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Via Con Me: omaggio a Paolo Conte, il più cinematografico dei cantanti

Cinema

Giuseppe Pastore

Il documentario di Giorgio Verdelli, presentato fuori concorso a Venezia, celebra gli oltre cinquant'anni di carriera dell'artista astigiano, simbolo internazionale di eleganza e charme

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Vita e opere dell'avvocato Paolo Conte da Asti, 83 anni, cantautore, paroliere, polistrumentista, pittore, autore di decine tra le più straordinarie canzoni della musica italiana.  (LO SPECIALE FESTIVAL DI VENEZIA - I VIDEO).

"Così come la lucertola è il riassunto del coccodrillo, il tango è il riassunto della vita" (Paolo Conte). Oltre cinquant'anni di carriera non sono altrettanto facili da costringere in un aforisma: il documentario del napoletano Giorgio Verdelli - autore in passato di lavori analoghi su Mia Martini, Pino Daniele, Ligabue, Vasco Rossi - si pone in posizione di rispettosa deferenza verso il gigante Conte, più celebrandolo che tentando di scrutare dentro un personaggio così enigmatico ed enigmistico. Sicuramente il cantante più cinematografico del panorama italiano ("Lampi fuori nel buio temporale, lampi qui nel teatro comunale", l'inizio di Dal Loggione, sembra l'estratto di una sceneggiatura), celebrato anche da registi di respiro internazionale come Patrice Leconte, Roberto Benigni o Pupi Avati ("un essere umano di una qualità superiore"). Lo stesso Leconte sceglie la metafora del cinema per spiegare il Paolo Conte visto dai francesi: "Lo adoriamo come adoravamo Mastroianni". Cento minuti allegri, giocosi, cavalcando l'estrema libertà della sua arte, rispettando la leggendaria discrezione dell'Avvocato (della moglie compare una sola fotografia) e alimentandone il mito anche nella contemporaneità, come dimostrano le numerose esibizioni proposte anche superata la boa degli 80 anni. E Paolo Conte del resto è sopravvissuto anche al lockdown - che molti hanno affrontato, come si vede nel film, affacciandosi al balcone e cantando Azzurro.

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