"Così Musk ha favorito la disinformazione di Stato su X": il report di NewsGuard

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Andrea Pietrobelli

Andrea Pietrobelli

Da quando il social network del fondatore di Tesla ha deciso di rimuovere le etichette che permettevano di riconoscere i media legati a doppio filo con i governi, molti account filo-statali hanno visto aumentare la loro possibilità di fare propaganda. NewsGuard ha monitorato 12 account di origini cinese, russa e iraniana, scoprendo come il loro engagement sia amentato del 70% dall'avvio della nuova policy dell'ex Twitter. Facilitando così la diffusione di propaganda e di fake news

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Negli ultimi anni, l'uso dei social media come strumento di propaganda politica ha assunto un ruolo di rilievo senza precedenti nel panorama politico globale. Questi canali online si sono trasformati in potenti strumenti di persuasione e influenza, permettendo ai politici di raggiungere un vasto pubblico in modo immediato ed efficace. L'uso strategico dei social media in politica – su tutti Facebook, X (l'ex Twitter), Instagram e YouTube - ha già influenzato elezioni, opinioni pubbliche e dibattiti politici in molte parti del mondo. La propaganda politica sui social media si è evoluta attraverso diverse fasi, dalla creazione di contenuti mirati e la segmentazione del pubblico all'uso di algoritmi per amplificare messaggi specifici. I leader politici hanno acquisito la capacità di comunicare direttamente con gli elettori, bypassando i canali dei media tradizionali e instaurando un contatto immediato con i propri sostenitori, spesso eliminando così 'scomodi' intermediari.

L’analisi di NewsGuard su X dopo il cambio di policy

Questa evoluzione ha sollevato importanti questioni etiche e suscitato preoccupazioni riguardo alla disinformazione, alla manipolazione dell'opinione pubblica e alla privacy degli utenti, spingendo le piattaforme ad autoregolamentarsi per limitare il più possibile la diffusione di fake news. Gli analisti di NewsGuard Technologies, società di New York di monitoraggio su media e informazione globali, si sono concentrati sull’uso di X, la piattaforma precedentemente nota come Twitter, in particolare da quando Elon Musk, che ha acquistato il social network nel 2022, ha deciso di modificare la policy riguardo all’indicazione chiara agli utenti degli account affiliati o controllati dai governi. Non a caso l'Ue ha denunciato il social del tycoon in vista delle elezioni europee, sottolineando che "'X è la piattaforma online con più disinformazione" e che il fondatore di Telsa "deve rispettare le regole".

Monitorati i profili di origine russa, cinese e iraniana

Più nel dettaglio, gli esperti di NewsGuard hanno condotto un confronto dei dati sull'engagement (ovvero il numero di like e condivisioni) relativi a 12 account di organi di informazione in lingua inglese associati a governi provenienti dalla Russia, dalla Cina e dall'Iran, nei 90 giorni precedenti e successivi al cambiamento della policy. I risultati evidenziano come ora i profili di queste fonti statali abbiano la capacità di raggiungere un pubblico più esteso e potenzialmente più indifeso, visto che gli utenti potrebbero non essere al corrente del principale intento di tali fonti: la diffusione di propaganda. 

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Col cambio di policy engagement aumentato del 70% per account russi, cinesi e iraniani

Secondo il report di NewsGuard, che si basa sui dati della piattaforma di monitoraggio dei media Meltwater, nei tre mesi successivi alla rimozione delle etichette che indicavano l'affiliazione o il finanziamento di un account a uno Stato, l'engagement generato dai media statali russi, cinesi e iraniani su X è aumentato del 70%. In particolare, RT - che si chiamava Russia Today, ma ha cambiato nome diversi anni fa - ha registrato il più alto livello di engagement dopo che gli utenti non potevano più identificarlo come un media affiliato al Cremlino, quasi raddoppiandolo e “passando da 1,3 milioni di like e repost quando l’etichetta era ancora disponibile a 2,5 milioni dopo la sua rimozione”, come si legge nel documento. 

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Un grafico che mostra l'engagement di RT prima e dopo che X ha rimosso le etichette che indicavano quali account sono gestiti da governi. La testata controllata dal Cremlino ha quasi raddoppiato il suo engagement, passando a 2,5 milioni di like e repost da 1,3 milioni quando gli utenti avevano accesso alle informazioni relative a RT - Newsguard

Dopo il cambiamento della policy, anche la Tass, altra agenzia russa, ha visto un aumento dell'engagement del 63%, mentre la PressTV iraniana lo ha avuto del 97% e il Global Times cinese del 26%.

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Un grafico che mostra l'aumento dell'engagement sugli account X delle altre 11 fonti statali analizzate da NewsGuard, esclusa RT - Newsguard

Nonostante i profili monitorati da NewsGuard avessero approssimativamente pubblicato lo stesso numero di post (come sono chiamati ora i "tweet" su X) rispetto al periodo precedente di 90 giorni, le fonti di disinformazione governative hanno registrato tutte un aumento dell'engagement. “Nei tre mesi successivi alla decisione di X di rimuovere le etichette – si legge ancora nel report - i 12 account (quattro russi, quattro cinesi e quattro iraniani) monitorati hanno ottenuto complessivamente 4,98 milioni di like e repost su un totale di 63.108 post. Nei 90 giorni precedenti alla modifica, gli account avevano ricevuto 2,93 milioni di interazioni per 62.551 post”. NewsGuard ha fatto sapere che la piattaforma di Musk non ha risposto a due email e a un messaggio su X, tutti inviati a settembre di quest’anno, dove veniva chiesto un commento sui risultati di questa analisi e sul motivo della rimozione delle etichette che segnalavano i media controllati dagli Stati, una decisione mai spiegata dall'azienda del tycoon. L'unico accenno di Musk al tema è avvenuto in un post dell'aprile 2023, lo stesso mese in cui veniva introdotta la nuova policy, dove ha scritto che “tutte le notizie sono in qualche misura propaganda” e che le persone dovrebbero “decidere da sole”.  

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Come funzionava X prima delle modifiche volute da Musk

La decisione di rimuovere le segnalazioni è stata presa 16 giorni dopo una controversia nata tra X e la NPR, organizzazione nonprofit che riunisce oltre 1.000 radio americane e che Musk aveva inserito tra i “media finanzianti dal governo”. Pur ricevendo risorse pubbliche, NewsGuard sottolinea che NPR lavora in modo indipendente e riceve denaro anche da "tasse di programmazione pagate dalle stazioni associate, che sono sostenute in parte dal governo federale e dai governi statali e locali". Prima delle modifiche apportate da Musk alle politiche della piattaforma, X forniva agli utenti informazioni sull'eventuale affiliazione governativa di un account sia nel profilo della testata che su ogni singolo messaggio. Inoltre, i post di qualsiasi account che contenevano link a articoli di media statali venivano contrassegnati con un punto esclamativo arancione e la scritta ‘Stay informed’. “Ora, per gli utenti è impossibile sapere se un account sia affiliato o meno a un governo, a meno che questi non ne siano già a conoscenza o non facciano ricerche in modo indipendente”, sottolineano gli esperti di NewsGuard.

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A sinistra, la presentazione del China Daily su X (allora Twitter) il 20 aprile 2023, quando ancora riportava l'etichetta "media affiliato a uno Stato". Il riquadro rosso intorno all'etichetta è stato aggiunto da NewsGuard. A destra, quella del giorno successivo, il 21 aprile 2023 - Newsguard

Nel suo studio, NewsGuard fa emergere anche che nessuno dei 12 account statali da lei monitorati – e che insieme hanno complessivamente 30,9 milioni di follower – “rivela volontariamente di essere affiliato a un governo”. Ad esempio, l'agenzia di stampa statale russa TASS si descrive così su X: "Con noi le notizie diventano storie e gli eventi diventano storia". La testata russa RT afferma invece: "La libertà vince sulla censura, la verità sulla narrazione", e l'account riporta la dicitura "Media & News Company”. Nonostante questi 12 account statali su X siano noti per diffondere disinformazione, l'analisi ha rivelato che, nei tre mesi successivi alla modifica delle politiche di Musk, “i post con il più alto engagement non contenevano informazioni palesemente false. I post più performanti, però, includevano regolarmente meme e propaganda in apparenza volti a minare l'Occidente e i suoi alleati”.

Ecco come l’uso dei meme favorisce la propaganda

Per sostenere la sua tesi, NewsGuard fa riferimento all'account iraniano di Press TV, che l’1 luglio 2023 ha condiviso un meme che ironizzava sulla risposta del presidente francese Emmanuel Macron alle proteste contro la violenza della polizia in Francia e alle manifestazioni per i diritti delle donne in Iran, accusando Macron di avere "due pesi e due misure". Questo post, che ha ricevuto oltre 8.000 like e repost fino al 20 settembre 2023, è stato il terzo più popolare sull'account nei tre mesi successivi alla rimozione delle etichette. Michael Lynch, professore di filosofia all'Università del Connecticut e autore di uno studio pubblicato nell'aprile 2022 sulla funzione dei meme come veicolo per la diffusione di disinformazione, ha spiegato a NewsGuard che i profili affiliati ai governi utilizzano i meme per la propaganda perché riescono a "addolcire" il messaggio. L'esperto ha anche notato che molti di questi profili cercano di far ridere le persone, poiché l'umorismo tende a mettere le persone a proprio agio e “le rende più aperte al messaggio propagandistico”.

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Un post di X del primo luglio 2023 (a sinistra) di Press TV, profilo statale iraniano che prende in giro il presidente francese Emmanuel Macron e un post del 30 marzo 2023 (a destra) della Islamic Republic News Agency, un media statale iraniano, che prende di mira il dollaro statunitense - Newsguard

La rimozione delle etichette non è stata però l'unica modifica di cui hanno beneficiato i profili dei media statali. “Un altro motivo per cui questi account potrebbero aver registrato un aumento dell’engagement – si legge ancora nel report - è che gli utenti non devono più cercare attivamente i contenuti degli organi di informazione statali. NewsGuard ha infatti scoperto, confermando così le conclusioni di altri ricercatori, che l'algoritmo di X ora promuove regolarmente questo tipo di contenuti”. Da agosto 2020 all'inizio del 2023, X (all'epoca ancora Twitter) aveva infatti vietato la promozione degli account affiliati ai governi, affermando che "amplificato il raggio di azione degli account dei media ad affiliazione statale o dei loro tweet attraverso i nostri sistemi di raccomandazione, presentandoli nella home page, tra le notifiche e come risultati delle ricerche". Dopo le modifiche volute da Musk, la stampa ha documentato come gli account dei media statali siano ora regolarmente raccomandati dall'algoritmo sui feed personalizzati degli utenti. La piattaforma ha dichiarato il 31 marzo scorso che queste pagine suggeriscono contenuti in base alle metriche di engagement di un post e all'attività precedente dell'utente.

Come X facilita la diffusione della disinformazione

Di fatto, dopo che gli analisti di NewsGuard hanno ripetutamente visualizzato i profili dei 12 media statali monitorari per la loro ricerca, “i loro account hanno iniziato a comparire in sezioni della piattaforma in cui erano prima assenti, come la sezione ‘Chi seguire’ o tra i risultati delle ricerche. Ad esempio, quando un analista di NewsGuard ha creato un nuovo account X e ha cercato ‘Cina’, quattro dei cinque risultati principali erano costituiti da testate statali cinesi”, spiega lo studio. “Sembra che nove di questi 12 account statali – si legge ancora - siano anche promossi dal servizio di abbonamento premium di X che, secondo la piattaforma, permette agli account verificati di ricevere ‘una posizione prioritaria nelle conversazioni’ e di apparire nei feed personalizzati”.

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A sinistra, l'account X della testata statale cinese Global Times appare nella pagina "Per te" di un analista di NewsGuard il 15 settembre 2023. A destra, quattro su cinque delle ricerche suggerite quando lo stesso analista ha digitato "Cina" nella barra di ricerca di X consistevano in media statali cinesi.A destra, i profili X dei media statali cinesi Global Times e China Daily appaiono nella pagina "Chi seguire" - Newsguard

Questo livello premium, spiegano gli esperti, include anche l'assegnazione della spunta blu. Musk ha dichiarato che gli abbonati non premium non possono più apparire nelle raccomandazioni della piattaforma, spiegando che questo è "l'unico modo realistico per impedire che sciami di bot IA prendano il sopravvento". NewsGuard ha contattato via email i 12 media statali monitorati per chiedere loro se fossero d'accordo con la valutazione che emerge dalla ricerca, ossia che avrebbero ripetutamente diffuso disinformazione e per quale motivo per hanno scelto di non rivelare spontaneamente sui propri profili social di essere affiliati a governi. Nessuna delle organizzazioni ha risposto.

E in Italia? Il caso di Xinhua

NewsGuard ha condotto anche un monitoraggio nel nostro Paese, applicando la stessa metodologia per esaminare l'engagement dell'unico account in italiano di Xinhua (XHItalia) su X, unica delle 12 testate controllate dai governi a avere un profilo nella nostra lingua. Secondo i dati di Meltwater nel settembre 2023, il numero totale di like e condivisioni è aumentato del 61% dopo le modifiche apportate da Musk, nonostante il numero totale di post pubblicati sia cresciuto solo dell'11%. In totale, nei tre mesi successivi alla modifica delle politiche di X (tra il 21 aprile e il 20 luglio 2023), l'account ha ottenuto 3.790 like e condivisioni su un totale di 903 post, secondo Meltwater. Nei 90 giorni precedenti alla modifica delle politiche (tra il 21 gennaio e il 20 aprile 2023), l'account aveva ottenuto 2.350 like e condivisioni su 812 post.

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La produzione e diffusione di contenuti falsi o manipolati è troppo ampia per essere monitorata e contrasta solamente dagli esseri umani. È però possibile sfruttare l’intelligenza artificiale per farlo, ed è questo l’obiettivo del progetto AI4TRUST: nei prossimi anni il consorzio, di cui fa parte SkyTg24, si propone di realizzare soluzioni ibride che combinino l’IA e le capacità umane per mitigare gli effetti della disinformazione online. Un sistema per monitorare social media e piattaforme tradizionali identificando possibili informazioni manipolate o false. 

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