Migranti Usa, gruppo di clandestini espulsi da Trump arrivato a Guantanamo

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Per la famigerata prigione, aperta nel 2002 dopo gli attacchi dell'11 settembre, l'arrivo dei migranti è un cambio di pelle con nuovi problemi legali. Se finora è stato accusato di essere sede di torture e violazioni dei diritti umani, con i migranti la situazione resta altrettanto complessa

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Il primo gruppo di migranti clandestini ritenuti "ad alto rischio" dalle autorità statunitensi è arrivato a Guantanamo, in attesa di essere trasferito nel Paese d'origine o in un'altra destinazione appropriata. Il carcere dei terroristi di Guantanamo accoglie i migranti espulsi dagli Stati Uniti: per ora i posti a disposizione sono solo 120 ma l'obiettivo di Donald Trump è arrivare a quota 30.000. Per la famigerata prigione, aperta nel 2002 dall'allora presidente George W. Bush nell'ambito della guerra al terrore dopo gli attacchi dell'11 settembre, l'arrivo dei migranti è un cambio di pelle con nuovi problemi legali. Se finora è stato accusato di essere sede di torture e violazioni dei diritti umani, con i migranti la situazione resta altrettanto complessa.

I nodi

I legali del Dipartimento della Sicurezza Nazionale e del Pentagono non hanno infatti ancora determinato se il trasferimento è legale. Non è stato sciolto neanche il nodo delle leggi da applicare: nei centri di detenzione americani vige la legge statunitense, altrove - come nel caso di Guantanamo - non è chiaro. Così come non è chiaro se i migranti potranno accedere a servizi legali e sociali. El Salvador ha accettato di ricevere i "migranti illegali violenti di tutti i Paesi", inclusi i criminali americani, in cambio di soldi. Un gesto "straordinario", ha detto soddisfatto il segretario di Stato americano. Pur essendo una proposta allettante nell'ambito della linea dura contro l'immigrazione lanciata da Donald Trump, non è ancora chiaro se la Casa Bianca la accetterà, considerato che la legge vieta di deportare cittadini americani, che siano in carcere o meno. Lo stesso Rubio ha ammesso di intravedere problemi "evidenti" nell'espatrio forzato di cittadini americani. "Abbiamo offerto agli Stati Uniti l'occasione di esternalizzare parte del loro sistema carcerario", ha detto il presidente di El Salvador Nayib Bukele.  

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