Mostra Cinema Venezia 2023, Diritti: "Lubo film su incapacità di accettare i diversi"

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Nella nona giornata dell’80ª edizione del Festival, sono stati due i film in Concorso: Lubo di Giorgio Diritti, ultima pellicola italiana in gara, e Holly di Fien Troch. Fuori Concorso Amor di Virginia Eleuteri Serpieri e Daaaaaali! di Quentin Dupieux. A Venezia Classici il documentario Un'altra Italia era possibile, il cinema di Giuseppe De Santis, dedicato da Steve della Casa al regista di Riso amaro

La regista Fien Troch: "Questo è il mio film più personale"

Holly è il quinto lungometraggio della regista belga, che torna al Lido dopo aver vinto il premio per la miglior regia con Home ad Orizzonti. "Ci sono voluti sette anni per realizzare questa storia che forse è la mia più personale, perché anche io, proprio come la protagonista, ho una grande attenzione per gli altri e ho interesse per le cose più pure essendo fondamentalmente una persona buona" dice la regista

Holly, strega-santa di 15 anni che viene dal Belgio

Per molti è solo una strega, per altri invece è una santa visto che quando la incontri ti fa stare meglio, a volte ti guarisce. Holly, la protagonista del film omonimo di Fien Troch oggi in Concorso al Festival di Venezia, ha solo 15 anni, è carina, esile, ha un bel sorriso e sembra vivere in un mondo tutto suo. La storia inizia quando la ragazzina (interpretata da Cathalina Geraerts) un giorno decide di non andare a scuola, presa da un presentimento. E proprio in quella stessa giornata scoppia un incendio nell'istituto che fa strage di studenti. Tutti sono incuriositi da lei, e c'è anche chi la bullizza perché è strana, fuori dagli schemi. La sua insegnante Anna le propone di unirsi ad un gruppo di volontariato da lei gestito, e la presenza di Holly in questo gruppo rasserena e infonde speranza a chiunque la incontri. Ben presto, però, le persone iniziano a cercarla sempre di più e anche le richieste montano oltre misura con le relative conseguenze

Dalì, con Dupieux il film è più folle dell'artista

Daaaaaali! di Quentin Dupieux racconta il genio artistico. Una giovane giornalista insegue Dalì per intervistarlo, lui si nega, poi accetta purchè ci siano le cineprese, le più grandi del mondo. L'artista  è interpretato da 4 attori diversi che si scambiano il ruolo a seconda delle scene. Daaaaaali! è una "dichiarazione d'amore nei confronti di quest'uomo" ha detto il regista. E per raccontarlo ha scelto di mettersi un po' all'altezza di Dalì "nel senso che non poteva essere un classico biopic ma un film un po' folle che asseconda il genio dell'artista per ricostruire in un certo senso il suo universo mentre si prepara il documentario su di lui. Il film" ha osservato Dupieux "prova ad essere più forte e folle del personaggio. Tutti noi imitiamo qualcuno e qui ci lanciamo ancora di più. Non vogliamo conoscere le sue opere ma piuttosto altre dimensioni, come la solitudine, la melanconia. In Dalì c'è tanto Dalì che basta e avanza!"

Cosa direbbe Dupieux a Dalì

L'idea del film è venuta dai video originali sul grande pittore di Figueres che ha attraversato il Novecento, "facevano ridere, ho cominciato ad imitarlo", ha detto il regista poi abbiamo pensato di far diventare questo spunto un film con una scrittura solida ma un montaggio totalmente sperimentale. E se potesse parlare a Dalì come invano cerca di fare la giornalista francese? "Lascerei il genio lì dove è e gli chiederei come va", ha risposto Dupieux. Il suo talento originale, che ne fa un regista di culto cinefilo, è prolifico: fa uno o due film all'anno (Yannick è uscito da poco). Regista e musicista (Mr.Oizo) è uno dei più attivi del cinema francese, sempre pronto a puntare la cinepresa su qualcosa di molto assurdo. Non avrà troppa libertà? "Sarebbe terribile avere troppa carta bianca, così i vincoli me li creo io stesso. Ho i miei dogmi ad esempio non voglio stancare i miei attori, non faccio ripetere 50 volte la stessa scena"

Daaaaaali! di Quentin Dupieux

L'attore del film Fuori Concorso a Venezia80 ha raccontato l'importanza della figura dell'artista protagonista

Le parole di Valentina Bellè

In conferenza stampa l'attrice racconta il legame con il regista di Lubo Giorgio Diritti e con il suo personaggio

L'immersione nel ruolo di protagonista di Franz Rogowski

L'attore ha intrecciato vita e personaggio

La conferenza stampa di Lubo di Giorgio Diritti

Il regista condivide l'ispirazione dell'opera in Concorso all'80ª edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia

Diritti, Lubo film nomade: "Scalata montagna"

"Dal punto di vista produttivo fare Lubo è stato un po' come accade a una persona che vede una montagna grande e gli dicono: "Quello è il sentiero e devi arrivare lassù". È preoccupante ma anche molto bello. Il film ha una sua complessità: in più lingue, diverse location storiche. Abbiamo fatto un grande lavoro che ci ha portato ad andare in Alto Adige e in Trentino a cercare i luoghi. Abbiamo fatto un film itinerante, un film nomade come il nostro protagonista, in cui dovevamo incastrare location, clima, la neve, i tempi...L'obiettivo era comunque di fare le cose in modo che fossero giuste per  ealizzare un film di qualità" ha proseguito il regista Giorgio Diritti

Lubo in Concorso a Venezia80

Il regista Giorgio Diritti e i protagonisti Franz Rogowski e Valentina Bellè

Franz Rogowski Giorgio Diritti Valentina Bellè

©Getty

Franz Rogowski, Giorgio Diritti e Valentina Bellè

Il protagonista di Lubo secondo Giorgio Diritti

A differenza del romanzo, spiega ancora il regista e sceneggiatore (insieme a Fredo Valla), il film è incentrato sul protagonista. "Io sono stato molto di più su Lubo, sul protagonista, e trasferire su questo artista di strada, un uomo semplice su cui arriva addosso qualcosa di drammatico e di più grande che gli cambierà la vita. Un uomo che lotta per trovare un futuro, che vive l'angoscia della solitudine, che vuole ricostruirsi una vita anche se poi negli anni questo sogno viene di nuovo inquinato dal passato che ritorna"

Diritti, Lubo sull'incapacità di accettare i diversi

"Un po' di anni fa un'amica mi ha parlato del romanzo di Cavatore che ho conosciuto e frequentato finchè è rimasto tra noi. Raccontava di una vicenda particolare avvenuta in Svizzera, un Paese che nell'immaginario comune è una terra ricca di civiltà, di cultura... e questa storia mi ha provocato. Ho sentito l'urgenza di fare un film. La storia è lo specchio delle storie nel tempo, delle persecuzioni, dell'incapacitàdell'uomo di capire la diversità che invece è un grande valore. Dopo anni di ricerche sono arrivato a fare questo film". Lo dice il regista Giorgio Diritti in conferenza stampa a Venezia parlando del suo film Lubo, tratto dal romanzo Il seminatore di Mario Cavatore che oggi pomeriggio alle 18.45 sarà proiettato in concorso alla Mostra del cinema. "Il film e' un grande viaggio nel tempo, in luoghi magici" spiega ancora Diritti "c'è un senso di responsabilità nel raccontare storie che siano utili affinchè si cerchi di migliorare. Non dico che non succedano più"

Lubo di Giorgio Diritti in Concorso a Venezia80

"Una delle cose che affascina in Lubo è questo senso di vita libera, di realizzazione di sé, di semplicità, ma di una semplicità che fa sorridere" racconta il regista

Mario Martone: "Lascio Napoli, il prossimo film a Roma"

"Ho applaudito a lungo Io Capitano di Matteo Garrone, mi ha entusiasmato. Mi era sembrato strano che non fosse stato scelto per il Festival di Cannes, forse perché non c'erano attori famosi adatti per il tappeto rosso" dice all'ANSA con una punta di ironia Mario Martone, che oggi ha ricevuto il premio Robert Bresson conferito da 24 anni ai maestri del cinema. "Garrone è uno dei nostri registi più straordinari e con la sua potenza di regista con questo film ci fa attraversare sofferenze e atrocità ma che alla fine dà speranza. È una forza vitale che è la forza di questo film". E poi annuncia: "Sto scrivendo la sceneggiatura insieme a Ippolita Di Majo, c'è già un titolo ma non posso dirlo". Ancora a Napoli? Il regista di Nostalgia, di Qui rido io, del documentario su Troisi e di tanti altri film ambientati nella sua città a sorpresa risponde: "Sarà a Roma, inizieremo le riprese nella prossima primavera". Martone parla anche di Napoli, del musicista ucciso: "Non ci sono tante parole, restare umani è l'unica posizione possibile. Napoli è redimibile? Napoli" conclude "è una lente dell'umanità dolente"

Il Cardinale Zuppi elogia il film di Garrone: "Per salvare basta un dito"

"Qualche mese fa un signore che conosco molto poco, che c'ha il mio stesso nome ma fa Garrone di cognome, mi fece vedere in visione provata il film Io Capitano, mi commosse molto, moltissimo, gli ho scritto anche questa mattina per fargli di nuovo i complimenti, il film racconta la storia al contrario, è un film curioso, drammatico, molto vero". Lo ha raccontato il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. "Ci aiuta a capire di che cosa stiamo parlando" ha spiegato Zuppi" cioè la speranza, c'è l'immagine di uno dei protagonisti che solleva una donna dall'acqua, la porta su e lei vola lui, lui la prende con un dito e la porta in salvo, è molto poetica, penso che chiunque sta vicino alle tantissime persone di cui non abbiamo le foto ma di cui dobbiamo sentire il grido, chiunque porta su anche con un dito, solleva da quella situazione, ecco questo per me è umanitario, non c'è nessun buonismo, è il diritto di garantire la vita, il diritto a non morire per le vessazioni, è difendere i diritti. Questo" ha sottolineato "è il piano umanitario che deve essere tale, punto e basta. L'immagine è molto poetica anche perché rivela che basta un dito, basta un matto che metta insieme qualcosa che va a salvare la gente"

La recensione di The Green Border di Agnieszka Holland

La regista racconta la tragedia dei rifugiati provenienti dal Medio Oriente e dall'Africa, intrappolati sul "confine verde” tra Bielorussia e Polonia; un coraggioso e toccante atto di denuncia. Leggi la recensione di The Green Border

La recensione di Enea di Pietro Castellitto

L'attore e regista italiano, figlio di Sergio, torna al Lido dopo il successo di "I predatori", con un grottesco "gangster movie senza gangter" ancora una volta ambientato a Roma Nord. La recensione di Enea

Domani "Inchiesta su miseria", iniziativa Camera

In occasione del settantesimo anniversario della conclusione dei lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla miseria, su iniziativa del Comitato per la Documentazione della Camera, viene presentata all'80ª edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia la versione restaurata del documentario che illustrò gli esiti dell'indagine. La proiezione è in programma per venerdì 8 settembre alle ore 18, presso l'Hotel Excelsior del Lido di Venezia, alla presenza della Vicepresidente della Camera, Anna Ascani. "Questo prezioso documento" afferma Ascani "ci mostra una realtà di settant'anni fa che tuttavia è non troppo diversa dalla nostra: la povertà colpisce ancora oggi molti italiani e, con particolare gravità, il Sud del Paese e le aree periferiche delle città. Dal documentario, che rivela in modo straordinario il lavoro del Parlamento e la funzione importantissima delle Commissioni di inchiesta, emerge quindi la necessità ancora oggi di un grande sforzo del Parlamento e del governo per combattere la ferita della povertà ancora tanto, troppo, ampia nel nostro Paese". Il lungometraggio di 27 minuti fu realizzato dall'Istituto Luce, con la regia di Giorgio Ferroni, e proiettato il 16 agosto 1953 nell'ambito della 14ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. L'inchiesta sulla miseria fu svolta dalla Camera dei deputati tra il 1951 e il 1954 in nove aree del Paese nelle quali il fenomeno appariva "in forme più penose o caratteristiche". Il documentario, pensato come "relazione cinematografica" a completamento dell'attività della Commissione, raccontò le realtàdel disagio da Nord a Sud. Gli Uffici della Camera hanno inventariato tutte le carte dell'archivio della Commissione che ora possono essere ricercate online. I 14 volumi della Relazione sono inoltre direttamente consultabili in formato digitale sul Portale delle Commissioni d'inchiesta dal sito web Camera

Amor, Fuori Concorso a Venezia80

La regista Virginia Eleuteri Serpieri racconta il significato della pellicola da lei diretta

Amor, Odetta Tunyla: "Girarlo è stato un processo molto emotivo"

Odetta Tunyla, protagonista di Amor, il film di Virginia Eleuteri Serpieri fuori concorso a Venezia 80, ha parlato in conferenza stampa

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