"America Latina" il viaggio sincero dei fratelli D'Innocenzo con Elio Germano

Cinema

Denise Negri

"Siamo esigenti come spettatori, per questo cerchiamo sempre di essere onesti e sinceri con noi stessi e con chi ci segue, quando facciamo un film", dicono Fabio e Damiano D'Innocenzo. Al cinema dal 13 gennaio, la pellicola interpretata da Elio Germano è un viaggio attraverso la forza dell'amore e il distacco, a volte tremendo e netto, tra fantasia e realtà. Guarda le interviste alla coppia di registi e all'attore protagonista

I fratelli Fabio e Damiano D'Innocenzo arrivano in sala con il loro ultimo film, quell'”America Latina” che già dal titolo evidenzia contraddizioni e frizioni, un alternarsi tra sogno e realtà che accompagna il suo protagonista, Elio Germano, trascinandolo in un mondo in cui l'assurdo, ad un certo punto, si impossessa della sua vita.

In sala dal 13 gennaio, la pellicola era già stata presentata alla Mostra del Cinema di Venezia ed è un viaggio sincero, lucido e onesto anche dentro il cinema di questi fratelli che hanno sempre in mente una cosa, ben precisa, ogni volta che lavorano. Ecco cosa ci hanno raccontato

 

Fabio inizierei con te: riflettevo sul fatto che fate sempre tutto con grande cuore, è una cosa evidente nei vostri lavori. Qui in “America Latina” il cuore dove l’avete maggiormente “messo”, su cosa vi siete concentrati?

 

Fabio: “Credo ci siamo concentrati sulla capacità sbalorditiva dell’amore e sulla sua capacità di salvare noi stessi e gli altri.

Spesso l’amore può essere più o meno vistoso, visibile o immediatamente manifesto ma ci appartiene e condiziona le nostre vite e può salvare, noi stessi e gli altri.

Proprio come accade in questo film”.

 

Damiano la pellicola è in continuo bilico tra realtà e immaginazione, tra ciò che è reale e ciò che non lo è, tra quello che è nella testa di Elio (Germano il protagonista) e quello che è fuori dalla sua mente. Tu che rapporto hai con la fantasia e il “concreto”?

 

Damiano: “La fantasia mi salva, la realtà invece mi mette costantemente in pericolo. L’escapismo, la fantasia, l’abbraccio dell’immaginazione mi aiutano sempre, pagherei per poterci vivere dentro ancora di più e magari non dover neanche andare a pagare una bolletta o andare a comprare il prosciutto perché purtroppo quelle sono proprio cose che non mi riescono.

Faccio davvero fatica a interfacciarmi con la realtà.

Chiaramente non è una fatica che ho nei confronti della realtà, ma la fatica è mettere me stesso dentro delle regole che per mie idiosincrasie non riesco a farmi ben calzare.

Con il tempo però e con gli anni, uno riesce a trovare due o tre “trucchetti” ma intimamente sento sempre un grandissimo scollamento”.

 

Elio è passato del tempo da quando hai fatto questo film, che cosa ti è rimasto di un personaggio così intenso e pieno di demoni e cosa di questo progetto?

 

Elio: “Innanzitutto mi è rimasta la voglia di lavorare un’altra volta e il prima possibile con Fabio, Damiano e la loro meravigliosa troupe.

E’ stato un viaggio e un percorso all’interno di questo personaggio e alla scoperta di questo film. Abbiamo deciso di attraversare questa pellicola cercando di indagarla piuttosto che facendoci schiacciare dalla “performance”.

Per questo è stato un viaggio sicuramente faticoso dove ci sono state sofferenze e sacrifici, però spesso poi ne ricavi piacere e soddisfazione, che poi sono sentimenti che viaggiano insieme.

Quindi il primo ricordo è questo, poi se e come questa esperienza mi abbia cambiato dal punto di vista psichico sono cose di cui si accorgono più le persone che sono intorno a noi, che non noi stessi!”.

 

Ragazzi che cosa vi rende davvero orgogliosi di questo film?

 

Fabio: “Da spettatori crediamo di aver fatto un gran bel film perché noi facciamo ovviamente i film che vogliamo andare a guardare al cinema e che il cinema a volte non ci offre. Quindi cerchiamo sempre di soddisfare le nostre voglie, le nostre volontà e come spettatori siamo molto esigenti perché sappiamo che il cinema ha un potere molto importante che va sfruttato appieno.

Se ha una “fiche” per giocare te la devi giocare bene sapendo che è importante rischiare”.

Damiano: “Non abbiamo barato, nel senso che sul set spesso io e Fabio ci diciamo che dobbiamo fare sempre la scelta più sincera anche a discapito della scelta più roboante e “paracula” magari rispetto al pubblico. Per noi è proprio uno stato costante applicare la sincerità.

In tutti i miei quadernini scrivo il fatto di essere onesti e il film lo è.

Credo che la pellicola sia attraversata da una perenne sincerità e quindi abbraccia anche la possibilità di sbagliare e di perdersi ma lo fa in maniera grata.

Trovo che il nostro sia un lavoro molto privilegiato e secondo me a volte andrebbe anche sradicato da un certo tipo di serietà che gli viene chiesta, non so da chi e non so bene perché”.

 

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E due registi che cercano di rimanere sinceri, hanno giustamente scelto un attore come te, Elio.

 

Elio: “Attore-sincero spesso sembra un paradosso perché si crede che l’attore debba essere colui che sa mentire meglio degli altri. Io personalmente sono invece convinto che un attore debba essere colui che non sa mentire ma che anzi venga schiacciato dalla sua sincerità così magari qualcosa di quello che prova, lo si vede negli occhi.”

 

SINOSSI DI "AMERICA LATINA"

 

Latina: paludi, bonifiche, centrali nucleari dismesse, umidità. 

Massimo Sisti è il titolare di uno studio dentistico che porta il suo nome. Professionale, gentile, pacato, ha conquistato tutto ciò che poteva desiderare: una villa immersa nella quiete e una famiglia che ama e che lo accompagna nello scorrere dei giorni, dei mesi, degli anni. La moglie Alessandra e le figlie Laura e Ilenia (la prima adolescente, la seconda non ancora) sono la sua ragione di vita, la sua felicità, la ricompensa a un’esistenza improntata all’abnegazione e alla correttezza.  

È in questa primavera imperturbabile e calma che irrompe l’imprevedibile: un giorno come un altro Massimo scende in cantina e l’assurdo si impossessa della sua vita.

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