Hamas, è caccia ai leader dell’organizzazione all’estero: chi c’è nel mirino di Israele
Lo Stato ebraico ha creato un'unità speciale denominata Nili, composta da uomini della Difesa e del Mossad e autorizzata a operare a livello internazionale per eliminare i capi del movimento palestinese. Il più ricercato è Yahya Sinwar, leader di Hamas nella Striscia di Gaza e ritenuto fra i principali responsabili dell'attacco dello scorso 7 ottobre
- L'uccisione a Beirut del numero due di Hamas, Saleh al-Arouri, e di altri esponenti dell’organizzazione palestinese ha segnato per Israele un altro punto importante nella caccia ai responsabili dell’attacco 7 ottobre all'estero, preannunciata dal premier Benjamin Netanyahu lo scorso novembre
- Lo Stato ebraico ha creato un'unità speciale denominata Nili, composta da uomini della Difesa e del Mossad e autorizzata a operare non solo all'interno della Striscia ma anche all'estero per eliminare i capi di Hamas
- In cima alla kill list di Israele resta Yahya Sinwar, leader di Hamas nella Striscia di Gaza e certamente la figura di maggior spicco nel confronto armato con Israele. Ha passato la maggior parte della vita adulta in prigione, accusato per l’omicidio di due soldati israeliani e per quello di diversi palestinesi, da lui considerati “collaborazionisti” di Israele
- Poi Mohammed Deif (nella foto), l'inafferrabile primula rossa al comando dell'ala militare considerato la mente delle stragi del 7 ottobre, e il suo vice, Marwan Issa
- Ma dopo Beirut neppure la guida politica di Hamas Ismail Haniyeh (a sinistra nella foto) e il suo predecessore Khaled Mashal, già scampato a un attentato nel 1997, possono dormire sonni tranquilli a Doha
- Basti pensare che il capo dello Shin Bet (il servizio di sicurezza interno israeliano) Ronen Bar (nella foto) ha definito i fatti del 7 ottobre "la nostra Monaco", evocando così la "Collera di Dio", nome in codice del piano per l'eliminazione di gran parte dei palestinesi responsabili della strage alle Olimpiadi del 1972, autorizzata dall'allora premier Golda Meir
- "A Gaza, in Cisgiordania, in Libano, in Turchia, nel Qatar, ovunque. Richiederà anche anni: ma noi arriveremo a loro, e lo faremo. Questa è la nostra responsabilità", ha detto il responsabile dell'intelligence in una conversazione privata trapelata sui media israeliani a inizio dicembre
- "Il Mossad oggi, come 50 anni fa, ha il dovere di fare pagare un prezzo agli assassini che il 7 ottobre hanno fatto irruzione nelle nostre località a ridosso di Gaza, a quanti hanno fatto i progetti e a quanti li hanno mandati all'attacco. Occorrerà tempo, come dopo la strage di Monaco, ma noi li raggiungeremo ovunque siano al mondo", ha sottolineato il capo del Mossad, David Barnea, all'indomani dell'attacco pur non rivendicandolo
- "Sappia ogni madre araba il cui figlio abbia partecipato direttamente o indirettamente alla strage del 7 ottobre - ha avvertito Barnea - che tutti pagheranno con la vita"
- Il raid del 2 gennaio è avvenuto in un quartiere di Beirut considerato roccaforte superprotetta di Hezbollah, probabilmente grazie all'aiuto di spie sul campo, sostengono fonti locali e analisti. I missili lanciati da un drone hanno ucciso, oltre ad al-Arouri, sei palestinesi legati ad Hamas fra cui Samir Effendi (soprannome Abu Amer), capo della divisione tecnologica dell'organizzazione terroristica in Libano ma soprattutto elemento chiave della tela di rapporti con i ribelli yemeniti Houthi. (Nella foto il palazzo dove si trovava al-Arouri)