Introduzione
Nel 2020 gli sforzi diplomatici hanno portato a una serie di intese con l’obiettivo di normalizzare le relazioni tra Israele e diversi Paesi arabi. Gli accordi furono mediati dagli Usa durante la prima presidenza di Donald Trump. L’escalation in Medio Oriente degli ultimi due anni ha più volte fatto vacillare gli accordi. Ecco cosa sapere.
Quello che devi sapere
Come si arrivò agli Accordi di Abramo
A inizio 2020 l’amministrazione Trump cercò di mediare tra Israele e Palestina. Il piano Peace to Prosperity prevedeva l'annessione israeliana di circa il 30% della Cisgiordania ma la proposta venne rifiutata dai palestinesi. Si decise allora di percorrrere la strada della normalizzazione dei rapporti di Israele con gli Emirati Arabi Uniti. Gli accordi furono negoziati da Jared Kushner (genero di Donald Trump) e Avi Berkowitz.
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Le firme
Il 13 agosto 2020 si arrivò a una dichiarazione congiunta tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti. Il termine Accordi di Abramo è stato poi esteso agli accordi stretti da Israele anche con Bahrein e Abu Dhabi, formalizzati dallo storico incontro alla Casa Bianca del 15 settembre di quell’anno. Nei mesi seguenti si sono uniti all’accordo anche Marocco (che ha ottenuto il riconoscimento da parte degli Usa della sovranità sul Sahara Occidentale) e Sudan (anche se questa intesa non è stata formalmente ratificata).
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Il nome
Il nome dell’accordo è un riferimento al patriarca Abramo, considerato un profeta condiviso sia dagli ebrei che dai musulmani. Si è trattato della prima normalizzazione delle relazioni tra Israele e un Paese arabo dall’accordo con la Giordania del 1994. Alla firma di Washington hanno partecipato il ministro degli esteri degli Emirati Arabi Uniti Abdullah bin Zayed Al Nahyan, il ministro degli esteri del Bahrein Abdullatif bin Rashid Al Zayani, il presidente degli Usa Donald Trump e il premier israeliano Netanyahu.
Cosa prevedono gli accordi
Lo scopo degli Accordi di Abramo è quello di promuovere la stabilità in Medio Oriente, grazie alla cooperazione e lo scambio reciproco in numerosi ambiti, dall’economia al turismo, dalla tecnologia alla sicurezza. Sono stati avviati progetti energetici tra i Paesi coinvolti e la creazione di infrastrutture.
Chi è rimasto escluso
Secondo gli analisti, gli Accordi di Abramo hanno portato benefici a tutti i Paesi che hanno aderito. L’intesa è stata vista come una mossa in chiave anti-Iran. Teheran ha letto con preoccupazione l'allargamento del fronte dei suoi avversari in un’alleanza. I palestinesi si sono invece sentiti scavalcati. Il leader dell'Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, ha parlato di “tradimento”, lanciato appelli a scendere in piazza per protestare. Ha anche cercato di far passare una risoluzione di condanna alla Lega araba ma senza successo. Gli Emirati Arabi Uniti hanno ribadito che la causa palestinese è citata negli accordi, con un breve riferimento alla “soluzione dei due Stati”.
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Cosa è successo dopo il 7 ottobre 2023
Il processo di normalizzazione ha subito una interruzione con l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e la successiva offensiva israeliana a Gaza, durata due anni, fino alla tregua raggiunta nell’ottobre 2025. L’Arabia Saudita, ad esempio, spesso citato come uno dei prossimi Paesi che avrebbero potuto aderire agli accordi, ha espresso una posizione netta: "La normalizzazione dei rapporti con Israele deve per forza essere collegata a una soluzione giusta per la questione palestinese”, ha detto il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman.
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Le tensioni dopo l’attacco di Israele a Doha
Nel settembre 2025 le forze armate di Israele hanno compiuto un blitz a Doha, in Qatar, contro i leader di Hamas. L’attacco non sarebbe riuscito nell’intento di eliminare gli alti esponenti dell’organizzazione. Ma ha causato forti condanne internazionali, mettendo a rischio gli Accordi di Abramo. Molti Paesi arabi sono tornati a criticare l’operato israeliano. La nazioni arabe e islamiche si sono viste incontrate in un vertice d'emergenza convocato in Qatar.
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Le conseguenze per gli Accordi di Abramo
Gli Emirati Arabi Uniti, tra i firmatari degli Accordi, hanno espresso disappunto. Ma nonostante le dichiarazioni di condanna, nessun Paese ha annunciato ufficialmente la rescissione degli Accordi. Non c’è stata una rottura formale ma l’episodio ha raffreddato le relazioni diplomatiche, isolando Israele nella regione.
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