Guerra dei 12 giorni: come è stato colpito il programma nucleare iraniano

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Introduzione

Prima l’intervento militare di Israele in Iran, quindi l’attacco americano contro tre importanti siti nucleari iraniani. Dopo i recenti attacchi che hanno infiammato il Medio Oriente, con protagonisti Israele, Usa ed Iran, quanto è stato realmente danneggiato del programma atomico iraniano? A fornire un quadro d’insieme è un’analisi del quotidiano “La Repubblica”, secondo cui i piani di Teheran “hanno subito danni ingenti, ma non il colpo di grazia auspicato da Donald Trump”. Ecco in che modo.

Quello che devi sapere

I siti nucleari iraniani presi di mira

  • Sono sette, in tutto, i siti nucleari iraniani al centro del programma di Teheran, fondamentali per l’energia, la ricerca e per il potenziale militare che offrono all’Iran. Gli Usa, di recente, ne hanno presi di mira tre in particolare. Si tratta di Natanz, a sud di Teheran, che ospita il principale impianto di arricchimento dell’uranio, adatto a produrne per uso militare o civile, con migliaia di centrifughe. Isfahan, altro nodo strategico per il programma nucleare iraniano, che ospita un centro di ricerca ed un impianto di conversione dell’uranio. Ed ancora Fordow, nei pressi della città di Qom, ovvero un impianto sotterraneo, per circa 80-90 metri sottoterra, che arricchisce uranio al 60%.

 

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La bomba atomica

  • Israele e gli Stati Uniti hanno attaccato l’Iran in maniera preventiva, considerando dal canto loro come imminente la costruzione della bomba atomica da parte di Teheran. Ma una smentita è arrivata durante un’intervista della Cnn al direttore generale dell’Agenzia Atomica Internazionale, Rafael Grossi lo scorso 17 giugno. “Potrebbero esserci attività nascoste che sfuggono ai nostri ispettori e ne saremmo all’oscuro. Quello che abbiamo riportato è che non abbiamo prove di un programma sistematico per una bomba”, ha riferito Grossi. Dopo i raid, continua Repubblica, il programma nucleare iraniano risulta dunque “danneggiato seriamente, in molte parti distrutto e inservibile, ma non annichilito. Anche perché, in diversi casi, i laboratori si trovano sottoterra, e almeno parte dell’uranio arricchito al 60% sarebbe stata spostata altrove nei giorni precedenti all’attacco americano del 22 giugno.

 

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La bomba atomica
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"Danni gravi ma non definitivi"

  • Nonostante il pensiero di Trump, che ha definito i raid americani sui tre siti nucleari completato con successo, i bombardamenti degli Usa potrebbero aver causato danni "molto significativi" alle aree sotterranee, ad esempio, dell'impianto iraniano di arricchimento dell'uranio di Fordow anche se “nessuno può ancora determinarne l'entità”, come confermato dallo stesso Grossi. "Dato il carico esplosivo utilizzato e la natura estremamente sensibile alle vibrazioni delle centrifughe, si prevede che si siano verificati danni molto gravi", ha affermato il direttore generale dell’Aiea. Il sistema iraniano, dunque, appare “compromesso, ma non definitivamente”. Servirà del tempo per fare una valutazione oggettiva dei danni. Anche se resta il fatto che i bombardieri israeliani prima e i B-2 statunitensi poi, hanno devastato vaste parti dei siti nucleari più importanti dell’Iran. Ma, va detto, la stessa Aiea fino ad oggi non ha rilevato aumenti dei valori delle radiazioni nelle zone colpite.

"Danni gravi ma non definitivi"

La situazione a Fordow, Natanz e Isfahan

  • Tornando su Fordow (in foto), il sito più centrale rispetto agli altri nel programma nucleare iraniano, secondo David Albright, fondatore dell’Institute for Science and International Security, “le bombe ad alta penetrazione che bucano fino a 60 metri hanno preso di mira i condotti di ventilazione” e la “distruzione delle sale con le centrifughe è assai probabile, ma non è certa”, ha confermato l’esperto a Repubblica. Diverso sarebbe il discorso che riguarda Natanz, dove le gallerie, ha riferito Grossi “sembrano distrutte". E Isfahan? Il generale americano Dan Caine ha spiegato che il 22 giugno sono stati lanciati sulle infrastrutture del sito diversi razzi Tomahawk e che sono state colpite “le gallerie vicino alla sede principale e sei palazzine”. Ma, anche in questo caso, solo un’ispezione sul campo degli ispettori di Aiea potrà confermare effettivamente quanto di questo centro è stato messo fuori uso.

La situazione a Fordow, Natanz e Isfahan
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Il reattore di Arak

  • Un altro sito, però, va monitorato. Il 20 giugno, infatti, i caccia israeliani hanno lanciato missili sul reattore nucleare ad acqua pesante di Arak, situato a 250 Km a sud-est di Teheran. Nonostante non sia operativo, l’aviazione di Israele lo ha colpito, dopo aver emesso un’allerta per l’evacuazione del personale. In questo senso sempre l’Aiea ha dato conferma del raid ma ha anche tranquillizzato circa le conseguenze, confermando che “non si sono verificati effetti radiologici”.

La morte degli scienziati iraniani

  • I danni sicuramente più certi e significativi sono stati fatti quando, nella notte tra il 12 e il 13 giugno, gli attacchi israeliani hanno ucciso alcuni importanti scienziati nucleari iraniani. Almeno 14 di loro hanno perso la vita, compresi Mohammad Mehdi Tehranchi e Fereydoun Abbasi. Tehranchi, figure chiave per il programma nucleare iraniano. Al pari di Fereydoun Abbasi, ex capo dell'organizzazione per l'energia atomica dell'Iran ed ex membro del parlamento iraniano.

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