Spider-Man: No Way Home, la recensione del film con Tom Holland e Zendaya

Cinema

Paolo Nizza

Dal 15 dicembre arriva al cinema la nuova avventura dell'Uomo Ragno. Un'emozionante e spettacolare reunion tra amici e nemici per uno dei cinecomic più riusciti di Casa Marvel

Spider-Man: No Way Home; lo si evince tautologicamente già da titolo: Non c’è modo di tornare a casa per il nostro amichevole uomo ragno di quartiere. Tant’è che, in questo terzo film che conclude la trilogia iniziata nel 2017 con “Homecoming”, il regista Jon Watt riprende il discorso esattamente dove era terminato “No Way Home”. A causa dall’ingannevole Mysterio, l’identità di Spidey è stata svelata all’intero globo terraqueo. Dagli schermi sparsi in ogni angolo del pianeta, J. Jonah Jameson, il malevolo paladino della Post-Verità, guida a tutta velocità la mediatica macchina del fango. E metà dell’umanità, come accade dai tempi di Barabba, è propensa a credere alla versione di Quentin Beck. Per molti Peter Parker è un vigilante crudele e scriteriato. Sicché, Spidey non è più libero di sfrecciare tra i grattacieli dello Skyline di New York City. Ha vinto il truffaldino Mago di Oz. E non a caso il direttore del Daily Bugle orchestra la sua crociata immerso in uno sfondo verde smeraldo. “Nessun posto è bello è come casa”, diceva Dorothy. Ma Spider-Man una dimora rischia di non averla più. E non basta il costume iper-accessoriato creato dalle Industrie Stark, per proteggersi dalla “shitstorm”. Peter rischia di perdere tutto, persino iscrizione all’Università Mit di Boston. Serve quindi un nuovo inizio. Perché solo chi cade può risorgere.

Spider-Man, uno e trino

La ventisettesima pellicola del Marvel Cinematic Universe ha in un nuce un coté proustiano. Una sorta di Alla ricerca dello Spider-Man Perduto. Le ragnatele prendono il posto delle madeleine. È Mary Jane (Zendaya) è una fanciulla in fiore, nella cui ombra Peter Parker (Tom Holland) cerca un riparo dalla subitanea e indesiderata notorietà. Dopo l’attentato dell’11 settembre, il cinema americano Maistream soprattutto il genere fanta-action è pervaso dall’idea di poter riscrivere la Storia, cancellare la tragedia.  E in fondo il Multiverso griffato Marvel è la barca controcorrente, immaginata da Fitzgerald in Il grande Gatsby. Un mezzo che ci risospinge senza posa nel passato, con il sogno di poterlo modificare. Ma la forza di No way Home è quella raccontare questa impresa impossibile con una ricchezza frugale, senza corrivi spiegoni. L’incontro tra Tom Holland, Andrew Garfield e Tobey McGuire ha l’efficace tasso di emotività e il corretto equilibro tra commozione e divertimento. Insomma, appaga la mente e il cuore questo cocktail che miscela gli ingredienti più efficaci delle pellicole dedicate a Spider-Man, rispettivamente diretta da Sam Raimi e Marc Webb.

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Spider-Man: No Way Home, una reunion di cattivi

I cinecomic senza i villain giusti, sono come un Negroni senza gin, ovvero, sbagliati. E di primo acchito, si potrebbe credere che alla produzione di Spider-Man No Way Home piaccia vincere facile. Il film offre infatti una Réunion di super cattivi mai vista prima. Che poi come cantava Loredana “così cattivi non sono mai”. Jamie Foxx, Alfred Molina, Willem Dafoe, Thomas Haden Church e Rhys I fans tornano a minacciare Spidey e i suoi cari. Il rischio di un overbooking di malvagità era alto. Ma pure in questo caso, la pellicola sa suonare i tasti giusti per creare una travolgente armonia. Electro, Il Dottor Octopus, Lizard, l’Uomo Sabbia e Goblin danzano in un crescendo rossiniano sullo sfondo della Statua della Libertà, impreziosita dallo scudo di Captain America. E nella testa dello spettatore risuonano come una sentenza le parole dello folle schizofrenico Norman Osborn: “Gli Dei non scelgono. Gli Dei prendono”. E talvolta l’eroe e la sua nemesi rischiano di assomigliarsi. Bene è male sono sovente due facce della stessa medaglia.

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Spider-Man: No Way Home, Tom Holland e Zendaya, un amore di coppia

Poco importa che Tom Holland e Zendaya facciano coppia anche nella realtà. Sullo schermo, l’alchimia tra i due è contagiosa. Come insegna Truffaut in Effetto notte: “I film sono più armoniosi della vita”. La relazione tra Peter Parker e Mary Jane procede spedita parimenti a un treno nella notte. I due paiono uscita dall’epoca d’oro del cinema hollywoodiana, Si amano, ridono piangono, senza far rischiare una crisi glicemica allo spettatore per una overdose di zucchero. Il concetto vale pure per Ned, migliore amico di Peter (interpretato da Jacob Batalon). Il Super Nerd peraltro avrà l’onore e l’onere di indossare l’anello magico del Dottor Strange. E l’altero stregone che ha il volto di Benedict Cumberbatch ci regala alcuni degli intermezzi più spassosi dell’intera opera

Rimarchevole pure la performance di Marisa Tomei. La zia Mary più avvenente e volitiva mai apparsa in un film o in un fumetto è il metronomo di un’avventura spettacolare e coinvolgente, in cui ancora una volta risuona il mantra dell’arrampica muri “Da un grande potere derivano grandi responsabilità. Un monito che vale anche per questo film, forse il più atteso dell’anno e che non delude le aspettative. Compresa la consueta sequenza post titoli di coda. Insomma, a dispetto del titolo, dopo la visione di Spide-Man:No Way Home, il pubblico ritrova la via di casa per un cinema che sappia divertire, commuovere e intrattenere con stile e intelligenza.

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Matteo Berrettini nello spot di Spider-Man: No Way Home

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