A poche ore dall’entrata in vigore della nuova moneta, il 'bolivar sovrano', sono sempre di più i venezuelani che cercano rifugio negli Stati vicini, spaventati da una possibile impennata dei prezzi che renderebbe la crisi nel Paese ancora più grave. LA FOTOGALLERY
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha avviato una radicale riforma del sistema finanziario ed economico del Paese sostituendo la vecchia moneta con il 'bolivar sovrano'. La riforma, definita dal leader "una formula rivoluzionaria che mette il lavoro al centro, per un riequilibrio generale della società", ha però spaventato tantissimi venezuelani che in queste ore stanno cercando di lasciare il Paese -
Secondo le opposizioni però si tratta di una riforma estremamente dannosa. Per José Guerra, deputato dell'Assemblea nazionale, le misure di Maduro "hanno svalutato la moneta nazionale del 1.300% da un giorno all'altro" e il bolivar sovrano "farà impennare i prezzi" annullando del tutto il forte aumento del salario, disposto dal governo. Nella foto alcuni emigranti al confine con l'Ecuador -
Dopo la pausa festiva di lunedì, il 21 agosto riaprono banche e negozi in coincidenza del primo giorno di entrata in vigore della riforma monetaria. Durante il fine settimana si sono verificate file lunghissime alle casse automatiche nel tentativo di prelevare, finché possibile, valuta nel vecchio conio -
I conti correnti in 'bolivar forte', la vecchia moneta, sono stati sostituiti con la nuova valuta che ha cinque zeri in meno rispetto alla precedente e che, nei piani del governo, contribuirà a "strangolare" l'iperinflazione esistente nel Paese -
Oltre al cambio di moneta, la riforma prevede anche un forte aumento del salario minimo, l’aumento dell’iva (dal 12 al 16%) e della benzina, e una flessibilizzazione del mercato dei cambi, ancorando la nuova valuta alla criptomoneta Petro, garantita a sua volta dalle riserve petrolifere venezuelane. L’obiettivo, ha dichiarato Maduro, è "sconfiggere definitivamente il modello perverso che ha dollarizzato i prezzi, e la schiavitù di dover ogni giorno vedere il valore del biglietto verde" -
Il Venezuela da diverso tempo sta vivendo una seria crisi emigratoria che in questi giorni ha subito un’ulteriore impennata. Moltissimi venezuelani, infatti, si stanno accalcando verso i confini con il Brasile ma anche con la Colombia, l’Ecuador e, più a sud, con Perù e Cile. Nella foto diversi migranti mentre percorrono la strada Panamericana per raggiungere il Cile -
Nelle ultime settimane nel solo Brasile sono arrivati in media 500 venezuelani al giorno. Flussi che, nel fine settimana, hanno causato diversi incidenti a Pacaraima dove c'è stata una rivolta contro la gente in fuga -
Il governatore dello stato brasiliano Roraima ha chiesto alla Corte suprema di bloccare temporaneamente l'ingresso dei venezuelani nel Paese perché i servizi sociali e sanitari sono in forte difficoltà -
Il ministro brasiliano della Sicurezza, Sergio Etchegoyen, però ha risposto che chiudere i confini è "impensabile poiché illegale", sostenendo che l’invio di rinforzi militari nei pressi di Pacaraima migliorerà la situazione -
Intanto l'opposizione venezuelana ha cominciato a mobilitarsi con una giornata di protesta per il 21 agosto, e con una mobilitazione popolare anti-governativa prevista per la prossima domenica, 26 agosto -
Secondo i partiti che fronteggiano Maduro, la riforma non è un piano di rilancio dell'economia per sconfiggere l'iperinflazione ma di un 'paquetazo rojo' (stangata rossa) che produrrà numerosi effetti contrari -
Di contro il partito al governo ha invitato i suoi sostenitori a scendere in piazza nel pomeriggio del 21 agosto per dimostrare il loro appoggio al 'Piano di ripresa economica' -