Sanremo Giovani 2025, Selmi con "Forse per sempre": «Per amore copro il sole con la luna»

Musica
Elena Pomè

Elena Pomè

La musica come culla e terapia, per spianare il dolore che diventa più chiaro. Gli sguardi e le carezze esagerati, per raccontare gli amori che guidano in macchina a 200 all’ora. La solitudine, quella buona, che dà forma a noi stessi. Dopo X Factor, il cantautore di Lucca, 23 anni, sarà in gara il 19 novembre per conquistare un posto nella categoria Nuove Proposte alla 75esima edizione del Festival di Sanremo con una ballad che non ha paura di rischiare

«Comunque vada, spero di guardarmi allo specchio, di battermi il cinque e di lasciare una manata bella grande». Mentre i grattacieli di Milano si assopiscono e diventano fari tra le stelle, gli occhi azzurri e gentili di Niccolò Selmi, in arte Selmi, sorridono. Alle spalle del giovane cantautore, l’iconico fulmine rosso e blu squarcia il volto grandioso di David Bowie, che veglia sul futuro della musica. Martedì 19 novembre, Selmi sarà uno dei 24 artisti che si sfideranno in seconda serata su Rai 2 nelle audizioni di Sanremo Giovani. Un passo necessario per guadagnare uno dei quattro posti nella categoria Nuove Proposte alla 75esima edizione del Festival di Sanremo, che andrà in onda dal 4 all’8 febbraio 2025 sotto la direzione artistica di Carlo Conti. «È un gradino in più che sento di aver salito con me stesso», racconta l’artista, 23 anni, che nel 2023 si era messo per la prima volta in gioco su un altro palco importante, quello del talent show X Factor (LO SPECIALE). Per lui, però, l’amore per la musica ha radici più lontane, che affiorano tra gli esili pendii dei colli di Lucca e la quieta armonia della campagna. «Appena nato, in ospedale, avevo bisogno della musica classica per non piangere e per addormentarmi», ricorda Selmi, che un tempo era cullato anche dalla chitarra e dal canto del papà. «Mentre crescevo, suonavo una pianola giocattolo, sbraitavo in un microfono canzoni inventate e dedicavo poesie alla natura, alla nonna e al cane». Le dita del cantautore hanno presto accarezzato i tasti del pianoforte e ghermito le bacchette della batteria, fino a pizzicare le corde della chitarra, dono della sorella. «Nel 2020 ho attraversato un periodo buio, carico di insoddisfazione e di malinconia. Allora mi sono reso conto dell’effetto catartico che la musica aveva su di me, come autoanalisi e terapia. Hai presente quando piangi per qualcosa che ti ronza in testa e che ti infastidisce, fino a finire le lacrime? Ecco. Dopo, il dolore non scompare, però almeno è lì spianato, lo puoi osservare e tutto diventa più chiaro». Grazie alla cura dei testi e delle note, Selmi ha capito di voler essere melodia per tutta la vita. Il salto tra le righe del pentagramma aveva inizialmente impensierito il cantautore, che agli Home Visit di X Factor aveva confidato al giudice Morgan di sentirsi una «pecora nera» per aver lasciato l’università dopo il diploma al liceo scientifico. «Nella mia famiglia era quasi prescritto che il percorso di studi terminasse con la laurea. Anche i miei bisnonni l’avevano ottenuta», spiega Selmi. «In più, capisco che possa sembrare una bizza che un ragazzo di vent’anni voglia abbandonare l’università per fare musica. Piano piano, però, i miei genitori hanno capito che ero serio e hanno iniziato a spronarmi. Quindi non mi sento più una pecora nera. Adesso ho la loro approvazione».

«ESSERE SÉ STESSI, SENZA CORAZZE E MASCHERE»

Approdato sul palco di X Factor, Selmi aveva osservato per la prima volta la reazione di un grande pubblico di fronte all’inedito Doccia ghiaccia, dedicato alle maschere indossate da ognuno di noi. «Non sapevo che cosa sarebbe successo», racconta il cantautore, che aveva raccolto nel palmo di una mano anche le lacrime della giudice Ambra Angiolini. «Quell’esperienza mi ha regalato tanta soddisfazione e tanta autostima, che messe in un calderone hanno creato una bella pozione per farmi spingere in direzione della musica». Tra gli ingredienti delle canzoni di Selmi c’è la lingua italiana, «che regala una miriade di possibilità», la stessa che il cantautore ha intuito soprattutto tra i vinili di Lucio Dalla e di Rino Gaetano. La ricetta suggerisce poi di amalgamare il testo alle «piccole cose gratuite e sincere», come gli sguardi e le carezze, quanto basta per rallentare la velocità dei tempi odierni e comunicare l’ascolto con l’arma dell’amore. Non deve mancare neppure un pizzico di vulnerabilità, che si traduce «nella capacità di esagerare i sentimenti e, di conseguenza, in un infinito materiale da raccontare». Selmi, che aspira anche alla forza comunicativa fatta di corpo e anima intravista nei live di Post Malone, non ha paura di svelare la propria sensibilità, anzi. «Per me è quasi un vanto, perché credo che si debba sdoganare l’essere sé stessi senza costruire muri, corazze e maschere pur di non mostrare le proprie debolezze».

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FORSE PER SEMPRE, LA FRAGILITÀ DELL'AMORE

A fare il tifo per Selmi a Sanremo Giovani ci saranno «la famiglia, gli amici, e poi mi auguro Lucca e tutte le persone che avranno voglia di lasciarsi andare all’emotività, che spero possano trovare un nido». Il cantautore li nutrirà tutti con la delicata ballad Forse per sempre (Asian Fake/Warner Music Italia), «che è nata un anno e mezzo fa in un periodo di grande turbolenza emotiva a causa di un amore esagerato e che è cresciuta insieme a me. Racconta la fragilità delle relazioni, dalla paura di farsi del male ai gesti impensabili che una persona innamorata è disposta a fare, come coprire il sole con la luna o guidare in macchina a 200 all’ora». Selmi riflette sui legami di oggi, che rischiano di essere erosi dall’«apparenza», un inganno derivato dagli «stereotipi che ci invadono quando accendiamo il telefono o la televisione. Essere sicuri di sé e mostrarsi in un certo modo a livello fisico o emotivo sono regole non scritte, che chissà per quale motivo sono di moda. Tuttavia, annientando noi stessi, annientiamo anche tutto il mondo che ci circonda, compresi i rapporti umani». Di conseguenza, «spesso ci facciamo problemi persino a farci scendere una lacrima, o non abbiamo voglia di mostrare sostegno all’altra persona». Il primo passo per ritrovare l'autenticità è imparare a stare bene con sé stessi. «Secondo me, il verso “Da solo forse ci so stare / Ma allo specchio poi mi guardo male” è il più bello della canzone. Racconta un momento nel quale avevo preteso di saper stare da solo, ma poi in realtà mi ero affossato», spiega Selmi. «Ho sempre avuto il dilemma della solitudine, una paura fondamentale che accomuna chiunque. C’è però differenza tra essere e sentirsi soli, perché essere soli non è per forza un male, mentre sentirsi soli è devastante», prosegue. «Con il tempo ho capito che l’autostima non deriva dalla carità di altre persone, ma dipende da solo da noi. Oggi riesco a cullarmi nella solitudine. Il verso, quindi, resta sempre vero, ma è cambiato il significato che gli attribuisco».

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IL VALORE DEL TEMPO

L’amore si costruisce, quindi, anche a costo di rischiare. Selmi l’aveva già scritto nel brano Sparami: “É meglio un rimorso vissuto che mille rimpianti sprecati”. «Se stiamo male per qualcosa che abbiamo fatto, possiamo imparare da noi stessi. Se invece soffriamo per qualcosa che non abbiamo fatto, ci mangiamo le mani e basta», spiega. La canzone suona nel suo primo EP, Perderci nell’attimo, un titolo che consiglia con delicatezza di vivere il momento. «Io me lo sono imposto. Al giorno d’oggi è difficile anche solo riuscire a pensare di potersi concedere del tempo. Diciamo spesso: “Mi va di fare questo, però non posso”. È un cane che si morde la coda». La lentezza va ricercata nei riti quotidiani, come in quella «domanda troppo sottovalutata» che interroga l’ultimo singolo di Selmi: Come stai?. «Spesso è impossibile conoscere davvero la risposta. Io, però, ora sto bene. Sono felice e orgoglioso di me».

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