Introduzione
Se l'Europa non cambia, "rischia la cancellazione della sua civiltà". Sono le parole "incendiarie" del presidente americano Donald Trump, pronunciate mentre svelava al mondo la nuova National Security Strategy, un documento di 33 pagine all'insegna dell'America First. Il leader degli Stati Uniti ha delineato le sue priorità e usato parole dure per il Vecchio Continente, criticandolo su tutti i fronti: dalle politiche migratorie alla "censura della libertà di parola", passando per le sue "aspettative irrealistiche" sulla guerra in Ucraina. Vediamole nel dettaglio le affermazioni di Trump, l'ondata di polemiche che hanno scatenato e quali sono gli scenari per l'Europa dopo quella che molti analisti definiscono "una spaccatura" tra Usa e Ue.
Quello che devi sapere
Le "bordate" all'Europa
L'amministrazione americana "si trova in contrasto con i funzionari europei che nutrono aspettative irrealistiche per la guerra" in Ucraina, "arroccati su governi di minoranza instabili, molti dei quai calpestano i principi fondamentali della democrazia per reprimere l'opposizione", si legge nella National Security Strategy. Nel documento, i rimproveri all'Europa sono a tutto campo: "Se continua con il trend" in atto "fra 20 anni sarà irriconoscibile", tra "le attività dell'Ue e di altri organismi internazionali che minano la libertà e la sovranità politica, le politiche migratorie che stanno trasformando il continente, la censura della libertà di parola e la soppressione dell'opposizione politica".
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La replica di Bruxelles
A stretto giro è arrivata la replica di Bruxelles, tramite un portavoce. "Quando si tratta di decisioni che riguardano l'Unione europea, queste vengono prese dall'Unione europea, per l'Unione europea, comprese quelle che riguardano la nostra autonomia normativa, la tutela della libertà di espressione e l'ordine internazionale fondato sulle regole", spiega. "Il partenariato transatlantico è unico e, come sempre, gli alleati sono più forti insieme", evidenzia.
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Il plauso del Cremlino agli Usa
Sul tema è intervenuta anche la Russia, secondo cui i cambiamenti adottati dal presidente americano Trump sulla Strategia per la sicurezza nazionale sono "coerenti" con la visione di Mosca e possono garantire un "lavoro costruttivo" con gli Stati Uniti sulla soluzione ucraina. "Gli aggiustamenti sono in gran parte coerenti con la nostra visione", ha detto il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov citato dalla Tass. "Forse possiamo sperare che questa possa essere una modesta garanzia che saremo in grado di continuare in modo costruttivo il lavoro congiunto per trovare una soluzione pacifica in Ucraina".
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L’intervento di Meloni
La premier Giorgia Meloni non vede tuttavia una spaccatura tra Ue e Usa. "Non parlerei di un’incrinatura dei rapporti fra Stati Uniti ed Europa. Penso che quello che c'è scritto nel documento strategico" degli Usa, "al di là giudizi sulla politica europea - alcuni dei quali condivido, come quelli sull'immigrazione che stiamo correggendo - dica con toni assertivi qualcosa che nel dibattito fra Usa e Europa va avanti da molto tempo. E parla di quello che alcuni di noi avuto coraggio di definire molto tempo fa un percorso storico inevitabile", ha detto la presidente del Consiglio a La7.
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Tusk e Kallas fanno da pacieri
"Cari amici americani, l'Europa è il vostro alleato più stretto, non il vostro problema. E abbiamo nemici comuni. Almeno così è stato negli ultimi 80 anni. Dobbiamo attenerci a questa strategia, l'unica ragionevole per la nostra sicurezza comune. A meno che qualcosa non sia cambiato", ha scritto su X il premier polacco Donald Tusk, cercando di ricompattare l’alleanza Usa-Ue. Come del resto ha fatto anche l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue, Kaja Kallas, affermando che gli Usa sono ancora il principale alleato dell'Europa. "Ci sono molte critiche" nel documento americano, "ma credo che alcune siano anche vere", ha dichiarato Kallas al Doha Forum, in risposta a una domanda sulla strategia statunitense. "Gli Stati Uniti sono ancora il nostro più grande alleato. Penso che non siamo sempre stati d'accordo su diversi argomenti, ma credo che il principio generale sia ancora valido. Siamo i più grandi alleati e dovremmo restare uniti", ha sentenziato.
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Le ragioni dell’attacco di Trump
Ma cosa c’è dietro l’attacco di Trump all’Europa? Come spiegano gli analisti internazionali, con l'Europa destinata ad avere un ruolo marginale sulle questioni internazionali, la strategia nazionale di Trump guarda ad altre priorità, quali l'emisfero occidentale, l'immigrazione e la Cina. "Riequilibreremo le relazioni economiche con Pechino dando priorità alla reciprocità e all'equità per ripristinare l'indipendenza economica americana", afferma infatti la National Security Strategy. Il presidente americano si impegna inoltre a "riaffermare e far rispettare la dottrina Monroe per ripristinare la preminenza americana nell'emisfero occidentale e per proteggere il Paese".
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L'Ue non è "utile" agli Usa?
Anche il ministro della Difesa Guido Crosetto spiega la ratio dietro le parole di Trump: il competitor degli Stati Uniti è la Cina, ed in questo duello l'Europa non è utile agli interessi di Washington. L'Ue (e quindi anche l'Italia) dovrà sempre di più provvedere da sé alla propria sicurezza, senza contare su "regali" dagli Usa. Per questo Crosetto non si stupisce del documento sulla Sicurezza strategica nazionale firmato dal presidente americano. "Lo dico da tre anni che il rapporto con l'Ue sarebbe mutato e che le garanzie di difesa regalate dopo il '45 sarebbero finite velocemente. Era chiaro, evidente. Con una tempistica più accelerata di quella che temevo - pensavo concedessero 2-3 anni in più - è accaduto ciò che era previsto", ha detto.
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I settori in cui l'Ue arranca
Secondo Crosetto, l'Ue non serve "perché non ha risorse naturali particolarmente rilevanti o utili. Perché sta perdendo la competizione sull'innovazione e la tecnologia. Perché non ha potere militare. Perché, rispetto ai nuovi attori del Mondo, è piccola, lenta e 'vecchia'. I motivi per cui lo abbia fatto anche con un po' di asprezza non sono nemmeno loro una sorpresa perché i suoi giudizi (e quelli di molti esponenti repubblicani o Maga) su alcune posizioni e scelte politiche dell'Unione sono note da anni".
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Gli scenari (in chiaroscuro)
Come spiega Crosetto, "la pessima notizia è che dovremmo pensare a ciò che finora ci avevano fornito, gratuitamente, i nostri alleati statunitensi: la sicurezza, la difesa e la deterrenza. Non parlo solo di quelle militari". Il ministro della Difesa incalza: "È questo scenario (come dicevo ampiamente previsto) quello nel quale devono essere definite le scelte, le decisioni, le strategie delle nazioni più piccole (come noi)". E questo perché "anche noi abbiamo bisogno di risorse. Perché anche noi abbiamo bisogno di tecnologie. Perché anche noi abbiamo bisogno di far crescere la nostra economia e difendere il nostro spazio di ricchezza. Non per esercitare una supremazia su qualcuno, ma per garantirci futuro".
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Investimenti per sopravvivere
Secondo Crosetto, "l'Europa è anche però un luogo naturale dove poter trovare partner per fare ciò che da soli siamo troppo piccoli per realizzare. Ad esempio è chiaro che la ‘soglia di ingresso’ finanziaria per recuperare il tempo perso su tecnologie fondamentali richiede una quantità di investimenti pubblici e privati tali che anche per 27 nazioni sono pesanti. Ma vanno fatti, per sopravvivere. Stesso discorso per la Difesa: più siamo, più è forte, meno costa. Siamo nel pieno centro di cambiamenti epocali. Occorre vederli, capirli e orientare la nave, come in mare durante una tempesta. Perché, come accade in mare, nessuno, nemmeno i più grandi sono in grado di controllare i flussi dei tempi nei quali viviamo, ma ognuno è costretto ad affrontarli navigando al meglio".
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I "nuovi amici" dell'Europa
Il ministro Crosetto afferma poi che per "scelta politica in questi anni abbiamo costruito e consolidato una grande quantità di rapporti bilaterali con nazioni che ci possono aiutare nel percorso futuro (in Africa, Golfo, Asia, Sud America, Australia) per garantire e rafforzare la sicurezza economica, energetica e di approvvigionamenti strategici. Per scelta abbiamo contribuito a dare un piccolo impulso positivo ad un'Europa che aveva perso il contatto con le traiettorie del Mondo pensando di poterlo plasmare a sua immagine e somiglianza. Piccolo, perché le resistenze ideologiche e burocratiche che rifiutano un approccio veloce e pragmatico alle evoluzioni della realtà sono fortissime e sedimentate".
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La sanzione a Musk
Nello scontro verbale tra Usa e Ue si inserisce anche la polemica sulla multa della Commissione Ue al magnate Elon Musk. Riavvolgiamo il nastro: la Commissione ha inflitto una sanzione da 120 milioni a X, social del miliardario sudafricano naturalizzato statunitense, per aver violato gli obblighi di trasparenza previsti nella legge europea sui servizi digitali (Dsa). Si tratta della prima decisione di non conformità adottata ai sensi del Dsa, volto a mettere fine al cosiddetto “Far West online”. Le violazioni riscontrate includono, secondo la Commissione, il design ingannevole della spunta blu, la mancanza di trasparenza dell'archivio pubblicitario e la mancata fornitura di accesso ai dati pubblici per i ricercatori. Ancora in corso l'indagine per sospette violazioni del Dsa legate alla diffusione di contenuti illegali.
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La differenza tra X e TikTok
"In un caso", quello di TikTok, "abbiamo un'azienda che si è impegnata in modo costruttivo e ha offerto impegni formali. Siamo lieti di accettarli perché non vogliamo emettere multe. Vogliamo cambiamenti per i nostri cittadini e per i consumatori”, ha fatto sapere il portavoce della Commissione Ue Thomas Regnier. E X, invece? “Dall'altro lato, abbiamo un'azienda", ossia il social di Musk, "che non ha offerto impegni formali e sono passati due anni". Da qui la multa.
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La dura risposta di Musk
La sanzione ha scatenato un’ondata di polemiche. Il primo a rispondere veementemente all’Ue è lo stesso Musk. “L’Unione dovrebbe essere abolita e la sovranità restituita ai singoli Paesi, in modo che i governi possano rappresentare meglio i propri cittadini", ha affermato il magnate su X, il social multato. L’ex capo del Doge americano ha trovato la solidarietà di diversi esponenti politici europei, fra tutti il premier ungherese Viktor Orbán e il leader dell'ultradestra olandese Geert Wilders.
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Orbán e Wilders per Musk
"L'attacco della Commissione a X dice tutto. Quando i padroni di Bruxelles non riescono a vincere il dibattito, chiedono multe. L'Europa ha bisogno di libertà di parola, non di burocrati non eletti che decidono cosa possiamo leggere o dire. Tanto di cappello a Elon Musk per tenere il punto", ha scritto su X Orbán, all'indomani della sanzione inflitta dall'esecutivo di Ursula von der Leyen alla piattaforma social. Gli fa eco Wilders, su X: "Nessuno vi ha eletto. Non rappresentate nessuno. Siete un'istituzione totalitaria e non sapete nemmeno scrivere le parole libertà di parola. Non dovremmo accettare la multa di X, ma abolire la Commissione europea".
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Il nuovo attacco di Orbán
Dopo aver difeso Musk, Orbán ha pubblicato un nuovo post su X contro Bruxelles. "Il percorso verso la guerra si snoda in quattro fasi: diplomazia infranta, sanzioni e tagli ai legami commerciali, coscrizione ed economia di guerra, confronto diretto. I leader europei stanno spingendo il continente pericolosamente vicino alla fase 4. L'Ungheria ne resterà alla larga e continuerà a battersi con fermezza per la pace, con coraggio e forza d'animo a guidarci", ha scritto. "L'America ha finalmente un presidente che odia davvero la guerra. Stiamo al fianco di Donald Trump, un leader pronto a porre fine a questa follia e a portare la pace", ha aggiunto il premier ungherese.
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