Drew Struzan, morto l'illustratore delle locandine di Star Wars e di Indiana Jones

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È scomparso il 13 ottobre all'età di 78 anni, diversi anni dopo aver ricevuto la diagnosi di Alzheimer. Aveva collaborato con Steven Spielberg e George Lucas e aveva disegnato sia i poster di film come Blade Runner Ritorno al futuro, sia le copertine di album dei Beach Boys e di Alice Cooper

L’artista e illustratore Drew Struzan, noto per aver disegnato locandine di film come Blade Runner, Indiana Jones, Ritorno al futuro e Star Wars, è morto lunedì 13 ottobre all’età di 78 anni. Aveva ricevuto da diversi anni la diagnosi di Alzheimer. “È con il cuore pesante che devo dirvi che Drew Struzan ha lasciato questo mondo ieri”, si legge sulla sua pagina Instagram in una dichiarazione del suo collaboratore di lunga data, Greg Aronowitz. “Ritengo sia importante che sappiate tutti quante volte mi ha espresso la gioia che provava sapendo quanto apprezzaste la sua arte”. Gli ha fatto eco in una nota il regista Steven Spielberg, che amava il lavoro di Struzan: “Drew ha creato arte per eventi. I suoi poster hanno trasformato molti dei nostri film in mete...e il ricordo di quei film e dell’età in cui li abbiamo visti torna sempre alla mente, anche solo guardando le sue iconiche immagini fotorealistiche. Con il suo stile personale, nessuno disegnava come Drew”.

DAGLI ALBUM MUSICALI ALL'ANIMA DEI FILM

Nato il 18 marzo 1947 a Oregon City, Drew Struzan si era trasferito a Los Angeles all’età di 18 anni per frequentare l’Art College of Design di Pasadena, dove aveva venduto le sue opere e aveva accettato piccole commissioni per pagarsi gli studi. “Ero povero e affamato, e l’illustrazione era la via più breve per una fetta di pane, rispetto a una mostra in galleria. Da bambino non avevo niente. Disegnavo su carta igienica con le matite: era l’unica carta disponibile. Probabilmente il motivo per cui oggi amo così tanto disegnare è perché era tutto ciò che avevo a quel tempo”, aveva dichiarato in un’intervista nel 1999. Struzan aveva poi disegnato copertine di album per artisti come i Beach Boys, i Bee Gees e gli Earth, Wind & Fire, illustrando nel 1975 anche quella del disco Welcome to My Nightmare di Alice Cooper, e aveva anche lavorato sotto la direzione di Ernie Cefalu per la Pacific Eye & Ear, dove nello stesso anno aveva iniziato a lavorare su poster promozionali per film a basso budget come L’impero delle termiti giganti e I carnivori venuti dalla savana. Nel 1978 aveva invece creato un nuovo poster per la riedizione di Star Wars, in particolare per la pittura dei personaggi umani, che era stato il primo passo per la lunga collaborazione per l’iconico franchise di George Lucas. Nella sua carriera, l’artista aveva illustrato i poster di film come La corsa più pazza del mondo, L’impero colpisce ancora su Darth Vader, Blade Runner, E.T. l’extra-terrestre, La cosa, Rambo, Risky Business – Fuori i vecchi...I figli ballano, Indiana Jones e il tempio maledetto e Indiana Jones e l’ultima crociata con Harrison Ford, I Goonies, Fievel sbarca in America, Il principe cerca moglie, Harry Potter e la pietra filosofale con Daniel Radcliffe e I Muppet. “Il mio preferito è sempre quello subito dopo”, aveva dichiarato Struzan. Tra gli ultimi lavori c’era anche il poster del film Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, che aveva preceduto l’annuncio del ritiro nel 2008, pur seguito da altre collaborazioni per Star Wars: Il risveglio della Forza e la trilogia di Dragon Trainer. Nel 2013, Struzan era stato inoltre il protagonista del documentario Drew: The Man Behind the Poster di Erik Sharkey, che aveva esaminato il lavoro e la vita dell’artista e aveva incluso anche interviste a George Lucas, Steven Spielberg e Harrison Ford. “Ho pensato che l'arte fosse più che raccontare una storia. Cerco di dare a una persona un'idea di qualcosa che potrebbe desiderare", aveva spiegato l'illustratore in un’intervista a Slashfilm nel 2021. "Ho chiesto ai registi cosa stessero facendo e perché lo stessero facendo, [e] cerco di trovare il meglio in quello che stanno facendo, poi dipingo in quel modo. Cerco le migliori immagini che riesco a trovare degli attori e delle scene [e] cerco la tavolozza dei colori. Progetto una composizione che sia aperta, non chiusa, dicendo: “Ecco a cosa devi pensare”. Sento di aver fatto un buon lavoro quando ciò accade".

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