Il 3 ottobre 1990 i territori dell'Est vennero annessi alla Repubblica federale tedesca e venne posta la fine alla divisione partita dopo la Seconda guerra mondiale. Oggi c'è malcontento in parte degli ex cittadini della Ddr nonostante i dati economici siano positivi
L'immagine impressa negli occhi di tutti è quella del muro di Berlino che cade sotto i colpi di piccone nel novembre 1989, ma bisognerà attendere altri 11 mesi e la firma di un paio di trattati per la riunificazione della Germania. È il 3 ottobre del 1990, quando la Repubblica democratica di Germania (Ddr) viene sciolta ed entra a far parte della Repubblica federale tedesca. Sono passati 29 anni da quel giorno e oggi emerge una certa delusione negli abitanti della ex-Ddr che secondo un recente sondaggio, citato dall'Ansa, continuano a sentirsi "cittadini di serie B" rispetto ai connazionali di quella che fu la Germania Ovest.
La Germania divisa in 4 dopo la Seconda guerra mondiale
Al termine della Seconda guerra mondiale, la Germania che uscì sconfitta dal conflitto, venne divisa in quattro zone di occupazione controllate da Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti e Russia. Simbolo della frammentazione diventò la vecchia capitale Berlino che venne anch’essa spartita in quattro aree. Con l’inizio della guerra fredda, nel 1949, in pratica le zone in mano a britannici, francesi e americani formarono la Repubblica federale tedesca, comprendente Berlino Ovest. Dall’altro lato la zona dei russi, con Berlino Est, divenne la Repubblica democratica tedesca.
La fine della Guerra Fredda
La Germania, e soprattutto Berlino, divennero l’emblema di un mondo contrapposto in due blocchi: quello occidentale guidato dagli Usa e quello orientale capitanato dall’Unione sovietica. Dopo diversi e vani tentativi di riunificazione, decisivi furono gli anni Ottanta, soprattutto con l’avvento del riformista Mikhail Gorbaciov, principale artefice della fine della Guerra Fredda.
1989: l'avvicinamento alla riunificazione
Non solo il crollo del muro a Berlino. Nei mesi precedenti al novembre 1989, l’Ungheria è il primo dei Paesi del blocco orientale ad aprire i confini a un Paese occidentale, rimuovendo le restrizioni con l’Austria. Il 4 novembre 1989 a Berlino est un milione di persone manifestano per chiedere maggiore libertà e 5 giorni dopo, il 9 novembre 1989, i telegiornali di tutto il mondo trasmettono i filmati della caduta del muro. Il 28 novembre, sempre di quell’anno, il cancelliere Helmut Kohl presenta in Parlamento il piano di riunificazione in 10 punti.
1990: la firma dei trattati e la Germania torna unita
Nel 1990, il 10 febbraio, Kohl incontra a Mosca Gorbaciov. Il leader sovietico riconosce il diritto dei tedeschi alla riunificazione. Il 24 aprile lo stesso Kohl mette a punto l’accordo di unione economica e monetaria con Lothar de Maizière, presidente del consiglio della Ddr. Il 12 settembre 1990 a Mosca i ministri degli esteri di Usa, Urss, Francia, Gran Bretagna e delle due Germanie firmano il Trattato '2+4' che pone le basi giuridiche e politiche della riunificazione. È il sigillo alla Germania unica con i territori dell’Est che vengono annessi come nuovi stati della Repubblica federale tedesca.
Gli scontenti dell'Est a 29 anni dalla riunificazione
A 29 anni dal 3 ottobre 1990, l’atmosfera non sembra essere più quella di quei giorni nelle strade di Berlino si festeggiò la fine di oltre mezzo secolo di divisioni. Il Muro idealmente è ancora in piedi nella testa di parecchi tedeschi di quello che fu l’Est. Un recente sondaggio ha rilevato che l'unificazione è considerata riuscita solo dal 38% dei cittadini della ex-Ddr, e tra gli unger-40 la quota scende addirittura al 20%. Delusione che alle urne si traduce in voti all’ultradestra. Le cinque regioni orientali votano con quote anche del 23-27% (come avvenuto il mese scorso in Brandeburgo e Sassonia) per l'estrema destra populista dell'Afd. Un altro recente sondaggio ha rilevato che nelle cinque regioni dell'est il 57% si sente un "cittadino di serie B".
Com'è cresciuto l’Est
Eppure i dati dicono altro ovvero che la musica è comunque cambiata nei territori che appartennero alla Ddr. Negli anni ci sono stati trasferimenti finanziari da ovest a est pari a circa 3.400 miliardi di euro, secondo la stima dell’Istituto delle ricerche economiche di Monaco di Baviera e ora il Pil dell'Est, grazie a una crescita più forte rispetto a quello della parte occidentale del Paese, è nella media europea. La disoccupazione è a bassi livelli (6,4%), salari e pensioni salgono e pure la paura per i migranti, su cui l'Afd punta tanto per raccogliere consensi, appare ingiustificata: gli stranieri sono il 4,4% del totale nella più popolosa regione dell'Est, la Sassonia, mentre la quota è tre volte più alta (12,7%) nella sua omologa dell'ovest (la Renania Settentrionale-Vestfalia).