Trump, tutti i tagli, i dazi e le decisioni del nuovo presidente Usa

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Introduzione

Il 20 gennaio 2025 Donald Trump giurava come 47esimo presidente degli Stati Uniti. E da subito ha annunciato una serie di misure e politiche che contraddistingueranno, nei prossimi quattro anni, la sua amministrazione. Dai dazi sulle merci estere alla lotta all’immigrazione, fino ai tagli alla pubblica amministrazione e alla fine delle politiche di diversità e inclusione: ecco quali sono le linee guida del presidente, quali i suoi obiettivi a lungo termine e quali i provvedimenti già presi (solo nel primo mese ha firmato 100 atti esecutivi)

Quello che devi sapere

La guerra dei dazi

  • Da quando è stato rieletto alla presidenza degli Stati Uniti, Donald Trump da subito ha detto di voler imporre nuovi dazi commerciali. Il passaggio dalle parole ai fatti è avvenuto l'1 febbraio, quando il presidente ha annunciato che, di lì a tre giorni, sarebbero entrate in vigore le nuove tariffe doganali: dazi del 25% su tutte le importazioni dal Messico e dal Canada e dazi del 10% sulle importazioni dalla Cina. La situazione, però, è parzialmente rientrata il giorno successivo, quando lo stesso Trump ha annunciato di aver sospeso per un mese i dazi per Messico e Canada. Il motivo? La presidente messicana Claudia Sheinbaum avrebbe promesso il dispiegamento di 10mila soldati lungo il confine per contenere il flusso migratorio verso gli Stati Uniti, mentre il premier canadese Justin Trudeau ha annunciato misure per combattere il traffico internazionale di Fentanyl, all’origine di un’epidemia sanitaria che negli Usa causa circa 100mila morti all’anno.
  • Trump ha poi annunciato tariffe specifiche su determinati prodotti: tasse, sempre del 25%, su tutte le importazioni di alluminio e acciaio negli Stati Uniti. Secondo i dati del governo statunitense, nel mirino, in primis, ci sono sempre il Canada, principale fornitore di acciaio e alluminio degli Stati Uniti, e il Messico. Ma anche l'Ue è a rischio, con perdite stimate fino a 3,7 milioni di tonnellate di esportazioni di acciaio secondo l'Eurofer, l'associazione dell'industria dell'acciaio dell’Unione. Il 26 febbraio il presidente ha detto che gli Stati Uniti annunceranno "a breve" dazi del 25% ai Paesi dell'Unione europea "sulle auto e su altre cose".
  • Altri prodotti su cui il capo della Casa Bianca intende applicare dazi sono legname, chip, prodotti farmaceutici e auto.
  • E la Cina? I dazi effettivamente entrati in vigore sono quelli del 10% sulle merci di Pechino. Alla base della decisione, secondo quanto denunciato da Trump, il fatto che il gigante asiatico non faccia abbastanza per contrastare il traffico di fentanyl. Un colloquio con il presidente Xi Jinping previsto a inizio febbraio è saltato e Pechino ha imposto a sua volta tariffe dal 10 al 15% su carbone e gas naturale liquefatto (Gnl), petrolio, attrezzature agricole e alcuni veicoli di grossa cilindrata made in Usa.
  • Il 13 febbraio Trump ha ufficialmente annunciato i dazi reciproci. L'obiettivo è pareggiare i conti con i Paesi che impongono tasse sui beni americani e risolvere così quelle che ritiene pratiche commerciali sleali. "Se loro ci tassano, noi tassiamo loro, allo stesso modo", ha detto il presidente. Il tycoon ha anche aggiunto che gli alleati degli Usa sono "spesso peggio dei nostri nemici" sul fronte commerciale. Il presidente ha poi annunciato che intende imporre nuovi dazi sulle auto importate a partire da inizio aprile.

Per approfondire:

Dazi Usa su acciaio, a rischio 3.7 milioni di tonnellate da imprese Ue

DEI

  • C’è poi il tema legato a diversity, equity, inclusion (cioè diversità, equità ed inclusione). Tre parole - riassunte con l'acronimo DEI - che sono al centro del dibattito da quando Trump è tornato a Washington. A gennaio il presidente ha ordinato alla sua amministrazione di smantellare le politiche i programmi federali che promuovono diversità, equità e inclusione. Di fatto, il provvedimento ribadisce che la nuova politica degli Usa riconosce “due sessi, il maschile e il femminile. Questi sessi non sono mutabili e sono radicati nella realtà fondamentale e incontrovertibile”. Nell'atto pratico si chiede a tutte le agenzie federali di riscrivere le proprie regole e i propri documenti eliminando tutti i riferimenti all'identità di genere che non richiamino l'ordine binario di uomini e donne.
  • E questo approccio si estende anche al Pentagono, con il presidente che si è mosso per spingere le persone apertamente transgender fuori dall’esercito, ordindando al Pentagono di porre fine ai programmi sulla diversità e disponendo la reintegrazione di molti membri del servizio licenziati per aver rifiutato il vaccino contro il coronavirus.

No alla transizione di genere

  • Inoltre, il 29 gennaio, Trump ha firmato un ordine esecutivo per limitare le transizioni di genere per le persone di età inferiore ai 19 anni negli Stati Uniti. Nel provvedimento si legge: "Oggi in tutto il Paese, i professionisti della medicina stanno mutilando e sterilizzando un numero crescente di bambini facilmente influenzabili". "Questa pericolosa tendenza - ha detto il tycoon - sarà una macchia nella storia della nostra Nazione e deve finire". "È politica degli Stati Uniti non finanziare, sponsorizzare, promuovere, assistere o supportare la cosiddetta 'transizione' di un bambino da un sesso all'altro e applicheremo rigorosamente tutte le leggi che proibiscono o limitano queste procedure distruttive e che cambiano la vita", ha aggiunto Trump. 

Aborto

  • A fine gennaio, Trump ha ripristinato una politica anti-aborto repubblicana di lunga data nota come "Regola di Città del Messico", che impedisce che i finanziamenti federali vadano a qualsiasi organizzazione non governativa estera che esegua o promuova aborti. Come spiega il New York Times, la legge federale vieta già l'uso di denaro dei contribuenti per sostenere servizi di aborto all'estero. Ma nel 1984 il presidente Ronald Reagan è andato oltre, bloccando gli aiuti esteri alle organizzazioni non governative che discutono di aborto come parte dei servizi di pianificazione familiare o sostengono i diritti all'aborto, anche se quei gruppi non utilizzano i soldi delle tasse americane per farlo. Nei quattro decenni successivi, l’andamento è stato altalenante: i presidenti democratici, tra cui Biden, l'hanno revocata e i repubblicani l'hanno ripristinata. È stata in vigore per 21 degli ultimi 40.

I tagli di Musk alla pubblica amministrazione

  • Un ruolo chiave nel nuovo assetto americano è quello del Dipartimento per l'efficenza del governo (Doge) di Elon Musk. Il patron di Tesla è stato chiamato da Trump a compiere quella che già in molti definiscono una "mission impossible": tagliare 2.000 miliardi di dollari di spese superflue del governo.
  • Sotto la lente di Musk e del suo team stanno finendo molte agenzie federali con i loro dipendenti. Intanto sono stati 20mila, ma dovevano essere dieci volte di più, i dipendenti pubblici che hanno accettato le dimissioni forzate. Rimarranno in carica fino al 30 settembre, con lo stesso stipendio e identici benefit aziendali, poi per loro sarà il momento di lasciare il posto di lavoro.

Il caso USAID

  • Musk si è concentrato prima di tutto sull'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID): fondata nel 1961 da John F. Kennedy, è diventata la più grande organizzazione al mondo per gli aiuti civili e lo sviluppo internazionale. Musk ha affermato di volerla chiudere, nonostante l’esistenza dell’agenzia sia stata prevista dal Congresso. E, a inizio febbraio, ai lavoratori della sede centrale dell’USAID a Washington è stato detto di non presentarsi più al lavoro. Poi, gran parte dei dipendenti dell’agenzia è stata messa in congedo forzato, i fondi per programmi sono stati sospesi e diversi collaboratori dell’agenzia sono stati licenziati con pochissimo preavviso. Sul tema la tensione è altissima: un giudice federale infatti ha emesso un ordine restrittivo che ha messo in pausa il congedo forzato di oltre 2mila lavoratori, bloccando, almeno temporaneamente, i provvedimenti stabiliti dall’amministrazione Trump.

La "vendetta" dopo l'attacco di Capitol Hill

  • Sempre in tema di licenziamenti, Trump ha fatto cessare l'attività di un gruppo di funzionari del dipartimento di Giustizia che avevano lavorato su due casi penali contro di lui. Il procuratore generale ad interim James McHenry ha concluso che non potevano "essere affidabili per attuare fedelmente l’agenda del presidente a causa del loro ruolo significativo nel perseguire Trump". Molti dei funzionari rimossi, più di una dozzina, facevano parte della squadra dell’ex procuratore speciale Jack Smith, che ha indagato sulla gestione impropria dei documenti riservati, custoditi da Trump nella sua residenza di Mar-a-Lago, e sul tentativo di ribaltare la sconfitta elettorale del 2020 con l'assalto al Congresso.
  • Proprio sull'assalto a Capitol Hill, va poi ricordato che, nel giorno del suo insediamento, il 20 gennaio, Trump ha firmato la grazia per coloro che erano stati condannati o incriminati. Inoltre ha commutato la pena a 14 membri dei Proud Boys e Oath Keepers condannati per insurrezione.

L'addio all'Oms

  • Tra gli oltre 100 provvedimenti varati con firma esecutiva dal giorno del suo insediamento, Trump ha sancito anche l'uscita degli Stati Uniti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Per la piattaforma internazionale che coordina le azioni contro le minacce alla salute globale, l'abbandono americano segna un duro colpo a livello finanziario e d'immagine. Tra le ragioni dell'uscita, Washington punta il dito contro i costi di mantenimento ritenuti eccessivi. "L'Oms continua a chiedere pagamenti ingiustamente onerosi dagli Stati Uniti, di gran lunga sproporzionati rispetto ai pagamenti fissi di altri Paesi - si legge nel documento - La Cina, con una popolazione di 1,4 miliardi di persone ha il 300% della popolazione Usa, ma contribuisce quasi il 90% in meno". Sotto accusa finIsce anche la "cattiva gestione" della pandemia Covid.

Ambiente, addio all'Accordo di Parigi

  • Trump, appena arrivato alla Casa Bianca, ha condotto gli Stati Uniti fuori dall’Accordo di Parigi contro il cambiamento climatico. Di nuovo. Sì, perché il tycoon lo aveva già fatto durante il suo primo mandato. L’Accordo di Parigi - adottato nel dicembre 2015 dalle oltre 190 nazioni - fissa l’obiettivo di limitare l’aumento delle temperature globali a fine secolo il più vicino possibile a 1,5 gradi, rispetto ai livelli pre-industriali, e comunque molto al di sotto dei 2 gradi. Ma questo piano viene definito dal presidente come "ingiusto e unilaterale". Il ritiro diventa efficace un anno dopo la notifica al segretario generale delle Nazioni Unite, già eseguita dalla Casa Bianca. Dunque, come ha confermato l’Onu, il ritiro effettivo degli americani scatterà il 27 gennaio 2026.

Il caso delle cannucce di plastica

  • Sempre restando sulle tematiche ambientali, Trump spinge poi per il ritorno alle cannuncce in plastica e ha firmato un ordine esecutivo affermando che dipartimenti e agenzie governative degli Stati Uniti non dovrebbero più acquistare e utilizzare in futuro cannucce di carta. Biden durante la sua amministrazione aveva proposto misure ambientali per ridurre il consumo di plastica monouso non biodegradabile, ma ora con il nuovo presidente si cambia rotta.

Immigrazione

  • Poco più di 10 giorni dopo il suo ritorno alla Casa Bianca, Trump ha annunciato la firma di un ordine esecutivo che ha reso la prigione di Guantanamo un posto dove detenere i migranti illegali. Nel carcere di massima sicurezza di Guantanamo, all'interno della base navale americana a Cuba, per anni sono stati rinchiusi i prigionieri legati al terrorismo contro gli Stati Uniti. Il 6 febbraio il primo gruppo di migranti clandestini ritenuti "ad alto rischio" dalle autorità statunitensi è arrivato a Guantanamo, in attesa di essere trasferito nel Paese d'origine o in un'altra destinazione appropriata. Per ora i posti a disposizione sono solo 120 ma l'obiettivo di Donald Trump è arrivare a quota 30.000. 

Cittadinanza, abolito lo ius soli

  • Il presidente ha abolito lo ius soli, il diritto di cittadinanza per chiunque nasca sul suolo degli Stati Uniti d'America. Forte la protesta dei giudici: diverse toghe hanno bloccato l'ordine esecutivo con la novella normativa.

Israele e Gaza

  • Guardando al di fuori degli Usa, la posizione di Trump rispetto alle tensioni in Medio Oriente è chiara: sostegno incondizionato a Israele. Trump, senza mezzi termini, dopo un incontro con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, ha annunciato che gli Usa "prenderanno il controllo di Gaza", una volta conclusa la tregua tra Hamas e lo Stato ebraico. Si avvierà quindi un piano che prevede la gestione del territorio da parte di Washington a "lungo termine", con la possibilità che i palestinesi sfollati oggi non tornino mai più nella loro terra. Il tycoon ha anche ventilato l'ipotesi di trasformare Gaza in una sorta di "Riviera" mediorientale.
  • L'annuncio ha suscitato forti critiche a livello internazionale, ma Trump non sembra volersi fermare. E ha minacciato di sospendere gli aiuti a Giordania e Egitto se non accoglieranno i palestinesi.

Le sanzioni contro la Cpi

  • Trump ha anche firmato un ordine esecutivo che autorizza sanzioni contro la Corte penale internazionaleaccusata di prendere di mira impropriamente gli Stati Uniti e Israele. L’ordine include sia sanzioni finanziarie che restrizioni sui visti contro non specificati funzionari della Cpi e i loro familiari che hanno collaborato alle indagini su cittadini o alleati statunitensi. Lo scorso novembre, la Cpi aveva emesso mandati di arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il suo ministro della Difesa e diversi leader di Hamas. L’ordine dell’amministrazione Trump afferma che tale decisione ha creato una “vergognosa equivalenza morale”.

Ucraina e Russia

  • Mentre per il conflitto tra Russia e Ucraina, Trump spinge per avviare i colloqui di pace. Da subito ha parlato con Vladimir Putin: "Stiamo facendo progressi", ha detto il tycoon, aggiungendo che si aspetta di avere molti altri colloqui con lo zar e che incontrerà il presidente russo di persona al momento giusto. Rimane ancora da capire quali siano effettivamente i passaggi che il presidente vuole mettere in atto e quale sia il piano definitivo per trovare una soluzione che faccia sedere al tavolo dei negoziati sia Mosca che Kiev. 
  • Toni accesi contro Zelensky, che Trump ha definito un "dittatore mai eletto" e un "comico mediocre" che è riuscito ad ottenere centinaia di miliardi dagli Stati Uniti per "una guerra che non avrebbe mai vinto". 

Per approfondire: Russia e Ucraina: lo speciale di Sky TG24 sulla guerra