Mandato d’arresto Cpi per Netanyahu, Orban sfida la decisione: "Venga in Ungheria"

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Continuano le reazioni dopo che la Corte penale internazionale ha spiccato i mandati d'arresto per crimini di guerra e contro l'umanità per il premier israeliano e il suo ex ministro della Difesa Gallant. "Non abbiamo altra scelta che sfidare questa decisione. Inviterò" Netanyahu "a venire in Ungheria", ha detto il premier ungherese. La Cina ha sollecitato la Cpi a perseguire "una posizione oggettiva". Al fianco di Israele Stati Uniti e Argentina. Olanda "pronta a eseguire il mandato". Scontro in Italia

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Continuano le reazioni in tutto il mondo dopo che la Corte penale internazionale ha spiccato i mandati di arresto per crimini di guerra e contro l'umanità per il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant (poi cacciato dallo stesso primo ministro). “Decisione antisemita”, ha tuonato Israele.  L'Olanda si è detta “pronta a eseguire il mandato”. In Italia è scontro. Al fianco di Israele si sono subito schierati gli Stati Uniti e l'Argentina. E anche l’Ungheria (GLI AGGIORNAMENTI LIVE).

Orban invita Netanyahu in Ungheria

Il primo ministro ungherese Viktor Orban, il cui Paese detiene la presidenza di turno dell'Ue, ha annunciato che inviterà il suo omologo israeliano Benyamin Netanyahu per protestare contro il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale (Cpi). "Non abbiamo altra scelta che sfidare questa decisione. Inviterò" Netanyahu "a venire in Ungheria, dove posso garantirgli che la sentenza della Corte penale internazionale non avrà alcun effetto", ha dichiarato Orban in un'intervista alla radio statale. Netanyahu ha poi ringraziato l'Ungheria per l'invito, elogiando la "chiarezza morale" del premier ungherese. Se Netanyahu arrivasse davvero sul suo suolo e non fosse arrestato, l'Ungheria "violerebbe i suoi obblighi legali internazionali e la posizione dell'Ue sulla Corte penale internazionale", ha commentato un alto funzionario Ue.

Mosca: decisioni "insignificanti"

Per la Russia, le decisioni della Corte penale internazionale sono "insignificanti" e quindi "non c'è motivo di commentarle". Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, come riferisce Ria Novosti. La Russia non aderisce alla Cpi, che lo scorso anno ha emesso un ordine di arresto per il presidente Vladimir Putin.

Cina: Cpi sia “oggettiva”

È intervenuta anche la Cina, che ha sollecitato la Corte penale internazionale ad adottare e perseguire "una posizione oggettiva" dopo il mandato di arresto emesso contro Netanyahu e Gallant. È quanto ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Lin Jian. "La Cina spera che la Cpi mantenga una posizione obiettiva e giusta, e che eserciti i suoi poteri in conformità con la legge", ha aggiunto Lin. La Cina, che come Israele e gli Usa non ha aderito alla Cpi, ha affermato di "sostenere qualsiasi sforzo della comunità internazionale sulla questione palestinese che sia utile per raggiungere equità e giustizia e sostenere l'autorità del diritto internazionale". Lin, inoltre, ha accusato Washington di "doppi standard" in risposta a una domanda sull'opposizione americana al mandato di cattura per Netanyahu da parte della Corte e sul sostegno, invece, accordato su quello riguardante il presidente russo Vladimir Putin. "La Cina si oppone con forza al fatto che alcuni Paesi utilizzino il diritto internazionale solo quando fa loro comodo", ha osservato Lin.

Iran: "Morte politica di Israele"

Il capo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane, il generale Hossein Salami, ha definito il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale nei confronti di Netanyahu e Gallant come la "fine e la morte politica" di Israele. "Questo significa la fine e la morte politica del regime sionista, un regime che oggi vive in un assoluto isolamento politico nel mondo e i suoi funzionari non possono più viaggiare in altri Paesi", ha detto Salami in un discorso trasmesso dalla TV di Stato.

Gli Stati Uniti

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, l'amministrazione Biden ha fatto sapere di "respingere categoricamente" la decisione della Cpi, dicendosi "profondamente preoccupata" e non riconoscendo la giurisdizione della Corte "su questa questione". Citando fonti a Washington, poi, l'emittente israeliana Kan news ha affermato che la nuova amministrazione Trump starebbe pianificando azioni punitive contro la Cpi dopo la sua decisione. Fonti avrebbero detto a Kan che stanno valutando l'introduzione di sanzioni personali contro il procuratore capo Karim Khan e i giudici che hanno emesso i mandati. Ieri Mike Waltz, indicato da Trump come consigliere per la sicurezza nazionale, ha scritto su X che "ci si può aspettare una forte risposta alla tendenza antisemita della Cpi e dell'Onu a gennaio".

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La decisione della Corte penale internazionale

Dopo più di un anno di guerra e 44mila morti tra i palestinesi, la Corte penale internazionale ha quindi spiccato i suoi primi mandati di arresto per crimini di guerra e contro l'umanità commessi nella Striscia e in Israele dopo il 7 ottobre 2023. Nel mirino dei giudici della Camera preliminare sono finiti - su richiesta del procuratore capo Karim Khan - il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant, nonché il capo militare di Hamas, Deif, che però Israele ritiene di aver ucciso in un raid a Gaza.

Le altre reazioni

Dopo la decisione della Cpi, immediata è stata la reazione indignata e irritata di Israele, a partire da quella dei due leader chiamati in causa: dall'Aja "una decisione antisemita" degna di "un nuovo processo Dreyfus", ha tuonato Netanyahu attraverso il suo ufficio, mentre per Gallant la Corte "mette sullo stesso piano Israele e Hamas, incoraggiando il terrorismo". Senza citare Deif, la fazione palestinese ha invece apprezzato "il passo importante verso la giustizia". Al fianco di Israele si è subito schierata l'Argentina: per Javier Milei così si "ignora il legittimo diritto di Israele a difendersi dagli attacchi costanti di Hamas e Hezbollah". "Esamineremo coscienziosamente i passi da compiere. E ulteriori passi saranno compiuti solo quando sarà prevedibile una visita in Germania del primo ministro Benjamin Netanyahu e dell'ex ministro della Difesa Yoav Galant", ha fatto invece sapere la Germania, attraverso una nota del portavoce del cancelliere tedesco Steffen Hebestreit. La Francia "prende atto" dei mandati d'arresto, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri in un comunicato che non specifica esplicitamente se Parigi li arresterà all'ingresso nel Paese. Il Regno Unito "rispetterà i suoi obblighi legali", ha invece fatto sapere Downing Street. L'Unione europea, per voce dell'alto rappresentante per la politica estera uscente Josep Borrell, ha invece difeso i giudici dell'Aja: la loro "non è una decisione politica, ma la decisione di un tribunale che deve essere rispettata e applicata", ha detto, sottolineando che "la tragedia a Gaza deve finire".

“Decisione vincolante”

Borrell ha poi ricordato che si tratta di una "decisione vincolante" cui tutti i Paesi Ue devono adempiere. I 124 Stati parte della Cpi che hanno aderito allo Statuto di Roma sono infatti obbligati a eseguire i mandati d'arresto se un ricercato dalla Corte dovesse entrare nel loro territorio, compresi i capi di governo come in questo caso. Un obbligo che renderà molto difficile per Netanyahu recarsi all'estero d'ora in poi, anche nelle sue funzioni di primo ministro. A ricordare gli obblighi dei Paesi membri è stato anche un appello del procuratore: "Contiamo sulla loro cooperazione", ha dichiarato, difendendo anche il suo operato. Le richieste di arresto "sono state presentate a seguito di un'indagine indipendente e sulla base di prove oggettive e verificabili, esaminate attraverso un processo forense", ha spiegato. E ha quindi annunciato che il suo ufficio continua a indagare, viste "le segnalazioni di violenza crescente" e di altre violazioni del diritto internazionale umanitario ancora in corso a Gaza e in Cisgiordania.

Lo scontro in Italia

Il primo Paese ad assicurare alla Cpi la sua piena collaborazione è stata l'Olanda, che tra l'altro ospita la sede della Corte all'Aja. Anche l'Irlanda si è detta pronta a eseguire il mandato d'arresto. In Italia, invece, è scontro. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto che il nostro Paese "sostiene la Cpi" e "valuterà insieme ai nostri alleati come comportarci insieme su questa vicenda". "Esamineremo le carte per capire quali sono le motivazioni che hanno portato la Corte a fare questa scelta. Lunedì a Fiuggi comincerà il G7 dei ministri degli Esteri e prenderemo le decisioni insieme ai nostri alleati. Questa è la linea scelta dal nostro presidente del Consiglio che io ho il dovere di attuare", ha aggiunto. Il collega della Difesa Guido Crosetto, pur ritenendo la decisione della Corte "sbagliata", ha sostenuto che se Netanyahu e Gallant "venissero in Italia dovremmo arrestarli, perché noi rispettiamo il diritto internazionale". "Mandati d'arresto assurdi e filo-islamici", ha attaccato la Lega. E il leader Matteo Salvini ha aggiunto: "Conto di incontrare presto esponenti del governo israeliano e se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto. I criminali di guerra sono altri" (IL VIDEO). Per il Pd, “la sentenza va rispettata”. Il M5s: “Embargo delle armi a Israele”.

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