America Latina: la recensione del film dei fratelli D'Innocenzo in prima tv su Sky

Cinema

Paolo Nizza

Elio Germano  è protagonista di un thriller dell'anima, sospeso tra sogno e realtà.  Diretto da Damiano e Fabio  D'Innocenzo, un viaggio al termine della notte. in prima tv domenica 8 maggio alle 21.15 su Sky Cinema Due, in streaming su NOW e disponibile on demand

“La conoscenza aumenta il mistero”, diceva Bernardo Bertolucci.  E scena dopo scena, più ci si addentra nel viaggio alla scoperta di America Latina, presentato in concorso alla 78.ma Mostra del Cinema di Venezia  (LO SPECIALE) e più ci si perde in una dimensione ipnotica e disturbante. E non è forse questa la magia del cinema? Sicché i fratelli gemelli Damiano e Fabio D’Innocenzo, si confermano talentuosi costruttori di mondi. Dopo lo splendido esordio con La terra dell’abbastanza e il geniale Favolacce (la recensione del film), premiato ai Nastri d’Argento e al Festival di Berlino, i registi continuano il loro personalissimo percorso narrativo con questo terzo film affascinante, onirico e composito. 

Il viaggio di Elio Germano in America Latina

“Perfetto”. E' questa la prima battuta pronunciata da Elio Germano in America Latina. Ma la perfezione non abita qui, tra le mura dell’elegante villa con vetrate panoramiche e piscina. Ed è sufficiente una lampadina fulminata perché l’equilibrio si spezzi. La luce si trasfigura in tenebra, l’alba in tramonto, l’ascesa in crepuscolo. È un viaggio al termine della notte, quello che intraprende il protagonista tra amnesie, vuoti di memoria, abuso di alcol, il pacato dentista si perde nel labirinto delle sue ossessioni e dietro l’angolo ad aspettarlo si nasconde un mostro più pericoloso e feroce del Minotauro. E non è detto che in questo continente votato all'immaginazione Arianna sia solo una semplice spettatrice.  Il filo rosso, invece, di mostrare l'uscita dal dedalo, complica e ingarbuglia la mente. La moglie e le figlie del protagonista con i loro sussurri, i loro sguardi, le loro risate inquietano come antichi e misteriosi simulacri.

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L’America Latina tra luce e tenebre

La forza del film dei fratelli D’Innocenzo è riuscire a inquietare lo spettatore con oggetti di uso comune o con momenti di ordinaria quotidianità. Persino una torta di compleanno, una colazione, un pianoforte possono rappresentare una minaccia. Perché da un lato abbiamo l’America, la terra dei sogni e delle opportunità. Dall’altro, il regno degli incubi e del caos, insomma la dimensione “latina” dell’esistenza. E il pericolo è nella dimora, celato tra le lenzuola o tra le chiacchiere consumate sottovoce dalla moglie e dalle figlie del protagonista. Insomma, sotto lo smalto bianco e traslucido di una dentatura invidiabile, si cela la placca, la carie, l’infezione. Come una memoria dal sottosuolo, si spalanca l’abisso. In un’epifania di primissimi piani di volti e barbe, la pellicola ci avvince, ci avvolge, ci abbraccia in un pertubante crescendo di emozioni selvagge e di rimozioni dolorose. E alla fine del film ci sentiamo smarriti, ma consapevoli di aver assistito a un’opera che scava davvero negli angoli più tenebrosi della nostra anima.

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Latina: paludi, bonifiche, centrali nucleari dismesse, umidità. Massimo Sisti è il titolare di uno studio dentistico che porta il suo nome. Professionale, gentile, pacato, ha conquistato tutto ciò che poteva desiderare: una villa immersa nella quiete e una famiglia che ama e che lo accompagna nello scorrere dei giorni, dei mesi, degli anni. La moglie Alessandra e le figlie Laura e Ilenia (la prima adolescente, la seconda non ancora) sono la sua ragione di vita, la sua felicità, la ricompensa a un’esistenza improntata all’abnegazione e alla correttezza. È in questa primavera imperturbabile e calma che irrompe l’imprevedibile: un giorno come un altro Massimo scende in cantina e l’assurdo si impossessa della sua vita.

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Le parole dei Fratelli D’Innocenzo, registi di America Latina

“Abbiamo scelto di raccontare questa storia perché, semplicemente, era quella che ci metteva più in crisi. In crisi come esseri umani, come narratori, come spettatori. Una storia che sollevava in noi domande alle quali non avevamo (e non abbiamo, nemmeno a film ultimato) risposte che non si contraddicessero l’una con l’altra. Interrogarci su noi stessi è la missione più preziosa che il cinema ci permette e America Latina prende alla lettera questa possibilità, raccontando un uomo costretto a rimettere in discussione la propria identità. Essendo gemelli, anche i nostri due film precedenti raccontavano storie di famiglie, di senso di appartenenza, di sangue, ma non ci eravamo mai addentrati così a fondo nel tema e abbiamo scelto la via per noi più rischiosa: la dolcezza. La dolcezza e tutte le sue estreme conseguenze. America Latina è un film sulla luce e abbiamo scelto il punto di vista privilegiato dell’oscurità per osservarla.“

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