Introduzione
Il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato il piano di conquista della Striscia, con le Forze di difesa israeliane che si stanno preparando a prendere il controllo di Gaza City. Vediamo numeri e obiettivi del progetto di occupazione voluto dal premier israeliano Benjamin Netanyahu e criticato dalla comunità internazionale.
Quello che devi sapere
Cinque punti-chiave
Partiamo dalle fondamenta del piano, ossia i cinque punti-chiave su cui si fonda. Nella nota diffusa dall’Ufficio di Netanyahu a conclusione della riunione-fiume a porte chiuse del Consiglio di sicurezza israeliano, si fa esplicito riferimento ai pilastri dell'operazone: smantellamento dell'arsenale di Hamas; ritorno di tutti gli ostaggi israeliani, vivi e deceduti; smilitarizzazione della Striscia di Gaza; controllo della sicurezza da parte di Israele sulla Striscia; istituzione di un'amministrazione civile alternativa, che non sia né Hamas né l'Autorità palestinese.
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Quanto durerà l'operazione?
Secondo gli analisti, per raggiungere i cinque obiettivi serviranno circa 4-5 mesi. Snodo cruciale è la conquista di Gaza City: come spiegato da un funzionario israeliano, l'obiettivo più stringente per il governo Netanyahu è quello di "evacuare tutti i residenti della città verso i campi profughi centrali e altre aree entro il 7 ottobre 2025", una data simbolica in cui ricorrono i due anni esatti dalle stragi di Hamas - 1.200 persone uccise fra civili israeliani e militari, con il rapimento di altre 250, tra cui bambini - e dall'inizio del conflitto. A Gaza City, spiega il funzionario, "verrà imposto un assedio ai terroristi rimasti nella zona e nel frattempo l'esercito manovrerà dentro la città".
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Le forti critiche del capo dell'Idf
L'operazione parte con la forte obiezione del capo di Stato maggiore israeliano Eyal Zamir, secondo cui l'eventuale occupazione della Striscia rischierebbe di trascinare Israele in un "buco nero" fatto di insurrezione prolungata, responsabilità umanitarie e aumento del rischio per gli ostaggi vivi. Senza sottovalutare la tenuta dell'esercito, usurato dai quasi due anni di guerra. "Un'operazione del genere potrebbe durare mesi, aggravando la pressione sull'esercito regolare e sulle riserve", ha detto Zamir, incontrando la dura replica dei ministri governativi, che gli hanno contestato il parziale fallimento dell’altra operazione, quella denominata "Carri di Gedeone" e risalente a maggio 2025, che vedeva la penetrazione via terra a Gaza. "Se Zamir non è d'accordo, si dimetta", hanno fatto sapere fonti dell'Ufficio di Netanyahu.
Un milione gli sfollati
Come accennato, le critiche di Zamir non hanno riguardato solo aspetti prettamente militari, ma anche umanitari. "Non esiste una risposta umanitaria per il milione di persone che Israele sposterà a Gaza. Sarà tutto estremamente complesso", ha sentenziato. Saranno infatti un milione gli sfollati nell’operazione di evacuazione verso le zone centrali della Striscia, con possibile aggravio di situazioni già critiche denunciate dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) come malnutrizione, sovraffollamento dei campi di accoglienza, mancanza di servizi igienici, scarsità di acqua potabile e collasso degli ospedali. I nosocomi ancora attivi nella Striscia non accolgono più malati perché travolti dal grande numero di feriti, che hanno già causato focolai di malattie infettive come poliomielite, colera, epatite A e scabbia. E nelle scorse ore l’Oms si è anche detta allarmata da un "preoccupante aumento" dei casi di sindrome di Guillain-Barré, una rara malattia neurologica che può portare a un'improvvisa debolezza muscolare o alla paralisi. Nella Striscia non esiste, al momento, uno stock disponibile di immunoglobuline per via endovenosa, il principale farmaco utilizzato per il trattamento della sindrome di Guillain-Barré.
Solo 20 ostaggi ancora vivi
Apriamo ora il capitolo degli ostaggi, altro punto-chiave del piano di Netanyahu. Le persone mancanti all'appello dal 7 ottobre 2023 erano circa 250. Dopo 673 giorni, secondo fonti d'intelligence, dei 50 ancora non tornati a casa solo 20 sarebbero ancora in vita, detenuti in prigioni nascoste e in assenza di luce proprio nelle aree oggetto del piano di occupazione. Per questo Zamir ha messo in guardia Netanyahu sull’operazione, che potrebbe - appunto - mettere in serio pericolo la vita degli ostaggi: "Non abbiamo modo di garantire che non faremo loro del male".
Quanti centri di distribuzione?
Il sistema organizzato da Israele e Usa con la Gaza Humanitarian Foundation è molto criticato. Per l'Unrwa, l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, da quando la Ghf ha cominciato a distribuire aiuti al posto di Ong e Nazioni Unite, almeno mille gazawi sono stati uccisi mentre cercavano cibo. Stando al piano, i centri di distribuzione Ghf aumenteranno da 4 a 16 e saranno aperti 24 ore su 24.
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Alcuni dati sulla Striscia
La Striscia è il più piccolo dei due territori della Palestina (l’altro è la Cisgiordania). Copre un'area di 365 chilometri quadrati, più o meno due volte l'area del comune di Milano, ed è lunga 42 chilometri e larga tra i 6 e i 12 chilometri. Si affaccia sul Mediterraneo e confina con Israele ed Egitto. È una delle zone più densamente del mondo: 2,1 milioni di abitanti. L'Idf, al momento, controlla circa il 75% di Gaza; per l'Onu oltre l'86% è militarizzata o sotto evacuazione. Secondo fonti palestinesi, le vittime della guerra sono oltre 60mila, 148mila i feriti.
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