marwan Barghouti, il leader della prima Intifada condannato a vita. Il governo Netanyahu avrebbe anche respinto la richiesta di Hamas di riavere il corpo di Yahya Sinwar, il leader di Hamas ucciso ad ottobre scorso.
Il futuro della presenza di Israele a Gaza
- Per quanto riguarda invece il punto cruciale della presenza di Israele nella Striscia, l'accordo prevedrebbe un graduale ritiro delle forze armate dai centri abitati durante la prima fase mentre ai civili palestinesi di Gaza sarà consentito di tornare nel nord: sarebbero comunque previsti degli “accordi di sicurezza”, la cui natura non è ancora chiara. L'Idf dovrebbe rimanere lungo il confine tra Gaza e l'Egitto - noto come Corridoio di Filadelfia, che separa la Striscia dal Sinai egiziano - mantenendo una zona cuscinetto di circa 800 metri lungo i confini orientali e settentrionali durante la prima fase. Le forze israeliane dovrebbero poi ritirarsi gradualmente anche dal corridoio di Netzarim che divide la Striscia in due e conduce fino al Mediterraneo.
Le garanzie sull’accordo
- L'attuazione dell'accordo sarà garantita da Qatar, Egitto e Stati Uniti e prevede, secondo alcune fonti, un meccanismo di monitoraggio internazionale. Progressi sarebbero stati raggiunti anche per un regolare flusso di aiuti umanitari alla Striscia, stremata da 15 mesi di guerra, con un aumento dei convogli (si parla di 600 camion al giorno, di cui 300 diretti al Nord) delle organizzazioni internazionali, tra cui le Nazioni Unite.
Che cosa succede adesso
- Sono state molte le reazioni internazionali all’accordo, applaudito anche dal segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres: “Mi rivolgo alle parti per assicurarsi che questa intesa sia attuata pienamente. La nostra priorità ora è di alleviare l'incredibile sofferenza causata da questa guerra”. E il Comitato internazionale della Croce Rossa ha assicurato che la sua organizzazione è disposta a facilitare l'attuazione del cessate il fuoco tra Israele e Hamas e ad "aumentare massicciamente" la sua azione a Gaza. Mentre Philippe Lazzarini, capo dell'Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, ha detto che c’è bisogno di “un accesso umanitario e rifornimenti rapidi, senza ostacoli e senza interruzioni per rispondere alle enormi sofferenze causate da questa guerra”.
Il futuro della Palestina
- Trovata l’intesa, la questione che si pone è se questa reggerà. Il presidente uscente Joe Biden si è detto “completamente fiducioso”, mentre il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha detto che “lunedì sarò in Israele e Palestina per incoraggiare e favorire questo processo di pace noi riteniamo che l'obiettivo finale debba essere quello dei due popoli, due Stati. Siamo pronti anche a dare una presenza militare in previsione di una eventuale scelta delle Nazioni Unite di dar vita ad una sorta di amministrazione modello Unifil in Palestina per unificare la Striscia di Gaza con la Cisgiordania".
La strada verso la pace
- La strada verso la pace, comunque, rimane in salita. Il capo negoziatore di Hamas, Khalil al-Hayya, dopo l'accordo sulla tregua con Israele ha detto: “A nome di tutte le vittime, di ogni goccia di sangue versata e di ogni lacrima di dolore e oppressione, diciamo: non dimenticheremo e non perdoneremo" le sofferenze inflitte alla popolazione di Gaza durante la guerra. Mentre Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze israeliano ed esponente dell'estrema destra, ha parlato di un accordo "pericoloso" per Israele: "L'accordo che sarà presentato al governo è un accordo cattivo e pericoloso per la sicurezza dello Stato d'Israele", ha affermato in un comunicato Smotrich, precisando che i ministri del suo partito voteranno contro l'accordo che dovrà essere convalidato dal governo israeliano.
Per approfondire: La questione israelo palestinese, cos'è e come è nata
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in questa scheda
- L’annuncio di Donald Trump
- L’intervento di Joe Biden
- Netanyahu a Trump e Biden: “Grazie per aiuto”
- Cosa prevede l’accordo
- Il destino degli ostaggi
- Il rilascio dei prigionieri palestinesi
- Il futuro della presenza di Israele a Gaza
- Le garanzie sull’accordo
- Che cosa succede adesso
- Il futuro della Palestina
- La strada verso la pace
- Leggi anche
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