Doctor Strange nel Multiverso della Follia, la recensione del film di Sam Raimi

Cinema

Paolo Nizza

Arriva al cinema da oggi il nuovo cinecomic griffato Marvel con Benedict Cumberbatch che torna a indosssare la portentosa cappa del mistico stregone. Diretta dal regista Sam Raimi e interpretata da Elizabeth Olsen nei panni di Wanda Maximoff, alias, Scarlet Witch, una speziata opera dark dalle sfumature horror

Benvenuti nel Multiverso. Un mondo dove tempo, spazio e materia non sono generati da un nervoso brulicare di eventi quantistici, ma dal potere dell’immaginazione che abita nelle “Casa delle idee”. Nei cinecomic griffati Marvel, la realtà non è mai come ci appare. E anche in Doctor Strange nel multiverso della follia, sequel del film del 2016, ambientato una manciata di mesi dopo gli eventi di Spider-Man: No Way Home, è l’immaginazione a essere al potere. Nelle sale cinematografiche dal 4 maggio la pellicola segna il ritorno di Benedict Cumberbatch nei panni dell’altero Signore delle Arti Mistiche, ma soprattutto vede il regista Sam Raimi tornare a firmare un film con protagonisti i supereroi dopo quasi 15 anni.

Doctor Strange, uno, nessuno, centomila

I protagonisti di Doctor Strange nel multiverso della follia vivono in un perpetuo presente dominato dalle Sliding Doors. Sodali confusi e felici del What if, si pongono in continuazione gli stessi interrogativi: Chi sono? Cosa sarebbero potuti diventare? Hanno fatto le scelte giuste? “Quanto è alto l'universo/Quanto è profondo l'universo/Mille i nomi di Buddha/Mille diecimila e quello che verrà”, cantavano i CSI di Giovanni Lindo Ferretti nella canzone Gobi, un refrain che risuona come l’ideale colonna sonora di Steve Strange. Il personaggio si manifestò per la prima volta nel lontano 1963, all'interno del 110° numero del fumetto Marvel Strange Tales, creato dal disegnatore Steve Ditko e dallo sceneggiatore Stan Lee. 53 anni dopo, il Signore delle Arti Mistiche entrava tra i Super Eroi dell'Universo Cinematografico Marvel con il film del 2016 Doctor Strange, che portava lo stesso nome del suo protagonista. Ma ora in questo sequel datato 2022, il supereroe ondeggia e levita parimenti a un twist di limone in un Martini Cocktail ghiacciato al punto giusto. Strange è un mago altero, un maniaco del controllo, un uomo che può essere rispettato da tutti, ma che risulta impossibile amare. Se brami avere sempre il coltello dalla parte del manico, per paradosso prima o poi ti taglierai, mentre rimugini tra le pareti del tuo Sancta Sanctorum. Sicché per due ore abbondanti il film ci porta a spasso in una Manhattan alternativa in cui si attraversa con il rosso, il cibo è gratis e con la pizza ci si fanno addirittura le polpette. Saltellando tra una realtà e l’altra, si sfogliano le pagine del Libro dei Vishanti, oppure quelle del diabolico Darkhold, già responsabile di svariati anomalie temporali nella serie Wandavision. Ma soprattutto si cerca di ricomporre un io diviso, di ricucire un’anima in pezzi. Strange e il suo caleidoscopio di doppelganger barcollano, ma non mollano, mistici equilibristi in bilico su filo del rasoio che separa il sogno della realtà. E in fondo nel film è assente un vero e proprio villain se non il ributtante Shuma-Gorath, un polpo con un occhio sole che pare uscito dalla penna di H. P Lovecraft. Perché tutti i protagonisti di Doctor Strange nel multiverso della follia sono alla disperata ricerca di una felicità perduta. Ma bisogna sempre fare attenzione a ciò che si desidera. Il Marvel Cinematic Universe non è l’Annexia di Il pasto nudo immaginata da William Burroughs, dove niente esiste e tutto è permesso. Spider-Man insegna, da un grande potere deriva una grande responsabilità.

 

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È la polarità femminile ad abbacinare gli occhi in Doctor Strange nel multiverso della follia. Soprattutto Wanda Maximoff, meglio nota come Scarlet Witch, apparsa per la prima volta sul grande schermo nel 2013 In Captain America: The Winter Soldier. Come già accaduto nella sorprendente serie tv Wandavision, Elizabeth Olsen riesce a restituire sullo schermo tutta la complessità di un personaggio contradditorio, risoluto e dolente. Un’Ecuba del nostro tempo, una madre amorevole, capace di trasfigurarsi in una strega implacabile per proteggere i propri figli, per cambiare un destino che pare scolpito nel granito. Il dolore nasce sempre dalla consapevolezza perché non esiste coscienza felice. E Scarlett Witch sa che alla radice dell’esistenza la mente e la materia si incontrano come amanti clandestini. Il pensiero può plasmare la realtà e l’universo che conosciamo è solo uno dei molti. Parimenti a una naufraga. Wanda anela la salvezza in quei luoghi oscuri dove la miseria danza con la malvagità. Solo che è facile perdersi nel dedalo delle infinite possibilità dove nell’anfratto si celano i poteri umbratili più antichi del mondo. Lo specchio, al tempo stesso così lontano e così vicino, del personaggio di Scarlett Witch è America Chavez, interpretata dall'attrice sedicenne Xochitl Gomez. Una giovane vagabonda del multiverso, dotato di un grande potere, ma niente affatto avvezza alla necessaria responsabilità per usufruirne in maniera efficace e virtuosa. Last But not least, Rachel McAdams tornare a interpretare Christine Palmere. Sono passati sette anni da quando l’attrice americana aveva vestito i panni della vecchia fiamma di Doctor Strange, ma l’energia e il fascino sono rimasti gli stessi di allora.

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Se dietro la macchina da presa c’è Sam Raimi, l’orrore spesso e volentieri gioca in casa. E Infatti le sequenze spaventose e crepuscolari non mancano in Doctor Strange nel multiverso della follia.  A partire dalla scorribanda iniziale compiuta dal tentacolare, viscido e irascibile ciclope, un mostro che sembra uscito dai B-Movie americani anni Cinquanta, tanto è repellente e surreale.

Peraltro, tra suggestioni psichedeliche e galassie lisergiche che sarebbero piaciute a Timothy Leary, gli scontri tra Wanda e Strange talvolta ricordano quelli indimenticabili tra Vincent Price e Peter Lorre nel cult I Maghi nel terrore. Ma è nella parte finale che Raimi rende omaggio a La Casa 2 e L’Armata delle Tenebre. Insomma, lo zombie è vivo e lotta insieme a noi, nonostante vada letteralmente in pezzi. Tant’è che da un momento all’altro ti aspetti che si palesi il Necronomicon rilegato in pelle umana o che qualcuno pronunci la fatidica formula per salvare il mondo, ossia, "KlaatuBaradaNikto!”. E in effetti il coté da film horror rende più succulento e pepato questo nuovo capitolo del MCU, grazie anche ad alcuni gustosissimi camei e alle consuete scene post-credit che introducono un nuovo personaggio che incontrerà, Ça Va Sans Dire, il gradimento dei più.

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