Elezioni in Russia, le "meno libere da decenni": blocchi social e 'agenti stranieri'

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Chiara Piotto

Abbiamo intervistato il direttore del principale centro sondaggi indipendente russo, il Levada Center, e un giornalista del Moscow Times, per farci raccontare come questo voto che rinnova il parlamento russo sia stato influenzato dalla chiusura di diversi media, dall'esclusione dei membri dell'opposizione dalla corsa politica e dal soffocamento del dissenso sui social

Queste elezioni sono troppo poco trasparenti, persino per gli standard russi. Non solo perché Alexei Navalny, che incarna nel mondo l'opposizione a Vladimir Putin, resta in carcere mentre la sua organizzazione viene bollata come "estremista". Ma a causa dei boicottaggi burocratici, dei candidati di partiti diversi ma con lo stesso nome per confondere gli elettori e soprattutto di una campagna elettorale quasi inesistente. O meglio, mirata a spingere alle urne chi era già convinto di votare "Russia Unita", il partito del governo. E a far dimenticare a tutti gli altri che il Paese vota per tre giorni - dal 17 al 19 settembre - per rieleggere i parlamentari della Duma e diversi rappresentanti regionali e cittadini. 

Direttore Levada Center: "Campagna elettorale inesistente"

Chi da anni vive in Russia descrive una situazione preoccupante. Come Denis Volkov, il direttore dell'autorevole centro sondaggi indipendente Levada Center. Il centro che dirige è da anni stato etichettato come "agente straniero", la categoria introdotta dal Cremlino per tenere sotto controllo media, organizzazioni e individui che potrebbero influenzare i cittadini russi con una visione "straniera" senza che questi ne siano pienamente consapevoli. Ecco perché, spiega Volkov a Sky TG24, non gli è permesso diffondere i dati dei loro sondaggi fino alla fine delle elezioni; deve commentare quelli rilasciati da altri istituti. "Tanto sono tutti uguali - commenta - perché in assenza di una vera campagna elettorale, di un dibattito pubblico, le intenzioni di voto sono sempre le stesse. Quelle di due-tre mesi fa e quelle di adesso non sono differenti. Tutto è già stabilito parecchio in anticipo".

Moscow Times: "Legge 'agenti stranieri' per soffocare critiche online"

Non è nell'elenco degli "agenti stranieri", invece, il giornale online indipendente e in lingua inglese Moscow Times. "Paradossalmente i media occidentali hanno più libertà perché si ritiene che la loro influenza straniera sia evidente", spiega a Sky TG24 Jake Cordell, che ne è giornalista redattore proprio a Mosca. Secondo i dati di Reporter Senza Frontiere la lista di 'agenti stranieri' in Russia, da dicembre 2020 a settembre 2021, è aumentata in maniera spropositata da 11 a 47. "È un'etichetta che porta con sé diversi stigma", aggiunge Cordell, "rende il lavoro molto più complicato perché limita la raccolta pubblicitaria, ottenere interviste è più difficile... Di fatto è un modo che il Cremlino utilizza per far chiudere i media indipendenti, soprattutto online. In vista delle elezioni, infatti, la maggior parte degli sforzi del governo sono stati diretti a soffocare la critica sul web". Tra le ultime novità, il divieto di accesso a server Dns Google e Cloudflare che consentono di aggirare il blocco di alcuni siti e app, tra cui quella di Navalny.

Il dissenso nasce e si alimenta sui social

"Negli anni il ruolo dei media online, soprattutto dell’attivismo sui social media, è cresciuto moltissimo. Vale dappertutto ma in Russia particolarmente", dice il giornalista del Moscow Times. Le piattaforme più popolari sono quelle straniere, come Facebook e TikTok, per il dispiacere del Cremlino che non ha la stessa autorità che avrebbe sull'equivalente russo di Facebook, VKontakte. "Basti pensare alle proteste che ci sono state negli ultimi 12 mesi, per la gran parte organizzate attraverso TikTok, Instagram, Facebook, WhatsApp e piattaforme simili", dice Cordell, "È stata una novità per il governo, che non sapeva bene come comportarsi. Ecco perché ha richiesto alle piattaforme di rimuovere molti post, accusandoli di promuovere queste forme di attivismo, e soprattutto di istigare i minori a partecipare a forme non autorizzate di protesta".

Bonus economici ai sostenitori di Russia Unita

I social media sono la seconda fonte di informazione in Russia dopo la tv pubblica, di proprietà del governo. E i giovani sono la parte della società più ignorata, in termini di campagna elettorale. "Il Cremlino sa che è dal web che possono arrivare le potenziali forme di dissenso", continua Cordell. "Mentre per portare alle urne i sostenitori di Russia Unita, quindi pensionati e dipendenti statali, sono stati usati gli stessi metodi delle passate edizioni: l'informazione sulla tv pubblica, bonus economici oppure tattiche coercitive come pressare i dipendenti attraverso i loro datori di lavoro, che devono andare a votare e farlo sapere ai propri responsabili, a rischio del proprio impiego".

I giovani apolitici

Non stupisce che i giovani si disinteressino alla politica, sconfortati dalla mancanza di libertà d'espressione e dall'apparente impermeabilità della sfera politica. Lo racconta a Sky TG24 Ivan Petrov, fotografo freelance 18enne basato a San Pietroburgo, che spesso scatta immagini di proteste dell'opposizione a Putin. Molti dei suoi colleghi sono stati picchiati o imprigionati. "Molti miei coetanei ritengono che non ci siano motivi per interessarsi alla politica. E in un certo senso hanno ragione, perché la scena politica in Russia è tale che è quasi impossibile parteciparvi", dice Ivan. "Chi ci prova può essere ucciso, messo in prigione, ecco perché molti hanno paura. Ma non possiamo pensare che i social salvino dalla propaganda, perché anche i media tradizionali guidati dal governo pubblicano lì. Non sono, quindi, la panacea a tutti i mali".

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