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Il Sol dell’Avvenire di e con Nanni Moretti. La recensione del film in prima tv su Sky

Cinema

Paolo Nizza

Un riuscito, divertente, struggente viaggio alla ricerca del tempo perduto e di un sogno che solo il grande schermo può realizzare. In prima tv lunedì 2 ottobre alle 21.15 su Sky Cinema Uno (alle 21.45 anche su Sky Cinema Comedy) e in streaming su NOW e disponibile on demand. Su Sky il film sarà disponibile on demand anche in 4K.

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“Marca Budovari”, gridava con tono nevrile l’allenatore di pallanuoto interpretato da Silvio Orlando in Palombella Rossa. Sono trascorsi 34 anni da quella partita nella piscina di Acireale.  E con Il Sol dell’Avvenire (in prima tv , lunedì 2 ottobre alle 21.15 su Sky Cinema Uno (alle 21.45 anche su Sky Cinema Comedy e in streaming su NOW e disponibile on demand)  ha vinto quella sfida, solo in apparenza impari. Imre Budavári, il pluridecorato pallanuotista ungherese ha dato il suo cognome a un  circo magiaro. Grazie alla magia della settima arte, questa volte non sorge un giorno di cartapesta. Nessuna alba posticcia, le parole sono importanti, le immagini anche. E dopo The Fabelmans di Steven Spielberg  Babylon di Damien Chazelle , Il ritorno di Casanova di Gabriele Salvatores, ancora una volta un autore celebrato  sceglie di dirigere  una filmica myse en abyme. Come se la crisi delle sale, portasse i cineasti più sensibili e dotati a riflettere sul cinema attraverso il cinema. Un gioco di specchi tra finzione e realtà. Forse a salvare l’umanità dall’incipiente omologazione sarà la sua rappresentazione 24 fotogrammi al secondo. E alla morte al lavoro, toccherà prendersi un  periodo sabbatico. Perché, per citare Effetto Notte di  François, Truffaut “i film vanno avanti come i treni nella notte". E viaggiare a bordo del convoglio guidato da Nanni è un’esperienza indimenticabile, in compagnia di volti, omaggi e citazioni che hanno reso Moretti un sorprendente costruttore di mondi. Parafrasando Ecce Bombo, si ride e si piange perché siamo di fronte a un grande artista.

Abbasso i Sabot, W Il sol dell'avvenire

La dentatura irregolare di Ennio, Il giornalista del quotidiano L'Unità che ha il volto di Silvio Orlando, ci regala un sorriso, e in un tripudio di  incisivi, canini e premolari allegramente anarchici, ci introduce al film che Giovanni (interpretato dallo stesso Moretti) sta girando. Ambientata a Roma nel 1956 nel quartiere Quarticciolo, si tratto di una pellicola sospesa tra ortodossia e rivolta, tra “affinità e le divergenze tra il compagno Togliatti e noi,” per citare il titolo del primo album dei CCCP. L’insurrezione ungherese è alle porte, la repressione sovietica pure, ma il cineasta nel frattempo si balocca con altri progetti. Redige il soggetto di un lungometraggio tratto dal racconto Il  nuotatore di John Cheever e sogna  un film con tante canzoni italiane. Al fianco del regista c’è la moglie produttrice (Margherita Buy) che vorrebbe lasciare il marito. Ma il set con le sue laiche liturgie si trasfigura in un setting psicanalitico, in un rituale scaramantico. Moretti, prima dell’inizio delle riprese si abbandona alla visione propiziatoria  di Lola di Jacques Demy, impreziosita da un’epifania di gelato alla crema con meringa gentile, e poi dichiara guerra ai sabot, nemici storici del cineasta dai tempi di Bianca. Parimenti al Baudelaire di Il Mio cuore messo a nudo, Il film mette in fila tutti i tic, le fobie, le idiosincrasie dell’autore di Io sono un autarchico, che in fondo, con le dovute differenze,  somigliano molto alle nostre, o almeno a quelle di chi è nato tra gli anni 50 e 60.

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I sogni d'oro di Federico Fellini e Nanni Moretti

L’allegro fantasma di Federico Fellini abita tra navate di cui è composta questa cattedrale cinematografica architettata da Moretti. A partire dalla presenza del circo, stilema di quasi tutta la filmografia del maestro riminese. E il nuovo lungometraggio di Nanni è una sorta di Otto e mezzo, una specie di Bella Confusione per citare Ennio Flaiano. Non a caso il cineasta romano è tornato a girare a Cinecittà. E non manca nemmeno un omaggio al finale di La Dolce vita, con il sorriso dolce di Valeria Ciangottini e il saluto malinconico di Marcello Mastroianni. Quel gran bugiardo di Fellini risultava autobiografico persino quando parlava di una sogliola. Allo stesso modo Moretti in quest’opera mette in scena tutto se stesso e la sua filmografia: dalla coperta colorata di Sogni d’oro, ai monopattini che sostituiscono la vespa di Caro Diario. Ma non si tratta di uno sguardo ombelicale, di un vacuo delirio narcisista, ma di fare i conti  con il proprio passato politico e artistico. Quel girare intorno nella romanissima piazza Mancini è l’equivalente della  danza sufi, una tecnica per viaggiare nella propria memoria e ricordarsi che “ognuno nella vita dovrebbe avere due o tre principi".

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Da Renzo Piano a Corrrado Augias, no alla violenza

Dai tempi di Io sono un autarchico, in cui  trasecolava alla notizia della cattedra di cinema assegnata dall’università di Berkley a Lina Wertmüller, alle feroci critiche nei confronti si Henry Pioggia di sangue di John McNaughton, sino allo sconcerto per la palma d’Oro assegnata a Titane, Moretti ha sempre sbertucciato l’alto tasso di sangue e omicidi sul grande  schermo,  gli eccessi, i barocchismi. E la storia si ripete in Il Sol dell’avvenire con Nanni pronto a irrompere sul set di un giovane promessa della regia per contestargli l’uso della violenza trasfigurata in mero intrattenimento. Ma lo fa con una modalità esilarante, con la complicità di Renzo Piano, Chiara Valerio, Corrado Augias e persino di Martin Scorsese, in una sequenza straordinaria che rimanda al cameo di Marshall Mcluhan in Io e annie, Nanni si diletta pure a schernire il gigante dello streaming Netflix, con i suoi titoli distribuiti in 190 Paesi, con gli agognati momenti in cui il pubblico dovrebbe esclamare "What The Fuck". Ma soprattutto si diverte a riscrivere la Storia con i “Se”, parimenti al Quentin Tarantino di C’era una volta  a Hollywood. 

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Il Sol dell'Avvenire, un film pieno di canzoni italiane

Da Sono solo parole di Noemi, a Lontano Lontano di Luigi Tenco, da La canzone dell’amore perduto di Fabrizio De André  a Voglio vederti danzare di Franco Battiato, il sol dell’Avvenire è davvero un film con tante canzoni italiane.  Ma è pure un’opera sovversiva, per citare la frase del produttore francese interpretato Mathieu Amaric, Un lungometraggio intrepido che si oppone alla dittatura degl algoritmi e del marketing  E  sei quei trapezisti sotto la tenda, in bilico sono la metafora della situazione in cui versa l’arte cinematografica, risulta meraviglioso perdersi in questo incantesimo. Un superlativo sussidiario illustrato della filmografia di Nanni Moretti che ci fa divertire, piangere, riflettere, Un autoritratto che ci invita a farci delle domande, senza necessariamente trovare delle risposte, E al netto dei mala tempora  currunt  allora la vita, come diceva Mastroianni in Otto e mezzo diventa una festa da vivere insieme, Una parata gioiosa in cui sfilano gli attori cult delle precedenti pellicole di Moretti. Perché questo film, questa confusione siamo noi

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