Guerra Israele Medio Oriente, Trump vede Netanyahu: "I palestinesi vogliono lasciare Gaza"

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Alla Casa Bianca, il presidente Usa dice che con il premier israeliano forma "una combinazione imbattibile", rifiuta di riconoscere uno Stato palestinese e decreta il ritiro Usa dal Consiglio per i diritti umani (Unhrc). Cinque Paesi arabi a Rubio: no al piano Trump per i palestinesi. Hamas: cominciati i colloqui sulla seconda fase dell'accordo

Gaza, migliaia di palestinesi sfollati tornano nel nord della Striscia. FOTO

L'apertura del valico è stata alle 7 ora locale, quando i gazawi hanno potuto iniziare il proprio esodo solo a piedi. I veicoli si sono potuti spostare verso nord dopo un'ispezione a partire dalle 9 ora locale, le 8 in Italia. "Chi è arrivato ci dice che manca l'acqua, l'elettricità, il cibo, le medicine. Le strade non esistono più e quindi mancano i punti di riferimento", racconta un palestinese. "Il ritorno degli sfollati è una vittoria per il nostro popolo", ha affermato Hamas. LE IMMAGINI

inviato Trump: "Impossibile ritorno palestinesi a Gaza nei tempi previsti accordo"

Per l'inviato per il Medio Oriente di Donald Trump, Steve Witkoff, è "fisicamente impossibile" che i palestinesi possano ritornare a Gaza nei tempi stabiliti dall'accordo. Parlando con i giornalisti prima dell'incontro alla Casa Bianca tra il presidente americano e Benjamin Netanyahu, ha criticato l'impostazionall'accordo tra Israele e Hamas, sottolineando che non è stata data dall'amministrazione Trump. 

"Parte del problema che non era un accordo così bello quello che è stato firmato, non è stato dettato dall'amministrazione Trump, non avevamo niente a che vedere, ora stiamo lavorando all'interno di questa cornice e stiamo risolvendo le cose", ha detto Witkoff, spiegando che "la fase tre, la ricostruzione non andrà come indicato nell'accordo, con un programma di cinque anni, è fisicamente impossibile". 

"In qualsiasi città americana se hai un danno che è un centesimo di quello di Gaza a nessuno viene permesso di tornare alle loro case perché è pericoloso - ha continuato - ci sono 30mila munizioni inesplose, edifici che possono crollare in ogni minuto, nessun servizio, niente acqua corrente, elettricità, gas, niente". Poi è passato a difendere le contestate parole di Trump riguardo alla necessità di mandare i palestinesi in Egitto e Giordania: "quando parla di pulire Gaza, intende dire renderla abitabile - ha affermato - noi stimiamo che solo la rimozione delle macerie durerà dai 3 ai 5 anni, prima di poter avere un piano di ricostruzione. Per me è ingiusto dire ai palestinesi che possono tornare in cinque anni, è assurdo". 

Tregua Israele-Hamas, chi sono gli ostaggi liberati finora

L'accordo per un cessate il fuoco sulla Striscia di Gaza è scattato il 19 gennaio. Durante la prima delle tre fasi saranno in tutto 33 le persone riconsegnate allo Stato ebraico (anche se quelle vive sono 25). In cambio vengono liberati centinaia di prigionieri palestinesi. Dalle donne portate via dai kibbutz israeliani ai partecipanti rapiti durante il festival di Nova: ecco chi sono gli ex ostaggi. CHI SONO

Inviato Trump: assurdo pensare a Gaza abitabile in 5 anni

 L'inviato di Donald Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff, ha detto che è "assurdo" pensare che Gaza ritorni "abitabile" in cinque anni.          

Inviato Trump: siamo già nella fase 2 della tregua a Gaza

"Siamo già nella fase due della tregua a Gaza". Lo ha detto l'inviato speciale di Donald Trump in Medio Oriente, Steve Witkoff, precisando che questa seconda parte "ha un suo protocollo che stiamo rispettando". 

Tregua Israele-Hamas, chi sono gli ostaggi liberati oggi. Le loro storie

Tornano a casa dopo 484 giorni di prigionia Ofer Calderon, 54 anni, Keith Siegel, 65 anni, e Yarden Bibas, 35 anni. Restano ancora prigionieri 82 rapiti, 23 dei quali dovrebbero essere rilasciati prossimamente: dei 23, 15 sono vivi e otto deceduti. LE STORIE

Incontro Netanyahu-Trump, manifestazioni per rapiti in Usa

Dimostranti si sono radunati a Washington e di fronte al consolato di Israele a New York per manifestare a favore della liberazione degli ostaggi ancora in mano di Hamas a Gaza, in vista dell'incontro tra il presidente Usa Donald Trump e il premier israeliano Benjamin Netanyahu.

Turchia e Egitto uniti contro piano Trump per Gaza

Turchia ed Egitto fanno fronte comune contro la proposta del presidente americano Donald Trump di espellere da Gaza la popolazione civile palestinese. Il ministro degli Esteri egiziano Badir Abdulati e' stato accolto oggi ad Ankara dal collega turco Hakan Fidan. Al termine dell'incontro i capi delle diplomazie di Turchia ed Egitto hanno emesso un comunicato congiunto con cui i due Paesi definiscono "irrinunciabile" il ruolo dell'agenzia delle Nazioni Unite Unrwa, la cui presenza nei territori palestinesi è di "importanza cruciale e va preservato". Abdulati e Fidan hanno ribadito la loro "totale opposizione" al piano Trump, che ha proposto l'espulsione dei palestinesi dalla Striscia. Una idea definita "una minaccia alla stabilita'", ma anche una proposta che "può far peggiorare la situazione e allargare gli scontri". I due Paesi insistono sulle risoluzioni delle Nazioni Unite, chiedono la formazione di uno Stato palestinese entro i confini del 1967 e definiscono quella di Gaza "la peggiore tragedia umanitaria dell'epoca moderna". Ora il dialogo, oltre che su Gaza, procede anche sulla Siria. Nel comunicato Fidan e Abdulati hanno ribadito il sostegno "a una Siria unita, integra territorialmente e sovrana" e dichiarato che non sarà tollerata alcuna minaccia al territorio siriano. Turchia ed Egitto hanno riallacciato i fili del dialogo due anni fa, dopo che nel 2013 le relazioni erano crollate in seguito al golpe che ha portato al potere Abdelfettah Al Sisi.

Al-Sisi e Abdallah II: "Serve posizione comune per pace"

Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha avuto una conversazione telefonica con il re giordano Abdallah II, durante la quale ha sottolineato la necessita' di adottare una posizione comune per cercare di raggiungere la pace nella regione. I due leader, ha fatto sapere il Cairo, hanno discusso degli "sviluppi nella regione", tra cui il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, e la necessita' di "una rapida ricostruzione" dell'enclave palestinese. Al-Sisi e Abdallah II "hanno sottolineato la necessita' di impegnarsi in una posizione araba unita per raggiungere una pace permanente in Medio Oriente", si legge nella dichiarazione della presidenza egiziana. Egitto e Giordania, entrambi alleati chiave degli Stati Uniti, hanno ripetutamente e fermamente respinto la proposta del presidente americano Donald Trump di "ripulire" la Striscia di Gaza inviando i palestinesi nei loro territori.

Al-Sisi sente re giordano: "Adottare posizione araba unita per la pace"

Una "posizione unita" dei Paesi arabi favorirebbe la pace in Medio Oriente. Lo hanno indicato il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, ed il re di Giordania, Abdullah II, nel corso di un colloquio telefonico durante il quale sono stati affrontati gli ultimi sviluppi nella regione, tra cui il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e la necessità di "una rapida ricostruzione" dell'enclave palestinese. I due leader "hanno sottolineato la necessità di impegnarsi in una posizione araba unita per raggiungere una pace permanente in Medio Oriente", si legge in una dichiarazione della presidenza egiziana diffusa al termine della telefonata.

Egitto e Giordania, entrambi alleati chiave degli Stati Uniti, sono sotto pressione a causa della proposta del presidente Donald Trump di voler trasferire nei due Paesi una parte dei palestinesi di Gaza. Il Cairo e Amman hanno ripetutamente respinto l'ipotesi.

Domenica re Abdullah II ha accettato l'invito a recarsi alla Casa Bianca, mentre il giorno dopo al-Sisi e Trump si sono scambiati inviti reciproci per visite di Stato. Al-Sisi ha detto a Trump che il mondo "conta" su di lui per un "accordo di pace permanente e storico" e mettere fine al conflitto tra palestinesi e israeliani, definendolo un "uomo di pace".

Casa Bianca: "Visita di Netanyahu mostra fermo sostegno Usa"

La visita del premier israeliano Benjamin Netanyahu a Washington, primo leader straniero a essere invitato, dimostra che il presidente "continuerà a sostenere fermamente Israele ed è incondizionatamente impegnato a garantire il ritorno a casa di tutti gli ostaggi". Lo ha affermato la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, citata da Haaretz.

Studenti ebrei: "Non vogliamo avere paura di andare in università"

'Vogliamo studiare' è il titolo dell'incontro promosso da Studenti per Israele, Studenti per la Libertà, Siamo Futuro e Unione Giovani ebrei d'Italia alla Statale di Milano per affermare il loro "diritto allo studio senza avere timore di andare nelle università" per le proteste pro Palestina. Proteste che hanno caratterizzato anche il loro incontro, con gli studenti dei colletti fuori dalla sala a gridare "fuori i sionisti dalle università".   "Abbiamo visto occupazioni con vandalismo e aggressioni, una realtà che l'estate scorsa ha interessato tante università italiane - ha spiegato Pietro Balzano, autore del Manifesto nazionale per il diritto allo studio -. Abbiamo deciso che questa cosa non ci può andare bene come studenti e come cittadini di una democrazia. Deve esser garantito che ci sia un dibattito alla pari e che nessuno si imponga con la violenza". David Fiorentini dell'Unione dei giovani ebrei d'Italia ha sottolineato invece come "da 15 mesi a questa parte il pretesto della lotta in difesa della Palestina è stato sempre un modo per creare un clima ostile per gli studenti ebrei e israeliani - ha spiegato - , cercando di ostacolare chi ha un pensiero diverso dalla loro narrativa. E così  si ostacola ogni libertà di pensiero e di espressione ma l'università dovrebbe essere proprio il simbolo di questo. Ci riappropriamo quindi oggi di spazi che sono di tutti in questo ateneo". 

Ministro Israele: "Contro Hamas a Gaza, anche a costo dell'accordo"

Il governo israeliano vuole andare avanti con la seconda fase dell'accordo sugli ostaggi ma non può "permettere ad Hamas di rimanere a Gaza come potenza sovrana, che gestisce la Striscia e punta le armi contro lo Stato di Israele". Lo ha affermato il ministro della Cultura israeliano Miki Zohar sottolineando che l'esecutivo farà "tutto il possibile per garantire che ci sia una seconda parte dell'accordo" ma non permetterà ad Hamas di mantenere il controllo di Gaza, "anche se ciò significa che non ci sarà alcuna continuazione dell'accordo".

Comunità ebraica Milano: "Università non più posto sicuro"

"E' un peccato che durante una manifestazione pacifica dei ragazzi che vogliono divulgare il loro messaggio vengano attaccati o qualcuno provi a farli tacere. Per fortuna ci sono le forze dell'ordine che ci hanno permesso di svolgere questa manifestazione in maniera serena". Lo ha detto Ilan Boni, vicepresidente della comunita' ebraica di Milano, commentando le contestazioni al convegno organizzato dall'Ugei e altre liste studentesche alla Statale di Milano. "Sicuramente l'università non è più tanto sicura come lo era prima. Purtroppo quello che è successo, quello che succede, lo vediamo- ha aggiunto -. Per fortuna è una minoranza che fa molto rumore. Poi c'è anche una maggioranza, alcuni hanno il coraggio di parlare, altri magari un po' meno, però sicuramente c'è una grande maggioranza che ha voglia di studiare e che ha voglia di dire le proprie opinioni liberamente", ha concluso Boni. Al coro delle proteste contro le contestazioni si sono uniti anche. Alessandro Litta Modignani (Ponte Atlantico) e Davide Romano (Brigata Ebraica). "Nelle università c'è posto solo per la propaganda di Hamas, per le menzogne di Francesca Albanese, per le mascalzonate di Moni Ovadia e per le mistificazioni dell' Anpi", ha commentato Litta Modignani. "La commissione comunale contro l'odio inizi dalla Statale - ha proposto Romano-. Se non c'è spazio per idee democratiche e liberali in università, la cultura intera è a rischio".

Cinque Paesi arabi a Rubio, no piano Trump per palestinesi

I ministri degli Esteri di Emirati Arabi Uniti, Qatar, Egitto, Giordania e Arabia Saudita hanno espresso la loro opposizione al trasferimento della popolazione palestinese dalla Striscia di Gaza in una lettera inviata al segretario di Stato Usa, Marco Rubio. Lo ha riferito una fonte diplomatica araba, precisando che nella missiva i cinque funzionari hanno chiesto "di coinvolgere i palestinesi nel processo di ricostruzione" della Striscia e hanno dichiarato di "respingere categoricamente qualsiasi piano volto a sfollare i palestinesi da Gaza, come proposto dal presidente Donald Trump, alla fine di gennaio". I firmatari, tra cui anche il presidente del Comitato esecutivo dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), Hussein Sheikh Amin, hanno messo in guardia dalle ripercussioni che un ulteriore spostamento di massa della popolazione potrebbe avere sulla regione.

Fonti Casa Bianca: "Per Trump impraticabile che Gaza sia abitabile per prossimi 10-15 anni"

Donald Trump pensa che sia "impraticabile" rendere Gaza di nuovo abitabile per almeno i prossimi 10-15 anni. Lo ha detto un alto funzionario dell'amministrazione, parlando con i giornalisti in vista dell'incontro di oggi tra il presidente americano e Benjamin Netanyahu, secondo quanto riporta il sito del Washington Post. 

"Il presidente Trump guarda la Striscia di Gaza e vede un sito di demolizione", ha aggiunto la fonte della Casa Bianca, riferendosi in questo modo alle distruzioni provocate dai bombardamenti israeliani in cui sono morti oltre 61mila palestinesi. "Crede che sia inumano costringere le persone a vivere lì", ha poi aggiunto, parlando in questi termini del 90% per cento della popolazione di Gaza che dall'inizio della guerra, dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, sono stati costretti a lasciare le loro case, e spostarsi in alcuni casi anche 10 volte, secondo i dati dell'Onu.  

Il funzionario non ha risposto però a domande riguardo all'idea espressa più volte da Trump di spostare i palestinesi di Gaza in Egitto e Giordania, proposta che entrambi i Paesi hanno pubblicamente rifiutato. 

Usa: "Netanyahu primo leader qui dimostra il sostegno a Israele"

"Il fatto che Benjamin Netanyahu sia il primo leader straniero alla Casa Bianca dimostra che il presidente Trump continuerà a schierarsi fermamente con Israele e che è impegnato con tutto il cuore a garantire che tutti gli ostaggi ritornino a casa". Lo ha detto la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt parlando con i giornalisti. 

Arrivata in Giordania la bimba 2 anni di Gaza con malattia rara

Una bambina palestinese costretta ad aspettare per settimane il permesso di lasciare Gaza per ricevere cure mediche salvavita è finalmente arrivata in Giordania. La bambina è ora ricoverata in ospedale. Lo scrive la Cnn. Habiba al-Askari, due anni, ha lasciato l'enclave palestinese assediata dopo un enorme sforzo ai "massimi livelli" di Amman, ha dichiarato alla CNN un funzionario giordano. 

Madre ostaggio a Trump: non mi fido di Netanyahu ma di lei

"Non mi fido di Netanyahu per riportare mio figlio dalla prigionia, ma mi fido di lei, presidente Trump. So che riportera' a casa da me Matan e tutte le persone rapite". E' il messaggio di Einav Zangauker, madre di Matan, in ostaggio di Hamas dal 7 ottobre. La donna, conosciuta per il suo attivismo nella battaglia dei familiari degli ostaggi per riportarli a casa, si e' rivolta al presidente Usa Donald Trump in un video girato nella capitale americana. 

Hamas: cominciati colloqui su seconda fase dell'accordo

Hamas ha annunciato che sono cominciati i colloqui sulla seconda fase di attuazione dell'accordo di cessare il fuoco a Gaza e liberazione degli ostaggi. Lo riferisce Haaretz. 

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