Sanità, in Italia record di medici più vecchi e infermieri sottopagati: i dati Ocse

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In Italia, il Sistema sanitario è sotto pressione per l’invecchiamento della forza lavoro medica e la carenza di infermieri, aggravata da stipendi tra i più bassi in Europa. Secondo l’Ocse, il 27% dei medici supera i 65 anni, e le lauree infermieristiche sono inferiori alla media Ue

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L’Italia deve fare i conti con un Sistema sanitario messo sotto pressione dall’invecchiamento della forza lavoro medica e dal calo di interesse per la professione infermieristica. È quanto emerso dal rapporto "Health at a Glance: Europe 2024" dell’Ocse, che evidenzia come il nostro Paese abbia il 27% dei medici sopra i 65 anni – il dato più alto in Europa – e un numero di infermieri ben al di sotto della media europea, con stipendi che sono tra i più bassi in Europa. Una situazione resa ancora più complessa dalla crescente domanda di servizi sanitari legata all’invecchiamento della popolazione.

In Italia sempre più anziani e il record dei medici più vecchi

“Mentre l'Ue è alle prese con una carenza stimata di 1,2 milioni di operatori sanitari, l'Italia si trova in una posizione particolarmente precaria”, evidenza l’Ocse. Insieme al Portogallo, l’Italia registra la popolazione più anziana d’Europa, con il 25% di over 65 nel 2023, una quota destinata a salire al 33% entro il 2050, con un conseguente aumento della domanda di servizi sanitari. Ad aggravare questa sfida, avverte l'Ocse, “la forza lavoro medica italiana è la più anziana dell'Ue, con oltre la metà dei medici italiani di età pari o superiore a 55 anni e il 27% di età pari o superiore a 65 anni, la percentuale più alta in Ue. Si prevede che un'ondata di pensionamenti raggiungerà il picco nel 2025 e si normalizzerà solo alla fine del decennio”.

Numero infermieri inferiore a media Ue

Al contrario di altri Paesi europei, inoltre, l’Italia ha una carenza significativa di infermieri. La Penisola ha "un numero di medici per popolazione simile alla media Ue (4,2 per 1 000 abitanti), ma un numero di infermieri inferiore alla media (6,5 contro 8,4 per 1 000 abitanti nell'UE)”, evidenzia l’Ocse.
Le domande di immatricolazione ai percorsi formativi infermieristici si sono quasi dimezzate dal 2012, “nonostante un aumento del 25% del numero di posti disponibili”. Questo dato contribuisce a mantenere il numero di laureati in infermieristica in Italia tra i più bassi d’Europa: nel 2022, solo 16,4 studenti ogni 100mila abitanti hanno conseguito la laurea, contro una media europea di 37,5. “Questa tendenza, unitamente all'emigrazione di laureati in infermieristica alla ricerca di retribuzioni più vantaggiose all'estero, solleva apprensioni riguardo alla capacità dell'Italia di colmare le future posizioni infermieristiche”, aggiunge ancora l'Ocse.

Gli stipendi

Il rapporto evidenzia, inoltre, il problema degli stipendi: “L’ampliamento del ruolo e il miglioramento della qualità delle condizioni di lavoro degli infermieri” sono fondamentali per attrarre nuovi professionisti, a cominciare dagli stipendi. Con una retribuzione media di 32.600 euro (corretti per il potere d'acquisto), gli infermieri italiani sono tra i meno pagati in Europa, superati solo dai greci. A peggiorare il quadro, l’Italia si conferma tra i Paesi che investono meno risorse nella Sanità. Secondo i primi dati provvisori del 2023, la spesa sanitaria pubblica si attesta al 6,2% del Pil, percentuale inferiore rispetto alla media europea del 6,8%. Anche la spesa pro capite è al di sotto della media UE: in Italia si spendono 2.947 euro per abitante (corretti per il potere d'acquisto), ben 586 euro meno della media europea di 3.533 euro, e distante dai 5.317 euro della Germania e dai 4.310 della Francia.

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