Vaccino, Miozzo (Cts): “Tempi lunghi? Non c'è la bacchetta magica”

Salute e Benessere

Lo ha detto il coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico nel corso di un’intervista radiofonica. "Il problema è quello della produzione di miliardi di dosi di vaccini perchè non c’è solo l'Italia, c’è il pianeta intero a dover essere vaccinato", ha commentato. E, a proposito delle scuole, ha auspicato che “si riapra il prima possibile”

"Questo è il più grande piano di vaccinazione nella nostra storia in tempi così ravvicinati, quindi non si poteva immaginare che una bacchetta magica avrebbe risolto il problema. Il problema è quello della produzione di miliardi di dosi di vaccini perchè non c’è solo l'Italia, c’è il pianeta intero a dover essere vaccinato". Con queste parole Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, ha parlato dell’imminente piano vaccinale che riguarderà anche l’Italia, intervenendo nel corso di “Radio anch'io” su Rai radio 1. Il vaccino, ha confermato, sarà somministrato prima agli operatori sanitari e alle categorie ad alto rischio. "E' auspicabile che entro la prima parte della primavera una gran parte della popolazione sarà vaccinata. Ho comunque la percezione che il nostro piano sia a buon punto", ha aggiunto.

Curva ancora ad alto rischio

"Noi diamo delle indicazioni di carattere scientifico, poi spetta al governo nazionale e ai governatori locali la decisione più appropriata per quel territorio specifico", ha sottolineato Miozzo, anche in riferimento alle scelte che saranno comunicate a proposito delle strette durante il periodo natalizio. "Le nostre indicazioni sono di grande ed estrema preoccupazione per l'andamento della curva epidemica e quindi adesso bisogna declinare queste indicazioni in interventi, come la zona rossa o la zona arancione”, ha detto. “In ogni caso bisogna ridurre le mobilità, gli incontri, tutte le possibilità di diffusione. La curva è troppo ancora ad alto rischio, i numeri sono troppo elevati".

Le indicazioni per Natale

"Adesso si cercano delle alchimie per venire incontro alle legittime aspettative di milioni di persone. Ogni paese dà le sue indicazioni, 2, 4 o 6 persone a tavola, e tutte cercano di andare incontro alle esigenze della popolazione pur consapevoli che sono esigenze ad alto rischio”, ha continuato il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, a proposito dell'ipotesi che vi sia una deroga per il pranzo di Natale con due parenti stretti.

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Scuola posto sicuro: “Si riapra il prima possibile”

Un altro tema caldo toccato da Miozzo è quello della scuola, definita "un posto sicuro per bambini e adolescenti", come confermato in un'intervista concessa al Corriere della Sera, sulla base di una ricerca svolta tra settembre e novembre da un'equipe di esperti, coordinata da Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria, che ha effettuato i tamponi a 1.262 tra studenti, insegnanti e professori. L’esperto ha poi precisato che "come Cts, abbiamo sempre avuto delle perplessità per gli effetti che l'allontanamento dalla scuola può avere anche a lunga distanza sui nostri ragazzi: se non riapriamo le scuole al più presto, rischiano di crescere una generazione di persone fragili e depresse", ha affermato. L’auspicio, adesso, è che “si riapra il prima possibile come è scritto nel dpcm del 4 dicembre per almeno il 75% degli studenti delle superiori. Per far questo sono in corso dei tavoli provinciali coordinati dai prefetti che devono trovare soluzioni per i trasporti e i controlli sanitari e altri problemi ancora irrisolti in ambito scolastico". Tra i prossimi step, quello per cui "nei primi giorni dell'anno nuovo il governo valuterà la curva dei contagi e le misure adottate per trasporti e sorveglianza sanitaria”. La riapertura? “La data del 7 gennaio non è l'undicesimo comandamento, è una data simbolica: se serve qualche giorno in più per essere pronti, si può aprire anche l'11, che è lunedì, o anche qualche giorno dopo", ha spiegato Miozzo.

L’impatto sulle aree metropolitane

Sempre a proposito del tema legato alla riapertura delle scuole, Miozzo ha precisato che “l'importante è che continui il lavoro dei tavoli dei prefetti che avrà un impatto importante soprattutto per le aree metropolitane", ha detto. Ma "se però in piccole realtà, se a Cuneo o a Caltanissetta, sono risolti i problemi dei trasporti e se le Asl saranno organizzate per un adeguato monitoraggio, penso che lì le scuole potrebbero riaprire". Il coordinatore del Cts ha poi affermato di non capire “perchè ad Alba, Sondrio, Viterbo, Rieti, se tutto sarà pronto non si debba tornare a scuola. Gli altri Comuni che magari hanno problemi irrisolti seguiranno, ma saranno spronati a trovare soluzioni", ha commentato. "A me fa impazzire la semplificazione del problema della scuola, che può essere chiusa o aperta senza veri criteri e valutazioni che riguardino il contesto generale: è una follia lasciare i ragazzi fuori dalle aule ma permettere loro di andare al bar o in un grande magazzino", ha affermato. "Sono scelte di una classe dirigente miope, che non ha una visione globale e non considera i danni che potranno svilupparsi".

Vaccino: “Priorità agli insegnanti? Ipotesi allo studio”

Tra i primi a ricevere il vaccino contro il coronavirus potrebbero esserci anche gli insegnanti. "Questa è una delle ipotesi allo studio", ha concluso Miozzo, anche se "tra i primi devono essere vaccinati ovviamente il personale negli ospedali e nelle strutture sanitarie e gli ultra 80enni. Poi ci sarà una sequenza". Sulla priorità per gli insegnanti, ha aggiunto, "probabilmente se ne parlerà con il commissario Arcuri e il ministero della Salute per vedere se mettere gli insegnanti nella categoria di priorità".

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