
Premi Oscar, tutte le statuette vinte dall’Italia per il Miglior film internazionale. FOTO
L’Italia guida la classifica dei Paesi che hanno trionfato nella categoria con 14 riconoscimenti, di cui due come premio speciale - “Sciuscià” nel 1948 e “Ladri di biciclette” nel 1950 - e uno come premio onorario - “Le mura di Malapaga” nel 1951 (in condivisione con la Francia). Poi quattro film di Federico Fellini, altri due di Vittorio De Sica, uno di Elio Petri, uno di Giuseppe Tornatore, uno di Gabriele Salvatores, uno di Roberto Benigni e uno di Paolo Sorrentino

L'Italia è il Paese che ha vinto più Premi Oscar per il Miglior film internazionale, categoria introdotta nell’edizione del 1957 e fino al 2019 conosciuta come Premio Oscar al Miglior film in lingua straniera. Tre i riconoscimenti assegnati prima, come premi speciali e onorari: due a Vittorio De Sica e uno in condivisione con la Francia. Ecco tutte le pellicole italiane che hanno portato a casa la statuetta
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SCIUSCIÀ - Pellicola del 1946 diretta da Vittorio De Sica, due anni dopo riceve quello che all’epoca era ancora un Oscar speciale al Miglior film in lingua straniera. “L'alta qualità di questo film, mostrata con eloquenza in un Paese ferito dalla guerra, è la prova per il mondo che lo spirito creativo può trionfare sulle avversità”, recita la motivazione dell’Academy. La storia infatti è quella delle difficoltà affrontate nel dopoguerra da due bambini - interpretati da Rinaldo Smordoni e Franco Interlenghi - che lavorano come lustrascarpe a Roma
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LADRI DI BICICLETTE - Sempre di Vittorio De Sica e ancora ambientato nel dopoguerra è il film che porta a casa l’Oscar speciale nel 1950. Girato due anni prima, è considerato uno dei massimi capolavori del neorealismo italiano e racconta le disavventure di Antonio Ricci (Lamberto Maggiorani), un disoccupato che trovato finalmente un lavoro si vede rubare l’indispensabile bicicletta: inizia così per lui una serie di peripezie che lo porta a confrontarsi con i tanti lati della realtà amara e afflitta di una Roma post- conflitto
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LE MURA DI MALAPAGA - Per questo film del 1949, diretto da René Clément e vincitore del Premio onorario nel 1951, l’Italia condivide il riconoscimento con la Francia per la co-produzione. Il protagonista Pierre (Jean Gabin) lascia Marsiglia perché ricercato per l’omicidio della moglie e sbarca a Genova, dove conosce prima la piccola Cecchina (Vera Talchi) e poi sua madre Marta (Isa Miranda), le quali vivono in un antico convento insieme alla povera gente colpita dalla guerra per sfuggire al padre e marito violento
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LA STRADA - Nel 1957 l'Oscar al Miglior film in lingua straniera diventa ufficialmente una categoria degli Academy Awards e quell’anno a vincerlo è La strada, pellicola del 1954 diretta da Federico Fellini. L’attrice Giulietta Masina interpreta la protagonista Gelsomina, una ragazza molto povera e con difficoltà intellettive venduta dalla madre a un saltimbanco crudele e violento (Anthony Quinn) che la sfrutta per i suoi spettacoli in giro per l’Italia. Il regista vinse anche il Leone d'argento alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia del 1954
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LE NOTTI DI CABIRIA - Nel 1958 l’Oscar è ancora di Fellini, che dirige di nuovo la moglie Giulietta Masina in quello che è ritenuto uno dei loro migliori lavori. L’attrice recita accanto a François Périer e Amedeo Nazzari nei panni della prostituta Maria, una donna candida e ingenua che vive nella Capitale e cerca di sopravvivere alla miseria, mentre gli uomini intorno a lei altro non fanno che approfittarsi del suo candore per ingannarla facendole credere di essere innamorati di lei
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8 e 1/2 - Anche il capolavoro di Fellini con Marcello Mastroianni e Claudia Cardinale si aggiudica, nel 1964, il Premio Oscar al Miglior film in lingua straniera (e anche il riconoscimento per i Migliori costumi). Il personaggio del protagonista Guido Anselmi è uno dei più importanti della storia del cinema, un regista alle prese con un nuovo film a cui non riesce a dare un senso e afflitto dai suoi problemi sentimentali, in preda a una crisi che sfocia in un racconto onirico in cui si mescolano ricordi, personaggi reali e fantasie
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IERI, OGGI, DOMANI - L’anno successivo la statuetta è di nuovo nella mani di Vittorio De Sica che dirige Marcello Mastroianni e Sophia Loren nel capolavoro diviso nei tre capitoli Adelina (scritto da Eduardo De Filippo con la collaborazione di Isabella Quarantotti), Anna (scritto da Billa Zanuso e Cesare Zavattini) e Mara (scritto da Cesare Zavattini). Tre protagoniste per tre città - Napoli, Milano e Roma - e una scena diventata un cult: quella dello spogliarello di Mara (nella foto)
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INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO - Nel 1971 l’Italia riconquista l’Oscar al Miglior film in lingua straniera con la pellicola di Elio Petri, vincitrice anche del Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes. Il protagonista è Gian Maria Volonté nei panni di un dirigente della Questura che uccide la sua amante (Florinda Bolkan) e scivola in una spirale di senso di colpa, arrivando alla fine a confessare il delitto ai colleghi: tuttavia lo spettatore non saprà mai quale sarà il suo destino

IL GIARDINO DEI FINZI CONTINI - Nel 1972 la statuetta va alla pellicola girata da Vittorio De Sica nel 1970 e tratta dall'omonimo romanzo di Giorgio Bassani: racconta le vicende di una ricca famiglia ferrarese che, in quanto ebrea, vede la propria vita stravolta dalle leggi razziali del 1938. Nel 1971 il film ha vinto anche l’Orso d’oro al Festival di Berlino e diversi David di Donatello e Nastri d’argento

AMARCORD - Il decimo Oscar al Miglior film in lingua straniera per l’Italia arriva nel 1975 per Amarcord di Federico Fellini, che l’anno successivo riceve anche le nomination agli Academy Awards per Miglior regista e Miglior sceneggiatura. Si tratta di una delle pellicole più note e autobiografiche di Fellini, che dipinge un anno di vita di un antico borgo di Rimini nei primi anni Trenta attraverso le vite dei cittadini e soprattutto i sogni dei più giovani, fra desideri, balli d’estate, feste paesane e famiglie ingombranti
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NUOVO CINEMA PARADISO - Passano 15 anni e nel 1990 il Miglior film in lingua straniera è Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore. La storia, ambientata in Sicilia, del proiezionista Alfredo (Philippe Noiret) e di Salvatore (Salvatore Cascio da bambino, Marco Leonardi da adolescente e Jacques Perrin da adulto), che da grande riuscirà a fare pace con le sue origini, è rimasto il lavoro più popolare di Tornatore: ha vinto anche il Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes (nel 1989), il Golden Globe per il Miglior film straniero e cinque BAFTA
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MEDITERRANEO - Il film di Gabriele Salvatores che racconta la storia di otto militari italiani sbarcati su una piccola isola greca dove pian piano si estraniano dagli orrori della Seconda guerra mondiale, come vivessero in un universo parallelo, porta a casa la statuetta nel 1992. La pellicola fa parte della cosiddetta "tetralogia della fuga" - insieme a Marrakech Express del 1989, Turnè del 1990 e Puerto Escondido del 1992 - nella quale il regista esplora le tematiche della disillusione e della fuga verso una nuova forma di interiorità

LA VITA È BELLA - Nel 1999 l’Oscar va a La vita è bella, vincitore anche delle statuette per Miglior attore protagonista a Roberto Benigni e Miglior colonna sonora a Nicola Piovani, oltre che unico caso di pellicola italiana nominata in contemporanea nella categoria Miglior film. Il racconto delle vicende di Guido, uomo ebreo che in un lager cerca di proteggere il figlio dagli orrori dell’Olocausto, ha vinto anche - fra gli altri - il Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes, 9 David di Donatello, 5 Nastri d'argento e il Premio César per il Miglior film straniero
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LA GRANDE BELLEZZA - L’ultima vittoria del nostro Paese nella categoria Miglior film in lingua straniera è del 2014 per il film di Paolo Sorrentino con Toni Servillo nei panni del giornalista e critico d’arte Jep Gambardella. La pellicola - che vince anche il Golden Globe e il BAFTA nella stessa categoria - è un travagliato esame che il protagonista fa della propria vita dopo un evento traumatico, iniziando riconsiderare le persone che lo circondano sullo sfondo di una Roma onirica, decadente e costellata di personaggi dal sapore teatrale
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