Holly, tra innocenza e fede. La recensione del film in concorso alla Mostra di Venezia
CinemaDopo aver vinto il premio per la miglior regia con "Home" nel 2016 nella sezione Orizzonti, la cineasta belga Fien Troch torna al Lido con un un altro lungometraggio incentrato sull’adolescenza e coprodotto dai Fratelli Dardenne. Tra (falsi) profeti, bullismo e volontariato, una favola soprannaturale che si interroga su cosa significhi operare per il bene
“Fai del bene e poi scordatelo” è un antico proverbio, mai passato di moda, soprattutto in Italia. Ma, forse perché di nazionalità belga, la cineasta Fien Troch non condivide appieno il concetto espresso da questo aforisma. Tant’è che in Holly, film in concorso alla Ottantesima Mostra del cinema di Venezia, la regista ci offre un apologo beffardo, una favola adulta, dalle sfumature esoteriche incentrata su cosa significhi davvero aiutare e fare del bene all’altro da sé, magari cercando alla fine un riconoscimento sociale o se non addirittura un tornaconto personale. In fondo come diceva l’inarrivabile ballerino russo Vaslav Nijinsky: “Io sono colui che muore quando non è amato”.
Holly, la trama del film
Fien Troch si trova benissimo a raccontare la giovinezza nelle sue più svariate espressioni, Insomma, gioca in casa come un’oliva che galleggia in un calice conico di Martini. Lo aveva già dimostrato in Home, con cui nel 2016 aveva ottenuto al Lido nella sezione Orizzonti, uno strameritato premio per la miglior regia. E in Holly, il suo quinto lungometraggio, Fien esplora ancora una volta i perigliosi territori dell’adolescenza, che risulta sempre inquieta per citare il titolo della nota telenovela brasiliana che impazzava negli anni Ottanta. Il film ha come protagonista Holly, quindicenne mediamente bullizzata. Una ragazza con pochi frizzi, lazzi e amicizie. I compagni di scuola l'hanno soprannominata “La strega” e non è affatto un complimento. La cultura Wicca non è per nulla popolare in questo istituto. Le sue uniche frequentazioni sono la sorella Dawn, sua mamma, perennemente distesa sul divano di casa, e Bart, uno studente emarginato e inviso ai più. Un giorno Holly ha un brutto presentimento e chiama la scuola per comunicare che resterà a casa. Poco dopo nell’istituto scoppia un incendio in cui muoiono molti alunni. Devasta dalla tragedia, la comunità tenta di reagire di fronte alla perdita e cerca una qualche forma di consolazione. Anna, una delle insegnanti, resta affascinata dalla bizzarra premonizione di Holly e invita la ragazza a far parte del suo gruppo di volontari. La sola presenza della giovane trasmette tranquillità, calore e speranza. Presto però tutti vogliono incontrarla e sentire l’energia catartica che emana da lei, chiedendo a Holly sempre di più.
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THE POWER OF LOVE
E dai tempi di Carrie, il capolavoro di Stephen King trasportato sul grande schermo da Brian De Palma, che le ragazze dotate di qualche super potere non hanno vita facilissima a scuola. Ma la forza di Holly è che non sappiamo effettivamente se la studentessa possieda capacità extrasensoriali o meno. Non è nemmeno così evidente se sia Dio o il Diavolo a fornirle questa incredile abilità di lenire il dolore altrui. D’altronde facciamo di tutto per rendere meno straziante l’elaborazione del lutto. E alla fine, il dilemma epocale a 15 anni, come a 90, risulta sempre il medesimo: riusciremo mai a diventare quello che siamo? Con una fotografia naturalistica, uno stile di regia pulito ed efficace, Troch riesce ad avvincere e financo a perturbare, perché nell’epoca dei social, la ricerca dell’altrui approvazione è aumentata in maniera esponenziale. Se nascesse oggi Gesu Cristo, avrebbe più follower o hater? Senza salire in cattedra e dribblando corrivi spiegoni, Holly, quindi si interroga sui profeti (veri o presunti) e sui misteri della fede. Il bene e il male saranno sempre due facce della stessa medaglia? La pellicola ci offre una sardonica risposta finale impreziosita da una suggestiva cover di The Power of Love dei Frankie goes to Hollywood, Ancora una volta Amor omnia vincit. Soprattutto l’amore per se stessi.