Israele, Netanyahu incontrerà Trump in Florida per la fase 2 del piano per Gaza. LIVE
Il leader israeliano a colloquio con il capo della Casa Bianca alle 19 ore italiane, nel resort del presidente degli Stati Uniti, Mar-a-Lago, in Florida, mentre aumentano i timori che Israele possa lanciare nuove offensive contro i nemici regionali, facendo potenzialmente sprofondare ulteriormente il Medio Oriente nell'instabilità. In cima all'agenda ci sarà il cessate il fuoco a Gaza: l'attuazione della seconda fase del piano in 20 punti del presidente si trova ad affrontare sfide imponenti
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Benjamin Netanyahu incontrerà Donald Trump alle 19 ore italiane, nel resort del presidente degli Stati Uniti, Mar-a-Lago, in Florida, mentre aumentano i timori che Israele possa lanciare nuove offensive contro i nemici regionali, facendo potenzialmente sprofondare ulteriormente il Medio Oriente nell'instabilità. Il primo ministro israeliano ha lasciato Israele ieri per la sua quinta visita negli Stati Uniti quest'anno per incontrare Trump.
In cima all'agenda ci sarà il cessate il fuoco a Gaza, che a ottobre ha posto fine alla devastante guerra durata due anni. Sebbene i termini concordati per una fase iniziale siano stati in gran parte completati, con le forze israeliane che si sono ritirate in nuove posizioni e Hamas che ha rilasciato tutti gli ostaggi vivi e tutti tranne uno tra quelli morti, l'attuazione della seconda fase del piano in 20 punti del presidente si trova ad affrontare sfide imponenti.
Gli approfondimenti:
- Piano di pace per Gaza: il testo integrale dell'accordo
- Da Oslo a Sharm el Sheik, i piani di pace degli ultimi decenni
- Chi sono gli ostaggi israeliani rilasciati da Hamas
- Dagli ostaggi rilasciati alle vittime, i numeri della guerra
- Quali Paesi riconoscono lo Stato palestinese e quali sono contrari. LA MAPPA
- Blocco E1: cos’è l’insediamento di Israele che divide la Cisgiordania
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Riprendono i pellegrinaggi in Terra Santa di Orp
Con la ripresa dell'operatività di Ita Airways sulla rotta Roma-Tel Aviv, l'Opera Romana Pellegrinaggi - Ufficio per la Pastorale del Pellegrinaggio del Vicariato di Roma riprende i pellegrinaggi in Terra Santa. Dal 7 al 10 gennaio una delegazione composta da responsabili di Orp, giornalisti e sacerdoti si recherà a Gerusalemme per rendere evidente che riprendere i pellegrinaggi è possibile, così come auspicato dal patriarca di Gerusalemme cardinale Pierbattista Pizzaballa. Intanto, in questi giorni, fino al 31 dicembre il cardinale vicario Baldo Reina è a Gerusalemme, presso la Casa gestita da don Filippo Morlacchi, sacerdote fidei donum della diocesi di Roma. "La Terra Santa è il pellegrinaggio per eccellenza - afferma suor Rebecca Nazzaro, direttrice di Opera Romana Pellegrinaggi -; sostando al Santo Sepolcro sperimentiamo la vittoria della vita sulla morte e celebriamo il Signore della Vita. Quei luoghi, che hanno visto Dio assumere la nostra stessa natura umana, ci spingono a cercare il senso vero e profondo della nostra esistenza. Inoltre, andare è incontrarsi con la locale comunità cristiana che tiene accesa la lampada della Fede in Israele e Palestina. I cristiani di Terra Santa, vivono soprattutto dell'accoglienza dei pellegrini e noi non possiamo non tener conto di questo aspetto fondamentale. Andare non fa solo bene alla nostra vita di fede, ma è anche un forte e concreto gesto di carità". Sui canali di comunicazione di Orp è già presente tutta la programmazione dei pellegrinaggi per il 2026 e molte parrocchie e realtà ecclesiali si stanno organizzando per partire. Numerosi anche i singoli fedeli che chiedono di poter aderire ai prossimi pellegrinaggi. Un gruppo è a Gerusalemme e si prepara a vivere lì il Capodanno e celebrare in quei luoghi segnati dalla violenza della guerra, la Giornata Mondiale della Pace, per la quale Papa Leone XIV ha scelto un titolo assolutamente attuale: "La pace sia con tutti voi: verso una pace 'disarmata e disarmante'".
Operativo in Israele primo sistema antimissile al laser (2)
La consegna segna una pietra miliare in un progetto che dura da oltre un decennio. "Israele è il primo Paese al mondo a schierare un sistema laser operativo per l'intercettazione di minacce aeree, inclusi razzi e missili", ha dichiarato Yuval Steinitz, presidente di Rafael. Il sistema laser mira a migliorare e ridurre i costi dell'intercettazione dei proiettili da parte di Israele e integrerà altre capacità di difesa aerea come il più noto Iron Dome che offre protezione a corto raggio contro missili e razzi. Il sistema David's Sling e le successive generazioni di missili Arrow sono tecnologia israelo-americana progettata per abbattere i missili balistici. Durante la guerra tra Israele e Iran nel giugno scorso, il sistema di difesa non è riuscito a intercettare tutti i proiettili lanciati da Teheran e Israele è stato colpito da oltre 50 missili che hanno causato 28 vittime.
Operativo in Israele primo sistema antimissile al laser
Israele ha dispiegato un nuovo sistema laser "Iron Beam" per intercettare le minacce aeree. Messo a punto dal dipartimento di ricerca e sviluppo del ministero della Difesa e l'appaltatore della difesa Rafael, è stato consegnato all'aeronautica militare durante una cerimonia nel nord di Israele. "Per la prima volta al mondo, un sistema di intercettazione laser ad alta potenza ha raggiunto la piena maturità operativa, eseguendo con successo molteplici intercettazioni", ha dichiarato il ministro della Difesa Israel Katz durante la cerimonia, secondo una dichiarazione "Questo risultato monumentale trasmette un messaggio chiave ai nostri nemici, vicini e lontani: non sfidateci, o subirete gravi conseguenze".
La guerra Israele-Hamas e il sì al piano Usa: cos’è successo in 2 anni
Il 7 ottobre del 2023 i terroristi sono penetrati nel Sud dello Stato ebraico, attaccando i kibbutz vicini al confine con la Striscia di Gaza, uccidendo famiglie e sequestrando persone. Le vittime del massacro, in totale, sono state circa 1.300.
Israele ha risposto lanciando l’operazione 'Spade di Ferro' con massicci bombardamenti su Gaza, a cui poi è seguita un'offensiva di terra che ha portato all’invasione della Striscia, che ancora oggi è stretta nella morsa israeliana. Si contano oltre 60mila morti. Nel corso dei mesi, il conflitto si è allargato a Hezbollah nel Sud Libano e all'Iran.
La guerra Israele-Hamas e il sì al piano Usa: cos’è successo in 2 anni
Vai al contenutoMinacce houthi a Israele per il riconoscimento del Somaliland
Il leader dei ribelli sciiti Houthi dello Yemen, Abdelmalek al-Houthi, ha minacciato di attaccare il Somaliland in risposta a "qualsiasi presenza israeliana" dopo che Israele ha riconosciuto la regione separatista somala come Stato indipendente. Al-Houthi ha descritto la mossa israeliana come un'"aggressione contro la Somalia e lo Yemen" e una minaccia alla sicurezza nella regione del Mar Rosso, affermando al contempo che il suo gruppo non accetterà che "alcuna parte della Somalia diventi una roccaforte del nemico israeliano". "Consideriamo qualsiasi presenza israeliana nella regione del Somaliland un obiettivo militare per le nostre forze armate", ha dichiarato al-Houthi in un discorso pronunciato ieri sera aggiungendo che l'iniziativa richiede "misure ferme".
Trump riceverà Netanyahu alle 19 italiane
Donald Trump riceverà il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, alle 19 ora italiana nella sua residenza di Mar-a-Lago a Palm Beach, in Florida, dove sta trascorrendo le vacanze e dove domenica ha gia' incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Lo rende noto la Casa bianca. Si discuterà in primis del futuro della tregua a Gaza, in un momento in cui il passaggio alla seconda fase sembra essere giunto a un punto morto. Sul tavolo i dossier relativi al nucleare iraniano, la situazione in Siria, il disarmo di Hezbollah in Libano. Si tratta del quinto incontro tra i due dal ritorno di Trump alla Casa Bianca quasi un anno fa.
Cosa comportano le nuove misure israeliane per le ong a Gaza
Il governo di Benjamin Netanyahu ha imposto nuovi requisiti che rischiano di escludere le maggiori organizzazioni umanitarie da Gaza dal 2026. Come denuncia Medici senza frontiere, gli aiuti sono insufficienti, le condizioni critiche e il rischio di interrompere cure e assistenza vitali alla popolazione civile molto concreto. Il timore - ha detto a Sky Tg24 Insider la presidente di Msf Italia, Monica Minardi - è che Israele voglia "usare il controllo degli aiuti come arma genocidaria".
Cosa comportano le nuove misure israeliane per le ong a Gaza
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