Raid israeliano su Sana’a: l’Idf ha dichiarato di aver preso di mira alcuni siti militari Houthi. Intanto, prosegue l'avanzata dello Stato ebraico nella Striscia. L’Idf ha riferito di aver avviato operazioni militari alla periferia di Gaza City "in vista di una grande offensiva per conquistare la città”, con decine di migliaia di riservisti attesi in servizio dal 2 settembre. Secondo il ministero della Salute gestito da Hamas, nella Striscia sono morti di fame 289 palestinesi
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Raffica di raid dell'Idf su Sana'a, capitale dello Yemen, e sulla regione circostante per rispondere al lancio di missili da parte delle milizie Houthi. L’Idf ha riferito di aver preso di mira alcuni siti militari Houthi nella capitale yemenita, comprese aree vicino al palazzo presidenziale, centrali elettriche e un deposito di carburante. "Gli attacchi sono stati condotti in risposta ai ripetuti attacchi del regime terroristico Houthi contro lo Stato di Israele e i suoi civili, tra cui il lancio di missili terra-terra e droni verso il territorio israeliano negli ultimi giorni", ha riferito l'esercito in una nota. "Il regime Houthi sta imparando a sue spese che pagherà e sta pagando un prezzo molto alto per la sua aggressione contro lo Stato di Israele", ha dichiarato il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Il bilancio provvisorio dell’attacco è di 2 morti e 5 feriti, secondo quanto riferito dalla televisione Al-Massirah organo di informazione degli Houthi.
Intanto, è sempre più intrisa di sangue la terra della martoriata Striscia. L'Idf ha affermato di aver avviato operazioni militari alla periferia di Gaza City "in vista di una grande offensiva per conquistare l'intera città". Lo riferiscono i media di Tel Aviv. Decine di migliaia di riservisti dovrebbero presentarsi in servizio il 2 settembre per l'offensiva, che probabilmente inizierà nelle prossime settimane. Intanto aumentano i numeri sui decessi nel territorio: sono "289 i palestinesi morti per fame nella Striscia di Gaza, inclusi 115 bambini", afferma Munir al-Bursh, capo del ministero della Salute gestito da Hamas, citato da al Jazeera. Domenica, almeno 45 palestinesi sono stati uccisi negli attacchi israeliani a Gaza:. lo riporta Al Jazeera citando fonti mediche. Tra le vittime, 20 erano in attesa di ricevere aiuti umanitari.
Gli approfondimenti:
- Blocco E1: cos’è l’insediamento di Israele che divide la Cisgiordania
- Al-Jazeera: "Uccisi 5 nostri reporter, attacco mirato". Idf: "Uno era un terrorista"
- Medio Oriente: numeri e obiettivi del piano per l'occupazione di Gaza. Cosa sappiamo
- Medio Oriente: dove si trovano le basi Usa e cosa rischiano dopo l’attacco all’Iran
- Stretto Hormuz, perché è strategico e cosa succede se l’Iran lo chiude
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Israele, Netanyahu: "Obiettivo non è occupare Gaza, è liberarla"
"Abbiamo sempre lavorato per scongiurare una crisi umanitaria. Gli unici che muoiono di fame sono i nostri ostaggi", ha dichiarato il premier israeliano, che ha annunciato "nuovi siti e corridoi sicuri" per la distribuzione degli aiuti. Le Nazioni Unite: "Se messo in pratica, il piano dello Stato ebraico innescherebbe un'altra calamità nella Striscia".
Israele, Netanyahu: 'Obiettivo non è occupare Gaza, è liberarla'
Vai al contenutoIsraele in protesta: quanto consenso ha perso davvero Netanyahu?
Circa un milione di cittadini sono scesi in piazza in tutto il Paese per manifestare contro la guerra. Eppure, i sondaggi dicono che, se si andasse alle urne oggi, vincerebbe di nuovo il Likud. Forse, però, qualcosa è cambiato e ora il primo ministro è più preoccupato per la tenuta del fronte interno.
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Vai al contenutoYemen, Houthi, almeno 4 morti e 67 feriti in raid Israele
Gli odierni attacchi israeliani nella capitale yemenita Sana'a hanno ucciso almeno quattro persone. E' il bilancio aggiornato fornito dai ribelli Houthi sostenuti dall'Iran. Un portavoce del ministero della Salute ha indicato quattro morti e 67 feriti nel raid israeliano. L'esercito israeliano ha preso di mira un complesso militare vicino al palazzo presidenziale, due centrali elettriche e un deposito di carburante.
Israele, ecco numeri e obiettivi del piano per l'occupazione di Gaza
Il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato il piano di conquista della Striscia, con le Forze di difesa israeliane che si stanno preparando a prendere il controllo di Gaza City. Vediamo numeri e obiettivi del progetto di occupazione voluto dal premier israeliano Benjamin Netanyahu e criticato dalla comunità internazionale.
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Vai al contenutoLettera-appello dell’Assoallenatori alla Figc: "Israele deve fermarsi"
L'obiettivo concreto, scrivono i tecnici italiani alla Federazione, è che "il calcio italiano si mobiliti, nel proprio ambito, in favore del popolo palestinese, mettendo sul tavolo la richiesta, da inoltrare a Uefa e Fifa, di sospensione temporanea di Israele dalle competizioni internazionali". Tra settembre e ottobre, tra l'altro, la nazionale azzurra di calcio affronterà proprio Israele per le qualificazioni ai prossimi Mondiali di calcio.
Lettera-appello dell’Assoallenatori alla Figc: 'Israele deve fermarsi'
Vai al contenutoLe donne palestinesi, unite (anche alle israeliane) per resistere
La ong Women of the Sun ha vinto il premio del Consiglio d'Europa per l'emancipazione femminile 2025. Nata nel 2021 a Betlemme, dopo lo scoppio della guerra a Gaza tutto è cambiato, tranne la loro missione: "Ci ha ricordato che la pace non è un lusso, è sopravvivenza". E l'alleanza con le donne israeliane, tra dolore e speranza, prosegue: "Non nascondiamo le nostre differenze. Parliamo onestamente, piangiamo insieme. Abbiamo preferito la pace alla vendetta".
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Vai al contenutoGaza Cola, cos'è e come è nata la bevanda venduta da Coop Alleanza 3.0
Questa bibita è il risultato di un progetto di proprietà palestinese che, grazie al ricavato delle vendite, contribuisce alla ricostruzione dell’ospedale Al-Karama nel governatorato di Gaza Nord.
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Vai al contenutoChi è Samir Hulileh, l’imprenditore in lizza per governare Gaza
Imprenditore ed ex alto funzionario dell’Autorità nazionale palestinese, Hulileh è tra le possibili figure che potrebbero guidare Gaza al termine del conflitto. Figura considerata accettabile sia da Israele sia dagli Stati Uniti, guiderebbe con l’avallo della Lega Araba. Il piano, sostenuto dal lobbista Ari Ben-Menashe, prevede ricostruzione, ristabilimento dell’ordine e sfruttamento dei giacimenti di gas, con investimenti per la ricostruzione stimati in 53 miliardi di dollari.
Chi è Samir Hulileh, l’imprenditore in lizza per governare Gaza
Vai al contenutoNetanyahu: "Houthi pagano la loro aggressione a Israele"
"Chiunque ci attacchi, lo attaccheremo. Credo che l'intera regione stia imparando la forza e la determinazione di Israele". Lo ha dichiarato il premier israeliano Benyamin Netanyahu parlando dal centro di comando dell'Aeronautica Militare israeliana a Tel Aviv, dopo aver assistito agli attacchi aerei israeliani contro gli Houthi in Yemen. "Il regime terroristico degli Houthi sta imparando a sue spese che pagherà e sta pagando un prezzo molto alto per la sua aggressione contro Israele", prosegue in una dichiarazione video diffusa dal suo ufficio e rilanciata da Ynet.
Yemen: Houthi minimizzano portata attacchi Israele
Issam al-Mutawakil, portavoce della compagnia petrolifera statale degli Houthi, ha pubblicato un video su Facebook di fronte alla stazione di servizio presa di mira a Sana'a nell'attacco israeliano. Nel messaggio si e' detto sorpreso dal fatto che un numero cosi' elevato di caccia israeliani abbia sorvolato una lunga distanza "per colpire una stazione di servizio civile", definendolo un segno "della confusione di Israele e della sua ricerca di fumo che si alza nei cieli per rivendicare la vittoria". "Confermiamo che la quantita' di carburante consumata dagli aerei nemici per bombardare la stazione di rifornimento e' superiore a quella presente nei serbatoi della stazione presa di mira", ha aggiunto, ironizzando. Al-Mutawakil ha sottolineato che i ribelli yemeniti filo-Iran non si lasceranno dissuadere dal sostenere i palestinesi. "La situazione dei rifornimenti e' stabile e ci stiamo preparando per la battaglia", ha assicurato.
Oltre 10 mila persone a protesta pro Gaza a Copenaghen
Oltre 10.000 persone hanno preso parte a una manifestazione pro-palestinese a Copenaghen, chiedendo la fine della guerra a Gaza e sollecitando la Danimarca a riconoscere lo Stato di Palestina. Circa 100 organizzazioni, tra cui Oxfam, Greenpeace e Amnesty International, hanno preso parte alla marcia, oltre a sindacati, partiti politici, collettivi di artisti e attivisti, tra i quali Greta Thunberg. La polizia non ha fornito una stima del numero dei manifestanti. Tra i dimostranti, molte famiglie con bambini piccoli, bandiere e striscioni con scritto 'Stop alla vendita di armi', 'Liberate la Palestina' e 'La Danimarca dice no al genocidio'. Tradizionale sostenitrice di Israele, la Danimarca ha dichiarato di voler usare la sua attuale presidenza dell'Unione Europea per aumentare la pressione sul governo israeliano affinché ponga fine alla guerra a Gaza, che il Primo Ministro Mette Frederiksen ha recentemente definito "troppo oltre". Ma la Danimarca ha dichiarato di non avere intenzione di riconoscere uno Stato palestinese nel prossimo futuro. "Chi è al potere non sta fermando il genocidio, quindi è ancora più importante uscire a protestare e dimostrare a tutti i leader che non siamo d'accordo", ha dichiarato all'Afp una manifestante.
Media: "Colloqui su tregua potrebbero essere in Europa o Emirati"
C'è la possibilità che il prossimo round di colloqui indiretti tra Israele e Hamas su un accordo di cessate il fuoco e rilascio degli ostaggi si svolga negli Emirati Arabi Uniti. Lo riporta Channel 12 rilanciato dal Times of Israel. C'è anche la possibilità che, se i negoziati dovessero avere luogo, si svolgano in Europa, secondo il canale israeliano. Durante la guerra, colloqui indiretti si sono svolti in Qatar ed Egitto.
Al-Jazeera: "Almeno 45 morti a Gaza dall'alba"
Almeno 45 palestinesi sono stati uccisi in attacchi israeliani a Gaza dall'alba. Lo hanno riferito fonti mediche ad al-Jazeera. Tra le vittime, in 20 stavano cercando di ottenere aiuti.
V4P: "Biennale Venezia revochi invito a Gal Gadot e Butler"
La tragedia di Gaza entra di prepotenza alla Mostra del Cinema di Venezia. A pochi giorni dal via, infatti, il collettivo V4P - Venice4Palestine chiede alla Biennale di Venezia una presa di posizione su quanto sta accadendo a Gaza durante la kermesse cinematografica in programma dal 27 agosto al 6 settembre. Inoltre chiede che venga ritirato l'invito a partecipare alla Mostra agli attori Gerard Butler e Gal Gadot e a qualunque artista e celebrita' che sostenga pubblicamente e attivamente l'azione militare di Israele. "A seguito della nostra lettera aperta accogliamo molto favorevolmente i riscontri incoraggianti, sia quello solidale e propositivo ricevuto dalle Giornate degli Autori sia quello di apertura al confronto di SNCCI - SIC", scrive V4P. Che poi pero' aggiunge: "Restiamo invece amareggiati dalla risposta ricevuta a mezzo ufficio stampa dalla Biennale che non entra nel merito dei contenuti della nostra lettera". L'associazione spiega che le adesioni alla sua lettera aperta hanno superato quota 1500 firme in pochissimi giorni, sottolineando che "se sono bastate poche ore per radunarsi cosi' in tanti, vuol dire che finalmente il cinema italiano ha scelto di stare dalla parte del popolo palestinese - aggredito e massacrato da decenni - e non riconosce piu' lo spazio per le mezze parole e l'equidistanza". "Invece la comunicazione ufficiale della Biennale sceglie ancora di non menzionare la Palestina e il genocidio in corso - accusa V4P - ne' tantomeno lo Stato di Israele che lo sta perpetuando. Se la Biennale vuole davvero essere un 'luogo di confronto aperto e sensibile', allora questo spazio deve essere innanzitutto uno spazio di verita'". Pur apprezzando la presenza di film come 'The Voice of Hind Rajab' della regista Kaouther Ben Hania, Venice4Palestine si chiede come si puo' rendere omaggio "a figure come Gerard Butler e Gal Gadot, protagonisti di un film fuori concorso, che sostengono ideologicamente e materialmente la condotta politica e militare di Israele". V4P raccoglie comunque "l'invito al dialogo" della Biennale di Venezia e chiede che durante la cerimonia d'apertura della Mostra sia dato spazio a note artiste palestinesi che hanno gia' dato la propria disponibilita' a portare una testimonianza diretta. Quindi aggiunge: "Noi sosteniamo la manifestazione 'Stop al genocidio - Palestina libera' che si svolgera' il 30 agosto al Lido di Venezia, promossa da moltissimi gruppi politici; collettivi e associazioni del veneziano; regionali e nazionali - e sostenuta dalla rete Artisti #NoBavaglio e da tante realta' e firme del cinema. Auspichiamo che la Biennale trovi la formula piu' adatta per favorirne lo svolgimento", aggiunge l'associazione, che poi chiede che "venga ritirato l'invito a partecipare alla Mostra a Gerard Butler, Gal Gadot e a qualunque artista e celebrita' che sostenga pubblicamente e attivamente il genocidio. E che invece quello spazio venga messo a disposizione di una nostra delegazione che sfili sul red carpet con la bandiera palestinese. Chiediamo alla Biennale di esporsi con azioni - prosegue - e con posizioni chiare e che si impegni a interrompere le partnership con qualunque organizzazione che sostiene il governo israeliano, direttamente o indirettamente".Infine V4P chiede "con forza alla Biennale, in queste ore apocalittiche, di lavorare insieme per dare vero senso a questa edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia".
Media: "Uccisi 4 palestinesi Gaza diretti a centro aiuti"
I militari israeliani hanno ucciso a colpi d'arma da fuoco quattro palestinesi che, in cerca di aiuti, attraversavano una zona militare a sud di Gaza City, regolarmente utilizzata per raggiungere un punto di distribuzione di cibo gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation. Lo ha riferito l'Associated Press, citando fonti mediche dell'ospedale Al-Awda e due testimoni. L'incidente e' avvenuto nell'area del corridoio di Netzarim, a centinaia di metri dal sito. "Gli spari sono stati indiscriminati", ha detto Mohamed Abed, mentre Aymed Sayyad ha riferito che le truppe hanno aperto il fuoco quando un gruppo vicino alla testa della folla si e' spinto verso il sito prima dell'apertura prevista. Da parte sua, la Ghf ha fatto sapere che "questo incidente non si e' verificato vicino al nostro sito ne' come descritto", mentre l'esercito israeliano non ha voluto commentare.
Al Jazeera: "34 uccisi in attacchi israeliani a Gaza dall'alba"
Salgono a 34 le persone uccise negli attacchi israeliani a Gaza dall'alba. Lo scrive Al Jazeera citando fonti mediche della Striscia. Tra le vittime, nove erano in attesa di ricevere aiuti umanitari.
Sa'ar contro olandese Veldkramp: "Europa scelga con chi sta"
Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar ha criticato duramente l'omologo olandese Caspar Veldkamp, che si e' dimesso nei giorni scorsi per non essere riuscito a ottenere nuove sanzioni Ue contro Israele per la guerra a Gaza, una mossa che gli e' valsa gli elogi di Hamas. "L'Europa deve scegliere: Israele o Hamas. Ogni azione contro Israele serve direttamente l'asse jihadista in Medio Oriente", ha scritto su X il capo della diplomazia israeliana. Veldkamp, ex ambasciatore 61enne in Israele, ha informato il Parlamento olandese del suo piano di attuare nuove misure in risposta all'offensiva pianificata da Israele a Gaza City e in altre aree densamente popolate, ma non e' riuscito a ottenere il sostegno dei suoi partner di coalizione. Da qui la decisione di lasciare l'incarico.
Idf: "Ulivi sradicati ma non è punizione collettiva"
Le forze armate israeliane hanno confermato di aver sradicato ulivi nei giorni scorsi nel villaggio palestinese di al-Mughayyir, in Cisgiordania, a seguito di una sparatoria nella zona, ma hanno negato che si sia trattato di una punizione collettiva nei confronti dei residenti. Da giovedi', il giorno dopo l'attacco in cui un israeliano e' rimasto leggermente ferito, l'esercito ha "iniziato un'intensificazione delle attivita' operative" nell'area di al-Mughayyir, tra cui la rimozione degli alberi da un'area adiacente all'autostrada "che il terrorista aveva utilizzato per fuggire dalla scena dell'attacco". "La rimozione era necessaria immediatamente per prevenire il pericolo per vite umane, causato dall'occultamento dell'area da parte della vegetazione che ostacolava l'identificazione dei movimenti nemici", ha sostenuto l'Idf.
Tajani: "Dobbiamo impedire esodo palestinesi cristiani"
"Noi dobbiamo fare in modo che in una Siria moderna, una Siria unita, dove convivono diverse religioni, ci sia questa presenza cristiana che è utile alla stabilità della Siria, è utile alla stabilità del Medio Oriente. La stessa cosa dobbiamo fare con i palestinesi cristiani: dobbiamo impedire che siano costretti ad andarsene da Gaza, dalla Cisgiordania e dall'intera Palestina". Lo afferma il ministro degli Esteri Antonio Tajani nel suo intervento al panel 'La presenza della comunità cristiana in Siria e la libertà religiosa' al Meeting di Rimini, parlando degli sforzi utili alla sopravvivenza delle comunità minacciate in Medio Oriente, dalla costruzione di immobili alla collaborazione interuniversitaria.
Siria, Tajani: "Puntare su infrastrutture, risorse e istruzione"
"Dobbiamo aiutare la Siria a costruirsi e ricostruirsi. Il Paese ha bisogno di infrastrutture di trasporto, di porti, non solo per la flotta russa. La Siria deve poter sfruttare le sue risorse naturali quali gas e petrolio". Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenuto al Meeting di Rimini. Da quanto emerso dal colloquio col leader al-Sharaa, la Siria necessita' di investimenti ed e' pronta ad accogliere imprese attive in quei settori. "Stiamo rinforzando l'organico della nostra ambasciata in Siria, dove ci sono grandi opportunita' d'investimento per le nostre imprese. A giorni invieremo anche altri aiuti", ha proseguito Tajani. Nel contempo, ha insistito il capo della diplomazia italiana, "dobbiamo assicurare la continuita' culturale di un Paese dalla storia fenomenale". E' cruciale, secondo Tajani, rafforzare l'istruzione: "Dobbiamo formare i giovani nelle universita' affinche' rimangano e per impedire che vinca l'ignoranza poiche' e' sull'ignoranza che l'Isis gioca la sua partita".
Violenze contro forze sicurezza Israele, fermati 5 coloni
La polizia israeliana ha arrestato cinque coloni sospettati di violenze contro le forze di sicurezza. Lo hanno annunciato le forze dell'ordine senza fornire dettagli su sospettati e reati di cui e' vietata la pubblicazione in base a un'ordinanza di censura fino al 3 settembre. "Lo Shin Bet e la polizia israeliana considerano questi atti terroristici una seria minaccia alla sicurezza nazionale e continueranno a lavorare per contrastare tali attivita' e perseguire i responsabili con il massima rigore legale", si legge in una nota delle autorita'. Da parte sua Honenu, organizzazione di assistenza legale di destra, ha accusato le forze dell'ordine di aver condotto una "caccia alle streghe contro la comunita' dei coloni" con i recenti arresti, sostenendo che le autorita' applicano un doppio standard nei confronti dei residenti degli insediamenti. Negli ultimi anni gli attacchi dei coloni in Cisgiordania sono aumentati vertiginosamente, prendendo di mira soprattutto i palestinesi, con scarsi controlli.
Tajani: "Sostegno a grande Paese cruciale stabilità M.O."
"La Siria e' un Paese colto che ha una grande storia alle spalle, un Paese dove sono nate le prime comunita' cristiane e un Paese centrale per la stabilita' di tutto il Medio Oriente", motivi per cui "l'Italia vuole essere un punto di riferimento per la Siria". Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani nel suo intervento al Meeting di Rimini. "Anche nell'ambito del G7 vogliamo dare un messaggio positivo alla Siria, con la speranza che al-Sharaa possa vincere la partita contro gli estremisti", ha sottolineato il titolare della Farnesina. Pur guardando con fiducia al leader siriano che lo scorso dicembre ha fatto crollare il regime di Assad, Tajani ha sottolineato che "c'e' una frangia dei suoi sostenitori che vuole uno Stato islamico. Nel Paese l'unita' e' molto fragile e la presenza turca e' forte". Per tutti queste ragioni e altre ancora, la sfida e' molto grande per la leadership siriana.
Israele porta 10 influencer a Gaza: "Menzogne sulla fame"
Il governo israeliano ha permesso a 10 influencer americani e israeliani di entrare brevemente nella Striscia di Gaza nell'ambito di una campagna per "rivelare la verità" sulle condizioni umanitarie dei palestinesi, mentre cresce l'indignazione internazionale per la carestia e il numero sempre più alto di morti per fame e di uccisioni da parte del fuoco israeliano di coloro che cercano aiuti. Come raccontato da Haaretz, il tour organizzato dal ministero israeliano per gli Affari della Diaspora è stato un raro caso in cui ai civili è stato permesso di entrare a Gaza. L'iniziativa è stata presentata come una dimostrazione del "meccanismo di distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza" per "confutare le menzogne ;;di Hamas diffuse dai media stranieri", si legge in una nota del ministero. "Il tour si è svolto nell'ambito della lotta contro la campagna di Hamas per screditare Israele - la 'campagna della fame' - che mira a danneggiare l'immagine del Paese sulla scena internazionale", ha aggiunto. Tra i partecipanti al tour c'era anche Xaviaer DuRousseau, influencer repubblicano conservatore Gen Z con centinaia di migliaia di follower su Instagram, Facebook e TikTok, che ha pubblicato un video in cui mostrava bancali di cibo e altri aiuti in attesa di consegna: "Potete odiarmi quanto volete per aver voluto vedere la verità, ma non cambierà i fatti. Israele NON è la ragione per cui molti palestinesi muoiono di fame", ha dichiarato. "Prima dell'arrivo del Ghf, il cibo veniva consegnato dall'Unrwa direttamente nelle mani dei terroristi di Hamas", ha dichiarato Brooke Goldstein, influencer residente a Miami, che vanta 150.000 follower su Facebook, X e Instagram, pubblicando una foto della visita al sito di Khan Yunis del fondo sostenuto dagli Usa e scrivendo che ciò che ha visto a Gaza dimostra "che ciò che i media riportano è assolutamente falso". Marwan Jaber, sedicenne israeliano druso con quasi 250.000 follower su Instagram, ha pubblicato un video in cui critica i membri dell'Onu a Gaza. "Vergognatevi per non aver fatto nulla", urla agli operatori mentre passa in auto. All'inizio di questo mese, Haaretz ha riferito che il ministero degli Esteri israeliano ha stanziato decine di migliaia di dollari per portare influencer dagli Usa in Israele.
In 10mila a Copenaghen protestano contro guerra a Gaza
Oltre 10.000 persone sono scese in strada e hanno partecipato a una manifestazione pro-palestinese a Copenaghen, chiedendo la fine della guerra a Gaza ed esortando la Danimarca a riconoscere lo Stato di Palestina. Alla marcia hanno preso parte un centinaio di organizzazioni, tra cui Oxfam, Greenpeace e Amnesty, insieme a sindacati, partiti politici, collettivi di artisti e attivisti, compresa la nota ambientalista Greta Thunberg. Tradizionale sostenitrice di Tel Aviv, la Danimarca ha dichiarato di voler usare la sua attuale presidenza dell'Unione Europea per aumentare la pressione sul governo israeliano affinche' ponga fine alla guerra a Gaza, che per la premier Mette Frederiksen e' andata "troppo oltre". Copenaghen tuttavia ha fatto sapere di non avere intenzione di riconoscere uno Stato palestinese nel prossimo futuro.
Siria, Tajani: "Fiducia in al-Sharaa garanzia, ma occhi ben aperti"
"Noi dobbiamo avere fiducia in al-Sharaa perche' e' l'unica garanzia che in questo momento c'e'. Dobbiamo fidarsi e avere anche un po' di fede altrimenti non si va da nessuna parte". Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, nel suo intervento al Meeting di Rimini sul tema "La presenza della comunita' cristiana in Siria e la liberta' religiosa", dopo l'intensa testimonianza di S.E. Monsignor Hanna Jallouf, Vicario Apostolico di Aleppo. Tajani ha raccontato del colloquio di oltre due ore avuto col presidente siriano al-Sharaa, durante la sua visita lo scorso gennaio. "L'Italia ha deciso di aprire la porta alla nuova amministrazione, di dare fiducia alla nuova dirigenza, ma tenendo gli occhi ben aperti", ha proseguito il ministro, sottolineando che la stabilita' e l'unita' territoriale della Siria "sono la nostra priorita'". Nella sua testimonianza, il vicepremier ha anche detto di essere rimasto sorpreso da al-Sharaa: "Mi sono trovato davanti un leader di alto livello culturale, che parlava come un uomo di Stato, parlava in arabo anche se sapeva l'inglese".
Siria, Tajani: "Vogliamo essere punto di riferimento per Damasco"
"Vogliamo essere un punto di riferimento per la Siria". Lo afferma il ministro degli Esteri Antonio Tajani nel suo intervento durante il panel "La presenza della comunità cristiana in Siria e la libertà religiosa" al Meeting di Rimini. L'interesse politico dell'Italia e dell'Unione europea è la stabilità del Paese mediorientale, aggiunge, spiegando di aver "voluto dare fiducia" al presidente ad interim siriano Ahmed al-Sharaa, che gli ha offerto delle rassicurazioni riguardo al trattamento delle minoranze. "Io credo che dobbiamo avere fiducia in lui. Perché è l'unica garanzia che in questo momento c'è. Sapendo bene che anche una frangia dei suoi sostenitori vorrebbe lo Stato islamico", aggiunge.
M.O., Tajani: "Cristiani elemento stabilità"
"Perché siamo stati molto duri con Israele quando c'è stato l'attacco alla chiesa della Sacra Famiglia a Gaza e quando ci sono stati gli attacchi in Cisgiordania? Non perché crediamo la vita di un palestinese cristiano conti più di una vita di un palestinese musulmano ma perché i cristiani sono elementi di stabilità in tutto il Medio Oriente, quindi è fondamentale proteggere e difendere la presenza dei cristiani" in quell'area. Lo dice Antonio Tajani, ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, rispondendo alle domande dei giornalisti in una conferenza stampa al Meeting di Rimini.
Idf mobilita Marina militare per offensiva a Gaza City
"Dovete essere pronti a supportare l'offensiva di Gaza City": lo ha detto il capo di stato maggiore delle Idf, tenente generale Eyal Zamir, durante la sua visita oggi alla base di addestramento della Marina ad Haifa, dove ha incontrato ufficiali e soldati di grado superiore. Lo riferisce il sito Ynet News. "Siamo all'inizio della seconda fase dell'Operazione Gideon's Chariots e stiamo operando a migliaia di chilometri oltre i nostri confini. La Marina deve essere pronta a difendersi e a supportare le forze di terra nell'offensiva a Gaza City. La campagna continua e continueremo a operare fino al raggiungimento di tutti gli obiettivi di guerra, rafforzando la sicurezza e la vittoria", ha dichiarato Zamir, secondo quanto riferito da un portavoce dell'Idf.
Saar negli Usa, mercoledì colloquio con Rubio
Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar e' partito per gli Stati Uniti per la sua prima visita ufficiale da quando e' stato nominato alla direzione del dicastero, lo scorso novembre. Lo ha riferito il ministero degli Esteri, secondo quanto riportato dal quotidiano Times of Israel, precisando che Saar ha lasciato Israele ieri sera. Saar incontrera' mercoledi' il segretario di Stato americano Marco Rubio, che ricopre anche l'incarico di consigliere per la Sicurezza Nazionale, presso il Dipartimento di Stato a Washington. Si tratta del secondo incontro dopo la visita di Rubio in Israele lo scorso febbraio. Saar incontrera' anche il segretario per la Sicurezza interna degli Stati Uniti, Kristi Noem, che aveva ospitato in Israele a maggio dopo l'uccisione di Yaron Lischinsky e Sarah Milgrim, due dipendenti dell'ambasciata israeliana a Washington. Durante la sua visita, il ministro degli Esteri israeliano terra' anche colloqui con la Conferenza dei Presidenti delle Principali Organizzazioni Ebraiche Americane (Cedam), i vertici dell'Aipac e ospitera' un ricevimento per i leader della comunita' ebraica e i sostenitori cristiani di Israele.
Idf: "Venerdì attacco Houthi con arma a grappolo, prima volta"
Nell'attacco missilistico lanciato venerdì sera dagli Houthi contro Israele, i ribelli yemeniti hanno utilizzato per la prima volta un proiettile con testata a grappolo. E' quanto emerge da un'indagine dell'aeronautica militare israeliana, secondo cui una delle munizioni ha colpito il cortile di un'abitazione nella città centrale di Ginaton, causando lievi danni. Lo riporta il Times of Israel. L'esercito afferma che la mancata intercettazione del proiettile è sotto inchiesta e non è correlata al tipo di testata trasportata dal missile. "I sistemi di difesa aerea, con particolare attenzione allo strato superiore, sono in grado di gestire e intercettare tali missili, come avvenuto in passato", afferma l'Idf.
Inviato Usa incontra Netanyahu, focus su Siria e Libano
L'inviato speciale degli Stati Uniti Thomas Barrack è arrivato oggi in Israele e ha incontrato il premier Benjamin Netanyahu per discutere di Siria e Libano. Lo scrive il Times of Israel citando da tre funzionari israeliani, dopo che l'incontro era stato riportato per la prima volta da Axios, citando tre fonti israeliane e statunitensi, e ha fatto seguito ai colloqui tra Barrack e il ministro israeliano per gli Affari Strategici, Ron Dermer, e il ministro della Difesa, Israel Katz. Anche l'ambasciatore statunitense in Israele, Mike Huckabee, avrebbe preso parte agli incontri. Gli inviati dovrebbero recarsi in Libano domani, con il senatore repubblicano Lindsey Graham che li raggiungerà a Beirut. Dermer ha incontrato martedì a Parigi il ministro degli Esteri siriano Asaad al-Shibani per discutere di accordi di sicurezza nella Siria meridionale, secondo quanto riferito da due fonti siriane a conoscenza dell'incontro. Funzionari siriani e israeliani stanno conducendo colloqui con la mediazione degli Stati Uniti per la de-escalation del conflitto nella Siria meridionale. Un precedente ciclo di colloqui si è tenuto a Parigi a fine luglio, ma si è concluso senza un accordo finale. Lunedì Barrack ha dichiarato in Libano che Israele dovrebbe rispettare un piano in base al quale Hezbollah verrà disarmato entro la fine dell'anno in cambio della sospensione delle operazioni militari israeliane in Libano.
Siria, Tajani: "Favorire stabilizzazione e fiducia in al-Sharaa"
Sulla Siria "non e' cambiata la strategia dell'Italia, che e' quella strategia europea, la strategia del G7, che e' quella di favorirne la stabilizzazione, l'unita' territoriale, perche' la Siria e' fondamentale per la stabilita' dell'intero Medio Oriente". Cosi' il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani in un punto stampa al Meeting di Rimini. "E' chiaro che ci vuole tempo per stabilizzare la Siria. Dopo il cambiamento, la caduta del regime di Assad, dopo il cambiamento ci vuole tempo. Ci sono tante realta' diverse, ma questo serve a mantenere l'unita' della Siria. Noi siamo per aprire delle porte aperte nei confronti della nuova amministrazione siriana, ma teniamo anche gli occhi aperti", aggiunge il ministro. "Certamente - sottolinea Tajani - devono essere rispettati diritti umani, devono essere rispettate alcune regole, pero' io credo che si debba dare fiducia e lavorare, incoraggiando il lavoro di al-Sharaa (presidente della Siria, ndr), che anche ha qualche resistenza da parte di estremisti islamici che vorrebbero spingere il Paese a diventare un Paese fondamentalista islamico. Al-Sharaa mi ha detto che per lui esistono solo i siriani. Credo che si debba continuare a dare fiducia alla nuova amministrazione siriana collaborando".
Yemen, bilancio Houthi su attacco Idf: "2 morti e 5 feriti"
Gli attacchi dell'aeronautica militare israeliana su Sanaa, la capitale dello Yemen, hanno causato due morti e cinque feriti. A riferirlo e' la televisione Al-Massirah, organo di informazione dehli Houthi, il gruppo ribelle yemenita sostenuto dall'Iran. "Due persone sono state uccise e cinque ferite in seguito all'attacco israeliano a una stazione di servizio a Sanaa", ha affermato l'emittente, precisando che si tratta di un "bilancio preliminare".
Iran: "Concessioni su arricchimento uranio per evitare sanzioni"
Secondo il quotidiano britannico The Telegraph, l'Iran ha manifestato la sua disponibilita' a ridurre il suo programma di arricchimento dell'uranio nel tentativo di impedire alla Gran Bretagna e ai potenzi occidentali di ripristinare le sanzioni delle Nazioni Unite. Una linea piu' morbida quindi da parte di Teheran in vista dei colloqui di martedi', riferita al media britannico da funzionari iraniani anonimi, secondo cui il governo iraniano e' pronto ad allentare la sua posizione piu' dura anche per scongiurare la minaccia di ulteriori attacchi da parte di Israele o degli Stati Uniti. Il media britannico afferma inoltre che Ali Larijani, consigliere senior dell'Ayatollah Ali Khamenei e neo-nominato segretario del Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale, sta spingendo i leader ad accettare di ridurre la purezza dell'arricchimento dell'uranio dal 60% al 20%. Le nazioni europee hanno avvertito che, in assenza di progressi tangibili sulla questione nucleare entro la fine del mese, sono pronte a imporre sanzioni "snapback" all'Iran, rimosse nell'ambito dell'accordo nucleare del 2015. Lo snapback e' il meccanismo previsto dall'articolo 11 della risoluzione 2231 delle Nazioni unite con cui e' stato approvato l'accordo globale del 2015, noto come Piano d'azione globale congiunto (Jcpoa, dall'acronimo in inglese), che limita il programma nucleare iraniano.
Israele rivendica: "Colpiti obiettivi militari Houthi in Yemen"
L'esercito israeliano ha rivendicato di aver effettuato attacchi contro obiettivi militari dei ribelli Houthi in Yemen. "L'esercito israeliano ha colpito infrastrutture militari del regime terroristico Houthi nella regione di Sana'a, tra cui un sito militare situato nel palazzo presidenziale, le centrali elettriche di Asar e Hizaz, nonché un deposito di carburante, tutti utilizzati per le attività militari del regime terroristico Houthi", ha affermato l'esercito in una nota.
Idf: "A Sanaa presi di mira siti militari Houthi"
L'esercito israeliano ha dichiarato di aver preso di mira alcuni siti militari Houthi nella capitale yemenita Sanaa, comprese aree vicino al palazzo presidenziale, centrali elettriche e un deposito di carburante. "Gli attacchi sono stati condotti in risposta ai ripetuti attacchi del regime terroristico Houthi contro lo Stato di Israele e i suoi civili, tra cui il lancio di missili terra-terra e droni verso il territorio israeliano negli ultimi giorni", ha affermato l'esercito in una nota, dando cosi' conferma dell'operazione attuata. Le forze dell'aeronautica militare israeliana hanno attaccato lo Yemen a bassa quota, di giorno, non dal mare. Lo riferiscono fonti di sicurezza nel commentare l'operazione lampo attuata contro obiettivi militari Houthi a Sanaa. L'attacco in Yemen "ha incluso l'uso di decine di munizioni e uno dei suoi obiettivi e' interrompere la fornitura di energia elettrica alla capitale Sanaa". Le stesse fonti hanno inoltre affermato che "insolitamente, gli aerei hanno attaccato in modalita' stand-in sopra gli obiettivi e a bassa quota, di giorno e non dalla costa".
Katz pubblica foto premier che segue attacco in Yemen
Dopo l'annuncio da parte dei media yemeniti, arriva anche da Israele la conferma dell'attacco dell'Idf in corso su Sanaa, capitale dello Yemen, con una foto pubblicata dal ministro della Difesa Israel Katz. L'immagine, diffusa dalla stampa israeliana, lo ritrae accanto al premier Benjamin Netanyahu e al capo di stato maggiore dell'Idf, tenente generale Eyal Zamir, impegnati a seguire su dei monitor l'operazione in corso contro gli Houthi. Lo scatto arriva dal centro di comando dell'Iaf presso il quartier generale militare di Tel Aviv, mentre l'Aeronautica militare israeliana sta bombardando Sanaa. Secondo quanto riferito dai media locali, tra cui il quotidiano Times of Israel, gli attacchi a Sanaa hanno preso di mira una struttura militare vicino a un palazzo presidenziale, un deposito di carburante e due centrali elettriche.
Zuppi: "Speriamo siano accolti appelli per cessare fuoco"
"Gli appelli che Papa Francesco prima e Papa Leone dopo hanno rivolto affinche' si arrivi al cessate-il-fuoco, non possiamo fare altro che sperare che siano accolti". Cosi' il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi a margine di un evento al Meeting di Rimini, riguardo alla situazione di Gaza. Gli appelli "sono stati fatti ripetutamente per evitare che la situazione peggiori. Speriamo che siano accolti", ha sottolineato Zuppi.
Smotrich: "In corso processo redenzione e conquista terra"
Nel commentare l'attacco dell'Idf in corso in Yemen, il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich lo ha presentato come "un processo di redenzione e di conquista della terra". Nel suo intervento all'International Convention Center di Gerusalemme, Smotrich ha affermato che "con l'aiuto di Dio, sconfiggeremo la pioggia di terrore in Yemen proprio come abbiamo sconfitto la testa del polpo in Iran e come i nostri combattenti giusti e devoti stanno sconfiggendo Hamas a Gaza. Anche li', siamo determinati a continuare fino alla vittoria". Secondo il ministro, "negli ultimi due anni, il popolo di Israele ha visto il sionismo religioso al suo apice di gloria: sul campo di battaglia, tra la popolazione e purtroppo anche nei cimiteri. Non c'e' spazio nello Stato di Israele in cui non si veda la sua impronta speciale. Non siamo solo 'sionisti religiosi con la kippah', siamo l'essenza. Siamo in un processo di redenzione e di restituzione della presenza divina a Sion, e di conquista della terra. Costruiremo lo Stato di Israele".
Yemen: Houthi, sostegno a Gaza a prescindere dal prezzo
"Continueremo a sostenere Gaza, a prescindere dal prezzo": lo ha dichiarato Hazem al-Asad, membro dell'ufficio politico degli Houthi, in un post su X, mentre è in corso un attacco dell'aeronautica israeliana contro Sanaa, la capitale dello Yemen. "L'aggressione contro il popolo yemenita è un fallimento, porterà solo delusione al nemico. Ciò che ci preoccupa è fermare l'aggressione e togliere l'assedio a Gaza. Il nostro popolo continuerà a sostenere e assistere la nostra gente a Gaza, a prescindere dal prezzo", ha insistito al-Asad.
Yemen: raid Idf su palazzo presidenziale Sanaa
L'attacco israeliano in corso su Sanaa ha preso di mira l'area del palazzo presidenziale e delle basi missilistiche. A riferirlo all'agenzia Reuters sono residenti della capitale dello Yemen. Il corrispondente in Yemen dell'emittente libanese "Al-Mayadeen" ha sottolineato che il palazzo è abbandonato da anni, a seguito di diversi attacchi diretti contro di esso in passato. I ribelli Houthi dello Yemen hanno anche loro affermato che Israele ha colpito la capitale Sanaa. L'emittente televisiva Al-Masirah degli Houthi ha riferito di un'"aggressione israeliana alla capitale Sanaa", senza fornire dettagli.
Attacchi Idf su Sanaa contro Houthi
L'aeronautica militare israeliana sarebbe impegnata in attacchi contro la capitale dello Yemen, Sanaa, controllata dagli Houthi. Lo riferiscono media yemeniti e israeliani, ma al momento la notizia non viene confermata dalle Forze di difesa israeliane (Idf). Gli attacchi in corso vengono collegati direttamente al fatto che venerdì, per la prima volta da tempo, gli Houthi hanno lanciato contro Israele un drone e un missile balistico con una testata di bomba a grappolo.
Hamas accusa Netanyahu e l’ex amministrazione Biden di ostacolare la pace
Il movimento islamista palestinese Hamas ha accusato sia il Governo israeliano sia la precedente amministrazione statunitense di Joe Biden di aver sabotato le negoziazioni di pace per Gaza. Secondo Hamas, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe rifiutato la scorsa settimana un’offerta di pace accettata dal movimento, che avrebbe potuto porre fine al conflitto ed evitare l’occupazione della città di Gaza. La denuncia fa riferimento a un’intervista rilasciata alla tv israeliana dall’ex portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Matthew Miller, nella quale conferma che Netanyahu stava ostacolando i negoziati a causa della sua "intransigenza", mentre la Casa Bianca preferì non rendere pubbliche le tensioni "per non aiutare Hamas".
"Queste ammissioni statunitensi, e prima di esse quelle israeliane, confermano che Netanyahu è il vero ostacolo agli accordi di scambio e al cessate il fuoco", ha dichiarato Hamas in un comunicato diffuso dall’agenzia palestinese Safa. Secondo il movimento, l’offerta respinta da Netanyahu sarebbe stata molto simile a quella presentata dall’attuale inviato statunitense nella regione, Steve Witkoff, elaborata seguendo le linee guida israeliane.
Hamas ha ribadito di aver mostrato apertura verso una soluzione negoziata: "Abbiamo accettato un accordo parziale e abbiamo dimostrato disponibilità per un accordo integrale, ma Netanyahu rifiuta tutte le soluzioni", ha affermato l’organizzazione. Il movimento ha inoltre insistito: "L’accordo su un cessate il fuoco è l’unica strada per la restituzione dei prigionieri, e Netanyahu si assume la piena responsabilità per il destino dei prigionieri che restano in vita".
Colloquio Netanyahu-inviato Usa Brek su Siria e Libano
L'inviato statunitense Tom Brek ha chiesto al primo ministro Benjamin Netanyahu di limitare gli attacchi di Israele contro le infrastrutture di Hezbollah in Libano. Lo riferisce il sito d'informazione israeliano Ynet News. Tom Brek, inviato speciale statunitense per la Siria e il Libano, sta mediando tra Israele e Siria per raggiungere un accordo di sicurezza e sta facendo pressione sul governo libanese per attuare il pieno disarmo di Hezbollah e dei gruppi armati in Libano. Durante i colloqui, l'inviato Usa ha anche preso atto del ritiro delle forze dell'Idf dalle posizioni all'interno del Libano.
Tajani, non ci convince cosa fa Israele
Non ci convince ciò che sta facendo Israele e soprattutto l'occupazione nella Cisgiordania, oltre agli attacchi che provocano decine di migliaia di morti fra i civili". Cosi' Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, a margine del Meeting di Rimini. "Naturalmente Hamas ha una grande responsabilita' su cio' che sta accadendo: sta facendo scudo del proprio popolo e non vuole liberare gli ostaggi che ormai li detiene dal 7 ottobre di due anni fa. Quindi serve un lavoro di tutti per far si' che il popolo palestinese possa realizzare il sogno di avere uno Stato ma che anche Israele possa vivere in sicurezza senza che più nessuno pensi di cancellarlo dalla carta geografica", aggiunge.
Idf, in Siria raid contro depositi armi e arresti
Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno riferito di aver effettuato una serie di raid in depositi di armi nella Siria meridionale, dove diversi sospetti sono stati arrestati. I combattenti della Brigata Golan (474), al comando della Divisione 210, hanno completato diversi raid la scorsa settimana per localizzare armi e arrestare e interrogare sospetti nella Siria meridionale. Lo ha annunciato il portavoce delle Idf, osservando che durante le perquisizioni simultanee presso vari obiettivi, le forze hanno individuato depositi di armi in cui erano nascosti missili Rpg, ordigni esplosivi, armi Kalashnikov e grandi quantità di munizioni. I sospetti sono stati arrestati dalle forze in collaborazione con gli investigatori sul campo dell'Unità 504, a seguito di indizi di intelligence raccolti nelle ultime
settimane.
Rapporto Unrwa, 'a Gaza danneggiato il 97% delle scuole'
Secondo un rapporto dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione (Unrwa), basato su immagini satellitari del Centro satellitare dell’Onu, prima dello scorso 8 luglio quasi il 97% delle scuole nella Striscia di Gaza risultava danneggiato.
Il documento rileva che 518 edifici scolastici su 564 richiederanno una ricostruzione completa o importanti lavori di riabilitazione per tornare operativi. Dal 7 ottobre 2023, 432 scuole – pari al 76% del totale – sono state colpite direttamente durante i bombardamenti.
Tel Aviv, cittadini in protesta contro guerra a Gaza
Ex capo 007 Idf: Netanyahu ignorò avvisi prima del 7/10
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ignorato gli avvertimenti e le valutazioni dell'intelligence prima dei fatti del 7 ottobre. È quanto emerso dalle registrazioni diffuse nei giorni scorsi da Channel 12 che hanno svelato le parole dell'ex capo della direzione dell'intelligence militare dell'Idf, Aharon Haliva.
Gaza: 289 palestinesi morti per fame, 115 i bambini
Sono "289 i palestinesi morti per fame nella Striscia di Gaza, inclusi 115 bambini": lo afferma Munir al-Bursh, capo del ministero della Salute gestito da Hamas, citato da al Jazeera.
Idf: in periferia Gaza City per preparare offensiva
L'Idf afferma di aver avviato operazioni militari alla periferia di Gaza City "in vista di una grande offensiva per conquistare l'intera città". Lo riferiscono i media di Tel Aviv. "Decine di migliaia di riservisti dovrebbero presentarsi in servizio il 2 settembre per l'offensiva, che probabilmente inizierà nelle prossime settimane", si sottolinea.
Tensione in Cisgiordania, Idf distrugge migliaia di olivi
È sempre più alta la tensione nel villaggio di Mughayyir, in Cisgiordania: dopo un attacco della scorsa settimana, l'esercito israeliano ha isolato la zona e secondo le testimonianze citate dai media di Tel Aviv ha distrutto migliaia di alberi di olive in un'area di quasi 30 ettari. Il villaggio "pagherà un prezzo alto" per l'attacco, ha minacciato il capo del comando centrale, generale Avi Bluth.
Gaza: almeno 11 uccisi dall'alba di oggi
È di almeno 11 morti il primo bilancio delle vittime degli attacchi israeliani a Gaza. Lo riferiscono fonti mediche citate da al Jazeera, secondo le quali sono rimaste uccise sei persone che cercavano cibo.
Wafa: ucciso a Gaza un cameraman della Palestine Tv
Il giornalista palestinese Khaled Al-Madhoun, cameraman di Palestine TV, è stato ucciso ieri sera sera dopo essere stato colpito dalle forze israeliane nel nord di Gaza. Secondo il corrispondente della WAFA, Al-Madhoun è stato preso di mira nella zona di Zikim, a nord della Striscia di Gaza. Il sindacato dei giornalisti palestinesi ha espresso cordoglio per la sua scomparsa condannandone l'uccisione e ha sottolineato che prendere di mira i giornalisti è un crimine commesso dalle forze israeliane nel tentativo di oscurare la verità.
Media: esercito egiziano aumenta forze al confine con Gaza
Il quotidiano qatariota Al-Arabi Al-Jadeed ha riferito che "l'esercito egiziano sta rafforzando le sue forze al confine con Gaza". Il rapporto afferma che l'Egitto è preoccupato per la possibilita' che l'esercito israeliano occupi aree che non sono ancora sotto il suo controllo a Gaza City e nel nord della Striscia di Gaza, "il che aprirebbe la porta ai tentativi israeliani di spingere i civili verso il confine egiziano".
Proteste parenti ostaggi davanti case ministri
Come ogni sabato sera da mesi, in Israele ci sono state le proteste delle famiglie degli ostaggi ancora in mano ad Hamas. E come accade ormai da tempo, i parenti dei rapiti hanno manifestato anche davanti alle case dei ministri del governo. "Siamo venuti per fare un campanello d'allarme al Gabinetto: la scelta di sacrificare i nostri cari sull'altare della guerra eterna significa la perdita di un sentiero eterno. Non ci sarà alcuna espiazione per i siluri ripetuti", ha detto il quartier generale delle famiglie.
Israele: "In condizioni critiche almeno uno o due ostaggi"
Israele ha valutato che "almeno uno o due" degli ostaggi detenuti a Gaza versano in condizioni di pericolo di vita: lo riportano media ebraici citati dal Times of Israel, all'indomani della dichiarazione del presidente statunitense Donald Trump secondo cui sarebbero meno di 20 gli ostaggi ancora in vita. Secondo il canale televisivo israeliano Channel 12, i funzionari israeliani temono che molti degli ostaggi ancora in vita siano in gravi condizioni di salute e abbiano un disperato bisogno di cure mediche. "Il rilascio degli ostaggi è una necessità urgente", ha dichiarato un alto funzionario a Channel 12. I funzionari israeliani non sono sicuri di cosa abbia portato Trump a concludere, durante una conferenza stampa venerdì alla Casa Bianca, che "un paio di loro forse non ci sono più". Sulla scia delle dichiarazioni del presidente Usa, il coordinatore israeliano per gli ostaggi, Gal Hirsh, ha detto ieri alle famiglie che non vi è alcun cambiamento nel numero degli ostaggi vivi.