Il mandato della leader tedesca, tra i protagonisti del vertice di Roma del 30 e 31 ottobre, terminerà quando a Berlino si raggiungerà un accordo di governo
Non era ancora cancelliera nel 1998 quando, durante un'intervista, disse: "Un giorno, voglio trovare il modo giusto di lasciare la politica. È molto più difficile di quanto pensassi". Angela Merkel è il leader tedesco più longevo dal punto di vista politico dopo Otto Von Bismarck ed Helmut Kohl. Durante i suoi 16 anni e quattro mandati da cancelliera, ha visto passare quattro presidenti americani, cinque premier britannici, sette presidenti del Consiglio italiani. È il primo capo di governo tedesco a ritirarsi senza attendere un verdetto negativo delle urne, uno scandalo, una sconfitta, come aveva previsto in quella lontana intervista. Per uscire di scena, la cancelliera aspetta soltanto, dopo le elezioni di settembre perse dalla Cdu, l'Unione cristiano-democratica orfana della sua leader, che i nuovi protagonisti della politica tedesca trovino un accordo di governo.
L'ingresso in politica
Aveva 35 anni Angela Merkel quando, nei concitati giorni della riunificazione tra l'est e l'ovest della Germania, decide di entrare in politica, scegliendo un piccolo partito che l’anno dopo, nel 1990, è assimilato dalla Cdu. La notte del 9 novembre 1989, mentre migliaia di tedeschi correvano verso il muro da abbattere, la ragazza dell'est con un dottorato in chimica quantistica non cancella il suo appuntamento alla sauna prima di recarsi con calma a partecipare alla festa di Berlino. È il momento che cambia le sorti dell'Europa e del mondo e spinge la giovane verso una strada inesplorata. Donna di scienza, protestante, cittadina dell'est in un partito di uomini, di avvocati e imprenditori cattolici dell'ovest, nel 1990 Merkel entra al Bundestag, il Parlamento federale tedesco, grazie ai voti di Stralsund, cittadina affacciata sul Mar Baltico, dove fino al voto di settembre la cancelliera ha avuto il suo seggio elettorale. "Das Mädchen", la ragazza, così la chiamava Helmut Kohl, il cancelliere della riunificazione che l'ha subito notata e in breve tempo le ha affidato un ministero, il primo, quello per le politiche femminili e giovanili.
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La cancelliera dei tempi di crisi
Dopo gli anni della riunificazione e quelli della transizione, sono le crisi a dare forma all'epoca di Merkel, ed è per la sua capacità di traghettare non soltanto la Germania ma l'intera Unione europea in tempi di avversità che la cancelliera tedesca sarà ricordata: il collasso finanziario del 2008, la crisi dell'eurozona del 2012, l'arrivo di milioni di migranti lungo la rotta balcanica nel 2015, l'ascesa del populismo in Europa e quella di un presidente americano in antitesi rispetto alla leadership tedesca, la pandemia del 2020. Le ricette, come l'austerity imposta alla Grecia, non sempre sono state quelle giuste; o non sempre sono state pienamente condivise, come quando le urne la "punirono" per l'accoglienza data ai profughi siriani. Ma, sempre, è stata una leader.
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Le critiche
Per alcuni osservatori, il processo decisionale di Angela Merkel è stato a volte troppo cauto e lento: la cancelliera è stata accusata di non aver avuto una strategia, creato una dottrina. Le si imputano anche una mancanza di visione interna - la Germania durante i suoi mandati ha rafforzato la sua economia, è un Paese prospero ma poco moderno dal punto di vista di digitalizzazione, burocrazia, amministrazione, educazione -, e la poca volontà di contrastare, per mantenere aperti i canali commerciali, gli autocrati di Cina e Russia.
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Il vuoto lasciato da Merkel
Di certo c'è che Angela Merkel lascia Germania e Unione europea prive della sua solida leadership in un momento delicato, con una pandemia ancora in corso e la spinta populista che minaccia le basi stesse del progetto europeo: "Lascio l'Unione nella mia veste da cancelliera in una situazione nella quale c'è molto di cui preoccuparsi", ha detto durante il suo ultimo Consiglio europeo.