Il primario infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano spiega: "Troppi morti? Colpa delle mancate diagnosi all'inizio". E aggiunge: "Vaccini obbligatori? Se sarà necessario, ma meglio non parlarne ora"
“È stata gridata vittoria un pochino troppo presto rispetto a una discesa che non poteva essere considerata consolidata e sufficiente per dire che ne eravamo fuori, anche se le misure stavano funzionando, e proprio perché stavano funzionando valeva la pena di maneggiarle con cura, prima di rilassarle del tutto”. Lo ha detto a I numeri della pandemia, su Sky TG24, Massimo Galli, primario infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano (IL LIVEBLOG - LO SPECIALE CORONAVIRUS).
"Morti in Italia dipende da mancate diagnosi di inizio emergenza"
“Si continua a dire che abbiamo più morti di tutti, su questo mi permetto di discutere alcuni numeri. Bisogna vedere i denominatori e vedere quanti sono stati davvero nel nostro Paese i casi di infezione. Se facciamo un rapporto tra numero di morti e numero di casi gravi, perché all’inizio di questa storia potevamo testare solo i casi gravi e gravissimi, è chiaro che il tasso di letalità diventa altissimo”, ha detto Galli.
"Con più test, rapporto tra morti e casi cala"
"Se, come ha potuto fare la Germania, si fanno molti più test – ha spiegato -, anche a chi è asintomatico o con pochi sintomi, il rapporto tra morti e casi è molto più favorevole di quello che abbiamo riscontrato noi e che continuiamo a riscontrare, portandoci dietro il peccato originale dell’insufficiente numero di diagnosi fatta nel periodo iniziale. Se prendiamo il quasi un milione e 600 mila casi diagnosticati dopo il primo di settembre abbiamo un tasso di letalità di 1.8, del tutto in linea con la Germania. Poi certamente abbiamo anche il fatto di avere un Paese con molti anziani e con molte persone con comorbilità, che quando cadono in questo problema ci cadono pesantemente”.
"Vaccini obbligatori? Ora è divisivo"
“Sono d’accordo con il fatto che non si discuta proprio ora” di obbligatorietà dei vaccini, ha detto Galli. “Finisce per essere un aspetto divisivo nel momento in cui credo che a tutti interessi trovare la quadra per quanto attiene la possibilità di informare bene, in modo trasparente, le persone, di modo che possano aderire spontaneamente e con convinzione a questa vaccinazione”. E ancora: “Se non si riuscirà ad ottenere che un numero sufficiente di persone sia disposto a vaccinarsi spontaneamente, se qualcuno tra coloro che hanno compiti e responsabilità in quanto funzionari pubblici si tirerà indietro, in questo caso credo che l’obbligatorietà sia assolutamente da considerare. Ma parlarne ora è mettere il carro davanti ai buoi dell’informare bene le persone, in maniera trasparente”.
Per gran parte delle vaccinazioni, necessario tutto il 2021
In Europa, ha concluso, “abbiamo un buco di 80 milioni di dosi, che dovevano venire, almeno 40 di queste 80, prima e che invece arriveranno necessariamente dopo. Questo implica dei ritardi. Dobbiamo coesistere con questo accidenti di virus ancora un po’, nell’arco di un anno probabilmente riusciremo a fare il grosso delle vaccinazioni. Ma quell’anno ci vorrà tutto e forse anche un altro pezzetto del successivo. Da come stanno messe le cose è difficile pensare che si possa fare davvero prima”.