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Corinaldo: la tragedia in discoteca, gli arresti, le condanne. Le tappe della vicenda

Cronaca
Foto: Archivio

La notte tra il 7 e l'8 dicembre 2018, nella discoteca Lanterna Azzurra, dov’era previsto un dj set di Sfera Ebbasta, si scatenò il panico per la diffusione di una sostanza urticante spruzzata nell'aria. Nella calca, una balaustra non resse: morirono 5 minorenni e una madre. Il 30 luglio 2020 i sei componenti della cosiddetta "banda dello spray" sono stati condannati a pene comprese tra 10 e 12 anni

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È la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018 quando, all’interno della discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, Comune in provincia di Ancona, cinque minorenni e una madre perdono la vita a causa della calca che si scatena per la diffusione di una sostanza urticante spruzzata all'interno del locale (FOTO). Quella sera era prevista l’esibizione del trapper Sfera Ebbasta (CHI È - LE VITTIME - IL VIDEO DEL CROLLO DELLA BALAUSTRA - LA TESTIMONIANZA DI UNO DEI RAGAZZI SOPRAVVISSUTI).

Il momento della tragedia

Alle 00.30 si verifica una fuga generale dal locale. Centinaia di ragazzi iniziano a scappare e fin dai primi attimi si ipotizza che la causa del panico sia una sostanza urticante che ha invaso la discoteca. Per via della calca, cede la balaustra del locale mentre i giovani, tutti tra i 14 e i 20 anni, provano a uscire dal Lanterna Azzurra. I morti sono sei: i giovani Asia Nasoni, Benedetta Vitali, Daniele Pongetti, Emma Fabini, Mattia Orlandi e la 39enne Eleonora Girolimini, che aveva accompagnato la figlia all'esibizione in dj set del suo idolo Sfera Ebbasta (LE PAROLE DI CORDOGLIO DEL TRAPPER). Oltre alle vittime, numerosi i feriti.

Le indagini

A due giorni dalla tragedia, il 10 dicembre, sono otto gli indagati, tra cui un minorenne, per la strage nella discoteca. Per tutti l'ipotesi di reato è concorso in omicidio colposo aggravato. Gli indagati sono i quattro proprietari dell'immobile e tre soci, di cui uno è l'amministratore. Con loro c’è anche un 17enne fermato per possesso di droga e indicato da alcuni testimoni come il possibile responsabile dell'utilizzo dello spray al peperoncino (COS'È). Le indagini, inoltre, si concentrano sul numero di biglietti venduti e le reali presenze all'interno della discoteca. Fin dai momenti successivi al disastro, infatti, il sospetto è che le persone all’interno del locale fossero più di quante la discoteca potesse effettivamente contenerne: il capo della procura fa subito sapere che, in occasione dell'esibizione di Sfera Ebbasta al Lanterna Azzurra, "i titoli di accesso totali vidimati dalla Siae sono stati 1.600, per una presenza massima consentita riportata nella licenza del locale di 871 persone complessive per le tre sale". I tagliandi venduti sarebbero stati in tutto 466.

L’ipotesi della banda di rapinatori

Intanto, fin dai giorni successivi alla tragedia, inizia a farsi largo l’ipotesi che a scatenare il panico spruzzando spray urticante sia stata una banda di giovani dedita alle rapine nei confronti di coetanei e che potrebbe aver utilizzato questa tecnica per coprirsi la fuga dal locale. A sostenere questa tesi è anche il dj del locale, che è figlio di uno dei gestori: chi ha usato lo spray lo avrebbe fatto per rubare una catenina.

Liberato il 17enne accusato

Il 12 dicembre, quindi a quattro giorni dalla morte dei ragazzi a Corinaldo, torna libero il ragazzo di 17 anni sospettato di aver usato lo spray urticante in discoteca. Il giovane risultava coinvolto, oltre che per i fatti avvenuti nel locale, per un’altra vicenda legata alla droga. Il giorno dopo la calca nella discoteca, infatti, il ragazzo era stato trovato in un appartamento in un residence di Senigallia con 200 grammi di cocaina e hashish: era accusato di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Sequestrata la discoteca

Qualche mese dopo, nel maggio del 2019, la discoteca di Corinaldo viene sottoposta a sequestro preventivo. A deciderlo è il gip del Tribunale di Ancona. Intanto, nell’inchiesta ci sono anche otto nuovi indagati: tra questi il sindaco di Corinaldo, in qualità di presidente dell'Unione Misa-Nevola, i cinque membri effettivi della commissione di vigilanza, e due tecnici, che hanno assistito i gestori nelle pratiche per l'ottenimento del permesso di un locale che, secondo gli inquirenti, risultava ancora essere un magazzino agricolo. Secondo la Procura, i locali "hanno evidenziato gravi carenze della struttura, che la rendono inidonea alla destinazione a locale di pubblico spettacolo e tale da non garantire, in caso di emergenza, le necessarie condizioni di sicurezza".

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Arrestata la banda di rapinatori seriali

A nove mesi dalla tragedia, il 3 agosto 2019, con l’accusa di aver spruzzato lo spray urticante nel locale, che diventa conseguentemente accusa di omicidio preterintenzionale e lesioni, i carabinieri di Ancona arrestano sei ragazzi tra i 19 e i 22 anni, tutti residenti nel Modenese, presenti al Lanterna Azzurra nella notte tra il 7 e l’8 dicembre. Secondo gli inquirenti, i giovani farebbero parte di una banda dedita alle rapine in discoteca, con l'utilizzo di spray al peperoncino. È la stessa Procura che sottolinea come i giovani sarebbero responsabili di molteplici furti e "agivano con stabilità". Arrestata anche una settima persona, un ricettatore con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al furto. L'uomo, è stato precisato, veniva contattato anche prima del furto.

Le condanne di primo grado

Il 30 luglio 2020 Ugo Di Puorto, Raffele Mormone, Badr Amouiyah, Andrea Cavallari, Moez Akari e Souhaib Haddada, i sei componenti della cosiddetta “banda dello spray”, sono stati condannati a pene comprese tra i 10 e i 12 anni, con uno sconto significativo rispetto alle iniziali richieste dei pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai. Le pene tengono conto della riduzione di un terzo prevista dal rito abbreviato, ma non includono l'associazione a delinquere, non riconosciuta dal gup. All’udienza erano presenti anche alcuni familiari delle vittime: Paolo Curi, marito di Eleonora Girolimini, e la figlioletta, Corrado e Francesco Vitali, padre e fratello di Benedetta Vitali, il padre di Mattia Orlandi e la madre di Daniele Pongetti. Tre imputati hanno reso dichiarazioni spontanee: in particolare Cavallari, Akari e Haddada hanno confermato la loro estraneità a quanto è successo all'interno del locale.

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Il secondo filone di indagine

Il 31 luglio è arrivato l'avviso di chiusura delle indagini per 18 persone e una società, la Magic srl. Si tratta del filone d'inchiesta relativo alle condizioni dell'immobile adibito a discoteca, delle autorizzazioni e della gestione del locale della sicurezza. I reati ipotizzati sono cooperazione in omicidio colposo plurimo aggravato, lesioni anche gravi a circa 200 persone rimaste ferite nella calca all'uscita n. 3 della Lanterna Azzurra e disastro colposo aggravato, e sono a carico di tutti gli indagati, che comprendono i gestori della discoteca, gli addetti alla security, i proprietari dell'immobile (un vecchio capannone agricolo trasformato prima in balera, poi in discoteca), vari consulenti, ma anche i sei componenti della commissione che nel 2017 avevano attestato che lo stabile era nelle condizioni di avere la licenza di pubblico spettacolo. Per questo gruppo, che comprende anche il sindaco di Corinaldo Matteo Principi, è arrivata anche l'accusa di falso ideologico di pubblico ufficiale. Secondo la procura di Ancona, il locale non poteva essere destinato ad attività di intrattenimento e di pubblico spettacolo, con uscite di sicurezza e vie di fuga inadeguate, e la commissione avrebbe omesso di riscontrare l'assenza del certificato di agibilità edilizia dell'immobile, le difformità dell'uscita 3, lo stato di ossidazione delle balaustre (una cedette sotto il peso delle persone ammassate) e l'eccessiva pendenza della rampa. Falso anche per un amministratore della Magic srl e un suo consulente. L'avviso di chiusura delle indagini, firmato dai pm Valentina Bavai e Paolo Gubinelli e dal procuratore capo Monica Garulli, è stato recapitato ai 17 indagati originari, ai quali si sono aggiunti una diciottesima persona, un addetto alla security di Rimini, e la società. Secondo gli inquirenti, il riminese sarebbe stato incaricato di vigilare all'uscita 3, ma non lo avrebbe fatto, lasciandola di fatto incustodita. Il 4 dicembre 2020 la procura di Ancona ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio, che è stata depositata dal procuratore capo Monica Garulli alla sua segreteria. Verrà poi trasmessa al gup per fissare l'udienza preliminare e notificare alle parti l'atto formale.