Lo ha spiegato, in un’intervista concessa al quotidiano “La Repubblica”, Pascal Soriot, chief executive officer della multinazionale anglo-svedese. Il numero uno di AstraZeneca, poi, ha respinto le accuse secondo cui l’azienda abbia venduto ad altri Paesi il siero anti-Covid destinato all'Ue: "Questa accusa è insensata, perchè sul vaccino non facciamo profitti”, ha spiegato
"Appena avremo l'approvazione Ema, l'obiettivo è quello di recapitare all'Ue 17 milioni di dosi entro la fine di febbraio. Di queste, 2,5 circa in Italia". Con queste parole Pascal Soriot, chief executive officer di AstraZeneca, ha voluto rassicurare il nostro Paese in merito alla consegna delle dosi di vaccino anti-Covid. Lo ha fatto nel corso di un’intervista concessa al quotidiano “La Repubblica”, replicando anche alle accuse, giunte proprio dall’Italia e dall’Ue, relative ai ritardi nelle consegne dei sieri. "Non c’è alcun obbligo verso l'Ue", ha precisato il ceo di AstraZeneca, "nel contratto con gli europei c’è scritto chiaramente: 'best effort'. Ossia: 'faremo del nostro meglio'”, ha detto. (Pillole di vaccino, dal vaiolo al Covid-19: i video delle puntate - Covid-19, il vaccino in Italia e nel mondo: DATI E GRAFICI)
Nessun obbligo contrattuale con l’Ue
Soriot ha poi descritto il rapporto contrattuale tra l’azienda e l’Ue. “Lo scorso agosto, l'Unione Europea voleva avere la stessa capacità produttiva del Regno Unito, nonostante il contratto firmato tre mesi dopo Londra. Noi di AstraZeneca abbiamo risposto: 'Ok, faremo del nostro meglio. Ma non possiamo impegnarci contrattualmente perchè abbiamo tre mesi di ritardo rispetto al Regno Unito'”, ha spiegato il ceo. “E così è stato. Non abbiamo dunque obblighi contrattuali con l'Ue, ma solo un impegno a fare il massimo", ha ribadito, stoppando le polemiche. "Siamo stati piuttosto specifici con l'Ue", ha aggiunto Soriot, "anche noi siamo delusi: ci piacerebbe riuscire a produrre di più. A febbraio consegneremo all'Europa una quantità soddisfacente, simile agli altri produttori. Stiamo lavorando 24 ore su 24, sette giorni su sette per risolvere i problemi".
Il processo di produzione
Poi, il ceo di AstraZeneca, ha spiegato il processo di produzione del vaccino. "La produzione del nostro vaccino è composta da due fasi: una è la creazione del principio attivo in due stabilimenti in Belgio e nei Paesi Bassi, l'altra è la resa in farmaco, in due centri in Germania e Italia, ad Anagni, dove state facendo uno straordinario lavoro”, ha sottolineato Soriot. “Le difficoltà nascono nella prima fase. Alcuni siti generano più 'raccolto', altri meno, come purtroppo accaduto in Europa. Queste disfunzioni capitano quando si aumenta la produzione a centinaia di milioni di dosi di un nuovo vaccino. Abbiamo due mesi di ritardo, ma risolveremo questi problemi", ha quindi confermato.
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Il contratto con il Regno Unito
A proposito del contratto stipulato con il Regno Unito, invece, Soriot ha confermato che quello di fornitura dei vaccini con il governo britannico “è stato firmato tre mesi prima di quello con la Ue", ha spiegato il numero uno dell’azienda anglo-svedese. "Abbiamo avuto il tempo di prepararci”, ha detto, raccontando gli step legati all’accordo. “I fatti sono questi: il primo contratto di fornitura tra AstraZeneca e il governo Johnson è avvenuto tre mesi prima dell'intesa con l'Ue. Oxford era già in stretto contatto con il governo britannico: si sono organizzati per tempo e hanno avuto una partenza lampo. I problemi in Ue sono stati un caso e di certo non sono intenzionali. Io sono francese, molti dirigenti sono europei, la nostra multinazionale è britannico-svedese: come potremmo mai fare una cosa simile all'Ue?”, ha affermato provocatoriamente Soriot.
Un vaccino “no profit”
“Tra l'altro, al momento, all'Europa va il 17% della produzione totale del vaccino di Oxford/AstraZeneca, nonostante gli europei siano il 5% della popolazione mondiale. E poi questo è un vaccino no profit per noi. Non ne ricaviamo un soldo", ha spiegato in conclusione Soriot, che ha categoricamente negato che il siero venga venduto ad altri Paesi: "Questa accusa è insensata, perchè, ripeto, sul vaccino anti-coronavirus non facciamo profitti”, ha detto. “Lo so, siamo tutti stanchi di questa pandemia, il mondo vuole vaccinarsi e i governi sono sotto pressione: lo comprendo appieno. Ma noi di AstraZeneca non dirottiamo certo i vaccini degli europei verso altri Paesi. Sarebbe illogico e controproducente da parte nostra, dopo il nostro pubblico impegno", ha quindi sottolineato.