Il leader russo, che parteciperà al G20 di Roma in collegamento video, è giunto al suo quarto mandato presidenziale. Ex agente sovietico, è diventato prima premier e poi presidente della Federazione russa. Secondo molti osservatori, la sua ascesa è accompagnata da un graduale processo di arretramento democratico
Vladimir Putin nasce a San Pietroburgo il 7 ottobre 1952. Con la sua famiglia vive all'interno di una kommunalka, le abitazioni di epoca comunista con servizi condivisi con altri nuclei familiari. Due fratelli, uno morto nei primi anni di età e l'altro di malattia, per le conseguenze dell'assedio di Leningrado della Seconda guerra mondiale. Nonostante le condizioni poco agiate della famiglia, con la madre impiegata come operaia e il padre ex sommergibilista dell'esercito, Putin riesce comunque ad intraprendere gli studi nella sua città natale.
L'ingresso nel Kgb
Nel 1975 arriva una laurea in diritto internazionale a Leningrado. La svolta arriva subito dopo. Putin infatti in quello stesso anno si arruola nel Kgb, il potente servizio segreto dell'Unione Sovietica. Per i primi dieci anni Putin opera in Russia. Nel 1983, si sposa con Ljudmila Škrebneva, e hanno due figlie: Marija, nata nel 1985, ed Ekaterina, nel 1986. Nel 1985 Putin è inviato a Dresda, nell'allora Germania Est. Qui lavora in stretta collaborazione con la Stasi, il servizio segreto della Repubblica democratica tedesca. Putin rimane in Germania per cinque anni. Si tratta di un periodo delicato, con la caduta del muro di Berlino del 1989 e il crollo dei sistemi comunisti dell'Est Europa. Nel 1990 viene richiamato dal Kgb in patria, mentre l'Urss si avvia verso il declino.
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L'ascesa in politica
Il 25 dicembre 1991, dal Cremlino viene ammainata la bandiera rossa sovietica e viene issata quella della Federazione Russa. Putin si guadagna un posto all'interno della sezione Affari internazionali dell'Università di San Pietroburgo. Tre anni dopo, Putin viene eletto come deputato della Duma. Il presidente Boris Eltsin crede in lui, tanto da nominarlo prima a capo del Fsb, i servizi segreti russi, eredi del Kgb e poi da sponsorizzare il suo nome come premier. Tra le prime misure di Putin come capo del governo, il pugno duro contro i ribelli ceceni. L'immagine di "uomo forte" si rivela decisiva per acquistare popolarità. I primi successi militari in Cecenia contribuiscono a consolidare la sua posizione.
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Putin presidente
Il 31 dicembre 1999, a pochi mesi dalla scadenza del mandato, Boris Eltsin decide di dimettersi. Contestualmente all'annuncio delle sue dimissioni, vi è anche quello del nome del suo successore. Si tratta proprio di Vladimir Putin. In quell'ultimo giorno del millennio e per i successivi tre mesi, Putin gestisce l'ordinaria amministrazione. Poi, la consacrazione con la vittoria elettorale delle presidenziali del marzo del 2000.
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I primi due mandati
Durante il suo primo mandato, Putin concentra molti sforzi nel conflitto in Cecenia. La campagna cecena si collega anche a un altro importante problema: il terrorismo. Due gli episodi che destano maggiore clamore. Nel 2002, un gruppo ceceno prende in ostaggio il pubblico presente all'interno del teatro Dubrovka a Mosca. Il sequestro termina con l'irruzione delle forze speciali, uccidono tutti i terroristi ma anche almeno 90 persone tra gli ostaggi. L'altro grave episodio invece è del primo settembre 2004. I terroristi ceceni prendono di mira la scuola di Beslan, cittadina dell'Ossezia del Nord. Il blitz si rivela essere un'altra carneficina: morte 333 persone, di cui 186 minorenni. Eletto per la prima volta ufficialmente nel marzo del 2000 e riconfermato nella primavera del 2004, Putin al termine del suo secondo mandato deve cedere per legge lo scettro della presidenza. Dmitrij Medvedev prende il suo posto, ma il rapporto è solido e da dietro le quinte Putin è onnipresente.
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La terza elezione
Dopo i quattro anni di Medvedev, arriva un'altra staffetta: Putin torna al Cremlino, nella primavera del 2012. Questa volta, in base alle modifiche costituzionali introdotte, il mandato è di 6 anni e non più di 4. La sua popolarità sembra in crescita, anche se poco dopo la terza rielezione a Mosca si tengono alcune importanti manifestazioni di protesta.
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La quarta volta
Nella primavera del 2018, Vladimir Putin è eletto per il suo quarto mandato. La nuova esperienza da presidente inizia ancora una volta nel segno della continuità, con Medvedev riconfermato primo ministro. L'inizio di questo nuovo decennio regala di fatto alla Russia il ruolo di principale protagonista nella regione mediorientale. Dal dossier siriano a quello libico, Mosca sembra essere un attore di primaria importanza in tutto il contesto che va dal Mediterraneo fino all'Iran. l problema della sua successione però rimane. Ad oggi non emerge alcuna figura pronta a prendere le redini della sua eredità politica, anche perché l'opposizione lamenta da anni persecuzioni e l'impossibilità di manifestare liberamente le loro idee e di presentare i loro candidati.
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Putin e la democrazia
Con Putin, secondo molti osservatori, la Russia ha subìto un graduale processo di arretramento democratico. Generalmente gli esperti non considerano la Russia una vera democrazia, citando epurazioni, incarcerazioni e uccisioni di oppositori politici, repressione della libertà di stampa e mancanza di elezioni credibilmente libere e giuste. La Russia ha ottenuto un punteggio molto negativo sull'Indice di percezione della corruzione di Transparency International, sul Democracy Index dell'Economist Intelligence Unit e sull'indice Freedom in the World di Freedom House (tra cui un punteggio record di appena 20/100 nel rapporto del 2017, risultato che non veniva ottenuto dai tempi dell'Unione Sovietica).
Inoltre, le organizzazioni e gli attivisti per i diritti umani lo hanno accusato di perseguitare critici e attivisti politici, nonché di averli torturati o assassinati. Putin ha respinto le accuse di violazioni dei diritti umani. Funzionari del governo federale degli Stati Uniti d'America lo hanno accusato di aver condotto una cospirazione politica contro Hillary Clinton a favore di Donald Trump nel periodo delle elezioni presidenziali americane del 2016, un'accusa che sia Trump che Putin hanno spesso respinto e criticato.