Nasce il Democracy shield: ecco come l'Ue vuole fermare le fake news

C’è un tema, tra i tanti, di cui l’UE non sa proprio come venire a capo: quello della necessità di fermare l’epidemia di disinformazione che, negli ultimi anni, si è diffusa nei suoi Paesi. Secondo una rilevazione pubblicata dal sito Statista, “oltre il 70% degli europei si imbatte regolarmente in fake news”. Il problema è che, continua Statista, “la frequenza con cui ci imbattiamo in queste notizie e il loro potenziale di influenzare il nostro modo di pensare, di votare e di credere ne hanno fatto un problema importante nella società odierna. Pubblicare e condividere fake news è diventato più facile in un mondo sempre più digitale, e i social media svolgono un ruolo importante in questo”. Così, l’Europa, e con essa gran parte delle democrazie moderne, si ritrovano nella difficile situazione di dover conciliare la necessità di fermare con le mani il mare della disinformazione, spesso creata ad arte da soggetti ostili come la Russia, senza però cedere alla tentazione della censura. “Il servizio estero dell'UE - scrive il Guardian - afferma di aver individuato decine di casi di disinformazione e manipolazione delle informazioni da parte della Russia, come la campagna Doppelganger in vista delle elezioni europee , in cui versioni imitate di noti siti di informazione hanno diffuso narrazioni anti-occidentali. La disinformazione è stata diffusa su siti web che imitavano organi di stampa come Die Welt, Le Point, La Stampa e Polskie Radio nell'ambito di una campagna che si ritiene fosse attiva dal 2022. Su questi siti imitatori, articoli falsi, ampiamente promossi anche sui social media, cercavano di screditare i politici e di minare il sostegno del governo ai rifugiati ucraini o all'Ucraina”. La scelta tra tutela della verità e censura però è difficile da compiere. Chi stabilisce cosa è vero e cosa no? L’evidenza dei fatti, ovvio. Ma chi stabilisce l’evidenza dei fatti in un’epoca in cui questi possono essere modificati e creati ad arte? Chi stabilisce cosa è disinformazione, magari guidata dall’estero, e cosa è invece legittima opposizione? La differenza è sottile, la china pericolosa. Il modo in cui la Commissione UE ha deciso di provare a uscirne è stato annunciato poche ore fa ed è la creazione di uno “scudo per la democrazia”. Ossia di un sistema che potrebbe proteggere le nostre democrazia dall’avvelenamento dei pozzi della verità da parte di attori stranieri e ostili. Perché se il fondamento di ogni democrazia e di ogni elezione è che le decisioni vengano prese da cittadini ed elettori consapevoli e informati, è del tutto evidente che ottundere le loro opinioni e mascariare la verità dei fatti può essere il grimaldello che porta alla fine delle democrazie o, come successo non di rado negli ultimi tempi, al loro deragliamento . Questo scudo, si legge sul sito della Commissione, “mira a potenziare la nostra capacità collettiva di contrastare la manipolazione dell’informazione e la disinformazione, rafforzando la resilienza sociale con un approccio a livello di tutta la società”. Questo piano, tanto necessario quanto ambizioso, passa per quella che la Commissione chiama “salvaguardia dell'integrità dello spazio informativo”. Il che, tradotto, significa, da un lato, rendere più percorribili le strade della stampa e dell’informazione, con ipotetici cospicui finanziamenti che consentano al settore di uscire dall’asfissia finanziaria che ne ha reso, in questi anni, sempre più difficile e minacciato il lavoro. Dall’altro la creazione “del nuovo Centro europeo per la resilienza democratica, che riunirà competenze e risorse dell’UE e degli Stati membri per aumentare la capacità collettiva di anticipare, rilevare e rispondere alle minacce e costruire la resilienza democratica". "Il Centro - continua il sito - faciliterà lo scambio di informazioni e il rafforzamento delle capacità per resistere alle minacce comuni in evoluzione, in particolare la manipolazione e interferenza informativa straniera e la disinformazione”. Quali saranno le competenze e gli effettivi poteri di questo centro ancora non è chiaro. Eppure questo è il punto più controverso dell’intera faccenda. In che modo, e alla luce di quali logiche, il centro individuerà minacce e disinformazione? In che modo la tentazione della censura della legittima opposizione sarà evitata? In che modo saranno separati pula e grano? Come spesso accade con l’UE le risposte a queste domande arriveranno alla fine di un lungo processo.Il progetto richiederà regolamenti, voti e aggiustamenti prima di prendere una forma definitiva ed entrare in vigore. Cosa che, comunque, farà solo per i Paesi che volontariamente aderiranno. Il che significa che verosimilmente questo scudo, qualunque forma ed efficacia dovesse assumere, non varrà per i Paesi che potrebbero averne più bisogno.

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Luciana Grosso