Covid, in Italia il virus non uccide allo stesso modo: la mappa

Salute e Benessere

E’ un dato emerso dall’analisi degli esperti dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane (Università Cattolica – Campus di Roma). Il Covid-19, nel nostro Paese, non causa ovunque la stessa mortalità, ma “si manifesta con estrema variabilità nelle Regioni italiane, andando da un massimo del 5,4% dei positivi in Lombardia a un minimo dell’1,3% in Campania, con una media del 3,5% a livello nazionale”, hanno spiegato gli esperti

In Italia, il Covid non uccide ovunque allo stesso modo, ma esistono “differenze di quasi 5 volte tra alcune Regioni” ed altre. E l’estrema variabilità nella intensità e nella letalità del virus Sars-Cov2 è riscontrabile anche in Europa. E’ questo, in sintesi, ciò che emerge dall’analisi dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane (Università Cattolica – Campus di Roma), pubblicata in chiusura dell’anno della pandemia.

Il periodo di riferimento

Il Covid-19, dunque, non causa ovunque la stessa mortalità, ma “si manifesta con estrema variabilità nelle Regioni italiane, andando da un massimo del 5,4% dei positivi in Lombardia a un minimo dell’1,3% in Campania, con una media del 3,5% a livello nazionale”, hanno spiegato gli esperti. L’analisi è stata effettuata, in particolare, concentrando l’attenzione sul periodo ottobre-dicembre, nello specifico sui dati relativi al periodo che andava dal 12 ottobre al 6 dicembre, in cui è emerso “che i livelli di mortalità per Covid-19 nelle Regioni italiane variano sensibilmente, a parità di prevalenza dei nuovi contagi e indipendentemente dalla struttura per età della popolazione residente”.

Le possibili spiegazioni

Quali fattori spiegano queste differenze? “Difficile stabilire i motivi per le differenze regionali ed europee, che andrebbero ricercate tra un ventaglio molto ampio di fattori: carenze organizzative, ritardi iniziali nel comprendere la gravità dell’emergenza, deficit nei sistemi di tracciamento dei contagi, diversi livelli di aggressività del virus, comportamenti individuali e scelte dei Governi centrali e locali”, hanno scritto gli esperti. Adesso, però, queste evidenze dovranno essere analizzate e comprese meglio dalla scienza medica e dagli esperti di organizzazione dei Sistemi Sanitari, “poiché le differenze riscontrate non sono attribuibili solo alla fragilità della popolazione anziana, quella più colpita dal virus”. Tra le ipotesi messe in campo, quella secondo cui alcuni territori sono interessati da un livello particolarmente significativo di mobilità, ovvero “luoghi in cui si svolgono la maggior parte delle proprie relazioni sociali ed economiche”. Queste aree, è possibile, “sono state sottoposte a un rischio maggiore di contagio”. Gli esperti menzionano, ad esempio, la Lombardia, “la Regione con la più alta intensità degli spostamenti e dove si è registrato un numero elevatissimo di contagi”.

Milano, covid-19 . Ospedale San Carlo, esecuzione tamponi con esito immediato, modalita'  drive in (Maurizio Maule/Fotogramma, Milano - 2020-08-18) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

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I dati del rapporto

Addentrandosi nell’analisi del rapporto, è emerso come dall’inizio della pandemia e sino al 14 dicembre, nel nostro Paese, si sono registrati 65.011 decessi, dei quali il 36,7% avvenuti in Lombardia, l’11% in Piemonte e il 10,2% in Emilia-Romagna. Secondo i dati pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità e aggiornati al 2 dicembre, “l’età media dei pazienti positivi deceduti per Sars-CoV-2 è 80 anni, l’età mediana sale a 82 anni”, rileva il documento. L’andamento dell’età media dei pazienti deceduti e positivi al virus, a partire dalla terza settimana di febbraio 2020, è “andata sostanzialmente aumentando fino agli 85 anni (prima settimana di luglio) per poi calare leggermente sotto gli 80 anni a partire da settembre”. I dati dicono che la prima fase della pandemia ha interessato “sostanzialmente solo una parte del nostro Paese, il Centro-Nord, mentre nel resto dello stivale i contagi sono stati molto limitati. La seconda fase, invece, a causa degli spostamenti legati alle vacanze estive, si è sviluppata su tutto il territorio, continuando però a evidenziare significative differenze tra Regioni, soprattutto rispetto al numero di decessi per Covid-19”. “L’allentamento dell’attenzione ha favorito i contagi nel periodo estivo, soprattutto tra i giovani e questo ha rinfocolato e, probabilmente, anticipato la seconda fase della pandemia”, ha confermato Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica e direttore dell’Osservatorio.

Le specifiche regionali

Gli esperti, per trarre le loro conclusioni, hanno confrontato il periodo che è andato dal 23 novembre al 6 dicembre con quello dal 26 ottobre all’8 novembre, sottolineando “un sensibile aumento della variabilità dell’incidenza dei decessi e dei contagi tra le Regioni con il livello più alto dei contagi”. Prendendo in esame le Regioni in cui si è registrato il numero maggiore di decessi e di contagi in relazione alla popolazione residente, “la Valle d’Aosta è la Regione con il tasso di decessi Covid-19 più alto in assoluto: 3,11 ogni 10.000 abitanti, a fronte di un tasso di nuovi contagi pari a 150,4 per 10.000 abitanti”. Questo dato, rilevano gli studiosi, è abbastanza elevato se paragonato con quello della PA di Bolzano, la quale per “un numero analogo di contagi, 151,7 per 10.000 abitanti, ha una incidenza di decessi pari all’1,94 ogni 10.000 abitanti”. Un elevato livello della mortalità è stato riscontrato anche in Friuli Venezia Giulia dove, “a fronte di una incidenza dell’82,0 ogni 10.000 abitanti, si osserva un tasso di decessi pari a 2,82 per 10.000”. E’ un altro caso di rapporto tra decessi e numero di contagi elevato, se messo in paragone con quello del Veneto, con “88,5 contagi ogni 10.000 abitanti e 1,87 decessi per 10.000 abitanti”, oppure con quello della Toscana, con “85,3 contagi e 1,51 decessi ogni 10.000 abitanti”. Nelle Regioni con minore incidenza dei contagi e della mortalità è stato riscontrato, allo stesso modo e tra i due lassi temporali, un aumento della variabilità, sebbene di intensità decisamente minore. Durante il periodo preso in considerazione, “Calabria (33,41 contagi e 0,47 decessi per 10.000 abitanti), Marche (51,4 e 0,86), Lazio (62,78 e 0,95) e Umbria (77,59 e 1,25) sono le Regioni che hanno il rapporto più basso tra decessi e contagi”, hanno scritto gli esperti. E a queste si aggiunge la “Campania (85,3 contagi e 1,1 decessi per 10.000 abitanti)”, la Regione con il livello di contagi più elevato della media nazionale.

Il commento del direttore scientifico dell’Osservatorio

“La variabilità osservata nel nostro Paese si riscontra anche tra i Paesi europei”, ha spiegato Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio, che adesso si augura “riflessioni attente sull’esperienza che si sta maturando in tutto il mondo, così da evitare errori e prevenire altre eventuali emergenze sanitarie future. Si dovrà stabilire quali dei seguenti fattori hanno condizionato gli effetti e la dinamica della pandemia sulla popolazione: aggressività del virus, performance dei Sistemi Sanitari o dati incompleti a causa del sistema di tracciamento”.

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