Il ritorno di Casanova, la recensione del film di Gabriele Salvatores in prima tv su Sky

Cinema
Paolo Nizza

Paolo Nizza

Il lungometraggio più personale del regista italiano. Tratto dall’omonima novella di Arthur Schnitzler, una riflessione sul tempo che passa, sul doppio e sul successo. Con Toni Servillo e Fabrizio Bentivoglio. In prima tv su Sky domenica 27 agosto alle 21.15 su Sky Cinema Due (e alle 21.45 anche su Sky Cinema Drama), in streaming su NOW. Su Sky il film sarà disponibile on demand, anche in 4K

 

 

"Ora i miei incantesimi si sono tutti spenti, la forza che possiedo è solamente mia, ed è poca". È l’epilogo  pronunciato da Prospero, mago e duca di Milano, protagonista di La tempesta di Shakespeare ad aprirci le porte di Il Ritorno di Casanova, il nuovo film di Gabriele Salvatores in prima tv su Sky domenica 27 agosto alle 21.15 su Sky Cinema Due (e alle 21.45 anche su Sky Cinema Drama), in streaming su NOW. Su Sky il film sarà disponibile on demand, anche in 4K.

Presentato in anteprima al il Bif&st di Bari, il lungometraggio è un’ambiziosa, elegante e sincera mise en abyme, una sfida perpetua fra arte e vita, giovinezza e vecchiaia, amore e morte, desiderio e paura. A 72 anni, il regista premio Oscar riflette sull’ineluttabilità del tempo che passa. Ma la scelta vincente e raccontare la senilità attraverso il sublime romanzo breve di Arthur Schnitzler che dà il titolo al film. Una novella che non a caso inizia con questa frase: "A 53 anni Casanova, da tempo spinto a vagare per il mondo non tanto dal desiderio giovanile di avventura quanto dall’incombente vecchiaia, fu assalito da così grande nostalgia per Venezia sua città Natale, che prese a volteggiare intorno come un uccello che cali lentamente dal libero cielo in sempre più strette volute… per scendere a morire sulla terra".

Il ritorno di Casanova, la trama del film

Il protagonista di Il Ritorno di Casanova è il regista cinematografico Leo Bernardi. Per citare il noto aforisma di Albero Arbasino è uno dei pochi fortunati italiani a cui l’età ha concesso di accedere alla dignità di venerato Maestro. Ma il declino è vicino per il cineasta, in crisi esistenziale più che creativa. Per la sua ultima fatica, Leo ha deciso di trasportare sul grande schermo il Giacomo Casanova raccontato da Schnitzler nel romanzo breve datato 1918. La similitudine tra il cineasta e il gentiluomo veneziano, ormai attempato, è notevole. Il Casanova protagonista del libro è un uomo al capolinea. Il Cavaliere di Seingalt ha perduto il suo fascino e la sua capacità di ammaliare le donne. Stanco di vagabondare per l’Europa, senza ducati, Giacomo spera dopo anni di esilio di poter fare ritorno nella sua casa a Venezia. Durante il viaggio verso la dimora natia, Casanova incontra Marcolina, giovane studiosa di matematica e di filosofia dalla bellezza abbacinante. L’uomo anela sedurre la ragazza, ma il tempo ha cancellato il potere seduttivo del celebre amatore. Casanova ormai è solo un vecchio. E non è una coincidenza se proprio in questo momento della sua vita e della sua carriera  Leo Bernardi ha voluto trasfigurare in un film questa storia. Le angosce e i tormenti del regista sono gli stessi di Giacomo. Quindi è più importante il cinema o la vita?

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Toni Servillo, regista in crisi

“Il mondo è a colori, ma la realtà è in bianco e nero", diceva Wim Wenders. Forse per questo Salvatores ha scelto girare le scene del film su Casanova in un ricercato technicolor che omaggia Barry Lyndon, mentre le sequenze incentrate sulla vita del regista Leo Bernardi sono immortalate in un elegante Black and White impreziosito sovente da un enigmatico fuori fuoco. Sicché, realtà e finzione si sfidano di continuo in una sorta di immaginaria partita a tennis. D’altronde il tema del doppio impera in un film voluttuosamente cinematografico. Toni Servillo è magnifico nei panni del cineasta smarrito, in piena andropausa. Un autore senile che cita Hitchcock ("per voi è solo un film, per me è la vita intera"), ma pure uno sventurato, vittima della sua casa , perennemente connessa e domotica, con elettrodomestici pronti a ribellarsi a causa delle turbe psichiche del proprietario. Leo sa che il futuro non gli appartiene più e non può certo distruggerlo come cantavano I Diaframma nella canzone Libra. Tra un sonnifero e un ansiolitico, tocca fare i conti con il nuovo che avanza, con Lorenzo Marino, l’enfant prodige osannato dalla critica con cui dovrà misurarsi alla Mostra del Cinema di Venezia, perché ormai “la gerarchia è finita”. E se l’amore si chiama Silvia (un'ottima ed empatica Sara Serraiocco), parimenti alla musa leopardiana, forse bisogna abbracciare un’improvvisa paternità. La vita scorre più veloce dei 24 fotogrammi al secondo della pellicola.

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Fabrizio Bentivoglio, un Casanova vecchio e malinconico

Interpretare Giacomo Casanova è sempre un bel cimento. I paragoni sono sempre dietro all’angolo. Al netto del Donald Sutherland, protagonista del capolavoro di Federico Fellini, del Marcello Mastroianni di Il Mondo Nuovo, c’è pure Alain Delon che ha vestito i panni del seduttore veneziano proprio in un trasposizione cinematografica del romanzo di Arthur Schnitzler diretta da Édouard Niermans nel 1992. Ma Fabrizio Bentivoglio possiede tutto il talento attoriale per rendere il personaggio credibile e dolente. Sotto la biacca, la parrucca e le trine, si cela un essere umano disperato e infelice. Un ex donnaiolo avvizzito, che si illude di ritornare sotto la dolce ala della giovinezza, grazie alla beltà dell’incantevole Marcolina (Bianca Panconi, davvero una rivelazione come attrice). In fondo il personaggio interpretato da Bentiboglio non è altri che la versione invecchiata di Federico Lolli, l'attore di teatro protagonista di Turné, lo splendio  lungometraggio firmato da Gabriele Salvatores nel 1990. Certo non è più il tempo di presentare a i provino per Il Giardino dei Ciliegi di Čechov,il testo di "Paint it Black "dei Rolling Stones o dell'epocale gag cin DIego Abantuono a proposito del signor Trofimov e il beccaccino" e del triangolo amoroso con Laura Morante. Lo sapeva bene Pasternak: "La Vecchiezza è una Roma senza burle e senza ciance, che non prove esige dall'attore ma una completa e autentica rovina”.  

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Gabriele Salvatores, tra cinema e vita

 Circondato da amici come Natalino Balasso (straordinario nel ruole del montatore e amico di Leo), Alessandro Besentini, Antonio Catania; Elio De Capitani e Francesco Villa, Salvatores gira la sua opera più personale, anche se priva di specifici riferimenti autobiografici. Tra reminiscenze di Otto e mezzo di Fellini e gli abiti aggraziati di Giorgio Armani, il cineasta ancora una volta si dimostra intrepido nell’affrontare sempre nuove sfide cinematografiche E sulle note di una colonna sorprendente che viaggia da Piano Man di Billy Joel alla ballad Scarborough Fair, da Vivaldi a Che sarà sarà cantata da Doris Day, il regista di Mediterraneo corona il sogno cullato da anni, di trasformare le parole di Schintzler in immagini in movimento. E quel Casanova smagato e avvilito contrapposto al regista crucciato e irrisolto, sono in fondo le due facce sfiorite della stessa medaglia. In questo senso è straordinaria la sequenza iniziale con quelle candele che si sciolgono sino a spegnersi sullo sfondo della prigione venziana dei Piombi alternate ai tanti premi vinti da Leo Bernardi esposti nella sua lussuosa dimora.

Solo che "La vita è tutto ciò che ci accade mentre siamo intenti a progettare il futuro", per citare Anthony De Mello. Ed è meraviglioso che Salvatore abbia scelto un film per raccontarlo.

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